Arrivati nell’ufficio di Ambra, Amelia non ci pensò due volte nel rivolgersi acida a lei, dopotutto era la sua natura.
“Allora Ambra, hai richiesto a Lysandro un incontro per un’intervista?” Nemmeno un buongiorno, come stai.
“Beh ecco, si sa che è da cinque anni che non rilascia dichiarazioni a nessuno… “ Ed ora è comprensibile il perché…
“Quindi non hai chiamato. Bene. Comincia a metter via tutte le tue cose.” Bingo.
“Come scusa?” Ambra era alquanto sorpresa. Non si aspettava minimamente una reazione del genere da parte di Amelia.
“Hai sentito bene. Sei licenziata. Non mi servono persone che non prendono sul serio il loro lavoro. Guarda il caso proprio questa mattina ho chiamato Lysandro e pare che non abbia nessun problema a concederci un’intervista.”
“Ma…”
“Niente ma! È da più di tre settimane che ti ho affidato questo compito. Dovevi pensarci prima. Mi dispiace ma sei licenziata.” Senza peli sulla lingua la nostra Amelia! pensava nel frattempo Castiel che cercava di trattenere le risate.
Castiel non aveva mai sopportato Ambra, la quale era sempre lì a fargli il filo. Una volta si è pure presentata a lavoro con vestiti abbastanza indecenti (o per lo meno con pochi vestiti addosso) e quel giorno Amelia si è arrabbiata come non mai, l’ha rimandata a casa a cambiarsi. Diceva che non era per niente opportuno vestirsi in quel modo a lavoro. Ci furono risate quel giorno ma nessuno perse il tempo a sparlare alle spalle di Ambra, soprattutto perché un’Amelia può far paura ma se è pure arrabbiata, bisogna stare attenti a ciò che si fa.
Ritornati in ufficio, come al solito, Amelia cominciò subito a lavorare.
“Allora Castiel sabato hai da fare?” Strana domanda.
“Si, c’è il compleanno di mia nonna.”
“Cancella l’impegno, dille che non potrai andarci, dobbiamo lavorare. E non osare contestarmi. Questo è un ordine del tuo capo. Punto e basta.” Ecco. Appunto. Questa donna è peggio di un dittatore.
“Guarda che se rimani acida come adesso non troverai mai un uomo.” disse Castiel con il suo solito ghigno. Amelia lo fulminò subito con lo sguardo.
“Non credo che questi siano affari tuoi.” Ho forse toccato un punto dolente?
“Terrificante! Ma parlo sul serio, arriverà un giorno che sarai più sola di un cane.“
“Cosa me ne faccio della mia vita non sono affari tuoi, l’ho già detto.” Castiel fece per ribattere nuovamente ma in quello stesso istante squillò il telefono.
“Pronto, ufficio della signorina Amelia Brown, desidera?” Fu Castiel a rispondere. Ovviamente.
“(...)”
“Va bene, l’avviso subito, arrivederci.” Sul volto di Castiel si dipinse un’espressione seria.
“Che succede Castiel?”
“E’ stata convocata urgentemente di sotto nell’Aula Magna, pare che ci sia una persona che deve comunicarle un fatto che la riguarda.” Quelle parole, per quanto sembrasse fosse successo qualcosa, non turbarono minimamente Amelia. La donna di ghiaccio. Era per motivi come questi che le affibbiarono questo nomignolo.
“Va bene, mi reco subito di sotto.” Sospese per un momento il suo lavoro e si diresse nell’aula dove un uomo sui vent’anni la stava aspettando con dei documenti in mano.
“Buongiorno signorina Amelia, sono Nathaniel e vengo dall’ufficio d’immigrazione per avvisarla che il suo visto è scaduto, perciò dovrà lasciare momentaneamente New York.” Fu allora che la calma di poco prima si trasformò in preoccupazione.