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Autore: sl6991sl    06/03/2020    2 recensioni
[KageHina] - Serie "Under the Net"
Il suo tipo ideale non era Kageyama. Figurarci se a lui potesse piacere un ragazzo così irritante come lui e poi, diamine, Kageyama era una dannatissimo ragazzo ... un ragazzo con fisico perfetto, alto molto più di lui e con degli addominali scolpiti, ma pur sempre un fottutissimo ragazzo!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Under the Net - KageHina'
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Stupid



Hinata non era stupido.

Per quanto le persone potessero divertirsi a dire il contrario, lui era ben consapevole di poter vantare di un ottimo spirito di osservazione, di potersi affidare al suo intuito quasi del tutto infallibile e di non essere affatto uno sprovveduto.

Ecco perché capì subito che c'era qualcosa che non andava.

Il suo rapporto con Kageyama era mutato nel tempo, anche se lentamente e impercettibilmente. All'esterno, chiunque, avrebbe potuto ammettere di non notare nessun cambiamento, ma fra loro le cose erano notevolmente diverse.

I battibecchi si erano fatti sempre più sporadici, spesso ritagliati solo all'interno della palestra e riguardanti la pallavolo. Al di fuori della scuola erano diventanti amici: studiavano insieme, si allenavano insieme, il venerdì sera lo passavano a casa dell'uno o dell'altro, mangiando schifezze e guardando qualche serie tv, il sabato pomeriggio spesso giravano per il centro della loro piccola città o andavano al cinema.

Eppure, nelle ultime settimane, qualcosa era cambiato.

I battibecchi erano o completamente assenti o si prolungavano per intere giornate, lo studio era diventato qualcosa di personale, gli allenamenti che condividevano erano solo quelli nella palestra scolastica, il venerdì sera e il sabato Kageyama arrancava sempre qualche scusa, dandogli buca.

Hinata non era stupido e stava decisamente iniziando a perdere la pazienza.

Non era così immaturo da pensare che il ragazzo non volesse passare del tempo con lui, d'altronde non si immaginava gli sguardi che l'alzatore gli rivolgeva quando pensava di non essere visto. Era sicuro al cento per cento che Kageyama gli stesse nascondendo qualcosa. Non sapeva se questa cosa fosse bella o brutta, ma era sicuro che stesse tormentando i pensieri del ragazzo con cui condivideva quasi ogni momento delle sue giornate negli ultimi anni.

Ecco perché aveva deciso che avrebbe costretto il suo alzatore a svuotare il sacco, anche se tutto ciò avesse comportato una serie di litigi senza fine data la testardaggine di entrambi.

Si stava giusto avviando verso la classe di Kageyama, ripetendosi che il suo piano fosse perfetto: lo avrebbe braccato al suono della campanella, che annunciava la pausa pranzo. Negli ultimi tempi anche quello era diventato un momento in cui faticavano a vedersi, poiché l'alzatore aveva sempre qualche scusa pronta per evitarlo.

Arrivato di fronte alla classe di Kageyama si appostò contro la parate ed attese pazientemente i pochi minuti che mancavano alla pausa, sperava solamente che la professoressa di giapponese non si accorgesse che non stesse facendo ritorno dal bagno. Era l'unico modo per evitare che l'alzatore gli fuggisse, non gli importava poi molto delle conseguenze.

Continuava a chiedersi cosa diamine potesse essere quella cosa che lo stava tormentando così tanto e, soprattutto, perché non gliene volesse parlare. Era convinto che avessero abbattuto tutti i muri che li dividevano, ma più ci pensava, più aveva l'impressione che davanti ai suoi occhi se ne parasse uno ancora più alto e invalicabile.

Cosa nascondeva Kageyama? E perché l'idea che l'alzatore avesse dei segreti con lui lo mandava così in bestia?

Era consapevole che essere amici non voleva necessariamente dire raccontarsi tutto e che, probabilmente, ciò che lo affliggeva era molto personale ... eppure Hinata non avrebbe reagito in quel modo se non fosse stato per il suo cambio di atteggiamento nei suoi confronti. Con il resto della squadra non sembrava essere cambiato nulla.

Tsukishima non perdeva occasione per lanciargli qualche frecciatina e Kageyama reagiva come suo solito, così come Yamaguchi persuadeva con l'idea che continuando a punirli, presto avrebbero smesso di comportarsi in quel modo anche davanti ai ragazzini del primo anno.

Hinata osservava sempre divertito le loro dispute, consapevole che dietro a quelle parole velenose ci fosse una strana, quanto complicata, amicizia.

Probabilmente se lo avesse detto ad alta voce lo avrebbero strangolato entrambi.

Il suono della campanella riecheggiò per l'intera scuola e Hinata si raddrizzò subito con la schiena, pronto ad affrontare il suo alzatore.

I primi studenti iniziarono ad abbandonare le aule, riempiendo i corridoi di un chiacchiericcio piacevole. Cercò di mantenere la calma e di rallentare il battito furioso del suo cuore, non capendo perché si sentisse così tremendamente agitato all'idea di dover parlare con Kageyama. Non era stato così nemmeno durante il suo primo anno, quando era troppo impegnato a desiderare di poterlo battere per concentrarsi su qualsiasi altra cosa.

Sembravano passati secoli da quei giorni.

«Hinata-san.»

Una voce cristallina, leggermente intrisa di timidezza, arrivò alle sue orecchie e, controvoglia, spostò lo sguardo dall'entrata della classe di Kageyama. Di fronte ai suoi occhi trovò una giovane ragazza, forse del primo anno, con la divisa perfettamente in ordine e i capelli castani legati in due adorabili trecce.

Aveva le guance chiazzate di rosso e i suoi occhi erano lucidi d'imbarazzo.

«Ehm, ti serviva qualcosa?» domandò preoccupato dallo stato in cui era la ragazzina e lei, in risposta, divenne ancora più rossa in volto.

«Ecco, io volevo ... chiederti se potessi ... ecco ...».

Continuava a balbettare e ad abbassare il tono delle voce, costringendo Hinata a chinarsi leggermente per sentire quello che stesse farfugliando fra l'imbarazzo generale. Che si stesse sentendo male? Non capiva quello strano atteggiamento, almeno finché non notò che fra le mani teneva una busta di carta di un tenero color rosa pastello.

Improvvisamente si gelò sul posto, indentificando l'oggetto fra le sue mani come una lettera d'amore.

Il suo cervello non riusciva a formulare un pensiero di senso compiuto.

«PotrestidarlaaKageyama-kun!» disse tutta di un fiato, provocando ancora più confusione sul suo sguardo già fin troppo perso.

«Come scusa?».

Lei prese un profondo respiro, cercando di calmarsi e, Hinata poteva giurarlo, qualcuno urlò un piccolo incoraggiamento alle sue spalle.

«Mi chiamo Ito Akemi, sono della classe 1-4 e volevo chiederti, dato che sei amico di Kageyama-kun, se potessi dargli questa da parte mia!».

La ragazza allungò le braccia in sua direzione, la busta fra le mani e il capo chinato. Hinata, per quanto avesse capito e compreso la richiesta della giovane, continuava ad avere un'espressione persa, come se la sua mente stesse cercando una risposta a quella sensazione orribile che si era depositata alla base del suo stomaco.

«Per favore.» aggiunse, notando che il ragazzo non stesse dicendo nulla né avesse cercato di prendere la busta, ancora fra le sue mani.

«Oh sì, certo ... scusami.»

In quell'esatto momento successore più cose in contemporanea e Hinata non capì come riuscì a registrale tutte, ma la sua mente sembrava viaggiare su una linea temporale completamente diversa.

Dalla soglia della classe uscì l'alzatore, che sembrò rimanere completamente sconvolto alla vista di Hinata a qualche passo da lui, che, naturalmente, stava afferrando la busta color rosa pastello che gli porgeva la ragazzina dalle trecce adorabili.

I loro occhi si incrociarono per una decina di secondi, ma prima che Shouyou potesse pronunciare anche un semplice ciao, Kageyama si era già avviato lungo il corridoio.

Sentiva una voce dentro la sua testa urlargli di correre e di provare a fermarlo, ma il suo corpo non sembrava intenzionato a rispondere ai suoi comandi e, inoltre, quel sottile pezzo di carta lo teneva inchiodato lì dov'era, impedendogli qualsiasi movimento.

°°°

Quando Shouyou si lasciò cadere fra le coperte morbide del suo letto sentì tutta la frustrazione di quella giornata invaderlo, portando i suoi pugni a stringersi e gli occhi inumidirsi per l'irritazione che provava.

Non solo il suo piano era andato in fumo, ma durante gli allenamenti Kageyama non si era mai rivolto a lui direttamente e quando gli alzava la palla, lo faceva sempre distrattamente, incurante di dove effettivamente fosse.

Si era ritrovato ad urlargli addosso più di una volta, ma Kageyama non gli aveva mai risposto: alzava le spalle e si allontanava senza degnarlo di uno sguardo, mentre Yamaguchi si avvicinava a lui per cercare di calmarlo. Non erano tornati a casa insieme e, fra le altre cose, non era neanche riuscito a consegnarli quella maledetta busta.

Sotto la doccia, una volta tornato a casa, aveva avuto modo di pensarci più attentamente e quella strana sensazione alla base dello stomaco non aveva voluto saperne di andarsene. La sua era invidia? Invidia perché una persona scontrosa, irritante e taciturna come Kageyama fosse anche così popolare da attirare l'attenzione delle ragazzine del primo anno? Oppure c'era dell'altro?

Hinata non capiva se si trattasse solamente del fatto che per qualche secondo avesse pensato che quella dichiarazione fosse per lui o, invece, se il problema fosse proprio il fatto che quella Ito Akemi avesse deciso di provare a portargli via il suo alzatore.

A quel pensiero un brivido lo attraversò da capo a piedi. Nessuno avrebbe potuto sottargli il suo maledetto alzatore, lui veniva prima di tutti e Kageyama non poteva decidere di spostarlo in secondo piano, solo perché una ragazzina con le trecce avesse deciso di prenderselo.

Per qualche secondo pensò di afferrare quella maledetta busta e farla a pezzi, magari bruciarla nel giardino e far finta di non averla mai ricevuta.

Sentì le guance scottare per aver anche solo pensato di mettere in atto quel pensiero. Non era da lui comportarsi in quel modo e fare una cosa del genere!  Tutto ciò lo stava facendo innervosire solo di più.

Perché si stava dando tanta pena per una questione che riguardava Kageyama!? Era un amico così orribile? Non avrebbe dovuto consegnarli quella lettera con un sorriso, magari incoraggiarlo ad accettare di conoscerla meglio e fare il tifo per lui?

Eppure, il solo pensiero di Kageyama con quella ragazzina lo faceva sentire male, come se qualcuno gli avesse tirato un pugno allo stomaco.

Akemi era troppo normale, troppo adorabile per qualcuno come Kageyama. Sicuramente non sarebbe stata il suo tipo ...

In quel momento si chiese come fosse il tipo ideale di Kageyama. Gli piacevano le ragazze più basse di lui? Oppure preferiva qualcuna del club di pallavolo, decisamente più alte? Preferiva le ragazze acqua e sapone o trovava più attraenti quelle ragazze che si truccavano, magari giocavano con i colori dei loro capelli ...?

Di una cosa era sicuro, il suo tipo ideale e quello dell'amico sarebbero stati agli antipodi ... quindi chiuse gli occhi, immaginandosi la sua ragazza ideale.

Sicuramente avrebbe dovuto avere la pelle chiara, pallida come la luna e gli occhi intensi, magari di un blu talmente intenso da sembrare nero ... e i capelli ... li immaginava scuri come il cielo di notte, lisci e probabilmente morbidi al tatto ... le labbra sottili, il naso dritto ...

Spalancò gli occhi mettendosi a sedere, il cuore che batteva incessantemente nella cassa toracica, mentre l'immagine finiva di completarsi nella sua mente e una voce che conosceva bene si fece spazio nei suoi pensieri: «Hinata Boke!».

No. No. NO.

Non poteva essere, era impossibile ... la sua mente gli stava giocando qualche brutto scherzo, sicuramente tutta quella situazione lo stava influenzando in qualche modo strano. Il comportamento strano di Kageyama, la lettera della ragazzina, l'atteggiamento scontroso e irascibile dell'alzatore avevano, sicuramente, inciso nei suoi pensieri.

Il suo tipo ideale non era Kageyama. Figurarci se a lui potesse piacere un ragazzo così irritante come lui e poi, diamine, Kageyama era una dannatissimo ragazzo ... un ragazzo con fisico perfetto, alto molto più di lui e con degli addominali scolpiti, ma pur sempre un fottutissimo ragazzo!

Hinata soffocò un urlo nel cuscino e poi si nascose sotto le coperte, ripetendosi in continuazione che a lui, Kageyama, non piaceva.

°°°

Dopo una notte insonne, due occhiaie violacee che sua madre aveva tentato di coprire con un po' di correttore e una tazza di caffelatte, Hinata aveva capito solo una dannata cosa: a lui piaceva Kageyama.

Non era stato così semplice comprendere quel piccolo dettaglio, ma non c'era nessun altro che Hinata stimasse e ammirasse così tanto, inoltre la sola idea di un loro possibile allontanamento lo faceva sentire male. Kageyama, tra le altre cose, era strettamente legato ad una delle cose che lui più amasse, ovvero la pallavolo ... non era poi così tanto sorpreso se fosse finito ad amare anche lui, in un qualche modo.

Per non parlare del fatto che il solo pensiero che qualcuno potesse portarglielo via, uomo o donna che fosse, poco aveva importanza, proprio non gli piaceva.

Aveva anche trovato un nome a quella sensazione orribile allo stomaco e, con suo grande rammarico, aveva dovuto ammettere che si trattasse proprio di gelosia. Sì, gelosia! Lui era fottutamente geloso di chiunque si avvicinasse a Kageyama.

Ora che ne era consapevole non sapeva che cosa fare.

Avrebbe dovuto parargliene? Conoscendolo avrebbe solo rischiato di beccarsi una pallonata dritta in faccia e di rovinare per sempre quella sorta di amicizia che li legava. Anche se, a pensarci bene, il primo ad aver rovinato tutto era stato proprio l'alzatore, con quel suo atteggiamento incomprensibile!

Non poteva andare da lui e dirglielo, perché erano compagni di squadra e sarebbe stato strano, imbarazzante e avrebbero creato problemi a tutta la squadra se non avessero trovato un compromesso a tutta quella faccenda.

Perché non poteva prendersi una cotta per qualche ragazza della sua classe? Perché era finito per perdere la testa per Kageyama?

Non c'era possibilità alcuna che l'alzatore lo guardasse sotto una luce diversa, era stato abbastanza complicato diventare amici, il solo pensiero che potesse trovarlo attraente e, di conseguenza, pensare di interessarsi a lui anche sentimentalmente, era veramente assurda.

Cosa più importante, tra l'altro, era che non poteva lasciare che la consapevolezza dei suoi sentimenti lo portasse ad agire in maniera sconsiderata. Doveva dargli quella maledetta lettera e accettare la scelta che Kageyama avrebbe preso.

Ecco perché quella mattina si sentiva come se un treno gli fosse passato sopra più e più volte.

Quale idiota avrebbe spinto il ragazzo che gli piaceva fra le braccia di qualcun altro!? Forse avevano ragione tutti a definirlo uno stupido.

«Hinata!».

La voce di Yachi lo travolse, arrivandogli alle spalle e stringendo le braccia intorno alla sua gola, in una presa non poi così dolce.

«Mi soffochi, Yachi!» provò a lamentarsi il ragazzo, cercando di liberarsi senza farle troppo male e la ragazza si scostò solo poco dopo, un sorriso radioso sul volto.

«Scusami! Kageyama non è con te? Ho delle notizie per la squadra, quindi vedete di non fare come ieri! Dobbiamo festeggiare!».

Hinata inarcò un sopracciglio, sinceramente curioso delle novità di cui parlava l'amica, ma prima che potesse chiederle qualcosa si diresse verso un gruppo del primo anno, che era entrato da poco nella squadra. Poté notare come i loro volti fossero diventati rossi nel trovarsi di fronte la giovane manager.

Ridacchiò scuotendo leggermente la testa e si avviò verso la sua classe, ma prima di entrarvi fece retromarcia, raggiungendo quella di Kageyama.

Come immaginava il ragazzo era già seduto al suo posto e osservava fuori dalla finestra con aria distratta.

«Bakeyama! Oggi non scappare, pranziamo insieme!» urlò attirando l'attenzione di tutti i presenti e, Hinata poteva giurarlo, le sue guance si tinsero di un leggero rosa.

Avrebbero parlato, avrebbero chiarito quei comportamenti e quei silenzi così fastidiosi e, a malincuore, Shouyou avrebbe dato all'alzatore quella dannata lettera.

Non era suo compito scegliere per Kageyama.

Avrebbe solo dovuto prepararsi ad accettare la sua scelta.

°°°

Erano seduti dietro la palestra, le ginocchia che si sfioravano, ma nessuno dei due sembrava intenzionato a parlare per primo. Entrambi fissavano il loro pranzo, spulciandolo con le bacchette.

Dov'erano non sentivano alcun rumore, godendosi l'aria fresca della primavera e attendendo che l'altro facesse il primo passo.

Kageyama sembrava leggermente più tranquillo rispetto al giorno precedente, ma aveva comunque l'espressione più imbronciata del solito. Hinata temeva qualche suo scatto improvviso, ma nonostante ciò non accennava a muoversi dalla posizione in cui era.

Lì dove le ginocchia si sfioravano sentiva un leggero calore, anche se a dividerli c'erano i pantaloni scuri della divisa.

«Di cosa dovevi parlarmi?».

Hinata sobbalzò sentendo la voce dell'alzatore, che si era stufato di attendere che il ragazzo accanto a lui trovasse il coraggio di intavolare quella conversazione.

Il più basso boccheggiò per qualche secondo, cercando le parole giuste, soprattutto per evitare che Kageyama decidesse di prenderlo a pugni o peggio: decidesse di non alzargli più nemmeno un pallone.

«Di alcune cose, ecco.» mormorò prendendo tempo, mentre cercava di scegliere se partire dal suo comportamento assurdo o se da quella famosa lettera, che sentiva pesare all'interno della tasca dei pantaloni.

Alla fine decise di tirarla fuori, cercando di far intuire a Kageyama il primo dei loro discorsi.

Il corvino non appena vide quell'oggetto si irrigidì, stringendo le dita intorno alle bacchette con cui stava torturando il suo pranzo.

«Ieri, questa ragazza, Ito Akemi ... penso tu l'abbia vista: trecce scure, occhi scuri. Eravamo proprio fuori dalla tua aula quando mi ha consegnato la lettera.»

Kageyama sbuffò, non riuscendo a trattenere quella reazione e Hinata lo osservò confuso, chiedendosi per quale motivo fosse così innervosito.

«E allora? Mi vuoi dire che ci uscirai? Non hai nemmeno letto la lettera e hai già deciso di uscirci? Non ti sembra una decisione un po' avventata!?».

Hinata lo fissava a bocca aperta, la lettera posata sul suo ginocchio destro, quello che sfiorava impercettibilmente quello di Kageyama. Passarono qualche secondo in totale silenzio, l'alzatore sempre più innervosito, ma con le guance rosse dall'imbarazzo per essersi lasciato sfuggire quelle parole.

«Ma cosa diamine stai dicendo?» riuscì a sussurrare, completamente senza parole. Era la seconda volta nel giro di poco più di ventiquattro ore che la  mente di Hinata entrava in quello stato di confusione, in cui sembrava non comprendere appieno ciò che la gente gli diceva.

«Volevi parlarmi di questo, no? Della ragazza che si è dichiarata ieri ... certo che è da stupidi volerla aprire in compagnia di un amico e anche poco rispettoso, sai?».

Rispettoso!? Aprirla in compagnia!?

Hinata prese un profondo respiro, cercando di non scagliarsi contro di lui e riempirlo di pugni, perché in quel momento se li meritava tutti.

«Cosa stai dicendo!? Lei non si è dichiara a me, brutto cretino! Mi ha chiesto di dartela da parte sua, probabilmente perché era intimorita di avvicinarsi ad una persona con quell'espressione perennemente incazzata!».

Kageyama lo fissò a lungo, ma sembrava non vederlo veramente. Quelle parole dovevano averlo sconvolto più di quanto avessero sconvolto lui il giorno prima. Quella dannata lettera era sua, non di Hinata e il più basso non ne era poi più di tanto sorpreso.

L'alzatore della Karasuno era bello, non c'era nulla da dire al riguardo e questo lo preoccupava. Magari non sarebbe stata la ragazzina dalle trecce scure, ma prima o poi qualcuna avrebbe suscitato l'interesse di Kageyama e allora lui l'avrebbe perso.

Non poteva farci nulla, se non accettare tutto ciò.

«Io non la voglio.» rispose risoluto il corvino, lanciando un'occhiata poco convinta alla busta di carta di quel colore così discutibile.

Hinata sgranò gli occhi e gli diede un leggero schiaffo sulla spalla.

«Non dire cavolate! Devi leggerla e, se non provi nulla per lei, andrai a dirle che non sei interessato nel modo più dolce e gentile possibile!».

«Che io la legga o meno non cambierà nulla, non sono interessato ... ho già qualcuno per la testa.»

Quelle parole ebbero il potere di pietrificarlo sul posto, spezzandogli il respiro e provocandogli una morsa così forte allo stomaco, che per qualche secondo temette di vomitare la colazione di quella mattina.

A Kageyama piaceva qualcuno, probabilmente da chissà quanto e chissà perché e lui era arrivato solo quella notte a capire di provare qualcosa di più per quel ragazzo così scontroso.

Aveva perso in partenza, non che prima avesse avuto chissà quale possibilità, ma ora era chiaro come il sole che non vi fosse nemmeno il minimo straccio di opportunità che lui potesse provare qualcosa per lui.

«E chi sarebbe?» domandò con un filo di voce, sentendo le mani iniziare a formicolargli fastidiosamente.

Era più grande o più piccola di loro? Secondo anno? Oppure frequentava la sua stessa classe? E com'era? Voleva dannatamente vederla, capire cosa lo attirasse tanto e capire che non avrebbe mai potuto competervi. Si sentiva così stupido a sentirsi così ferito, d'altronde Kageyama gli piaceva sì e no da una decina d'ore ... no?

No, ovvio che no.

Kageyama gli piaceva sin dalla prima volta che l'aveva visto dall'altro lato della rete, era rimasto incantato dal modo in cui alzava la palla, da come si muoveva sul campo ... e poi si era rinnamorato di lui quando aveva alzato per lui la prima volta, quando aveva cambiato il suo modo di alzare la palla per donargli la schiacciata che più voleva ... si era rinnamorato quando erano cresciuti insieme in quegli anni, giocando sul campo e scoprendosi sempre di più tra un passaggio e un capitolo da studiare.

Si era innamorato giorno dopo giorno, tra un battibecco, un insulto e quei rari sorrisi che ogni tanto gli donava. Quelli che all'inizio gli erano sembrati così inquietanti, ma che con il tempo erano diventanti meno rigidi, meno forzati ... più dolci.

Hinata avrà pure capito meno di dieci ore prima di essere cotto di Kageyama, ma questo non vuol dire che non lo abbia amato inconsapevolmente prima.

«Non penso sia importante, in ogni caso lui non ricambierà mai.»

«LUI!?» sbottò Hinata, che fino a quel momento non aveva nemmeno preso in considerazione che Kageyama potesse essere attratto da un ragazzo. L'alzatore abbassò lo sguardo, le guance completamente rosse per quella piccola confessione ed Hinata desiderò passarci i polpastrelli sopra, sentendone il calore sotto pelle e la morbidezza al tatto.

«Sì lui ... con Yamaguchi e Tsukishima non sembravi così sconvolto.» sussurrò, evitando il suo sguardo ed Hinata arrossì senza sapere il motivo.

«Io ... loro erano così palesi, Yamaguchi saltellava sempre intorno a quel palo della luce e Tsukishima è sempre stato gentile solo e soltanto con lui.» spiegò lentamente, come se gli sembrasse fin troppo scontato che quei due provassero qualcosa. Kageyama nascose una risata e gli lanciò un'occhiata, che lo trafisse.

«Anche tu mi saltelli sempre intorno, vuol dire che ti piaccio?» disse per provocarlo, gli occhi accessi di una luce particolare. Hinata sentì le guance scottare e il respiro gli si bloccò in gola, mentre cercava una risposta intelligente da dargli per non farsi scoprire.

«E anche se fosse!? Che ti importa!?» urlò, mandando a quel paese la possibilità di salvarsi da quella situazione scomoda.

Kageyama assunse un'espressione indecifrabile e Hinata, per ripicca, gli lanciò addosso la lettera ancora sigillata di quella ragazza. Si sentiva quasi dispiaciuto per lei, forse perché sapeva che entrambi erano nella stessa barca.

«Dovresti leggerla e poi andare da lei, dirle che hai qualcun altro che già ti piace ... sii gentile per l'amore del cielo, fallo per i suoi dannati sentimenti.» lo rimproverò tenendo lo sguardo basso, concentrato sulle sue mani.

«Lo farò, ma tu prima rispondi ad una domanda.» mormorò improvvisamente calmo, la sua voce non aveva nessuna intonazione particolare e ciò preoccupò di più il più basso.

«Io ti piaccio?».

Shouyou percepì il suo cuore fermarsi per qualche secondo, prima di ricominciare la sua corsa furiosa. Tutto attorno a lui sembrò iniziare a vorticare fastidiosamente e, se non fosse stato seduto, probabilmente sarebbe caduto a terra.

Cosa avrebbe dovuto rispondere a quella domanda? Doveva mentirgli e salvarsi in un qualche modo? O doveva essere sincero e rischiare tutto in quel momento? Kageyama gli aveva detto di essere interessato ad un'altra persona.

«Hinata, per favore ... per me è importante.»

Importante!?

Hinata avrebbe voluto urlare, si immaginava alzarsi e urlargli addosso tutte le parole senza senso che gli vorticavano in mente, ma si limitò a sospirare, mentre la sua mente brancolava nel buio più totale, lasciandolo da solo in un momento così delicato.

«Ribadisco ... anche se fosse? Cosa ti importa, Kageyama?» domandò, stranamente anche la sua voce così calma e inespressiva.

«Ti ho detto che per me è importante.»

Gli attimi seguenti sembrarono trascorrere in modo lento, quasi eterno. Tutto finì quando Hinata fece un piccolo cenno del capo, annuendo a quella domanda che lo aveva colto così impreparato.

Sì Kageyama! Sì, dannazione! Perché non riesci a vedere quanto dipendo da te!? Dalle tue alzate, dalle tue battute sempre pronte a deridermi!? Mi basta che i tuoi occhi si posino su di me per più di qualche secondo! Perché non riesci a vedermi, Tobio!?

Il silenzio che si protrasse sembrò irreale, come se tutto ciò stesse accadendo in un sogno. Fu Kageyama a muoversi per primo, posando la lettera sul terriccio di fronte a loro, poi posando il bento accanto ad essa, fino a che non si sentì libero di muoversi senza rovesciare nulla. Le loro ginocchia sfregarono un po' più forte, poi le mani grandi e pallide di Kageyama afferrarono lentamente il suo volto, costringendolo a voltarsi verso di lui.

Hinata si perse per qualche secondo nel blu dei suoi occhi, desiderando di affogare in quelle pozze scure, ma il proprietario di quegli occhi così belli, chiuse le palpebre e colmò lentamente la distanza fra loro.

Quando le loro labbra vennero in contatto, Hinata sentì lo stomaco fare una capriola e dei brividi piacevoli attraversarlo da capo a piedi.

Tobio non cercò di intensificare quel contatto, che durò troppo poco. Si scostò lentamente, aprendo gli occhi e lasciando che Hinata potesse immergersi nuovamente.

«Cosa vuol dire?» domandò a corto di parole, di fiato e probabilmente anche di pensieri con un filo logico nella sua mente.

Kageyama ridacchiò e posò la fronte contro la sua, mentre Hinata riuscì a pensare solo al fatto che fosse uno stupido, perché non aveva capito nulla per l'ennesima volta.

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Sono nuovamente io con una nuova KageHina!

Con questa seconda fanfiction do inizio alla serie "Under the Net – KageHina" ... il nome della ship è d'obbligo, dato che probabilmente esisteranno più "Under the Net" dedicate a ship diverse, ma che mi hanno ammaliata fin da subito. 
Una sarà sicuramente la TsukkiYama che viene continuamente nominata!
Spero che vi sia piaciuta, come sempre se avete piacere lasciatemi una recensione!
A presto
SL 

 

   
 
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