Le
belle parole di Graham dette poco più di un’ora fa, stavano risuonando nella
mia mente nel momento in cui davanti al Valico, dovevamo attraversarlo. Fui la
prima, indomita come sempre attraversai quella patina, mettendo i piedi sul
pianeta che per tanto tempo la Doc ci aveva tenuto nascosto. Adesso la nostra
priorità almeno per me e la Fam, come ci chiamava lei, era ritrovarla e
andarcene via. Guardare la morte in faccia quando il Cyberman era venuto a
cercarci, era stata dura da sopportare, ma perdere lei sarebbe stato anche
peggio.
Ryan
ci aveva detto chi l’aveva presa, non sopportavo quell’uomo, qualsiasi cosa
significasse nella vita della Doc, aveva solo causato dolore!
Percorremmo
il più velocemente possibile tutta quella distruzione per trovarla, prenderla e
portarla via. Andammo al punto centrale, di pianeti ne avevamo visti, ma quello
di gran lunga era il più devastato. Arrivammo in una grande sala e la vidi lì
riversa per terra e mi si fermò il cuore. Scesi velocemente le scale e la
raggiunsi.
“Ehi
Doc, mi senti?” – la voltai lentamente sperando non fosse ferita- “Siamo venuti
a prenderti, forza” – la sollevai quanto potessi, aprì leggermente gli occhi e
sorrise.
“Yaz,
la mia Fam” – disse sforzandosi di tenere aprire gli occhi.
“Dobbiamo
andare via Doc, forza”- disse Ryan tenando di incorraggiarla.
“Non
posso Ryan” – rispose alzandosi di scatto, e barcollò e la tenni per un fianco.
“Piano
Doc”- dissi sostenendola.
“Il
Master è qui, devo fermarlo prima che sia troppo tardi” – disse e subito dopo
uno dei suoi ragionamenti, ci dividemmo. Dovevamo far saltare la nave che
trasportava l’esercito dei Cyberman. Qualcosa però non andò come da piano e
arrivati in qualcosa che doveva sembrare un Tardis, capimmo cosa volesse fare
la Doc.
“Devo
usare la Particella della Morte sul mio pianeta, sul Master e sulla nuova razza
di Cybeman”
“Morirai
anche tu” –disse allarmato Ryan.
“Deve
andare così” – sospirò – “Lo faccio per la mia Fam” –disse guardandoci dritti
negli occhi uno per uno. Poi si voltò dandoci le spalle ed iniziò a camminare
per poter andare via. Le corsi dietro, le presi un braccio e la voltai verso di
me.
“Non
te lo lasceremo fare” – dissi mentre lei si divincolava.
“Devi
lasciarmi andare Yaz” – disse con gli occhi colmi di lacrime, li avevo anch’io.
“Per favore” – crollai in quel momento, non fisicamente, ma quello era il
peggior momento vissuto con lei. Come poteva, lasciarci? Lasciare me, non le
avevo detto neanche cosa provavo per lei, sapevo, sentivo che quel sentimento
fosse corrisposto non poteva finire cosi. Feci l’unica cosa che il mio corpo mi
spingeva a fare in quell’istante, annullai le distanze tra noi, portai una mano
sul suo viso pallido e posai le mie labbra carnose sulle sue sottili. Quando
chiusi gli occhi, sentì le sue braccia stringermi e ci abbandonammo a quel
bacio pieno di parole non dette. Sentì la sua mano calda sul viso e pian piano
le labbra allontanarsi dalle mie. Ci guardammo per un lungo istante, senza
proferire parola e poi sciolto l’abbraccio andò via, senza guardarsi più
indietro.
Cosa
diavolo ti è saltato in mente Yaz, pensavo tra me e me mentre andavo incontro a
morte certa. Cavolo che bacio! Questo sarà il mio più grande rimpianto, non
averlo fatto prima. Perdonami, Yaz.
Davanti
a quel sadico del Master, fui debole, non volevo perdere la mia Fam, non volevo
perdere Yaz, non ebbi il coraggio di detonare. Fummo interrotti dal vecchio
guardiano del Valico, che strappatomi la bomba dalle mani, mi rivolse queste
parole.
“Loro
hanno ancora bisogno di te. Io sono vecchio e
questa è la mia ultima missione” – mi guardò negli occhi – “Corri, Doc”
Così
feci, mi guardai indietro, volevo scappare da tutto, dal Master, dai Cyberman,
da Gallifrey, che avevano reso un cumolo di macerie e detriti. Raggiunsi un
altro Tardis e decisi di scappare prima che la Particella della Morte cancellasse
anche me e il sacrificio di quell’uomo fosse stato vano. Inserì le cordinate
della mia fedele amica e raggiunsi il mio vero Tardis. Come se mi stesse
leggendo nella mente, la nostra destinazione era lo Yorkshire. Quando ormai
arrivati, constatai che non fossi pronta ad affrontare Yaz, sarebbe stata
certamente furiosa con me, ebbi l’istinto di scappare, come avevo fatto per
l’ennesima volta da Gallifrey. Poi non so cosa mi spinse ad aprire timidamente
la porta della cabina e affacciarmi fuori e lei era lì, con il suo benedetto
sorriso.
“Sei
qui” – disse guardandomi era sola- “Ti va una tazza di te?” – chiese e non
sembrava avercela con me. Annuì e la raggiunsi, lei mi porse la mano e
intrecciai le mie dita alle sue e sorrisi timidamente. Era un gesto che avevo
dimenticato, come era morbida la sua mano.
Arrivammo
a casa sua, deserta e mi lasciò la mano solo per andare a scaldare l’acqua per
il te. La guardai stando seduta sul divano, non ero a disagio, beh forse si
avremmo dovuto parlare di quel bacio, di tutto quello che aveva significato e
significava. E poi mi fu accanto con la tazza fumante di te.
“Bevi
piano o ti scotterai” – sorrise porgendomi la tazza.
“Yaz”
– la guardai.
“Allora
parli, pensavo avessi perso la parola, dopo” – la interruppi.
“Yaz,
ho bisogno di sapere cosa ha significato quel bacio per te, cioè” – mi prese le
mani e mi guardò
“Vuoi
sapere se era semplicemente un bacio d’addio o se era ora?” – chiese non
togliendomi gli occhi di dosso. Annuì come una stupida. “Mi piaci Doc ed era l’unico
modo per fartelo capire, per sperare che tu tornassi, da me!” – disse
stringendomi le mani. “Se per te non è lo stesso, allora era un addio” – disse
sciogliendo le nostre mani e alzandosi di scatto. Rimasi per un attimo
interdetta.
“Yaz
sono qui! – dissi mettendomi in piedi – Significherà qualcosa no? Non ho fatto
altro che pensare al nostro bacio, a quanto sono stata stupida a non farlo
prima, a quanto sono stata egoista, a – e nulla non finì la frase, che sentì il
suo peso addosso e la parete dietro la mia schiena, e le sue benedette labbra
sulle mie, mi facevano impazzire. Presi il suo viso tra le mani e
intensificammo presto il bacio, la sua lingua intrecciata alla mia, le sue mani
che vagavano sul mio corpo e le mie sul suo. Mi tolse l’impermeabile,
lasciandolo cadere per terra, e indietreggiando verso quella che doveva essere
la sua camera da letto, entrammo chiudendoci la porta alle spalle. Le tolsi la
giacca di pelle, e presi a baciare il suo collo, mentre l’abbracciavo da
dietro. Dio se mi sentivo accaldata, poi la sua camera era così accogliente. Si
voltò verso di me e fece scendere le bretelle, abbassò la lampo del mio
pantalone e mi sfilò il maglioncino. Tolsi la sua camicietta e sfilammo i
nostri pantaloni. Si strinse a me e potei sentire il suo cuore battere
all’impazzata contro il mio seno, poi mi spinse sul letto e cademmo una
sull’altra.
“Non
l’ho mai fatto” – dissi e lei mi guardò dolcemente – “In questo corpo” –
spiegai.
“Lascia
fare a me” – sorrise e mi accarezzò il viso prima di ricominciare a baciarmi,
con più passione, iniziammo ad ansimare appena e lei iniziò a scendere
attraverso il mio collo, il mio seno, toccandolo con le mani e sfiorando il mio
addome con la punta del naso e poi le sue mani afferrarono l’elastico dei miei
slip, facendolo scorrere dal mio sedere, giù attraverso le mie gambe e poi via
chissà sul pavimento. Sussultai quando i nostri sguardi si incrociarono, mentre
lei con dei baci risaliva le mie gambe per poi immergersi tra di esse. Inarcai
la schiena e chiusi gli occhi sibilando il suo nome. Cavolo se era brava con la
lingua, persi subito il controllo, era nuovo per me, ma molto piacevole. Quando
risalì a baciarmi le guance, sorrisi con l’affanno ma finsi solo per ribaltare
le posizioni e sentire lei sulle mie labbra e la lingua la penetrò. Un gusto
dolcissimo, che portai poi alle sue labbra, quando una di fronte all’altra,
baciandoci, iniziammo a darci piacere simultaneo, scambiando solo quale parole
e sguardo eccitato ed intenso.
“Ti
amo Doc” –disse poco prima di un ultima spinta e il suo rilassamente sotto le
mie.
“Yaz,
ti amo anch’io”- sorrisi lasciandomi andare a lei, ancora una volta.