I
always get what I want – Impossible is nothing
Prologue
Penny
Penelope
sbadigliò sonoramente, versandosi del caffè nero come la pece nella tazza
firmata “Hello Kitty” che le sorrideva dal lavello, imprecando sottovoce quando
una goccia le sfuggì e andò a macchiare il marmo bianco della cucina.
Saltellò
qua e là per la stanza, alla ricerca di uno straccio, o un fazzoletto, o un
pezzo di scottex, arrendendosi di fronte alla spugna
utilizzata la sera prima per lavare i piatti.
«Porca
Grace», sibilò in direzione dell’orologio a forma di gatto che segnava le otto
meno un quarto, e che molto simpaticamente l’avvisava di essere in un fottutissimo ritardo.
Afferrati
due mazzi di chiavi che produssero un rumore pazzesco a causa di gingilli e
campanelli opportunamente attaccati, Penelope si avviò a passo veloce verso la
porta d’uscita, attorcigliandosi nella sciarpa bianca che stava cercando di
indossare.
«Merda,
merda, merda!», canticchiò tra sé e sé, prima di mettersi tra i denti un portafogli
nero e sbattersi la porta alle spalle.
Orange
County, California, ore otto meno sette: Penelope Jane River si preparava ad
una spossante giornata di lavoro.
Jackson
Gli occhi verdi di Jackson scrutarono con vaga
curiosità il corpo aggrappato alla sua vita della giovane ragazza con cui
condivideva il letto.
In una casa non sua, e questo l’aveva capito dalle
pareti verde smeraldo tappezzate di Lilly e il
Vagabondo, Topolini e Paperini vari.
Cercò di districarsi da quell’abbraccio a dir poco
stritolante con scarsi risultati, costretto poi a scuotere la giovane bionda.
«Uhm…che
c’è’, tesoro?»,mugugnò quella in risposta, aprendo solamente un occhio marrone
in direzione del giovane.
«Dovrei
alzarmi, altrimenti farò tardi al lavoro», borbottò con voce impastata dal
sonno, guardando con stizza l’ora che lampeggiava sulla radio-sveglia.
Quando
la giovane lo liberò quasi cadde dal letto per la foga che ci mise a scappare
via; raccattò i vestiti a terra, cellulare e cappello, prima di dileguarsi.
Jackson
Rathbone si chiuse la porta alle spalle, sbuffando sonoramente: doveva
smetterla con quelle scappatelle notturne.
Kellan
Kellan
aprì con molta attenzione la porta di casa, scrutando poi il corridoio in cerca
di sua sorella o, peggio, suo padre.
La
notte prima aveva fatto tardi da Rob: avevano improvvisato un torneo alla
playstation a cui, modestia a parte, aveva stra-vinto. Non che si aspettasse
altro visto la schiappa che era Pattinson.
«Fai
piano, Grace è ancora nel mondo dei sogni», sibilò una voce burbera alle sue
spalle, cogliendolo di sorpresa; Kellan quasi ruppe un vaso a causa del balzo
che effettuò.
«Che…cosa
ci fai già sveglio?»
L’uomo
sorrise ambiguo, una borsa di pelle stretta nella mano destra ed un giornale
nell’altra. Si avviò con passo cadenzato alla porta, dando poi un calcio
scherzoso al figlio scapestrato.
«Sai,
è ora di uscire. Non di rientrare. Ricordati di svegliare Grace, è una maniaca
della puntualià…a differenza tua»
Kellan
Cristopher Lutz sorrise al padre con un bagliore di divertimento negli occhi
azzurri. Fischiettando allegramente, si avviò su per le scale, pronto a buttare
giù dal letto la sua adorata nanetta.
Grace
La
luce solare filtrò attraverso le persiane della stanza, facendo mugugnare
infastidita la figura nascosta sotto le coperte, ancora addormentata.
Un
piede sbucò al lato destro del letto e sbatté malamente contro una bottiglia
d’acqua naturale, portata la notte prima per un mal di gola doloroso.
Con
uno sbadiglio ed uno scricchiolio delle gambe, una massa informe di capelli
color cioccolato sbucò dalle coperte, subito appiattiti da una mano piccola e
severa.
Ad
un’occhiata rapida alla sveglia di Snoopy sul comodino, Grace strillò forte,
maledicendo suo fratello maggiore e gli assurdi festini che lo facevano sempre
rincasare al mattino.
Come
minimo, pensò correndo in bagno per un richiamo puntuale, quell’idiota si era
addormentato sul divano.
Grugnì
più volte mentre tentava di infilarsi un paio di jeans scoloriti e lavarsi i
denti contemporaneamente, sputando poi come un ragazzo nel lavandino.
«Ehi,
nana, sei sveglia?»
Lo
spazzolino da denti rosa arrivò dritto, dritto sul petto muscoloso del
fratello, che scoppiò in una fragorosa risata.
Grace
Ann Lutz lo ignorò bellamente, afferrando un paio di converse-all star nere da
sotto il letto ed infilandosele con un broncio memorabile.
***
Note poco chiare e poco
serie:
Iniziamo
questa storia con la speranza di divertirvi e farvi sorridere, come facciamo
noi stesse durante la stesura.
Fateci
sapere i vostri pareri, le vostre perplessità o altro ancora, cliccando
sull’apposita scritta “Vuoi inserire una recensione?”. ;)
Ossequi,
Cà e
Hilly