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Autore: Schmetterlinge    08/03/2020    2 recensioni
La vita non è tutta rosa e fiori.
Spesso presenta delle spine [e anche tante].
E certe volte mi domando perché.
Peccato che, per quanto mi sforzi, non riesco [mai] a darmi una risposta.
Perché la verità è che una risposta non c’è.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Gray Fullbuster, Lluvia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Diario   

 

 

 

 

La vita non è tutta rosa e fiori.

 

 

 

 [  Lo so bene  ]

 

 

 

 

Spesso presenta delle spine [e anche tante].

 

E certe volte mi domando perché.

 

Peccato che, per quanto mi sforzi, non riesco [mai] a darmi una risposta.

 

 

 

 

Perché la verità è che una risposta non c’è.

 

 

 

 

Così, rimangono soltanto due strade da percorrere.

 

 

 

 

 

La prima 

 

 

 

 

Decidere di nascondere [celare] la propria sofferenza isolandosi, mascherarla con finti sorrisi e false rassicurazioni, fingendo una serenità ed una felicità perse ormai da tempo.

 

 

 

La seconda

 

 [ Spesso più istintiva, 

 

più immediata ]

 

 

 

Decidere di riversare il proprio dolore su chi ci circonda senza troppe remore.

 

Ecco, solitamente le persone [e posso dirlo per esperienza personale] tendono a dividersi in queste due categorie.

 

Ed io non sono di certo famoso per appartenere alla prima.







 

 Anzi 

 

 

 

 

 

Mi era sempre stato più facile ferire chi amavo, allontanando tutto e tutti per paura di trascinarli a fondo, con me, piuttosto che fingere una felicità non mia.

 

Poi era arrivata lei.

 

Lei che, con i suoi sorrisi, con la sua imprevedibilità e la sua forza aveva cambiato le regole del gioco.

 

Mi era entrata dentro, nel cuore, senza più uscirne.

 

Se ero diventato una persona migliore era solo grazie a lei.

 

Lei, quella ragazza dai grandi occhioni blu, dal fisico esile e dalla chioma fluente.

 

 

 

 

 

La Dominatrice dei Mari

 

 

 

 

 

Quella stessa ragazza che ora si aggirava tra i giardini fioriti di Fairy Hill con sguardo perso, vuoto, spaesato.

 

Un ragazzo alto, dal fisico scolpito, dai lunghi capelli corvini e dalle iridi scure le stava accanto senza mai perderla di vista.

 

Lei sembrava a suo agio in sua compagnia, ne osservava i gesti e le movenze con aria rapita [per nulla intimorita] come se lo conoscesse da sempre.

 

Lui la scrutava assorto, teso.

 

Gli occhi rossi [lucidi] come se fosse sul punto di immagonarsi.

 

E Gajeel non aveva mai pianto.

 

Il gigante buono scrutava attentamente la sua migliore amica, camminando al suo fianco, come aveva sempre fatto fin dai tempi di Phantom Lord.

 

Si erano fatti una promessa e lui intendeva mantenerla, fino alla fine.

 

Qualunque cosa fosse accaduta, le sarebbe sempre stato accanto.

 

E lei avrebbe fatto lo stesso con lui.

 

Però …

 

Però questa volta era diverso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gajeel camminava accanto a Juvia, senza dire nulla.

 

Lancia un sguardo furtivo a Gray, che li osserva [assorto] non molto distante, da una delle finestre di Fairy Hill.

 

La ragazza pare non averlo notato, continuando la sua passeggiata tra i prati in fiore della Gilda.

 

Si siede su una panchina lì vicino, invitando il giovane a fare lo stesso.

 

Trascorrono attimi di silenzio che paiono interminabili.

 

Sospira, Juvia, incatenando il proprio sguardo a quello di Gajeel.

 

“Mi dispiace.”

 

Lui scuote la testa, palesemente scosso.

 

“Non è colpa tua.”

 

Lei lo scruta, continua a fissarlo, accarezzandogli il dorso di una mano.

 

“Quindi siamo amici?”

 

Lui pare schiarirsi la voce; ha un groppo in gola, fatica a parlare.

 

“Molto di più.

 

Sei la mia famiglia.

 

La giovane annuisce, osservando le dita di Gajeel intrecciarsi alle proprie.

 

Sorride; si sente così piccola, così fragile in confronto a lui.”

 

“Invece …”

 

Esita un attimo, prima di continuare.

 

“Quel ragazzo dai capelli scuri, con una cicatrice sull’addome: è anche lui un amico?”

 

Gajeel sente il respiro smorzarsi, i battiti accelerare, la morsa allo stomaco farsi soffocante e la testa girare.

 

Distoglie lo sguardo, incapace di sostenerlo oltre.

 

Si era illuso, convinto che si sarebbe risolto tutto nei migliore dei modi, che sarebbe andato tutto bene.

 

 

 

 

E invece

 

 

 

 

Quella non era Juvia, non lo era più.

 

E doveva accettarlo.

 

Lui, così come Gray e tutti gli altri.

 

Più il tempo scorreva e più le speranze di un possibile recupero andavano scemando.

 

Era bastato un attimo, un battito di ciglia per cancellare vent’anni di vita.

 

E nessuno aveva potuto fare nulla per evitarlo.

 

Si passa maldestramente una mano sugli occhi, il grande gigante buono.

 

La giovane lo osserva impotente, rammaricata.

 

“Non piangere, ti prego.”

 

Lui accenna ad un lieve sorriso, mentre continua a nascondersi; le dà le spalle, non riesce a guardarla [non più].

 

Juvia abbassa il volto, colpevole.

 

Inspira ed espira [profondamente].

 

Poi, si solleva [un poco] mettendosi sulle ginocchia, andando ad abbracciare [da dietro] quel gigante buono.

 

Gli circonda il collo con le braccia, accostando la propria guancia a quella dell’amico.

 

Riesce a sentire le membra di lui, dapprima rigide e tese, rilassarsi.

 

Gajeel accenna ad un sorriso, avvolgendola in uno dei suoi [poderosi] abbracci.

 

La stringe, accarezzandone la testolina folta; è così minuta, uno scricciolo, proprio come quando erano bambini.

 

E rimane così, Gajeel, aggrappato a quella che era sempre stata la sua migliore amica, a ricordare con grande amarezza,

 

 

gli anni dell’adolescenza, 

 

delle missioni, delle battaglie 

 

ma anche delle feste, 

 

dei balli 

 

e dei primi amori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Juvia cammina a passo sostenuto, recandosi nella propria stanza.

 

Si butta [poco elegantemente] sul letto, lasciando ricadere tutto il proprio peso.

 

Sente le lacrime rigarle il volto, ora così tirato, sciupato.

 

 

 

 

 

Triste 

 

 

 

 

 

Come aveva potuto cancellare vent’anni di vita?

 

Non riusciva a ricordare nulla.

 

 

 

 

 

 

Niente

 

 

 

 

Non aveva più radici.

 

Non aveva più certezze.

 

Poteva soltanto affidarsi agli altri e fidarsi delle parole degli altri, cercando così di rimettere insieme, pezzettino per pezzettino, i frammenti sparsi della propria vita.

 

Si stiracchia, ha il volto rivolto verso il basso quando [ad un tratto] scorge, proprio sotto il letto, una scatola in latta.

 

Incuriosita la prende ma non la apre, non subito almeno.

 

Ha una strana sensazione a riguardo; non sa spiegarlo ma un senso di inquietudine la assale, facendole mancare il respiro.

 

Poi, di colpo, sembra farsi coraggio; la apre, scoprendo così un vecchio diario.

 

Le pagine paiono [un poco] consumate; la copertina è di un azzurro acceso [il suo colore preferito] mentre il retro raffigura una strana bambolina.

 

Inizia a sfogliarlo, pagina dopo pagina, immergendosi in tutti quei ricordi, alcuni dolorosi, altri più felici.

 

 

 

 

 

 

Oggi ho conosciuto un ragazzo.

 

 All’apparenza è scontroso [e un po’ burbero] ma so [per certo] che dietro a quell’aria intrattabile nasconde un animo buono e generoso.

 

Perché anche io ero cosi.

 

Conosco bene quella sofferenza, quell’aggressività, quella voglia smisurata di nascondere il dolore.

 

Ho la sensazione che diventeremo grandi amici.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricordi il ragazzo di cui ti ho parlato?

 

Quel musone, un po’ burbero e scontroso?

 

Oggi ci siamo nuovamente scontrati e questa volta l’ho messo [letteralmente] al tappeto.

 

Credo di avergli rotto il naso.

 

Non avrei mai voluto ma mi ha fatto talmente imbestialire che non ho saputo trattenermi.

 

Non so come comportarmi; la verità è che vorrei tanto essergli amica.

 

Tutti lo evitano e lo temono.

 

Non ha nessuno.

 

Mi ricorda tanto me, qualche anno fa.

 

 

 

 

 

 

 

Le cose stanno migliorando tra me e quello scorbutico di Gajeel.

 

Abbiamo trascorso la giornata assieme, parlando del più e del meno.

 

L’ho visto sorridere, per la prima volta.

 

Non dovrei dirlo ma avevo ragione.

 

E’ un ragazzo gentile, sensibile e molto altruista,

 

con una grande passione per la musica.

 

Verrà con me in missione, nella mattinata di domani; ha insistito per accompagnarmi.

 

Speriamo non perda la testa, altrimenti mi toccherà metterlo in riga un’altra volta.

 

 

 

 

 

 

Gli anni scorrono, inevitabili, e Phantom Lord pare sempre la stessa.

 

Sarà anche una delle gilde più forti della Città ma a me è sempre sembrata così …

 

Triste.

 

Per fortuna ho Gajeel; non potrei [mai] pensare ad un’esistenza senza di lui.

 

E’ il mio migliore amico, la mia roccia, il mio sostegno.

 

E’ il mio punto fermo.

 

Una delle pochissime certezze in questa vita così tumultuosa.

 

E’ la mia famiglia, il fratello che non ho mai avuto e che mai avrò.

 

Se dovesse abbandonarmi [anche lui] non so cosa farei.

 

Perciò oggi ci siamo fatti una promessa.

 

Qualunque cosa accada, ci saremo sempre l’uno per l’altro.

 

Sempre e comunque.

 

 

 

 

 

 

 

 

Phantom Lord è stata rasa al suolo.

 

Così ho deciso di unirmi ad una nuova Glda.

 

Il suo nome è Fairy Tail.

 

Sono tutti così gentili, premurosi ed accoglienti.

 

Nulla a che vedere con Phantom.

 

Anche Gajeel ne farà parte, sono riuscita a convincere il Master.

 

Non avrei mai potuto abbandonarlo.

 

Mai.

 

Una promessa è una promessa.

 

Lui non sembra essere molto convinto ma sono sicura che, col tempo, mi ringrazierà.

 

Si troverà bene, ne sono sicura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’è un ragazzo che mi ricorda molto Gajeel nei primi anni di Phantom,

 

Stessi occhi scuri, stessi capelli corvini, stesso fisico prestante.

 

E’ bello, bello come il sole.

 

Il suo nome è Gray.

 

Credo di essermene perdutamente innamorata.

 

Tuttavia, non credo lui ricambi questi sentimenti.

 

E’ freddo, scostante; pare quasi irraggiungibile.

 

Non so se riuscirò mai ad avvicinarlo, non lo so proprio.

 

Ci vorranno giorni, forse anni, ma di una cosa sono certa.

 

Potrà sempre contare su di me.

 

Sempre.

 

 

 

 

 


 

Juvia continuava a sfogliare le pagine [una dopo l’altra] con ritmo incessante, quasi fosse affamata.

 

 

 

 

Affamata di verità.

 

 

 

 

Più leggeva e più i ricordi riaffioravano, ritornando ognuno al proprio posto.

 

Li vedeva [nella sua mente] riusciva a vedere continui e costanti flashback [uno dopo l’altro] di tutti i momenti più significativi della propria vita.

 

Sentiva le lacrime scendere [copiose] lungo il volto, una dopo l’altra.

 

Tutto stava tornando al proprio posto.

 

 

 

 

 

 

 

 [  Ogni cosa  ]

 

 

 

 

 

 

 

[  Lucy ] 

 

 

 

 

 [ Erza ] 

 

 

 

 

[ Wendy ] 

 

 

 

 

[ Levy ]

 

 

 

 

[ Natsu ]

 

 

 

 

 

[ Gajeel ]

 

 

 

 

[ Gray ]

 

 

 

 

 

e tutti gli altri ragazzi della Gilda.

 

 

Come aveva potuto dimenticare tutto quello che aveva condiviso con loro nel corso degli ultimi anni?

 

 

 

Le battaglie. 

 

Le vittorie e le sconfitte.

 

Le Feste, 

 

I balli in maschera, 

 

i Tornei.

 

 

 

 

 

Ansima, portandosi una mano al cuore.

 

Le manca l’aria.

 

Chiude gli occhi, cercando di respirare profondamente.

 

Il suo primo pensiero va a Gray e a Gajeel.

 

Si alza [di corsa] sbattendo poco elegantemente la porta dietro di sè.

 

Corre, senza sosta, fino ad arrivare al giardino del dormitorio maschile.

 

Fa per svoltare l’angolo quando scorge [poco distante] il suo migliore amico, ancora seduto sulla panchina dove avevano conversato quella mattina.

 

Teneva le spalle curve, lo sguardo basso e le mani conserte.

 

Juvia continua ad ansimare, richiamando così l’attenzione del grande gigante buono.

 

Il ragazzo si alza [di scatto] non appena la vede; la osserva preoccupato, pare non capire.

 

Fa per andarle incontro bloccandosi, tuttavia, non appena la vede piangere, sorridente.

 

“Mi dispiace.”

 

Ansima, la ragazza dalle profonde iridi blu.

 

“Mi dispiace di averci messo tanto.

 

Tiene ancora tra le mani il suo diario.

 

Gajeel sgrana gli occhi, mentre lei continua a fissarlo, supplice.

 

“Non potrei mai dimenticarmi di te, Gajeel.”

 

Ansima, tra un singhiozzo e l’altro.

 

“Nè di Gray, né di tutti gli altri.”

 

Si scrutano ancora per qualche attimo, quando Gajeel le corre incontro travolgendola con tutto il proprio peso.

 

Si abbracciano, proprio come quando erano bambini.

 

Piange, Juvia, stringendosi al suo migliore amico quasi avesse paura di perderlo.

 

“Ho una voglia di prenderti a sberle, Ameonna.”

 

Scoppia a ridere, la Water Maker.

 

“Ti voglio bene anche io, Gajeel.”

 

Si stacca quel poco che basta per lasciargli un bacio a stampo sulla guancia.

 

Lo guarda, felice, gli occhi vispi, pieni di vita e di felicità ritrovata.

 

“Dov’è lui?”

 

Si gira appena in tempo per scorgere Gray osservarli a qualche metro di distanza.

 

Juvia gli sorride, con sguardo consapevole.

 

“Gray-sama.”

 

Bastano due parole, due semplice parole e il volto del ragazzo si illumina.

 

Non ci vuole molto perché Juvia gli si getti tra le braccia.

 

E Gray l’accoglie, senza troppe remore.

 

Si scrutano, occhi negli occhi.

 

“Ti sono mancata?”

 

Lui le sorride, con tutta l’intenzione di non volerla lasciare andare.

 

“Da morire.”

 

E così tutto, come d’incanto, era tornato come ai vecchi tempi.

 

 

 

 

 

I tempi delle battaglie,

 

delle vittorie e delle sconfitte,

 

delle Feste, dei Balli in maschera, dei Tornei,

 

e dei primi amori.

 

 

 

 

   
 
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