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Autore: Mahlerlucia    15/03/2020    3 recensioni
Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo.
Alcune ci riportano indietro e si chiamano ricordi.
Alcune ci portano avanti e si chiamano sogni.
(Jeremy Irons)
[Iwaizumi x Oikawa]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anime/Manga: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life
Rating: giallo
Avvertimenti: Lime, What if?
Personaggi: Tōru Oikawa, Hajime Iwaizumi
Pairing: #IwaOi
Tipo di coppia: Shonen-ai

 


Somewhere only we know


 
I came across a fallen tree
I felt the branches of it looking at me
Is this the place we used to love?
Is this the place that I've been dreaming of?
 
 
I petali di sakura cadevano a iosa sul viale che conduceva all’entrata della scuola. Saresti già dovuto essere in classe se qualcuno – a caso! – non ti avesse chiesto di restare su quella panchina inondata da quel fastidiosissimo rosa.
Nell’estenuante attesa, il tuo sguardo si era posato sugli ultimi ritardatari che correvano verso i cancelli dell’Aobajohsai High, guidati dal suono della campanella che indicava l’imminente inizio delle lezioni. Il raziocinio ti stava fortemente invitando a seguire il loro esempio e a fregartene di quel pusillanime che non si era nemmeno degnato di ricordarsi di averti dato appuntamento in quello strano punto; non esattamente tra i più strategici nelle vicinanze.
Al diavolo, Oikawa. Mi sono rotto di stare qui ad aspettarti! Fottiti!

“Iwa-chan!”

La sua voce squillante aveva interrotto quei pochi passi che ti stavano separando dall’ennesima giornata circondata da mera normalità. Non avresti saputo dire cosa potevi aspettarti da lui e da quella sua assurda richiesta di marinare la scuola per andare in territori ignoti e senza una valida ragione.
Una volta voltatoti verso lui, non avevi potuto evitare di notare il suo abbigliamento non proprio consono all’orario. La divisa scolastica non era stata contemplata neanche per depistare la sua famiglia mentre si trovava ad uscire di casa.
Il solito Shitty-Kawa! Come se il mondo ruotasse solo ed esclusivamente intorno a te...

“Dove cazzo vai vestito così?! Sei pronto per una scampagnata al centro commerciale?”

Il suo sorriso effimero, di quelli nemmeno lontanamente paragonabili ai segni di reale felicità che aveva avuto modo di mostrarti quando eravate bambini, ti aveva infastidito esattamente quanto il fatto che non avesse considerato quanto tu tenessi alla sua puntualità; come suo solito.
La sua mano tesa era un esplicito invito ad avvicinarti a lui, a seguirlo nei suoi pensieri e nelle sue follie. Come se già non lo facessi in autonomia durante la notte, quando svariate volte ti era capitato di svegliarti e ritrovarti bagnato sulla fronte e tra le gambe, con il suo viso impresso nella mente.
I suoi grandi occhi castani erano sempre stati più ipnotici dello sciabordio delle onde di un mare agitato. Non potevi resistergli, per quanto avresti preferito tirargli pugni in faccia dalla mattina alla sera piuttosto che ammetterlo apertamente.

“Iwa-chan, non vorrai andare a perdere tempo a scuola?!”

“Perdere tempo? Ti rendi conto che fra una settimana saremo scaraventati fuori da questo fottutissimo posto che...”

“Che... cosa?”

Una smorfia beffarda si era impressa sul suo viso pallido quanto ammirevole, teso quanto desiderato. Era ben  consapevole di averti colto in fallo, votandoti contro le tue stesse parole. Tōru era sempre stato un abile filibustiere quando si trattava di raggirare le persone per quelli che erano gli obbiettivi che perseguiva. E tu avevi perso il conto delle innumerevoli volte in cui, volente o nolente, ci eri cascato con tutte le scarpe.
L’ultima cosa che avresti dovuto mostrargli in quel frangente era la tua titubanza, la tua incapacità di racimolare nel giro di mezzo secondo quella risposta secca che lo avrebbe steso sia a livello psichico che fisico. Ma le tue funzioni intellettive sembravano non avere alcuna intenzione di collaborare, stregate dalla curiosità per l’insolita situazione venutasi a creare tra di voi.
Tōru aveva il coltello dalla mano del manico, e tu potevi solo sperare che non si decidesse a sferrare il colpo di grazia, quello decisivo. Il rischio di rimanerci secco poteva essere troppo alto per i tuoi standard.

“Che dovrei raggiungere il primo possibile pur di non restare qui a sorbirmi le cazzate che ti passano per la testa. Cerca almeno di presentarti agli allenamenti quando avrai finito con il tuo shopping compulsivo.”

La sua espressione mutò radicalmente nel momento in cui realizzò di aver perso le redini di quel gioco di resistenza a cui lui stesso aveva dato vita. La sua spavalderia si fece ben presto sostituire da un senso d’inquietudine e fastidio al quale ti aveva abituato nel corso degli anni; specie da quando aveva capito di non essere tanto invincibile come pensava.

“Secondo te sarei così banale da volerti portare per negozi?”

“No, tu non mi porti da nessuna parte. Vado in classe e non osare più rompermi i coglioni, intesi Baka-Oikawa?”

“Fra una settimana le nostre strade s’interromperanno!”

Fra una settimana... cosa?!
Buio. Precipizio. Perdita di battiti cardiaci e respiri irregolari. Un tunnel che sembrava senza uscita. O, peggio ancora, mostrava un bivio davanti al quale non saresti mai stato in grado di scegliere correttamente.
Cos’aveva appena detto quell’idiota?! Cosa, esattamente, si sarebbe dovuto interrompere? Chi aveva mai detto o pensato una cosa del genere? Chi aveva mai attraversato con la propria mente un territorio tanto lontano ed ostico? Quindi, sino a quel momento sarebbero bastate le quattro mura dell’Aobajohsai High ad unirvi? Indossare ogni giorno la stessa divisa e la medesima casacca sportiva vi univa ancor più di quello che... insomma... della vostra ‘amicizia’?
Come cazzo si fa a definire una cosa del genere come una normale ‘amicizia’?

“Sono le tue connessioni cerebrali che si sono interrotte da tempo immemore. Mi vuoi dire cosa diamine avresti in mente? Dove vorresti andare?”

“Così mi piaci, Iwa-chan. Curioso e ubbidiente.”

“Ubbidiente un paio di palle!”

Con l’incapacità di controllare gli slanci umorali che ti contraddistingueva, ti eri avvicinato a lui con l’intento di tirargli una sberla diretta in pieno viso; ma la fermezza della sua posizione era riuscita ad inchiodarti a pochi centimetri da lui. Eri divenuto un fascio di nervi sia per lo snervante desiderio di conoscere quanto prima le sue intenzioni, sia per la crescente ed inconsapevole necessità di stare al suo fianco in quella strana giornata d’inizio primavera, ovunque stesse decidendo di andare. Non avresti mai sopportato l’eventualità di saperlo in giro solo con il suo malinconico contorno di rimpianti e rimorsi; figurarsi pensarlo in compagnia di altri soggetti a te più o meno graditi.
Ma che tu mi debba considerare un cagnolino da riporto... questo no, non posso tollerarlo!

“Ti do tre secondi – e ho detto tre! – per dirmi dove hai intenzione di andare. Uno-“

“Iwa-chan, perché non provi ad indovinare da solo?”

“... due...”

“Cosa ti costa provarci?”

“... due e mezzo...”

“Al parco vicino al fiume!”

L’ultimo posto in cui saresti voluto andare assieme a lui.
 
 
***
 
 
“Ok, ora che siamo qua... dimmi quello che hai da dire e torniamo per la ricreazione.”

Le braccia conserte e le gambe divaricate avrebbero dovuto conferirti una parvenza di assoluta padronanza della situazione, ma così non era. Inutile nascondersi dietro ad un dito e far finta che trovarsi proprio in quel posto fosse come essere in qualunque altro luogo di quella città che avevi da sempre condiviso assieme a lui. Un amico d’infanzia che con il passare del tempo era forse diventato qualcosa di più. Qualcuno che nella tua florida immaginazione risultava essere ancora piuttosto nebuloso ed accecante, come un paradosso dal quale non ti saresti potuto liberare con tanta facilità.
Tōru guardava di fronte a sé, dandoti le spalle e posando una mano sul tronco di quel vecchio albero sul quale s’intravedevano ancora i piccoli segni che avevate lasciato da piccoli per confrontare le vostre altezze. Dal momento in cui avevi cominciato ad intuire che saresti stato destinato ad essere più basso di lui, avevi iniziato a rinunciarci. In fondo, eri tu quello più caparbio tra i due e non riuscivi a capacitarti del motivo per cui l’altezza fosse stata donata per natura ad una lagna vivente come lui.

“Ti ricordi questi segni?”

“Purtroppo sì.”

Si girò d’impeto, mostrandoti un sorriso pieno di cui non sapevi se poterti fidare o meno. Saresti andato per tentativi, come avevi fatto ogni volta in cui, in passato, Tōru era riuscito a stupirti con i suoi comportamenti ossessivi. A partire dal giovane Kageyama, sino ad arrivare alla visione notturna dei dvd che raccoglievano i principali match delle squadre avversarie che dovevate affrontare di volta in volta.
Iniziò a giocherellare unendo e dividendo le dita delle due mani. Alcune erano incerottate per proteggere i piccoli tagli che si era provocato in fase di allenamento. Non avevi mai compreso perché i setter avessero la strana abitudine di usare le loro dita con quell’esagerata scioltezza, alla stregua di un pianista nel bel mezzo di un’esibizione sul palco di uno dei più annoverati teatri del mondo. Veneravi la leggiadria non comune con la quale toccavano il pallone per farlo arrivare nella posizione più comoda allo spiker di turno. Altro non erano che le leve funzionali al servizio della forza dell’intera squadra, egocentrismo permettendo.

“Iwa-chan, perché ti sforzi inutilmente nell’essere così scontroso con me? Questo posto ci ha visti crescere insieme.”

“Non usare quella parola.”

“Perché?”

Mi stai prendendo in giro?  
Sforzarti di rimanere il più sereno possibile non era di certo impresa semplice, ma non potevi permetterti di cedere alle sue prime provocazioni. Era ben chiaro dove volesse andare a parare, inutile fare grandi giri di parole solo per arrivare ad incazzarti più del dovuto.

“Se devi dirmi qualcosa parla subito e finiamola qui.”

Qui è la parola giusta! Bravo, Iwa-chan!”

Di nuovo!
Tōru era riuscito ad intortarti a dovere un’altra volta, senza esclusione di colpi. Qui era un avverbio di luogo maledetto, di quelli che avrebbero portato inesorabilmente la tua mente indietro nel tempo.
Erano passati quasi due anni da quel momento che non ha mai avuto la decenza di scollarsi dai tuoi pensieri quotidiani. Sì, perché non c’era stato un solo giorno, da allora, in cui non eri riuscito a pensare alle sue labbra posate sulle tue, alle sue mani che tiravano la stoffa leggera della camicia dell’uniforme scolastica per ancorarsi a te, per non lasciarti scappare in un momento che lui aveva desiderato esattamente quanto te. Se solo l’indomani non avessi inveito contro te stesso, contro di lui e contro quel gesto definito come ‘sconsiderato’, ‘sbagliato’ ed ‘egoistico’. Nessuno di questi tre aggettivi c’entrava con quel temporale di sentimenti ed emozioni che aveva iniziato a sconquassarti l’anima al solo ricordo delle salive che si mischiavano allo stesso ritmo delle vostre pulsioni sessuali. Avvertire la presenza del suo sesso turgido sotto la patta ancora chiusa dei pantaloni aveva poi fatto il resto.
Un’esplosione che vi aveva unito e separato in un vortice di aspettative da non deludere e realizzazioni sociali da dover ancora mettere in atto a causa dell’età ancora troppo acerba.
Un episodio adolescenziale che tale doveva rimanere, specie se non volevate incorrere nell’autodistruzione di tutti i vostri buoni propositi.

Shitty-Kawa, non tirare fuori quell’argomento. Te lo sto chiedendo con tutta la calma che non ho mai avuto con te.”

“Oh, almeno una cosa giusta l’hai detta.”

Due dita poggiate sulla fronte per cercare di contenere quel fiotto di nervosismo che si stava palesando tra le tue meningi. Era impossibile rimanere completamente calmi tenendo conto delle reminiscenze di quel giorno di primavera, quando i petali di sakura circondavano quelli che in seguito avevate deciso di considerare solamente come degli ‘errori’, delle bravate giovanili a cui dover far fronte solo in caso di nuova ricaduta. Coincidenza che non si era mai verificata, fortunatamente.
Fortunatamente?  

“Non sei mai stato molto delicato con me. Tranne quel giorno...”

“Smettila immediatamente se non vuoi che ti tiri una testata che ti farà ancor più male di quella che ti ho dato il giorno che volevi menare Kageyama!”

Le tue parole pregne di aggressività – così come di timore – sorbirono l’effetto del tutto opposto a quello che ti saresti aspettato. Nessuna ruga di perplessità sulla sua fronte; i suoi enormi occhi castani non si erano piegati al rimorso o alla paura di subire l’ennesima umiliazione da parte tua. D’altronde, non era di certo una novità per lui tentare di andare oltre quel muro di rimbrotti e termini coloriti dietro al quale eri abituato a ripararti per non doverti ritrovare faccia a faccia con i sentimenti che provavi per lui.
Osò addirittura qualche passo verso di te, sino a ritrovarsi a pochi centimetri dalla punta del tuo naso. Neanche a dirlo, il tuo autocontrollo stava andando bellamente a farsi benedire, senza neanche prendersi la briga di consultare il tuo conscio. Non c’era niente da fare: era sempre stato lui il più forte tra voi, per quanto potesse sbagliare nei mezzi e nelle modalità.

“Fallo!”

Eh? 
L’istinto non era riuscito ancora ad estinguersi, nonostante gli enormi sforzi che stavi compiendo per cercare di contenerti. Le tue dita afferrarono i lacci della sua felpa e lo portarono con irruenza a te. Le vostri fronti s’incontrarono, ma l’impatto non fu particolarmente doloroso. Non fisicamente parlando, perlomeno.
Il suo respiro, il suo odore, una ciocca dei suoi capelli che si era permessa di ricadere tra voi... la sua risata sardonica e attraente quanto una torta di cioccolato in una giornata di magra, la sua lingua che si muoveva con avidità sul tuo labbro superiore...
Basta!

“Fottiti, Tōru Oikawa.”

Per dischiudere le labbra e approfondire quel contatto maledetto bastò un attimo, un piccolo cedimento emotivo che ti stava portando sulla giusta via della lealtà, della condivisione e della liberazione personale.
Le sue braccia si strinsero attorno alle tue spalle, i suoi occhi si lasciarono andare, così come gran parte del suo essere. La presa sulla felpa si sciolse in un’unione a cui non saresti mai stato capace di sottrarti. Non avresti mai potuto lasciar andare qualcosa che saresti stato costretto a rincorrere per il resto dei tuoi giorni. Ne eri perfettamente consapevole, inutile girarci troppo intorno.
Le labbra umide e sanguinanti sembravano non averne mai abbastanza le une delle altre, tanto da indurvi ad approfondire quel contatto più del dovuto, andando oltre il viso. Quei dannati capelli solleticavano le tue guance esattamente come quel giorno, assieme ai flebili petali di sakura.
Tra un sospiro e l’altro, tra una carezza e un gemito, non avevi potuto evitare di ripetere in maniera maniacale il suo nome, come quando s’intrufolava nei tuoi sogni più reconditi.

“Va bene, Iwa-chan. Ma solo in tua presenza. Non mi fido degli sconosciuti.”

“Ma cosa...?”

Posò un dito sulle tue labbra per ottenere il silenzio. Non era necessario inveire in quel momento, specie se avevi intenzione di farlo all’unico scopo di coprire il tuo evidente imbarazzo. Oramai i giochi erano fatti e non c’era più modo di rimediare. Sempre se era ancora presente nell’aria l’intenzione di trovare una soluzione a un qualcosa che piaceva da impazzire ad entrambi.
La sua bocca sfiorò di nuovo la tua, ma questa volta era accompagnata dal sapore salato delle sue lacrime di gioia. Aveva capito ogni cosa sin da principio, ma aveva preferito non parlarne, lasciandoti del tempo utile per elaborare e rifletterci. L’imminente fine del ciclo scolastico lo aveva però messo alle strette; di conseguenza, aveva deciso di agire.
Non avrebbe mai voluto perderti ed era consapevole della reciprocità dei vostri sentimenti.
Tu per lui eri la persona più importante, l’amore.

Vaffanculo, Shitty-Kawa.
Ti amo anch’io e ora lo sai.
 
 
 
 
… And if you have a minute, why don't we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So…










 

Angolo dell’autrice


Il mio angolino autrice sarà un po’ diverso dal solito.
Parto dal presupposto che ho scritto una #IwaOi. E fin qui, ve ne sarete accorti tutti se siete arrivati fin qui.
Quello che magari alcuni lettori non sanno è che non rientra tra le mie OTP di questo fandom. Difatti è la prima volta che mi ritrovo a scrivere di loro e non sono sicura di niente, dall’ambientazione alla caratterizzazione. Spero di non aver ‘deviato’ troppo e se così dovesse essere, mi scuso in anticipo con tutti coloro che leggeranno.
La domanda dunque è... Chi me l’ha fatto fare di scrivere una #IwaOi con tale premessa?
E via con un’altra premessa per spiegare la precedente premessa. XD

Tutta l’Italia si trova in un momento di crisi generale per motivi che tutti conosciamo e su cui non starò qui a dilungarmi. Sono a casa, nella mia pigra quarantena, lavorando in settimana grazie ai mezzi messi a disposizione dalla tecnologia. Le persone a me care stanno tutte bene e sotto alcuni aspetti mi sento quasi una privilegiata.
Di contro, conosco persone che non possono permettersi di restare a casa nonostante oramai non si possa fare altro. Mi rivolgo in particolare alle categorie che maggiormente ne stanno soffrendo, ovvero i medici e gli infermieri.
Tra le persone che conosco ‘virtualmente’ – e che leggo con piacere soprattutto in questo fandom – c’è una ragazza, specializzanda in medicina, che ogni giorno ‘rischia’ la propria incolumità per recarsi in pronto soccorso per lavoro. Non può agire altrimenti e nemmeno si sogna di trovare scuse per evitare di farlo. In questi giorni i miei pensieri sono spesso andati a lei e a tutte le persone che si trovano nella stessa condizione, così come a coloro che purtroppo hanno contratto il virus. Siete degli eroi e sono sicura che #andratuttobene soprattutto grazie a voi! <3

Dhiskey, questa storia è per te perché te la meriti. <3
Non c’è altro da aggiungere, in puro stile Iwa-chan! XD

Un ringraziamento speciale va alle tre persone che mi hanno sostenuta in questa iniziativa. ;)

La canzone da cui ho tratto il titolo e parte del testo è ‘Somewhere only we know’ dei Keane (ma vi consiglio anche la cover di Lily Allen). Il testo è scritto in seconda persona, al passato e seguendo il POV di Iwaizumi.

Un abbraccio virtuale a tutti!
 
Mahlerlucia
   
 
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