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Autore: Elsa Maria    15/03/2020    2 recensioni
C’era un vaso nel loro salotto.
L’aveva posizionato lei sopra il camino, fra l’orologio e il candelabro, davanti il ritratto di famiglia. Era un regalo di nozze, il suo scopo era quello di essere un memento a quel giorno.
Persino una volta che le sue crepe furono riempite d'oro.
Persino quando il ragazzo d'oro l'aveva riempito con un mazzo di fiori.
Perché era importante preservare quel simbolo, altrimenti avrebbe perso significato. Lei lo avrebbe perso.
[Storia partecipante al contest "Who put crack in my amortentia?" indetto da GiuniaPalma / LadyPalma sul forum di EFP - 4a classificata - Vincitrice del premio "Amortentia"]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Golden Wedding



C’era un vaso nel loro salotto. L’aveva posizionato lei sopra il camino, fra l’orologio e il candelabro, davanti al ritratto di famiglia. Non ne era affezionata, lo considerava di troppo nell’arredamento della sala, ma era stato un regalo di nozze e aveva ritenuto giusto esporlo. In parte per educazione, in parte per simbolismo. Era lì da principio, aveva vissuto e visto tutto: la prima volta che aveva detto la parola casa in quella nuova dimora, i baci del buongiorno, gli abbracci e l’affetto, le risate, le rassicurazioni, le discussioni. Molte discussioni. Da quelle più accese a quelle più moderate, costellate da timidi scusa e sussurrati mi dispiace. È questo il matrimonio. Si fonda sullo scambio della reciproca fiducia, sancita da un anello. Si crede che in un modo o nell’altro con il proprio compagno si possa trovare un punto d’incontro, basato su quella fiducia. Non importa quanto si litiga, non importa quanto si scherza, finché ci si fida l’uno dell’altro c’è un matrimonio. Il vaso era un memento a quel giorno per questo gli aveva scelto una posizione privilegiata, così da non poterlo dimenticare.
Con il senno di poi, avrebbe dovuto sospettare che tutto sarebbe andato perduto quando lo aveva scagliato a terra. Chiudendo gli occhi poteva ancora sentire l’infrangersi della ceramica echeggiare nella stanza.
Sapeva che decidere di sposare Draco Malfoy non si sarebbe rivelato semplice. Erede di una delle sacre 28 più leali al Signore Oscuro, mangiamorte in libertà vigilata e uomo alla deriva privo di speranze per il futuro; lei lo aveva scelto nonostante tutto. Draco era gentile, dolce, premuroso, persino attento, si era avvicinato a lei in punta di piedi, le aveva teso la mano solo al loro terzo incontro. Non si pentiva di essersene innamorata e fu inevitabile che dicesse sì di fronte quella proposta fatta di un imbarazzo mal celato. Quel che le era sfuggito di mano era stato il poi, quando i sorrisi, i buongiorno, la loro stessa quotidianità si tramutò in silenzio, un silenzio che andò di pari passo con la distanza che Draco pose fra loro. Quando Astoria chiese cosa stesse accadendo erano alla cena del loro secondo anniversario. Non la sconvolse scoprire che suo marito amava anche gli uomini, la sconvolse più scoprire che aveva baciato qualcuno per scoprirlo. Aveva diviso le more dall’anatra, l’anatra dalla barbabietola, arrivando a graffiare il piatto con il coltello. Non disse nulla, preferì sorseggiare lo champagne che gli parve aceto. Litigarono animatamente quella sera stessa, in salotto. Era solo un bacio, rispondeva lui, nemmeno voluto! e lei scuoteva il capo, dandogli del bugiardo, del traditore, cosa stavano facendo del loro matrimonio? Fu alla non risposta di Draco che prese il vaso e lo buttò a terra. Alle urla e al tonfo conseguì il silenzio. Si scusarono l’un l’altro, si baciarono, si amarono in quella stanza, fra i cocci del vaso.
Il giorno dopo Draco lo aveva fatto riparare ed era ritornato sul camino.
Il vaso prima di semplice ceramica decorata ora era tracciato da fratture dorate. Kintsugi, l’arte di riparare un oggetto con l’oro per valorizzarne la fragilità trasformata in una nuova forza, più bello e prezioso di prima; fu nell'osservarlo che il dubbio si annidò in lei. Non riusciva a vederne la bellezza o la forza, ma solo ricche venature che evidenziavano le fratture e le rendeva visibili. Si chiese se le crepe in cui il suo orgoglio si era sgretolato si fossero anche loro riempite d’oro donandole una nuova forza, oppure fossero in mostra più facili da colpire. Quando Draco si avvicinò a lei abbracciandola da dietro e baciandola, le soffiò contro la pelle una promessa; in quel momento credette che la risposta fosse nella nuova forza.
Sapeva di star mentendo a se stessa.
Arrivò alla porta in un giorno d’inverno, con la legna che crepitava nel focolaio, la prova di quanto fosse precaria la posizione del vaso. Si presentò avvolto in una sciarpa a strisce giallo oro e con un mazzo di fiori in mano: Harry Potter rimase in piedi ad osservarla in rispetto del suo esterrefatto silenzio. Le ci volle una spiegazione e una buona mezz’ora per rendersi conto che tutto fosse vero. Draco aveva iniziato a frequentare Harry - non più Potter- da due settimane a quella parte. Fu grazie al vaso, le venne raccontato, entrambi ne dovevano riparare uno e si erano ritrovati a parlare e non a litigare, stranamente si erano scoperti amici. Era gentile Harry, gentile più di quanto un normale ospite fosse. Capì poi che lo era soprattutto con lei. Da quel primo incontro di conoscenza i fiori nel vaso cambiarono costantemente, ad ogni visita. I piccoli mazzi divennero sempre più intricati, variopinti, variegati, tanto che una volta nello studiarli si ritrovò a ricercarne i significati. Tulipani rossi, passione, Ibisco, incanto di un istante, Gelsomino, eleganza, amabilità e desiderio, Amaryllis, attesa, Lilà, Orchidea, Non ti scordar di me; Astoria non seppe quando iniziò ad arrossire di fronte ai sorrisi di Harry Potter. Attendevano sempre assieme l’arrivo di Draco, davanti ad una tazza di tè. Aveva scoperto che Harry amava una miscela di Oolong ai fiori d’arancio, lei invece sorseggiava il suo Earl grey a piccoli sorsi nella speranza che quel momento solo loro potesse durare di più. Anche di un singolo attimo.
“Draco è fortunato.” Le disse una volta. “Sono geloso del rapporto che ha con te. Sei una donna fantastica Astoria.” Fu come scoprire una verità celata sotto un telo. Harry Potter aveva ragione, Draco era fortunato ad averla. Non c’era mai stata una volta in cui aveva mancato di volgersi verso di lui, ancor prima che verso se stessa, mai una volta che non si fosse fidata delle sue parole, delle sue azioni; ma allora perché il marito non le sorrideva da tempo come invece Harry stava facendo? Quello sconosciuto presentatosi un giorno alla sua porta con un semplice mazzo di fiori e una parola gentile che aveva fatto tanto facilmente breccia nel suo cuore. Era in quel momento che Draco solitamente entrava e la clessidra riprendeva a scorrere. Il sorriso che Harry le rivolgeva si spostava verso il marito che gli rispondeva con un sorriso altrettanto caldo; fu quando lui decise di sedersi accanto ad Harry che si rese conto di odiarlo. Alla fine le fratture si erano rivelate null’altro che semplici pezzi ricongiunti, constatò mentre cambiava l’acqua al vaso sostituendo il mazzo di fiori e la risata lieve di Draco Malfoy, proveniente dal salotto, risuonava nel suo cuore come lo schiantarsi della ceramica al suolo.
Indifferentemente da ciò, la sabbia continuava a scorrere lenta in quella stretta fessura di vetro della clessidra. Lei e Draco si parlavano, si sorridevano, proprio come un passante fa ad un conoscente. Le cene erano costellate di chiacchiere su quali commissioni aveva portato a termine durante la giornata, su quali mansioni avevano riempito la giornata di Draco, su chi aveva spettegolato su chi altro e quando Harry Potter sarebbe tornato. Lo chiedeva sempre lei, ironicamente, lasciando ogni volta sull’espressione del marito un sorriso amaro. “Ti piace Harry?” Le aveva chiesto una di quelle sere dopo aver sbocconcellato la tartare di tonno; lei aveva risposto con un sincero sì. Draco aveva risposto che anche per lui era così. Solo in quell’istante lo scorrere della sabbia fu veloce, mentre loro erano persi fra i ricordi in cui Draco Malfoy e Harry Potter erano nomi sulla bocca di tutte, soprattutto nel dormitorio delle ragazze serpeverde del suo anno. Scherzarono di una complicità da marito e moglie.
La mattina dopo si risvegliò nuda nel proprio letto dalle lenzuola fredde, allora sentì un’altra crepa aprirsi sul vaso, ma quando andò a controllarlo questo era intanto. Per sicurezza volle cambiare l’acqua ai fiori, accorgendosi a vaso riempito che a gocciolare non era il rubinetto, ma il suo volto chino in avanti.
Harry Potter si presentò quel pomeriggio con un mazzo di Garofani rossi infiocchettati da un nastro del medesimo colore. Lo fece entrare ancor prima di ricordare che Draco non ci fosse quel pomeriggio, e quando le tornò in mente lo tenne per sé fin quando non fu servito il tè. Harry non toccò il suo Oolong, lasciò la bevanda fumare prendendo posto al fianco della donna.
“Astoria, stai bene?” Non fece in tempo ad osservare il divano piegarsi al peso dell’uomo che questo aveva parlato con quella voce rassicurante. “Mi sembri stanca… Hai litigato con Draco?” La mano porta in avanti verso le sue congiunte in grembo. Quanto tempo era passato, chiese al tempo stesso, da che qualcuno le chiedesse come stesse? Quanto tempo era passato, chiese a se stessa, da che lei se lo domandasse? E la risposta era lì su un volto solcato da quello stesso tempo che crudele era passato su di lei lasciando tracce troppo profonde. Sorrise appena, non riuscendo a mettere più quella maschera infiocchettata che aveva trovato insieme ai regali di nozze da parte dei Malfoy. Ai tempi si era detto che non l’avrebbe mai indossata, sia per non dar soddisfazione a delle persone che ancora la accettavano sia per non piegare se stessa ad una condizione che non la rappresentasse, ma con gli anni, per quella dinamica di coppia sposata per cui si cerca il compromesso in uno scambio reciproco di cieca fiducia, aveva iniziato a non ritrovare più il suo volto nel proprio riflesso; Harry Potter lo aveva trovato e lo accarezzava con quei suoi enormi occhi verdi.
L’eco dell’infrangersi del vaso risuonò come la voce del marito appena entrato nel salotto. Fu uno schianto tale che la fece ritrarre indietro per lo spavento e solo allora se ne accorse: stava per baciare Harry. Ciò che si era concretizzato come un bisogno stava per prendere forma in quella distorta realtà fatta di crepe, e se non fosse stato per lo scorrere della clessidra avrebbe per una seconda volta schiantato a terra il vaso; eppure qualcosa si era comunque rotto, ma non era stato quello. Era il sottile filo che teneva lei e Draco uniti, spezzato di fronte al fatto che Astoria aveva odiato la voce del marito. Aveva odiato che fosse entrato rovinandole, ancora una volta, il suo momento, prendendosi qualcosa che lei avrebbe desiderato ottenere: il sorriso gentile di Harry. E tutto era tornato a scorrere in quella vita che ormai aveva capito starle stretta. Era stanca di stare a capricci, ad umori, a vivere in un piccolo angusto spazio fatto di silenzi e rimpianti, ricordi di qualcosa che non sarebbe più potuto essere da quando si era graffiata le dita nel raccogliere i cocci di quel dannato vaso simbolo del proprio fallimento. Draco aveva provato altro per l'ebbrezza di scoprire più di se stesso escludendola dall’equazione? Ora anche Astoria voleva provarlo. Lei voleva Harry, voleva per sé le sue attenzioni, le sue parole, i sorrisi che le rivolgeva e il poter raccogliere ogni significato celato in quei fiori. Garofani rossi, amore passionale. Lei anche lo amava. Amava quel Harry Potter che era riuscito a capire come stesse, lo amava quando si sistemava gli occhiali dopo aver riso per una sua sciocca frecciatina, il modo in cui solitamente sorseggiava il tè e le confidava in un sussurro che era piacevole passare del tempo con lei, ma soprattutto il calore che lui e il suo pensiero facevano sbocciare nel suo cuore lasciandola boccheggiante di una sensazione che ormai le era diventata sconosciuta. Così chiese al suo riflesso distorto se la parola tradimento non fosse il nome dell’oro che scorreva fra le sue fratture per donarle una nuova vita, la sua seconda possibilità. L’avrebbe afferrata, fu la decisione, avrebbe spaccato la clessidra, interrotto il tempo, distrutto il proprio matrimonio, ma non avrebbe infranto il vaso; dentro c’erano ancora i Garofani rossi.
Incipriata e in un succinto vestito verde smeraldo, si ritenne pronta ad attraversare quell’uscio verso una nuova occasione… Quello che vi trovò dall’altra parte fu proprio ciò che l’aspettava: tradimento. Strinse con forza la maniglia della porta del salone non riuscendo a reagire alla visione delle labbra di Harry schioccare contro quelle di Draco. Come l’effetto di una fotografia, l’immagine immobile prese movimento e i baci divenero un lascivo risucchiare la bocca altrui, mentre le salive si mescolavano e unimidivano la pelle a contorno delle labbra. Serpentine, le lingue si attorcigliavano in un viscido e bagnato scivolare fatto di caldi ansiti e respiri che sapevano delle loro colazioni. Riusciva a sentire il pizzicare della barba incolta di Harry, come anche i denti affilati di Draco mordere la carne; ciò in cui non riusciva era nel distaccare gli occhi da quello spettacolo fatto di passione bagnata, di umori e odori, di corpi e calore. Con i pensieri persi fra quello scambio di salive si accorse che il tradimento non era l’oro, ma era quelle stesse fratture che ancora la solcavano e che ora non la tenevano più assieme. Richiudere la porta fu come schiantarsi ancora una volta sul pavimento. A quel modo, si rese conto che la luminosa prospettiva della risoluzione aveva ingoiato lo spettro delle sue paure, lasciando che incombesse su di lei come un soffio di vento su una fiamma. Doversi girare indietro, faccia a faccia con quello spettro, si rivelò inaspettatamente meno distruttivo di quanto si aspettasse: spenta l’abbagliante luce del futuro, vide chiaramente ogni traccia lasciata dietro di sé. Dal momento in cui Harry aveva fatto il suo ingresso nella casa sorprendendola, per ogni regalo e premura, non c’era un sorriso che non fosse per Draco ogni volta che entrava nella stanza. Quel calore di cui si era innamorata divenne il bruciore lasciato da uno schiaffo di fronte una verità che aveva lei stessa coltivato e lasciato crescere. Non era il tradimento a stringerle il cuore, non era nemmeno aver visto suo marito nelle braccia di un altro, era qualcosa di più profondo e crudele: gelosia. Era gelosa di come Harry teneva Draco. Era gelosa di come Draco smaniava per i baci di Harry. Era gelosa di quel che avevano, era gelosa che lei non lo avesse mentre loro sì. E odiò se stessa ancor prima di Draco che l’aveva messa da parte, ancor prima di Harry che l’aveva ingannata. Odiò la persona che le aveva fatto vedere significati lì dove non c’erano, che si era lasciata convincere da parole di circostanza, spinte da sentimenti come il senso di colpa o una generica gentilezza, ma prive dell’interesse che lei aveva dato loro. Odiò essersi persa, essere stata la nemica di se stessa nel permettersi di mettersi dopo, che fossero le paure, che fosse il matrimonio, che fosse l’idea che un’altra persona le avrebbe ridato la forza perduta, lo odiò e si accorse che il tremore era dovuto a quello e non per l’aver visto la fine del rapporto che aveva cercato in tutti i modi di salvare e che avrebbe dovuto rimpiangere. Forse in tutta quella doccia fredda di sentimenti l’unico che rimaneva a galla, persino tiepido, era quel sentimento d’amore che aveva accudito, tenero e nuovo, per Harry; era stato bello poterlo, seppur per poco, stringere nel proprio palmo.
Dopo tutto, si ritrovò lì, nel salotto, ad osservare il vaso sul camino fra l’orologio e il candelabro, davanti al ritratto di famiglia. Le fratture dorate rilucevano alla fievole luce dei lumini e nel silenzio della stanza quel vaso rimase immobile, immutato, stoico nel suo essere un simbolo. Sorrise mestamente, sulle labbra un retrogusto amaro.
Quella volta il rompersi della ceramica non lasciò nessun eco, si perse nel silenzio. Alla fine non era altro che un semplice vaso.


Angolo Dell'Autrice:

Scrivere questa storia è stata una sfida. Mi fa sorridere che sono riuscita anche in questo caso ad inserire la Drarry, che è la mia coppia del cuore senza ombra di dubbio, ma la storia non verte sul loro, ma su Astoria, il suo sentimento che muta verso Harry e il tradimento. La scelta di giocare sulla figura del vaso e l'arte del Kintsugi mi è venuta scrivendo, ma mi ritengo soddisfatta delle varie ambivalenze che ne sono venute fuori.
Quando parlo di sfida non mento, è stato un percorso difficoltoso in cui, anche concentrata sul fine del contest, rileggevo le frasi cercandone l'errore; alla fine mi sono arresa al fatto che dovevo finirla ed eccola qui, sullo scoccare della scadenza... Ma l'importante è che ci sia! Spero...
Spero anche e soprattutto che vi piaccia, data la sfida incentrata sulla crack paring!

Here we Go!

   
 
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