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Autore: _Son Hikaru    11/03/2020    0 recensioni
E se Mamoru e Natsumi avessero una figlia?
E se un giorno Mamoru si ritrovasse solo con lei?
Proverebbe a farla giocare a calcio?
Piccolo prequel di "Deve amare il calcio" che ho scritto nel 2016
Dal testo:
" “Ti va se papà ti insegna un nuovo gioco?” Mitsuki annuì con la testa tornando a battere con energia e allegria le mani, e a Mamoru bastò quello per iniziare a sentire l’emozione salirgli in petto."
Spero di avervi incuriositi!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark/Mamoru, Nelly/Natsumi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Giochiamo a calcio?
 
 
Sospirando piano Mamoru chiuse il librincino che reggeva fra le mani posandolo sul tavolino accanto al divano assieme a tutti gli altri. Dodici libri, dodici storie diverse, una più noiosa e soporifera dell’altra e ancora, nonostante fossero già le due del pomeriggio passate, la sua Mitsuki non voleva saperne di chiudere gli occhi e lasciarsi scivolare nel mondo dei sogni, mandando cosi all’aria tutte le raccomandazioni che gli aveva fatto Natsumi prima di uscire, e che lui stava cercando disperatamente di rispettare.
“Deve fare il pisolino Mamoru, o sarà tropo stanca per cenare” gli aveva detto sulla soglia di casa poco prima di posare un bacio con fare sconsolato e dispiaciuto sulla testolina di capelli castani della loro bambina.
“Stai tranquilla tesoro” le aveva detto lui sorridendole con fare rassicurante “La metterò a letto alle due in punto” aveva aggiunto poi. Ma come faceva a rispettare la parola data se Mitsuki continuava ad agitarsi come fosse un’anguilla fra le sue braccia?
“A me tutte quelle storie hanno fatto venire sonno” le disse mentre invano cercava di trattenere uno sbadiglio “Non ti andrebbe di dormire nel lettone assieme a papà?” Continuò poi guardandola con fare speranzoso.
Di tutta risposta Mitsuki, che quel giorno pareva più energica e dispettosa del solito, scosse la testa tornando ad agitare le gambette e a battere le mani con fare allegro.
“No, direi proprio che non ti va” rispose Mamoru sospirando con rassegnazione e preoccupazione; una volta tornata a casa, di questo era sicuro, la sua Natsumi lo avrebbe ucciso.
Mitsuki rise divertita risvegliandolo dai suoi pensieri, e nell’istante esatto in cui la vide agitare le gambe come a calciare un pallone immaginario, un’idea gli balenò in testa portando con sé la soluzione all’insonnia e iperattività della figlia: calcio. Se Mitsuki avesse esaurito un po’ di energie giocando di sicuro poi si sarebbe addormentata senza problemi; insomma quanto mai avrebbe potuto reggere a tirare calci una bambina di appena un anno? Sarebbe crollata dopo neppure dieci minuti, e così lui avrebbe evitato l’ennesima strigliata sulla responsabilità da parte di Natsumi.
Convinto ed orgoglioso della sua idea, Mamoru sorrise a Mitsuki e disse: “Va bene, facciamo come vuoi tu: oggi non si dorme.” A quelle parole gli occhietti nocciola di Mitsuki presero a brillare di una lucetta birichina e piena di soddisfazione: almeno per quel giorno si era scampata l’ora del pisolino
“Ti va se papà ti insegna un nuovo gioco?” Mitsuki annuì con la testa tornando a battere con energia e allegria le mani, e a Mamoru bastò quello per iniziare a sentire l’emozione salirgli in petto.
Finalmente, pensò mentre con fare soddisfatto e trionfante andava a recuperare una palla morbida dall’armadio dei giochi, dopo aver sistemato Mitsuki nel box in cui giocava, senza Natsumi in torno aveva la possibilità di iniziare Mitsuki a quella che in futuro sperava sarebbe diventata una passione anche per lei.
Fu con gli occhi che brillavano e il cuore che gli faceva le capriole in petto per l’emozione, che Mamoru tornò nel salotto dalla figlia.
La palla che reggeva fra le mani era piccola, poco più grande di un pugno adulto, blu cobalto e così morbida da poter essere scambiata per un cuscino, e Mitsuki, seduta sul tappetino colorato del suo box, le rivolse uno sguardo curioso e così pieno di emozione, che mostrandogliela Mamoru non riuscì a trattenere un sorrisetto pieno di soddisfazione e una sorta di orgoglio.
“Felice di aver attirato la tua attenzione” le sorrise Mamoru mentre piano, cercando di non farle male con i piedi, scavalcava il recinto del box per poter giocare assieme a lei più comodamente. “Questa è una palla” le disse poi sedendosi a gambe incrociate davanti a lei e porgendole con gentilezza il nuovo oggetto.
Fino a quel momento, per severo divieto di Natsumi che non voleva vedere la sua bambina con un pallone ai piedi già così piccola, Mitsuki non aveva mai visto una palla, e per Mamoru osservarla mentre curiosa e sospetta cercava di capire cosa fosse rigirandosela fra le mani provando invano a morderla con quei pochi dentini che aveva, fu un vero piacere, uno dei momenti più belli che aveva vissuto nella sua vita dopo la sua nascita.
“Tienila in mano tutto il tempo che vuoi” le disse Mamoru regalandole un sorriso incoraggiante quando la vide rivolgergli uno sguardo incerto, un po’ come se stesse cercando la sua approvazione “Anche io lo facevo sempre, aiuta ad abituarsi. Vedrai quanto sarà bello quando inizierai a tirare i primi calci” aggiunse poi senza riuscire a trattenere una risatina. Bellissimo, vederla tirare i primi calci al pallone nella sua direzione, sarebbe di sicuro stato qualcosa di magico.
Mitsuki lo guardò incuriosita mentre invano cercava di dare un morso alla palla
“Vuoi vedere come papà gioca con la palla?” Le chiese Mamoru porgendole la mano perché lei gli ridesse la palla. Mitsuki, seppur a malincuore perché la palla le piaceva molto di più dei peluche e dei sonaglietti con cui giocava di solito, allontanò la palla dalla bocca sistemandola nella mano del padre.
Dopo averla asciugata con un panno dalla saliva con cui Mitsuki l’aveva imbrattata mordendola, Mamoru la posizionò davanti a sé, si alzò in piedi e piano, calibrando con attenzione la forza, diede un piccolo calcio alla palla facendola arrivare dritta davanti a Mitsuki.
Estasiata da quello che aveva appena visto, spalancando la bocca in una O piena di stupore, Mitsuki si sporse in avanti, poggiò le mani a terra e facendo leva sulle gambe provò a mettersi in piedi con tutta l’intenzione di imitare quello che il padre aveva appena fatto con i piedi. Purtroppo però, avendo compiuto un anno da appena qualche settimana, ancora non era capace di alzarsi da sola e tutto ciò che ottenne provandoci fu di ruzzolare a terra e pestare la fronte sul tappetino del box.
“Ehi c’eri quasi sai” le disse Mamoru correndo subito in suo aiuto rimettendola a sedere e massaggiandole con delicatezza la fronte per evitare che le uscisse un bernoccolo. Un po’ stordita Mitsuki scosse la testa, tirò su col naso un paio di volte, ma nonostante quello che anche per Mamoru era stato un gran bello spavento, non scoppiò a piangere. Alzò le braccia verso di lui e per un attimo, guardandola, Mamoru ebbe la sensazione che non gli stesse chiedendo come al solito di essere presa in braccio, ma di aiutarla a mettersi in piedi per poter dare anche lei un calcio alla palla.
“Non ti arrendi mai eh” le sorrise Mamoru porgendole con emozione le mani in modo che lei potesse aggrapparvisi “Beh del resto sei figlia di due testardi” aggiunse poi guardandola con una sorta di ammirazione mista ad orgoglio, mentre aggrappata alle sue mani si metteva finalmente in piedi.
Prendendola con il piede, Mamoru posizionò la palla davanti a Mitsuki, mimò di nuovo il movimento del calcio e rimase in attesa.
In un primo momento Mitsuki rimase immobile con lo sguardo nocciola puntato con fare perplesso sulla palla, un po’ come se la stesse studiando o stesse ragionando su come fare per colpirla. Poi, d’improvviso, lasciandosi sfuggire un gridolino acuto, memore di quello che poco prima aveva fatto il padre, tirò in dietro la gambetta destra e finalmente calciò con tutta la forza che aveva.
Fu un tiro debole e dalla traiettoria tutta storta, completamente diverso da quello dritto e pulito del padre, eppure il sorriso che le illuminò il volto quando si rese conto di essere davvero riuscita nella sua impresa fu quanto di più bello e puro Mamoru avesse mai visto nella sua vita.
“Papà è fiero di te Mitsuki!” Esclamò raggiante Mamoru prendendola in braccio e iniziando a riempirla di baci e di ogni sorta di complimento possibile e immaginabile “È stato il tiro più bello che io abbia mai visto!” Aggiunse poi facendole fare una mezza giravolta per aria “Sei già una piccola campionessa tesoro!” continuò dandole un grosso bacio sulla guancia destra. Emozionata più che mai per l’effetto che il raggiungimento del suo obbiettivo aveva avuto sul padre, Mitsuki scoppiò a ridere allacciandogli le braccine attorno al collo così da evitare di cadere: avrebbe tirato calci a quella pala anche in eterno se questo significava renderlo così tanto felice e orgoglioso.
Il loro gioco non terminò con quel tiro, continuarono a farsi piccoli passaggi a lungo, troppo perché una volta tornata a casa, verso le cinque del pomeriggio, Natsumi non li trovasse profondamente addormentati nel box dei giochi.
 
 
 
 
“Tesoro ti prego non voglio dormire sul divano” protestò Mamoru fermo davanti alla porta chiusa a chiave della loro camera da letto
“Sei un irresponsabile!” Gli ringhiò contro Natsumi da dentro la stanza “Per colpa tua che l’hai fatta giocare tutto il giorno a cena non è riuscita quasi a toccare cibo!” Aggiunse poi, e il suo tono di voce era talmente irritato, o meglio alterato, che Mamoru, pur convinto che il digiuno della figlia non fosse stato completamente colpa sua, ebbe paura di ribattere
“Ma tesoro, io ci ho provato! Le ho letto tutti i libri che mi hai dato!” Disse poi nel disperato tentativo di giustificarsi ed evitarsi il divano, che, almeno per lui, era il più scomodo del mondo.
“Chiudi il becco!” Gli ringhiò di risposta Natsumi sembrando sull’orlo di una crisi isterica.
Terrorizzato al solo pensiero di poter peggiorare la situazione e magari finire addirittura fuori casa, Mamoru decise di arrendersi e di darla di nuovo vinta a lei.
“Va bene…” bofonchiò affondando con rassegnazione il viso nel cuscino che Natsumi gli aveva tirato addosso prima di cacciarlo fuori dalla stanza. Quella, pensò voltandosi verso il divano, sarebbe certamente stata una lunga e scomoda notte, ma il pensiero della gioia con cui la sua bambina aveva tirato calci alla palla per tutto il pomeriggio, rendeva quella tortura più sopportabile, quasi piacevole.
Sì, non c’erano dubbi, da grande la sua Mitsuki sarebbe stata una grande calciatrice.
 
 
 
 
 
Angolo autrice<3
*schiarisce la voce*
Salve a tutti, vi sono mancata? No? Pace, io sono tornata ugualmente e in grande stile con una MarkxNellyxMitsuki!
No ragazzi, non sono una fan sfegatata di questa coppia, ma descrivere Mark come padre mi piace un sacco, solo che, per questioni di forza maggiore, devo interpellare anche Nelly… insomma volevo che la figlia avesse il suo stesso sangue… che non fosse stata adottata… ok dai avete capito!
Dunque, non so se vi ricordate o no ma tempo fa, nell’estate 2016, avevo scritto una storia sulla prima parolina detta da Mitsuki, “Deve amare il calcio”, ecco in quella storia ho accennato al fatto che Nelly non voleva che i primi passetti della figlia fossero per tirare calci al pallone, eee beh eccomi qui a far diventare reale l’incubo di Nelly ahahah, mi sento una sadica X’D Nelly mi starà odiando, ma che ci posso fare? A me piace troppo farla disperare. Che poi povera Mitsuki, un anno e ancora non aveva mai visto una palla, Nelly sei un vero mostro a privare in questo modo la tua bambina di un gioco divertente e salutare come il calcio!
Mark non potevo che descriverlo super emozionato al solo pensiero di poter trasmettere il suo amore per il calcio a sua figlia, mi sembrava ci stesse… insomma praticamente vede solo quello. Io personalmente da piccola credevo che si sarebbe sposato con un pallone, altro che Nelly ahaha (o Axel… poteva scegliere anche lui ma vabbeh)
Dunque che altro dire, avevo pubblicato questa storia il nove, per il mio compleanno ma questa mattina, dopo averla riletta, l’ho cancellata. Perché mi chiedete? Semplicissimo perché era un vero disastro! Ho dovuto correggerla tutta perché scrivendola da tablet avevo fatto un sacco di errori O.O errori che è meglio non dire, mi dispiace per le 12 persone che avevano letto quella versione tremenda.
Vi chiedo perdono, e ringrazio tutti coloro che avranno la pazienza di arrivare alla fine e di commentare, fatelo non siate timidi perché io accetto anche le critiche, ma solo se sono fatte con tatto, no siate troppo brutali, ho voglia di migliorarmi ma ho anche un cuoricino che batte e potrei restarci male.
Detto questo grazie a tutti
Un bacio
Hika<3
 
 
  
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