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Autore: Davide Albertazzi    07/03/2020    1 recensioni
Bloccato in un villaggio tra i boschi infestati di Scoiatel della Temeria, a causa della morte di Rutilia uccisa dalla freccia di un bandito il celebre witcher Geralt di Rivia, nel tentativo di racimolare i soldi per comprare un nuovo cavallo, sarà costretto a cercare la figlia di una nilfgaardiana rapita da un mostro nel cuore più oscuro della foresta.
Oscillando sul filo del codice dei witcher Geralt, per raggiungere il suo obiettivo, dovrà fare buon viso a cattivo gioco collaborando con le Bande Blu e il loro spregiudicato comandante.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Geralt di Rivia, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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UN SACRIFICIO DI SANGUE


 
Il pallido disco della luna si stagliava alto nel cielo oscuro e, circondata dal brillare di milioni di stelle, gettava i suoi chiari raggi sulla grande foresta, accarezzando dolcemente le foglie degli alberi secolari.
All'interno del bosco, in mezzo agli immensi tronchi che salivano per decine di metri prima di aprirsi in maestose chiome, tutto sembrava sospeso come lo avesse colpito un incantesimo.
Non un grillo friniva tra le frasche del sottobosco, non un uccello notturno faceva echeggiare il suo richiamo nell'aria e non un ghiro si muoveva furtivo tra i rami.
Ovunque regnava un silenzio innaturale.
Il comandante degli Scoiatel fece un respiro profondo.
Con la traballante luce della torcia che gli rimbalzava sul viso di elfo si voltò, passando gli occhi stanchi sui compagni che lo seguivano.
Mezza dozzina di elfi con gli archi corti a tracolla ed un paio di nani dalla barba intrecciata ricambiarono il suo sguardo.
Avevano gli abiti sporchi e macchiati, le armi malmesse ed uno dei nani era ferito gravemente, con le bende insanguinate che gli avvolgevano parte del cranio, coprendogli l'occhio sinistro.
Un tempo fieri guerrieri, una piccola armata, ormai erano ridotti a ombre di loro stessi e solo le code di scoiattolo appuntate sui cappelli li distinguevano da comuni banditi.
Nei loro occhi aleggiava la stessa spossatezza del loro capo, mescolata però al folle luccichio di chi sogna una vendetta impossibile.
Il comandante scosse lievemente la testa, poi si girò nuovamente e alzò gli occhi, guardando dritto davanti a sé.
Pochi metri più avanti, seduta con leggerezza sul ramo di un albero, una ragazza lo fissava.
Nuda, con lunghi capelli di un castano rossastro che le ricadevano sulle le spalle e sui seni scoperti, aveva un viso delicato, con gli occhi grandi e scuri, le labbra sottili e gli zigomi pronunciati.
La sua pelle bianca come la neve risplendeva accarezzata dalla luce lunare.
“Allora Aen Seidhe, quale è la tua risposta?” chiese con voce sottile giocherellando con una ciocca di capelli “Accettate i termini del patto?”
“Tutto qui?” domandò l'elfo alzando le sopracciglia “È solo questa la tua richiesta? Nient'altro?”
“Solo questo,” rispose la ragazza con un sorriso spettrale “portatemi un agnello di uomo nel cuore del bosco... ed io vi darò ciò che più desiderate al mondo... accettate?”
“Sì” rispose il comandante con un tremolio nella voce
 
Il sole splendeva alto nel cielo azzurro, gettando i suoi tiepidi raggi sulla strada polverosa.
Poco più che un sentiero di terra battuta quella via che si snodava sinuosa tra gli alti tronchi degli alberi secolari; era il modo più rapido, ma non certo il più sicuro, per attraversare la Temeria settentrionale e raggiungere la grandiosa città libera di Novigrad sull'azzurra foce del Pontar.
Il witcher sbuffò e con un gesto si spostò i capelli bianchi dalla fronte imperlata di sudore.
Ormai camminava da ore, con il sole che gli pulsava nel cranio e la polvere che gli si incollava addosso scivolandogli dentro la corazza e gli stivali.
La spada d' argento, appesa sulla schiena accanto a quella d'acciaio, tintinnava ad ogni passo, la bisaccia appoggiata sulla spalla destra cominciava a sembrare piena di pietre da quanto pesava, mentre la sella che teneva sotto al braccio sinistro era ormai un tormento.
Il suo corpo, reso forte e robusto dalle mutazioni, iniziava a dare segni di stanchezza.
Se solo non fosse stato per quei fottuti briganti...
Una freccia tirata dal folto delle frasche ed il suo cavallo era caduto a terra di schianto disarcionandolo.
Rapinare un witcher... che idea malsana.
Geralt scosse la testa.
Prima di toccare terra aveva già estratto la spada e prima che potessero incoccare un secondo dardo li aveva già uccisi, ma ormai il danno era fatto: Rutilia era morta e lui, dopo aver pianto il suo destriero e bruciato i corpi affinché non attirassero ghoul o altri necrofagi, era stato costretto a proseguire a piedi, portando tutto il proprio equipaggiamento da solo.
Non ne poteva più, aveva bisogno solo di trovare un villaggio, un lavoro, visto che era anche senza soldi, e comprare un nuovo cavallo per rimettersi sulla Via.
Quasi che Melitele rispondesse alle sue preghiere, da dietro l'ennesima curva comparve il villaggio di Yarden.
Con un sottile ruscello a separarlo dai pochi campi coltivati a segale, l'abitato, composto da poche decine di case dai tetti di paglia, sorgeva in un'ampia radura soleggiata, circondato da una solida palizzata di tronchi appuntiti.
Un portone dall'aria non estremamente solida si apriva lungo il lato meridionale della muraglia, affiancato su entrambi i lati da due torrette di legno traballanti.
Quando videro il witcher appiedato che si avvicinava i due balestrieri scattarono in piedi, e strinsero le armi, scrollandosi di dosso il torpore che il caldo di mezzogiorno gli aveva insinuato sotto la pelle.
Geralt notò che sulle uniformi indossavano i simboli delle Bande Blu, le forze speciali temerariane, corpo d'élite della corona nonché implacabili cacciatori di Scoiatel.
Dopo un breve scambio di sguardi ed aver valutato che il viandante non costituiva una minaccia, ma semmai un potenziale alleato, le vedette gli fecero cenno di proseguire, poi tornarono a sedersi all'ombra delle tettoie.
Pochi passi ed il witcher varcò l'ingresso.
Superato il portone il villaggio si aprì davanti ai suoi occhi in tutto il suo mediocre squallore.
Le case, quasi tutte uguali, con i muri di legno ed il tetto di paglia e fango si addossavano lungo la via principale, che tagliava il villaggio da nord a sud, sparendo poi inghiottita dal portone settentrionale.
L'unico edificio degno di nota era una grande locanda, che pur non distinguendosi dalle abitazioni per i materiali lo faceva per le dimensioni, progettata com'era per accogliere tutti i mercanti che transitavano su quella strada.
Dopo essersi preso un istante per guardarsi attorno ed essersi riempito le narici con l'odore di sporco e di sterco di maiale, il witcher si diresse verso la taverna.
Al suo passaggio gli abitanti lo guardavano incuriositi, stupiti dalla visione di quello strano viandante senza cavallo.
Era quasi giunto alla porta della locanda quando uscendo da una caserma improvvisata un gruppetto di bande blu attraversò la strada.
Quando gli passarono accanto una penetrante zaffata di menta lo investì e notò con la coda dell'occhio che il comandante, un uomo sulla quarantina dai capelli scompigliati e la barba corta ma curata, lo fissava interessato.
Fu un istante, poi i soldati uscirono dal portone meridionale, sparendo rapidamente come erano apparsi.
Geralt fece una smorfia, non gli piaceva essere oggetto di interesse da parte delle autorità, soprattutto da parte di quelle che davano la caccia ai non umani finendo spesso per perdere il controllo delle proprie azioni.
Sperò di non doverci avere a che fare, anche se il suo sesto senso gli diceva il contrario.
Fece un sospiro, poi spalancò la porta ed entrò nella locanda con passo deciso.
L'interno era se possibile ancora più triste dell'esterno.
Tavolacci di assi con panche al posto delle sedie occupavano buona parte della sala illuminata dalla fioca luce che penetrava dalle poche finestre, mentre un bancone incrostato composto in realtà da una lunga asse poggiata su due barili di birra faceva bella mostra di sé lungo la parete opposta alla porta.
Geralt pensò che se ci fosse stata una classifica delle peggiori locande di Temeria, quella avrebbe vinto a piene mani.
Ovunque aleggiava una densa puzza di aglio e sudore, mescolata con alcool e carne arrostita.
Gli avventori, abbastanza per essere in pieno giorno erano intenti a bere e giocare a dadi.
Avanzò tentando di reprimere il più possibile il suo sensibilissimo olfatto.
A pochi metri da lui tre uomini discutevano ad alta voce.
“Non cambierà nulla, nulla dicevate voi!” esclamò il più anziano “Invece avevo ragione io! Prima quei maledetti Scoiatel ci attaccavano giorno e notte, ammazzando contadini e bruciando il raccolto, mentre da quando sono arrivate le Bande Blu sono spariti, dissolti nel nulla!”
Uno dei suoi compari sogghignò “A volte capita di sparire se si è tutti morti...” e bevve un sorso di birra
“Non tutti...” si intromise il terzo, un ragazzo incurvandosi in avanti “Ho sentito che alcuni sono sopravvissuti e si nascondono nel cuore del bosco… in attesa di vendetta...”
“Avranno poco da vendicarsi te lo dico io!” esclamò il vecchio “Una settimana e la Bande Blu li scoveranno, allora sì che...”
Geralt smise di ascoltare.
Era arrivato davanti al bancone.
L' oste, un grasso omaccione mezzo calvo intento a pulire un boccale con un panno lurido lo squadrò con lo sguardo.
“Questo è un locale rispettabile” disse con disprezzo sputando in terra “Qui non versiamo da bere a quelli della tua razza witcher quindi...”
Geralt strinse gli occhi tagliandolo a metà con uno sguardo gelido, abbastanza gelido da far morire le parole in gola all’oste.
“Non sono qui per bere” disse con voce dura “Sto cercando un lavoro... un lavoro da witcher... non ho visto contratti appesi alle pareti entrando in città... sapete dirmi se il sindaco ha messo una taglia su qualche mostro?”
L'oste fece una specie di gorgoglio “L'unica cosa su cui il sindaco ha messo una taglia sono gli scoiattoli, witcher” rispose in fine pensieroso “Però ieri notte...”
“Ho sentito bene? Siete un vatt'grem? Un... dannata parlata comune... un... w-witcher?”
Geralt si voltò.
A parlare era stata una donna, sulla trentina, bionda, con un costoso abito di chiara fattura nilfgaardiana ed un aspetto rispettabile, che contrastava decisamente con i capelli spettinati e gli occhi arrossati come di chi ha pianto a lungo.
Sedeva ad un tavolo tutta sola, con davanti un bicchiere di vodka.
“Sì,” rispose Geralt avvicinandosi “e voi siete?”
“Mi chiamo Vittri Aep Wett” rispose la donna alzandosi in piedi ed asciugandosi una lacrima con il dorso della mano “Voi mi dovete aiutare, io… è successo tutto in fretta… era buio e.…”
“Si calmi!” disse il witcher appoggiandole una mano sulla spalla “Spiegatemi cosa vi è successo, lentamente... non si vedono molti niflgaardiani da queste parti ultimamente... perché voi siete nilfgaardiana non è vero?”
La donna con una lacrima che le rigava di nuovo la guancia annuì leggermente.
“Vengo da Nazair, mio marito si è trasferito a Novigrad per affari ed io e mia figlia eravamo in viaggio per raggiungerlo... ma ieri notte… ieri notte mentre dormivamo qui alla locanda un mostro è entrato nella nostra stanza e l'ha rapita!” e scoppiò in lacrime.
“Un mostro è entrato dentro al villaggio e ha preso un bambino? E la gente gioca a carte come se niente fosse?” domandò Geralt con voce stupita “Perché il sindaco non ha affisso un contratto?”
“A questi nordling importa solo dei dannati Scoiatel!” esclamò la donna “Non perdono certo tempo dietro alle bestie, ancora meno se prendono la figlia di uno sporco nilfgaardiano, o almeno questo è quello che il sindaco mi ha detto dopo che hanno trovato una pozza di sangue nell'oltremura...” fissò Geralt con occhi supplicanti “Vi prego maestro witcher... trovate mia figlia... o almeno il suo corpo... posso pagarvi trecento corone di Novigrad... altrimenti ho anche oren o fiorini se preferite...”
“Le corone andranno benissimo” rispose Geralt pensando al cavallo che avrebbe potuto acquistare per quella somma “Mostratemi la stanza dove è avvenuto... l'attacco.”
“Certo... seguitemi!” rispose la donna avviandosi, con passo reso malfermo dall' alcool, verso la scala che conduceva al secondo piano della locanda.
 
La porta della camera si aprì con uno scricchiolio, investendo Geralt con un fastidioso olezzo di muffa e umidità.
Ciò che vide lo lasciò stupito.
La stanza certo era sporca, polverosa e mal illuminata, con due letti dal materasso di paglia appoggiati al muro, una madia sul lato opposto ed una finestra non troppo grande sull' unica parete libera, ma era... normale.
Niente mobili fracassati, niente lenzuola strappate e schizzi di sangue, nulla di ciò che sarebbe lecito aspettarsi nel luogo dell'attacco di un mostro.
Gli unici particolari che balzarono ai suoi sensi furono la finestra spalancata con i battenti graffiati da fondi segni di artigli e le coperte scompigliate nel letto ad essa più vicino.
“Potete descrivermi la dinamica? Cos'è successo esattamente ieri notte?” domandò il witcher scandagliando la camera con lo sguardo “Siete riuscita a vedere il mostro? Anche di sfuggita?”
La donna scosse la testa mentre gli occhi le tornavano lucidi “Io… io non ho visto niente witcher, nulla, e nemmeno sentito... mi sono... mi sono semplicemente svegliata stamattina con la finestra aperta, i segni degli artigli e mia figlia… sparita!” e scoppiò in lacrime seppellendo il viso tra le mani “Cosa può essere stato, quale creatura oserebbe entrare in un villaggio e prendere un bambino innocente?”
“Molte, molte...” disse Geralt serio “Potrebbe essere stato un wrath, il che spiegherebbe perché non vi siate svegliata, o magari una strega dei sepolcri particolarmente silenziosa… ma c'è un solo modo per scoprirlo!” con un gesto liberatorio appoggiò in un angolo sella e bisacce, poi con rinnovata leggerezza si diresse verso la finestra.
Strinse gli occhi di gatto, mentre con le dita sfiorava i profondi graffi.
“Tagli profondi, netti e precisi...” pensò “La creatura deve avere artigli non troppo lunghi ma duri e molto affilati…” passò la mano sull' anta cercando di ricollegarli “strano... tagli identici... ma la direzione non combacia... neanche avesse graffiato più volte con lo stesso artiglio…o avesse zampe dalla forma davvero anormale...”
Si voltò “Dev'essere entrata di soppiatto ed aver afferrato la bambina, poi l'ha trascinata fuori con sé senza fare alcun rumore...” si sporse dalla finestra.
La parete di assi scure scendeva liscia fino a terra, dove alcuni goffi segni di trascinamento si allontanavano verso la strada.
“Tenetemi d'occhio sella e bisacce, mi raccomando” disse il witcher alla nilfgaardiana, poi scavalcò il davanzale ed atterrò morbidamente sul terreno duro.
La donna si sporse dalla finestra lanciandogli uno sguardo di angosciosa speranza.
Il con gli occhi incollati a terra Geralt seguì le goffe tracce attraverso la strada polverosa fino ad un angolo della palizzata.
In quel punto i tronchi erano stati scostati e la corda che li legava recisa, creando un'apertura abbastanza larga da farci passare un uomo accucciato.
Il legno presentava ancora quegli strani graffi, ed anche loro non combaciavano, proprio come quelli sull' anta.
Senza perdere tempo il witcher si infilò nell'apertura sbucando nell'oltremura.
A pochi metri da lui, esattamente davanti ai campi di segale una larga macchia di sangue rosso si estendeva, con accanto un paio di brandelli di stoffa strappati.
“Ecco la chiazza che hanno trovato i paesani...” pensò il witcher avvicinandosi “questi devono essere pezzi del vestito della piccola… poverina…”
Alzò la testa e si guardò attorno.
“Qualcosa non torna...” pensò aggrottando la fronte “Se la bambina ha sanguinato così tanto avrebbe dovuto lasciare una scia densa... o almeno un serie di gocce, invece...” parò il riflesso del sole con una mano “Invece oltre questa macchia non c'è nulla...”
Preso dal dubbio si inginocchiò, poi con due dita raccolse qualche pezzetto di terra scarlatta e se la infilò in bocca
Dopo pochi secondi, la sputò mentre la sua espressione si induriva.
Cervo! La chiazza non era altri che sangue di cervo!
Strinse i denti.
“Qui c'è sotto qualcosa...” pensò “qualcosa che puzza più di uno zeghoul in un letamaio...”
Con attenzione raccolse uno dei brandelli del vestitino e lo avvicinò al naso.
Inspirò profondamente.
Il dolce e pungente profumo delle rose blu di Nazair gli riempì le narici.
Si alzò di scatto come un predatore, seguendo null' altro che il filo invisibile tracciato dal suo olfatto.
Camminando veloce superò i campi di segale e si inoltrò tra i primi alberi del bosco.
La pista, chiara fino al sangue era ora completamente sparita, ma l' odore era chiaro e forte, mescolato ad olezzo selvatico che non gli era estraneo, ma che non riusciva ad identificare con precisione.
Si fermò all'improvviso.
Qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
Nel terriccio umido del sottobosco, seminascosta dalle foglie un'impronta chiara e netta faceva mostra di sé.
Geralt si inginocchiò e strinse le pupille.
“Uno stivale... elfico, vuoi vedere che...”
Una piccola palla di pelo lì accanto catturò il suo sguardo.
Allungò la mano, afferrandola con le dita guantate, poi se la rigirò davanti agli occhi.
“Una coda di scoiattolo rosso mozzata...” strinse gli occhi “questo può voler dire solo una cosa...”
L'odore selvatico che si mescolava alle rose assunse d'improvviso un'identità, quella di una persona che da mesi combatte nella foresta, sporca di sudore, fango e sangue. Odore di...
Una zaffata di menta lo investì
“Maestro witcher!” esclamò una voce alle sue spalle “Cosa ci fai da solo nel sottobosco?”
Geralt girò la testa e vide il capitano delle Bande Blu che aveva incrociato poco prima in città ritto che lo fissava masticando, accompagnato da sei dei suoi uomini.
“Niente... una gita di piacere” rispose Geralt con un sorriso beffardo “Mi godo l'aria umida e la puzza dei campi concimati...”
“Molto divertente witcher!” rispose il comandante sputando in terra un grumo di foglie verdi “Anche se non sono sicuro corrisponda alla verità... vediamo però se la indovino…” con un gesto fluido estrasse dalla tasca un paio di foglie di menta, se le infilò in bocca e ricominciò a masticare
“La cagna nilfgaardiana ti ha offerto una ricompensa, e tu da bravo ammazzamostri stai cercando sua figlia? Ho ragione?” e lo guardò con un sorriso storto.
“Potrebbe essere...” rispose Geralt con tono ironico.
“E come va la caccia? Hai scoperto niente di...” abbassò lo sguardo, notando il contenuto della mano del witcher e sgranò gli occhi “Una coda di scoiattolo...” si passò una mano sulla barba “O due di quelle bestiole hanno lottato all' ultimo sangue... oppure sono stati gli Scoiatel a rapire la bambina! Ho ragione?”
“Anche se fosse? Per voi cambia qualcosa?” domandò Geralt “Non rimane sempre una sporca nilfgaardiana?”
L' uomo fece un sorriso verdastro “Sai com'era questo posto prima che arrivassimo noi, witcher? Un inferno sulla terra! La foresta brulicava di Scoiatel e non si poteva fare un metro fuori dalla palizzata senza beccarsi una freccia nella schiena... Noi abbiamo bonificato i boschi, e lo abbiamo fatto con il nostro sangue, cacciando quei merdosi non umani e rendendo le strade di nuovo sicure, ma un commando ci è sfuggito e secondo le voci si nasconde in un ultimo campo segreto, nel cuore della foresta...”
“Continuo a non capire come questo possa riguardare me o la nilfgaardiana...” disse Geralt stringendo gli occhi.
“Beh...” rispose il comandante grattandosi la barba “Mettiamo che gli Scoiatel abbiano rapito la bambina... sarebbe lecito supporre che l'abbiano portata al loro campo... e altrettanto lecito supporre che se un witcher seguisse le tracce di questa bambina finirebbe prima o poi per imbattersi nel suddetto accampamento...”
“Dove vuoi arrivare?”
Il soldato sputò un grumo di foglie “Facci venire con te witcher noi ti daremo una mano a.…” strinse le dita attorno all' elsa della spada “…trattare con gli scoiatel... ed in più avrai reso un servizio inestimabile alla corona di Temeria!”
“Non se ne parla nemmeno” rispose Geralt scuotendo la testa “Non ho alcuna intenzione di prendere parte alla vostra guerra civile!”
“Ah sì?” disse il capitano mettendosi in bocca un'altra foglia “Ti ho visto ammazzamostri... sei senza cavallo, e la foresta è grande... pensi davvero che arriverai in tempo per salvarla andando a piedi?” fece un sogghigno “Portaci con te e potrai usare uno dei nostri cavalli”
Geralt strinse i denti facendo una smorfia, poi si scostò i capelli infastidito. “Va bene” disse infine alzandosi in piedi “Ma vi condurrò solo, se attaccherete gli scoiatel sarà affar vostro ed io non interverrò... il codice dei witcher mi impedisce di schierarmi.”
“Allora affare fatto!” esclamò il capitano allungando la mano “Comunque io sono Brald di Vizima”
“Geralt di Rivia” rispose il witcher senza stringergliela.
 
Il tempo di recuperare la sella e le bisacce del witcher e di caricarle su una scura giumenta delle bande blu ed il gruppo poté mettersi in marcia.
Geralt apriva la fila, affiancato da Brald, mentre dietro di loro procedevano compatti sei soldati armati di tutto punto con spade, balestre e corazze che scintillavano ogni volta che un raggio di sole filtrava tra le foglie sfiorando il metallo.
Procedettero veloci, avanzando senza troppi problemi tra gli alti tronchi nello sgombro sottobosco, seguendo il filo di rose visibile solo al naso del witcher.
“Incredibile” disse Brald infilandosi due foglie in bocca “Noi abbiamo cercato questo accampamento girando a vuoto per settimane, perdendo piste e venendo attaccati da ogni sorta di bestia... poi arrivi tu e con due gocce di profumo su un pezzo di stoffa lo hai localizzato neanche avessi una mappa... devo dire che invidio le tue mutazioni Capelli-Bianchi...”
“Ma non mi dire... e dimmi non ti dispiacerebbe essere un… come ci chiama la gente?... Ah sì, mostro senza emozioni...”
Brald si grattò la barba pensieroso. “Ho visto e fatto cose nella mia vita witcher, per cui non avere emozioni sarebbe la più grande delle benedizioni!”
Geralt lo guardò con un misto di sorpresa e disgusto, poi alzò una mano facendo segno di fermarsi.
“Il profumo si fa più intenso, siamo vicini!” disse “Lasciamo qui i cavalli e proseguiamo a piedi.”
Svelti i soldati obbedirono, smontando dai destrieri e legandoli ad un tronco caduto, poi abbassati e con le armi in pugno si avviarono seguendo il witcher.
“Non dovremmo procedere con più cautela?” domandò Brald lanciando occhiate nervose alle chiome “Ci potrebbero essere delle sentinelle tra le frasche”
“No, non ci sono” rispose Geralt secco.
“E come lo sai? Nessuno è silenzioso come una vedetta Scoiatel”
“Ma anche a loro batte il cuore...” rispose il witcher senza voltarsi.
Camminarono ancora per qualche minuto, poi un leggero vociare raggiunse le loro orecchie e, silenziosi come ombre, si acquattarono tra i cespugli.
Scostando le frasche scrutarono la radura che improvvisamente si apriva davanti ai loro occhi.
L'accampamento degli Scoiatel non era molto più che alcune tende ed un falò piazzati alla bell'e meglio in una radura sgombra e circondati da alcune torce piantate nel terreno.
Quattro elfi e due nani, di cui uno con una brutta fasciatura sull'occhio destro erano intenti a sistemare armi e rifornimenti di vario genere dentro a delle bisacce come se si stessero preparando a partire, mentre sopra le loro teste, in piedi su una piccola piattaforma sospesa tra due alberi, altri due elfi con gli archi in mano e le frecce incoccate scrutavano i dintorni di vedetta.
“Ottimo lavoro witcher!” sussurrò Brald masticando “I bastardi stanno smontando l'accampamento, ecco perché non li trovavamo, questi cani si muovevano di continuo! È la nostra occasione, dobbiamo attaccare e lo dobbiamo fare adesso!”
“Fate ciò che vi pare, ma io non vi aiuterò” disse Geralt ispirando profondamente
“Cosa stai dicendo witcher?” mormorò il capitano “Capisco il tuo codice, ma se la bambina è nell'accampamento hai un solo modo per recuperarla...”
“Non è nell'accampamento, sento il suo odore continuare più avanti oltre la radura, quindi aggirerò il campo e procederò per conto mio. Come vi ho già detto non ho intenzione di schierarmi in questa faida!”
“Che ti posso dire...” sospirò Brald “Chi sono io per chiederti di andare contro al vostro codice...” gli appoggiò amichevolmente una mano sulla spalla “anche se...” contrasse i muscoli d' improvviso e con un gesto fulmineo si piegò spingendo il witcher.
Geralt preso alla sprovvista incespicò in avanti finendo fuori dai cespugli.
Do'oinn!” gridarono all'unisono le sentinelle elfiche come videro comparire la sua sagoma nella radura, poi tesero gli archi.
Geralt fece appena in tempo a rendersi conto di quanto stava succedendo e di maledire nella sua testa Brald che le frecce erano già in volo.
Con un gesto fluido sguainò la spada d'acciaio e con una stoccata le respinse un attimo prima che lo colpissero.
Gli altri Scoiatel estrassero le armi e si gettarono furiosi verso di lui, mentre un quinto elfo, probabilmente il capo si precipitava fuori da una tenda.
Gli arcieri strabuzzarono gli occhi per lo stupore e fecero per incoccare di nuovo.
Ma non lo fecero.
Uno scatto e caddero dalla piattaforma con un dardo nel petto mentre i balestrieri delle Bande Blu abbassavano le armi.
Geralt schivò con una piroetta il fendente di un elfo poi con una rapida stoccata gli mozzò il braccio.
Quello sgranò gli occhi e fece per urlare mentre il sangue schizzava in aria dal moncherino, ma la spada d'acciaio del witcher saettò di nuovo tagliandogli la testa che cadde a terra, rimbalzando nel sottobosco.
“Per Vernon Roche! Per re Foltest!” gridò Brald uscendo dalle frasche, poi sputò un grumo di foglie verdi ed estrasse la spada “Bande Blu, all’attaccooo!”
I soldati inferociti si gettarono fuori dal nascondiglio con le armi sguainate.
La carneficina incominciò.
Il nano bendato con un calcio gettò a terra un temerariano poi si voltò e con un terribile fendente d'ascia ne prese in pieno un secondo, squarciandogli l'armatura da cui fuoriuscirono grumosi gli intestini.
Fece un sorriso soddisfatto che si deformò subito in un ghigno agonizzante.
Il primo soldato si era alzato e scattando avanti come un cobra gli aveva conficcato il pugnale in gola.
Geralt fece una capriola evitando la flamberga del secondo nano, parò la stoccata di un elfo ed affondò uccidendo un terzo scoiatel.
Con un filo di bava verdognola che gli imbrattava la barba Brald attraversò di corsa il campo di battaglia, gettandosi contro il comandante nemico.
I due iniziarono un furibondo duello, con le lame che cozzavano rabbiose, gettando scintille in tutte le direzioni.
Un’altra Banda Blu cadde, con la spada di un elfo nel petto.
Il nano balzò in avanti, approfittando del fatto che il witcher era impegnato ad estrarre la spada dallo scoiattolo morto, incastrata fra le costole.
Geralt vide all' ultimo la flamberga calare su di lui, troppo, troppo veloce per pararla.
Rapido mosse le dita componendo il segno Aard.
La scarica telecinetica investi in pieno il nano, frantumandogli lo sterno e gettandolo diversi metri più lontano.
Brald si abbassò evitando un affondo del comandante elfico, scartò a destra e gli tirò un pugno nel fianco.
Lo scoiattolo sbilanciato incespicò un istante, abbastanza perché il capitano gli conficcasse la spada nella coscia, recidendogli l'arteria femorale.
L'elfo crollò a terra tenendosi la gamba che spruzzava sangue.
Brald afferrò la spada con entrambe le mani, poi con un sorriso da pazzo gli salì sopra divaricando le gambe.
“Va'faill” disse con gli occhi che gli luccicavano, poi gli conficcò la lama nel petto.
L'elfo emise un gorgoglio ed abbassò la testa morto.
La battaglia era finita.
Tutti gli Scoiatel giacevano a terra morti a fronte di due sole bande blu cadute.
“Vittoria!” gridò Brald alzando la spada “Tagliate le orecchie a questa feccia come prova e...”
Geralt nero di collera scattò in avanti e rapido come un cobra gli appoggiò la lama grondante di sangue alla gola.
“Tu bastardo!” disse il witcher infuriato “Mi hai usato come arma per i tuoi scopi... dovrei ucciderti qui e ora...”
Le bande blu alzarono le armi e avanzarono verso di lui.
“Fermi!” disse Brald alzando una mano “Non potete battere un witcher... quindi fermi per Melitele!” fissò Geralt “Tanto so che non lo farai!”
“Ah sì?” sibilò lui “e come fai a esserne così sicuro?”
“Perché ti ho osservato witcher...” disse il comandante “Sarai anche una macchina per uccidere, un mutante dai capelli bianchi e le pupille di gatto... ma in realtà sei un brav'uomo, l’ho letto nei tuoi occhi, la prima volta che ti ho visto! Quindi non mi ucciderai a sangue freddo!”
Geralt lo guardò con stupore, poi, dopo averci pensato un attimo abbassò la spada.
Le bande blu si rilassarono.
“Mi devi la vita” sibilò il witcher “E ora troviamo questa dannata bambina!”
“Totalmente d'accordo” sorrise Brald infilandosi due foglie di menta in bocca con le dita macchiate di sangue.
“Ma!” disse Geralt alzando un dito “Non farmi mai più uno scherzo del genere, altrimenti...”
“Che cosa, mi uccidi?” domandò il capitano ironico.
“No”rispose il witcher con un sorriso cattivo “Dopotutto lo hai detto tu che sono un brav'uomo... mi limiterò a tagliarti una gamba e cauterizzare la ferita con la magia, così potrai tornartene al villaggio saltellando” poi si voltò e si diresse verso nord, ricominciando a seguire l'odore di rose.
Brald scosse la testa ridacchiando, poi lo seguì assieme alle Bande Blu.
Camminarono per una decina di minuti, avanzando circospetti lungo quelle che ormai era diventata la parete scoscesa di una collina finché il witcher non fece segno di fermarsi.
La splendida vista della foresta che come un mare verde si estendeva in ogni direzione interrotta solo dal flebile segno azzurro del ruscello avrebbe certamente catturato la loro attenzione allietandogli l'animo, lo avrebbe fatto, se non fosse stato per la grande caverna che proprio sotto ai loro occhi si apriva nella parete di roccia.
Come un gigantesco occhio scuro li fissava, accarezzando i loro visi con un alito di aria fresca e umida mentre l'odore intenso dei fiori che vi crescevano tutt' intorno gli solleticava le narici.
“La traccia finisce qui...” disse Geralt “Quindi la bambina non può che essere la dentro”
“E allora entriamo!” esclamò Brald sputando a terra un grumo di foglie verde e rosso “Uomini, restate di guardia all'imboccatura e copriteci le spalle, io ed il witcher entriamo!”
“Non è necessario che tu mi segua” disse Geralt.
“Ma lo farò! Diciamo che mi sento vagamente in debito per prima...” ribatté il capitano afferrando la torcia che uno dei soldati gli porgeva ed accendendola.
Il witcher scossò la testa, poi gli fece cenno di seguirlo.
L'oscurità li inghiottì mentre le bande blu con le balestre puntate si sistemavano dietro alcuni massi.
Procedettero circospetti, avanzando con cautela lungo il corridoio di roccia circondati dalle ombre spettrali proiettate dalla torcia del comandante che ballavano da ogni passo.
Geralt strinse e denti.
Il medaglione aveva vibrato.
D'improvviso il tunnel si aprì in una larga e maestosa caverna.
Illuminata dalla luce fioca e bluastra prodotta dai muschi bioluminescenti che ne ricoprivano le pareti ed il soffitto era più larga che lunga, con un piccolo ruscelletto sotterrane che sgorgava da un'apertura laterale creando una cascatella prima di sparire tra le rocce.
Lunghissime ghirlande di fiori dai colori più belli, intrecciate con cura ed armonia erano appese alle stalattiti che pendevano dalla volta mentre in una rientranza, all’estremo opposto rispetto all'ingresso un morbido giaciglio di foglie verdi e fiori secchi faceva mostra di sé, circondato da un intreccio di giunchi.
Tutto il pavimento era occupato da ossa umane e non, accatastate le une sulle altre, con i teschi dallo sguardo fisso nel vuoto e le tibie sbiancate, tutto mescolato a cadaveri e carcasse in vari stadi di decomposizione.
Al centro, posata su una specie di altare di pietra il corpo senza vita della bambina era disteso all'interno di una runa di sangue.
Un fetore di marcio, dolciastro e nauseabondo, mescolato al profumo dei fiori investì il capitano ed il witcher.
Brald sbiancando per l'orrore represse un conato di vomito e si infilò compulsivamente la mano in tasca, afferrando un pugno di foglie di menta e ficcandosele in bocca, poi ne estrasse altre due e le porse a Geralt.
Il witcher abituato a simili odori rifiutò con un gesto della mano.
“Che... che posto è questo?” biascicò il capitano masticando con forza la menta per scacciare la puzza infernale
“La tana di un mostro” rispose Geralt gelido, poi avanzò nella grotta, con le ossa che gli scricchiolavano sotto ai piedi ed i grumi di carne marcia che gli si incollavano alla suola degli stivali.
Brald lo seguì di malavoglia sguainando la spada.
Come vide il corpo della bambina da più vicino il capitano da bianco divenne del colore delle sue foglie.
La cassa toracica le era stata letteralmente strappata via lasciando esposti gli organi sottostanti e la pelle era di un pallore innaturale, persino per un cadavere.
Il witcher si piegò per esaminarlo.
“Secco, completamente” disse sfiorandola “il sangue le è stato succhiato via fino all' ultima goccia...” le guardò il collo “...ma non da qui...” abbassò gli occhi “...lo hanno succhiato direttamente dal cuore, dopo aver strappato la gabbia toracica”
“Quindi... stai dicendo che è stato una specie di vampiro ad ucciderla?” balbettò Brald “Potrebbe essere stata una ...come si chiamano ...buxia?”
“Si dice bruxa” rispose Geralt “E no, non sono abbastanza intelligenti per… questo” con un gesto indicò il corpo e la caverna decorata.
Con la mano guantata sfiorò i bordi dello squarcio “Artigli piccoli e ben allineati... leggermente ricurvi e seghettati...” mormorò, poi strinse gli occhi e da un grumo di sangue secco estrasse un capello che rigirò tra le dita.
Era castano rossastro.
“Merda!” sibilò “Ho capito con cosa abbiamo a che fare... una Hargna”
“Una che?”
“Una Hargna è... un vampiro, una sottospecie di bruxa, ma più potente e più intelligente... e soprattutto molto, molto rara” strinse il pugno “non si comporta come i suoi simili… assomiglia di più ad un leshen… sceglie un luogo e ci fa la sua tana, stabilendoci un legame magico... un legame così potente che se lascia il proprio territorio si indebolisce lentamente, fino a morirne”
“E la bambina? Cosa c'entra?”
“Se non mi interrompessi…” continuò il witcher “La hargna è legata al suo territorio, vero, ma è in grado di espanderlo, ad esempio assorbendo la magia da un luogo del potere o anche…” abbassò gli occhi “...bevendo il sangue dal cuore di un bambino offerto spontaneamente.”
“Non ha senso!” esclamò il Brald “Perché gli scoiattoli dovrebbero rapire una bambina per poi darla in pasto ad un mostro facendole espandere il territorio di caccia? Ci sono anche cadaveri di elfi quaggiù e non pochi!”
“Beh...” iniziò Geralt.
Passi risuonarono veloci nell'oscurità, accompagnati dal lampeggiare di una torcia.
“Capitano! Capitano” gridò una banda blu comparendo trafelato nella caverna “Dovete...” fece per continuare, ma quando realizzò cosa c'era davanti ai suoi occhi e sotto ai suoi piedi sgranò gli occhi pietrificato.
“Soldato!” gridò Brald voltandosi “Cosa? perché hai abbandonato la posizione?”
“Io... noi... la valle... ma cos'è successo qui... è...” farneticò l'uomo in stato confusionale.
“Calma” disse Geralt componendo con le dita il segno Axii “Parla, chiaramente!”
Un bagliore attraversò gli occhi del soldato “Venite fuori, il villaggio brucia” disse con voce piatta.
“Cosa?” esclamò Brald alzando le sopracciglia, poi si gettò di corsa su per il cunicolo, seguito dal soldato e dal witcher.
Come emersero dalle tenebre capirono.
In lontananza, tra le chiome, esattamente dove sorgeva Yarden una densa colonna di fumo nero saliva verso il cielo.
“Il villaggio... è sotto attacco! Com'è possibile? Pensavo avessimo ammazzato tutti gli scoiattoli!” esclamò Brald sgranando gli occhi
“Merda...” disse il witcher stringendo gli occhi da gatto “...ecco qual' era il patto... gli elfi hanno consegnato la bambina all'Hargna consentendole di espandere il territorio di caccia… ed in cambio lei ha promesso di spazzare via Yarden!”
“Dannazione!” gridò il capitano “Dobbiamo andare! ORA!” e si gettò di corsa giù dalla collina, seguito dai suoi uomini e dal witcher.
Veloci raggiunsero l'accampamento Scoiatel e lo superarono, balzarono in groppa ai cavalli e si gettarono al galoppo tra gli alberi, con il vento che per la velocità gli sibilava tra i capelli.
Pochi minuti e la palizzata di Yarden apparve davanti a loro, investendoli con un'ondata di fumo acre, accompagnato da urla disperate.
Accanto ai campi di segale smontarono dai cavalli, poi con circospezione si avvicinarono al cancello nord, che giaceva spalancato con un'anta a terra ed i balestrieri accasciati nelle torrette, con il ventre squarciato e le armi ancora cariche.
“Non hanno nemmeno fatto in tempo a tirare...” mormorò Brald deglutendo a fatica.
Pochi passi ed erano dentro.
Il villaggio si aprì davanti ad i loro occhi con tutto il suo carico di orrore.
I cadaveri erano ovunque, sulla soglia delle case devastate, riversi lungo la strada, impalati sui tronchi appuntiti della muraglia mentre i gemiti dei feriti saturavano l'aria.
Al centro della via principale una ragazza nuda, con lunghi capelli di un castano rossastro e la pelle candida come la neve era piegata sul corpo agonizzante di un uomo, intenta a succhiargli il sangue dal collo mentre alle sue spalle la locanda e diversi altri edifici bruciavano in un violento incendio.
“Eccola” sibilò Geralt e con un gesto fluido sguainò la spada d' argento che brillò riflettendo sulla lama la luce delle fiamme “Me ne occupo io, voi andatevene.”
“Non se ne parla neanche!” esclamò Brald estraendo la spada con mano tremante imitato dai suoi soldati “E' nostro dovere proteggere questo villaggio, e noi...noi combatteremo al tuo fianco!”
“No!” sibilò Geralt “ascoltatemi almeno questa volta! Quello è un vampiro! Le vostre lame d'acciaio non gli faranno nemmeno il solletico, solo l'argento può ferirlo” ed indicò con un gesto la sua spada “questo non è un lavoro da eroi, ma da professionisti! Se volete aiutare, cercate superstiti e feriti, e portateli via da qui!”
Brald sputò in terra un grumo di foglie “E va bene witcher...” sospirò “forza ragazzi, aiutiamo questa gente!” e rinfoderando le armi si infilò in un vicolo tra le case, seguito dalle altre bande blu.
Il witcher era solo.
Finalmente.
Con un gesto veloce staccò dalla cintura una boccetta che aveva preso dalle bisacce del cavallo prima di smontare, la stappò e la bevve tutto d' un fiato.
Come il liquido nero scese sfrigolante lungo la sua gola le vene gli assunsero un colore scuro, pulsando sotto la pelle e mostrando la loro fitta rete di capillari.
Un istante, poi tornarono normali.
Il witcher avanzò con passo lento lungo la via con la spada stretta in pugno mentre una leggera brezza gli faceva turbinare intorno il fumo degli incendi mescolato con la polvere della strada secca.
L'Hargna sollevò di scatto la testa dal suo banchetto e lo fissò con gli occhi scuri.
Il witcher strinse i denti ed afferrò la spada con due mani.
La vampira lasciò cadere la sua vittima e si alzò in piedi con un movimento aggraziato.
Un rivolo di sangue le colava dalle labbra sottili, scendendole lungo il collo bianco fino alla punta dei seni mentre la sua candida pelle nuda rifletteva la luce delle fiamme.
Fiutò con leggerezza l'aria e sul suo viso si dipinse un sorrisetto beffardo.
“Witcherrrr...” sibilò con la voce soave “Non sapevo avrei incontrato uno di voi quando ho promesso a quei pulciosi elfi di distruggere il villaggio...”
“E io non mi aspettavo di trovare una Hargna ancora viva nel cuore di Temeria...” rispose Geralt alzando la spada.
La vampira strinse gli occhi “Ho sentito il dolore delle mie sorelle mentre venivano sterminate da voi... mostri... il dolore di ognuna di loro...” la sua voce si fece metallica “...ma io sono sopravvissuta, e tu sarai solo l'ennesimo witcher a marcire nella mia tana!”
Così dicendo inarcò la schiena all'indietro emettendo un grido bestiale.
Artigli ricurvi e seghettati le spuntarono dalle dita, la bocca le si allargò mostrando due file di denti aguzzi mentre tutto il suo corpo trasfigurava nell' orrida parodia della dolce fanciulla di un attimo prima.
Veloce come il vento si scagliò contro il witcher.
Geralt si mise in guardia alzando la spada.
La vampira balzò in avanti attaccandolo con gli artigli ricurvi.
Con una piroetta il witcher schivò il colpo, e mentre ancora era in volo ruotò la spada menando un preciso fendente alla spalla del mostro.
Preciso ma troppo lento.
La Hargna si piegò di lato mentre la lama argentata le sfiorava la candida pelle del braccio, poi piegò le ginocchia e come una molla scattò contro il nemico, appena atterrato sul selciato in una nuvola di polvere.
Fulmineo Geralt tossicchiando per la terra secca alzatasi arretrò di un passo e mulinando la spada parò tutti gli assalti della vampira.
Gli artigli cozzavano con l'argento producendo un rumore graffiante.
Tempestato dai colpi il witcher con un gioco di gambe balzò di lato cogliendo di sorpresa l'hargna che vedendo mancare improvvisamente il suo avversario si sbilanciò in avanti.
Fulmineo Geralt affondò immergendo la punta della spada nel fianco del mostro che emise un grido orrendo mentre il sangue le gocciolava lungo l'anca.
Come un serpente il witcher ritrasse l'arma e attaccò con un'ampia spazzata, nel tentativo di decapitarla.
Aveva sopravvalutato la spossatezza dell'avversaria che si piegò all' indietro e mentre la lama fischiava a pochi centimetri dal suo viso ruotò su sé stessa colpendolo alla gamba con gli artigli.
Tre tagli paralleli e brucianti gli si aprirono sulla coscia e barcollò all' indietro, mentre la vampira con un volteggio balzava verso di lui con le fauci spalancate e gli artigli alzati.
Digrignando i denti Geralt sollevò la spada parando con la lama orizzontale entrambe le zampe del' Hargna.
Rimasero così, per un istante a guardarsi, entrambi feriti mentre gli artigli seghettati grattavano contro l'argento.
Un solo, singolo istante, poi con un sorriso beffardo la vampira riempì i polmoni e spalancando la bocca in modo innaturale lanciò una scarica di ultrasuoni.
Colpito in pieno dall'onda d'urto Geralt con le costole che gli scricchiolavano volò all' indietro, rimbalzando sul terreno ed atterrando supino davanti alla locanda in fiamme mentre la sua spada scivolava lontano.
Con un balzo la vampira gli fu addosso.
Svelto il witcher mosse le dita tentando di comporre il segno Aard ma più veloce l'Hargna gli inchiodò il braccio a terra, bloccandolo.
“È finita...” sibilò dalle sottili labbra grondanti di sangue.
Geralt tentò di divincolarsi e muovendosi accidentalmente espose il collo, con le vene pulsanti sotto la pelle.
“Cosa fai witcher?” ridacchiò la vampira “Pensi davvero che facendo così riuscirai a tentarmi a bere il tuo sangue? Mi hai preso per una stupida bruxa? So benissimo che lo hai avvelenato prima di affrontarmi! Lo facevano anche tutti gli altri...” fece un ghigno beffardo “Io mi limiterò ad ucciderti...” e sollevò il braccio libero, distendendo gli artigli affilati che brillarono, riflettendo l'incendio alle sue spalle.
Geralt si contorse nel disperato tentativo di liberarsi, ma la presa era troppo salda.
La vampira calò il colpo.
I suoi artigli stavano per affondarsi nel petto del witcher quando improvvisamente si ritrasse inarcando la schiena all'indietro e lanciando un ruggito atroce.
Conficcato fino al manico tra le sue scapole c'era un coltello d' argento, di quelli che i ricchi usano per tagliare la carne ai banchetti, e con la mano stretta intorno all' elsa ed il viso paonazzo con un filo di bava verde che colava sulla barba curata c'era Brald.
“Muori abominio!” gridò il capitano estraendo con uno strattone il coltello e affondando di nuovo, questa volta mirando alla gola.
Fulmine l'Hargna si girò ruotando su sé stessa e con un colpo netto dei crudeli artigli gli mozzò la mano armata.
Gridando, con il sangue che schizzava dal moncherino la Banda Blu cadde a terra.
La vampira si voltò nuovamente verso il witcher.
Appena in tempo per vedere un sorriso duro aprirsi sul suo viso e le dita guizzare componendo il segno Aard.
La scarica telecinetica la colpì in peno, sollevandola da terra e scagliandola dentro l'incendio della taverna.
L' urto con le rovine incandescenti fu così violento che una trave spaccata le si conficcò nella schiena e la trapassò da parte a pare spuntandole nel ventre ed impalandola così ad un metro da terra.
Gridando orribilmente la vampira si contorse, tentando di liberarsi ma Geralt con la collera sul volto si era già alzato in piedi.
Guardandola fisso negli occhi neri puntò le dita contro la locanda e compose il segno Igni.
Una lingua di fuoco fuoriuscì dalla sua mano e dall' incendio che già crepitava vivace produsse una fiammata così violenta da alzare lingue di fuoco ben oltre il tetto della taverna.
L'Hargna divorata dalle fiamme si contorse ancora di più, gridando ancora più orribilmente, finché di lei non restò che un corpo immobile e carbonizzato.
Geralt fece un respiro profondo.
Era finita.
Finalmente.
Stringendo i denti Brald premette il moncherino grondante di sangue contro una trave arroventata cauterizzandolo ed emise un gemito di dolore, mentre l'odore acre di carne bruciata si diffondeva nell' aria.
Con le gambe che gli tremavano si alzò in piedi, poi usando la mano sana strappò un lembo di tessuto dalla sua giubba blu e lo usò per fasciarsi l'orribile ustione.
Geralt si voltò verso di lui.
“Grazie...” disse squadrandolo con i suoi occhi da gatto “io... non ce l'avrei fatta a sconfiggerla senza il tuo aiuto.”
Il capitano fece un mezzo sorriso sotto la barba ed estrasse un paio di foglie di menta dalla tasca ficcandosele in bocca.
“Te lo avevo detto witcher che avrei combattuto al tuo fianco” disse masticando nel tentativo di reprimere una smorfia di dolore “Quando hai detto che solo l'argento poteva ferire la vampira ho spedito i miei uomini ad aiutare i paesani, poi sono corso a casa di quel bastardo corrotto del sindaco, ho scavalcato il suo cadavere, ho aperto la dispensa dove teneva l'argenteria e ho afferrato il primo coltello da bistecca che ho trovato! Poi sono corso ad aiutarti.”
“Hai fatto la cosa giusta...” disse Geralt “Mi hai salvato la vita!”
“Allora ho ripagato il mio debito!” ridacchiò Brald, poi la sua espressione si fece più seria “Ma così facendo penso di averne contratto un altro...”
Il witcher lo guardò aggrottando la fronte.
“Io ti ho salvato ammazzamostri… ma tu...” i suoi occhi guizzarono verso il corpo inerte e carbonizzato dell'Hargna “...tu ci hai salvati tutti!” e si voltò indicando con un gesto della mano le Bande Blu che intanto erano apparse alle sue spalle.
Tre soldati con le divise chiazzate di sudore erano intenti a trasportare i feriti più gravi su una barella improvvisata con due bastoni ed una giubba, portandoli via dalle macerie e disponendoli lungo la via principale, dove alcune donne sopravvissute al massacro gli stavano dando le prime cure.
Il quarto soldato intanto, in testa ad un gruppetto di contadini scampati alla vampira perché nel bosco a far legna, tentava di aver ragione su un incendio che minacciava il granaio cittadino, gettandovi sopra secchi d'acqua presi dal ruscello nell'oltremura.
“Non tutti...” sospirò Geralt “Non sono riuscito a salvare la maggior parte dei cittadini” strinse il pugno “e soprattutto non sono riuscito a salvare la bambina né a recuperare il suo corpo...”
“Beh witcher” disse il capitano grattandosi la barba con aria mesta “Tanto non penso che saresti stato pagato comunque...” e con un gesto della mano indicò un cadavere dal ventre squarciato che giaceva nella polvere poco lontano dalla locanda.
Aveva i capelli biondi ed un abito costoso di chiara fattura nilfgaardiana.
“Vittri...” mormorò Geralt “Dannazione!”
“Almeno ora è di nuovo con sua figlia... che Melitele abbia pietà di lei” disse Brald, poi sputò un grumo di foglie verdi a terra e spostò gli occhi sul cacciatore “senti witcher... tuo oggi hai reso un grande servizio, a questo pulcioso villaggio… o quel che ne resta... e al regno di Temeria e sinceramente mi sento in colpa a lasciarti andare via a mani vuote” si sistemò la benda intorno al moncherino “Le paghe sono sempre in ritardo e non ho molto da offrirti come ricompensa, ma... forse ho esattamente quello che ti serve!”
Sotto lo sguardo interrogativo di Geralt si voltò e con il braccio sano fece un gesto ad una delle Bande Blu che, finiti di trasportare i feriti stava riprendendo fiato appoggiato ad un muro.
Con passo veloce l'uomo si avvicinò, e Brald gli sussurrò qualcosa nell' orecchio.
La guardia fece un cenno con il capo, poi corse via, uscendo dalla palizzata, per tornare meno di un minuto dopo, conducendo per le briglie la giumenta scura con la sella e le bisacce di Geralt.
“Puoi tenerti il cavallo witcher” disse Brald semplicemente, poi si infilò in bocca altre due foglie di menta.
“Io... ti ringrazio” rispose Geralt lasciando trasparire un velo di gratitudine sulla voce dura, poi allungò la mano afferrando le briglie che il soldato gli porgeva.
Si avvicinò e con la mano accarezzò il muso della cavalla.
“Come la chiamerai?” domandò il capitano masticando
“Come chiamo tutti i miei cavalli...” rispose il witcher “Rutilia”
“Puah…” ridacchiò Brald “se me lo avessi detto prima ti avrei dato il vecchio mulo spelacchiato che usiamo per portare le provviste...”
Il witcher scosse la testa facendo una mezza risata, poi montò in sella.
“È ora che io mi rimetta sulla via! Addio capitano e grazie... di tutto” disse allungandogli la mano
Brald ruotò il braccio sano e l'afferrò stringendola.
“Grazie a te witcher, anche se spero di rincontrarti prima o poi.”
Geralt fece un cenno con il capo, poi tirò le redini e partì al galoppo, uscendo dalla palizzata e gettandosi nella strada polverosa.
Con una scia di terra secca che lo seguiva si lasciò alle spalle il villaggio, mentre sopra di lui, nel limpido cielo azzurro, stemperato da una densa colonna di fumo nero il sole ormai rossastro iniziava a tramontare, immergendosi nel mare verde delle chiome degli alberi.
   
 
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