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Autore: Parsy    14/03/2020    1 recensioni
“Mi dispiace…”
Regis guardò quello che rimaneva di Dettlaff, ormai consumato dalla rabbia e dall’odio. Rammentò quelle notti nella stamberga, quando non esistevano altro che loro due…
[RegisxDettlaff]
Genere: Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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HALF OF MY HEART
 
“I’m Sorry…”
 
La stanza era buia: una piccola finestra riusciva ad illuminare solo la parte superiore del luogo; erano presenti diverse mensole, utilizzate per sorreggere delle ampolle e dei barattoli vuoti che potevano fare invidia alle scorte di quelle di un alchimista. Un letto, o meglio una brandina, si trovava nell’angolo più buio della stanza. Su di essa solo una coperta, che a malapena delineava la forma della figura sottostante.
La stamberga era situata in un bosco, abbandonato da ogni creatura vivente che popola il Continente -umani, elfi, nani e anche mostri-.
La porta si aprì con uno scricchiolio. Passi pesanti fecero il loro ingresso: un uomo dai capelli corvini portava sulle spalle un cervo; aveva girovagato a lungo per ottenere quella preda e si era spinto ben oltre il confine del suo normale territorio di caccia.
“Regis non temere… Sono io, sono tornato…”
Dettlaff si avvicinò alla stanza nella quale l'altro vampiro stava riposando.
Regis non si mosse dalla sua posizione; rimase lì, immobile, sotto la coperta che, in un certo senso, lo faceva sentire al sicuro, protetto. Può sembrare buffo se si pensa come un vampiro superiore possa provare quel sentimento di paura che, invece, dovrebbe essere proprio dell’essere umano.
Eppure, in quelle condizioni, non si sentiva altro che una foglia… Una misera foglia in balia del vento, fragile, inerme.
Il corvino si mise in piedi davanti alla brandina, poggiò il cervo sul pavimento e scoprì con delicatezza il volto dell’altro che, infastidito, emise un gemito di disapprovazione.
“È inutile fare il pipistrellino, Regis! Forza, alzati… Ti ho portato qualcosa da azzannare.”
“Dettlaff lo sai che io non voglio bere sangue, per favore…” Un rantolo uscì dalla bocca del vampiro, mentre accennava quasi ad una supplica nei confronti dell’altro.
“Lo so, però devi ammettere che non esiste altro modo per permetterti la rigenerazione, se non quello di bere sangue. Almeno non ti ho portato quello umano…”
Regis provò a mettersi seduto, aiutandosi con le barre di ferro del suo giaciglio, mentre Dettlaff lo reggeva per le spalle; tirò il cervo per le corna, alzandolo per metà dal pavimento e portandolo sulle sue ginocchia. Il vampiro si avvicinò con il naso al collo dell’animale e, dopo aver prima annusato la sua preda, digrignò i denti, mostrando i canini affilati.
Non una goccia di sangue venne sprecata... I denti affondarono nella carne così profondamente che il sangue non aveva tempo per colare lungo la pelliccia della carcassa e finiva direttamente nella gola della creatura.
Il pasto non durò molto. Regis non si nutrì di tutta la creatura, ma solo di buona parte. “Ti prego Dettlaff, non restare a guardare. Nutriti anche tu. In fondo è la tua preda.” Dettlaff, che si era posizionato di lato sotto una delle mensole, fece inizialmente un segno di stizza; solo quando incrociò i suoi occhi con l’altro e vide quelli lucidi di lui, si fece avanti e finì di ripulire il cervo di tutto il liquido vitale che aveva in corpo.
Dopo aver finito il pasto, il vampiro dagli occhi grigi, aiutò il compagno a rimettersi steso, dopo gli ripulì la bocca, ancora sporca di sangue, con una manica.
“Dettlaff per favore, mettiti un po’ vicino a me…”
E così fece… I due si misero stesi su quel letto che, per forze a loro estranee, riusciva a sorreggere il peso di entrambi. Dettlaff mise un braccio sotto la testa di Regis che ne approfittò per trovare riparo sul suo petto.
I due stettero immobili così, per ore. Nella stanza il silenzio era sovrano; si sentivano a malapena il fruscio delle foglie e l’ululare del vento.
Dettlaff guardava Regis intenerito e, ogni tanto, utilizzava la mano del braccio libero per accarezzargli le grandi basette che portava sul volto; adorava poterglielo fare e sapeva benissimo che non avrebbe trovato resistenza.
“Regis, che ne dici di accelerare il processo di rigenerazione?”
“Dettlaff, no… Ti prego…”
“Melitele si prega, Regis. Non me…”
Regis rise a quell’affermazione e strinse ancora più forte il petto sul quale era poggiato.
“Avanti, sai che ti farà bene” Dette queste parole, Dettlaff si liberò dalla presa che lo costringeva a rimanere supino e si sbottonò il colletto della camicia per mostrare il suo candido collo; prese l’altro vampiro per la nuca e lo avvicinò alla sua carne, pallida e fredda.
“Dettlaff no…”
“Andiamo! Se non vuoi farlo per te, fallo almeno per me. Sai quanto mi piace.”
Regis, udite quelle parole e combattuto sul da farsi, si avvicinò al collo che aveva davanti; lo annusò, riempiendo le narici con il suo odore e solo quando ne fu totalmente ebbro diede il primo morso.
I canini affondarono nella carne molto facilmente. Come per la precedente preda, non una sola goccia di sangue uscì dalla ferita. Regis iniziò a nutrirsi del sangue dell’altro vampiro e mentre lo faceva riusciva a sentirlo scorrere nelle sue vene, sentiva l’energia che gli entrava in corpo.
Dettlaff gemeva mentre l’altro compiva il lavoro; lo eccitava passare da predatore a preda, specie se era Regis a farlo. E più egli rendeva il verso acuto, più il vampiro tirava velocemente il sangue dal collo.
Ad un tratto però, il vampiro dai capelli corvini decise di passare al contrattacco e con un movimento fulmineo riuscì a liberarsi dai canini del compagno; si mise a sedere per poi successivamente mettersi al di sopra di Regis che, confuso per quello che stava succedendo, rimase immobile.
Dettlaff fece un sorriso compiaciuto e con quella espressione si chinò sul volto dell’altro. Le labbra si congiunsero, mescolando tra loro saliva e sangue.
Mentre i due si baciavano, le mani Regis iniziarono ad esplorare la schiena dell’altro, affondando gli artigli nel tessuto e nella pelle sottostante.
Dettlaff, in risposta, iniziò a maneggiare i bottoni delle giacche di entrambi.  Non fu un compito difficile: in men che non si dica, entrambi erano discinti, ma fu Regis a togliere definitivamente le vesti.
Il corvino rimase sopra l’altro, specchiandosi negli occhi giaietti di lui; gli accarezzò il corpo magro, solleticandolo nei sui punti sensibili con la punta degli artigli.
E solo quando egli notò l’eccitazione di entrambi, lo afferrò per i fianchi per sentirlo totalmente suo.
 
Quella notte si sentivano a malapena il fruscio delle foglie, l’ululare del vento e i gemiti di due creature amanti.
 
 

“Mi dispiace…”
Regis guardò quello che rimaneva di Dettlaff, ormai consumato dalla rabbia e dall’odio. Rammentò quelle notti nella stamberga, quando non esistevano altro che loro due. Lo azzannò al collo e iniziò a bere quel sangue che un tempo gli fu vitale.
Per il resto della sua eternità, metà del suo cuore sarebbe sempre stata destinata a Dettlaff.
Lasciò il corpo, fragile e immobile, nudo sulla pietra, su quella rovine dove, nelle giornate senza nebbia, si riesce a vedere Dun Tynne all’orizzonte.
   
 
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