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Autore: Herror    18/03/2020    0 recensioni
[dal testo]
In quel momento, entrambi, si urlarono con gli occhi tutti i "Ti amo" mai detti e le peggiori parole mai sentite.
Si dissero "addio" così: con un bacio e con frasi mai dette.
***
Harry/Louis Actor!Harry
Questa è la riscrittura di un'altra OS che ho su questo profilo, ma siccome non riesco a modificarla da quella pubblicazione (perchè sono un'incapace) eccola qui - in tutto il suo splendore.
L'altra non la cancello perchè ci sono affezionata nonostante tutto il suo schifo :)
tpwk
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Inspira. Espira.
L'unica cosa che Harry fosse in grado di fare in quel momento: respirare.
Inspira. Espira.
Doveva assolutamente calmarsi.
Inspira. Espira.
Nulla, l'adrenalina e l'ansia erano troppo per poter ragionare lucidamente.
Inspira. Espira.
Compiva solo queste due semplici e basilari azioni da minuti ormai.

L'atmosfera odorava di pece, lacca ed adrenalina. Odori che facevano parte di Harry da ormai troppo tempo, odori che riportavano a sensazioni ormai tatuate sulle pelle del riccio.
Lo rendevano leggero perchè, alla fine, Harry non poteva essere più felice di fare quel che stava facendo.
Sotto ai suoi piedi si trovava un grande palco in legno color ebano che faceva risaltare molto le sue gambe color avorio.
Era rovinato, vissuto, sentito – impossibile dirvi se stia descrivendo il palco stesso o il ragazzo, erano un'unica cosa.
Chissà cosa ci racconterebbe quel palco se potesse parlare... ci narrerebbe di amori finiti male, amori che trionfano sul male, danze leggiadre, pianti, sorrisi. Ne avrà viste molte.
Avrà visto molti ragazzi che, come Harry, erano pieni di scariche elettriche ma non avrà mai visto un ragazzo che, come Harry, fosse triste in quel luogo.
Non avrà mai visto un ragazzo che, come Harry, stesse realmente piangendo su quel palco.
Non avrà mai visto un ragazzo che, come Harry, stesse pensando all'uomo che ha amato e che gli ha voltato le spalle.
Non avrà mai visto un ragazzo che, come Harry, stesse pensando di strapparsi il cuore dal petto e darlo in pasto ai lupi - cosa doveva farsene ormai? occupava solo spazio, si disse beffandosi di sè stesso.


 

Davanti a lui si parava un enorme sipario di velluto verde che un solo uomo avrebbe smosso con difficoltà.
Quel grande pezzo di velluto aveva raccolto molta polvere; forse col tempo o forse a causa di quei fili dorati che pendevano sotto di esso che smuovevano parecchi acari.
Però, era stupendo ed era una parte fondamentale del teatro.
Senza esso, che teatro sarebbe mai stato?
Quel pezzo di velluto è la barriera che separa la realtà dalla fantasia; gli attori dalle persone reali.
Harry la pensava così, fino a poco tempo fa.

L'aciutto corpicino del ragazzo era fasciato da un abito color notte fatto di una stoffa molto ruvida che, a contatto con il caldo, procuravano fastidio al ventre di Harry.
La giacca aveva lo stesso colore del cielo a notte fonda e qua e là vi erano sparsi dei brillantini che ricordavano vagamente tante piccole stelle. La scollatura profonda della camicia nera faceva risaltare le clavicole coperte di tatuaggi che, alla luce dei riflettori, brillavano. Sopra di esse vi era una collana d'oro bianco e come ciondolo vi era una croce.
I pantaloni erano ben stretti in vita facendo risaltare il bacino forte e scolpito del riccio e sotto questi pantaloni vi erano nascoste delle lunghe ed esili gambe avorio che finivano all'interno in un paio di stivaletti logorati sulla punta, dal tempo.
Nel dito medio della mano sinistra regnava un anello da quattro soldi, ma non era il valore materiale a renderlo un oggetto alquanto speciale per il ragazzo.


"Voglio quello!" disse Harry con voce eccitata e squillante iniziando ad indicare un anello situato in una bancarella che, molto probabilmente, non aveva il permesso di sostare in quella piazza.
"Sei sicuro? Ti ho detto che voglio comprarti quello che vuoi; non importa il prezzo." disse Louis, storcendo il naso, alla vista di quell'oggetto sciatto e di scarso valore.
Era un anello fatto in metallo molto leggero; all'esterno di esso vi erano incisi degli orsetti abbastanza kitsch.
"Te l'ho detto: già mi è difficile accettare che vuoi in qualche modo ripagarmi della cena che ti ho offerto..." disse il riccio, sorridendo mentre Louis alzò gli occhi al cielo ripensando a quello spiacevole accaduto.
"Era una mio regalo per te e non voglio che mi "rimborsi". Ma invece vengo a scoprire che è una cosa che ti ha irritato parecchio." continua Harry, alzando gli occhi al cielo. "Non capisco quale sia stato il problema.." conclude allargando le braccia in modo interrogativo.
"Nessuno problema... è che... hai ferito il mio orgoglio! Nel senso, cavolo, ono io l'usomo no?!" cocluse Louis, sperando di aver ragione.
"Ci sono mooolte cose sbagliate in questo discorso Louis” disse Harry, passandosi una mano sul volto, sconsolato e divertito “Per prima cosa: siamo due uomini e non ha senso parlare di chi faccia l'uomo e chi la donna, e secondo: anche se fossi stato una donna avrei avuto tutto il diritto di poterti pagare la cena, non credi? E terzo ed ultimo punto: fossimo una coppia eterosessuale non penso che saresti tu l'uomo, visto il mio ruolo fra le lenzuola." sussurrò Harry con aria beffarda, trionfante e soddisfatto del suo discorso.



Sorrise al ricordo ma per poco.
Avrebbe dovuto buttarlo, l'anello, e dimenticare ciò che era accaduto con Lui. Dimenticarlo ed andare avanti, ma purtroppo era più facile a dirsi che a farsi.


"Cosa scusa?" lo punzecchiò Louis facendo finta d'essersi offeso, ma fallendo miseramente a causa del sorriso che aleggiò sulle sue splendide labbra. “Il ruolo che ricopriamo fra le lenzuola non c'entra nulla con questa storia!” concluse il liscio.
"Di tutto il discorso hai recepito solo l'ultima frase? Sei incorreggibile Lou." concluse Harry, sorridnedo a 32 denti. Ma quel sorriso si trasformò presto in una smorfia causata da un pugno sul cavallo da parte di Louis. "Loueh!" cercò di riprendere il riccio ma uscì un suono più simile a quello di un kazoo che a quello di una voce maschile "Louis.." si schiarì la voce per farla ritornare alla sua normale tonalità. Louis rise. "Louis... Ti prego, lasciamo perdere l'anello, su!" concluse, fiero di esserci finalmente riuscito.
"No. Ripeto, non mi sembra giusto. Adesso lo prendo." disse il Louis deciso più che mai.
"Quanto costa l'anello con gli orsetti?" domandò quest'ultimo.
"Quello lì costa un euro ma anche gli altri hanno più o meno lo stesso prezzo." rispose il mercante.
Louis si girò e disse ad Harry: "Un euro non corrisponde alla cena ma tu fà finta di non sapere il prezzo o che costi molto di più, okay?" concluse il ragazzo, imbrazzato. Il riccio annuì ridendo sotto i baffi.



Harry, dopo tutto, lo amava ancora. Lo amava perchè era l'unica cosa che lo avessa reso felice dopo anni, Lui era stata l'unica scelta giusta ed era convinto che potesse funzionare... ma non fu così.

Scosse la testa, facendo agitare i capelli, cercando di reprimere quei pensieri così assillanti e fastidiosi.
Chiuse gli occhi.
Quei suoi splendidi occhi color speranza, così profondi e così difficili ammirare.
Avevano una forma così delicata ed erano adornati da lunchissime ciglia biondastre che rendevano il suo aspetto ancor più celestiale.
E poi c'erano le labbra: un rosso che ricordava l'amore candido e puro, quello giusto, quello che pensava di meritare.
Harry alzò il braccio per ravvivare i suoi lunghissimi e morbidi ricci.
Gli accarezzavano le spalle delicatamente, ed erano di un castano chiaro e solo a vederli veniva voglia di accarezzarli e odorarli per ore.
Il viso di Harry era così squadrato ma perfetto al tempo stesso. Era composto da linee morbide e leggere, non adatte per essere contratte.


Inspira. Espira.
Rumore di persone che vagavano per il teatro.
Inspira. Espira.
Persone che, d'un tratto, ebbero attacchi di panico avendo paura di aver dimenticato tutto.
Inspira. Espira.
Voci del pubblico impaziente.
Inspira. Espira.
Rumore del sipario.
Inspira. Espira.
La luce dei riflettori.
Inspira. Espira.
Harry aprì gli occhi e sorrise.

"Se noi ombre vi siamo dispiaciuti, immaginate come se veduti ci aveste in sogno, e come una visione di fantasia la nostra apparizione..." citava Harry, muovendo teatralmente le braccia " Se vana e insulsa è stata la vicenda, gentile pubblico, faremo ammenda; con la vostra benevola clemenza, rimedieremo alla vostra insipienza." la sua voce narrava come una dolce e gentile ninna nanna: lenta e soave. "A tutti buonanotte dico intanto, finito è lo spettacolo e l'incanto. Signori, addia, batteteci le mani, e Robin v'assicura che domani migliorerà della sua parte il canto." concluse portando il suo braccio destro sull'addome ed allungando in avanti il braccio sinistro, inchinandosi.
Applausi, fischi. Rialzò il capo e l'unica cosa che vide furono persone che acclamavano lui e la sua compagnia.
Si chiuse il sipario ed una volta riaperto, dietro quest'ultimo, si celavano tutti gli attori che sorridenti rigraziavano.
Harry sorrise di gusto, respirando regolarmente – finalmente. Continuò a ringraziare e a mandare baci al pubblico e poi chiuse gli occhi per gustarsi il momento e la soddisfazione di sapere che quegli applausi erano, in parte, rivolti alla sua persona.
Ma quando li riaprì, il suo volto si fece tetro.
L'azzurro invase la sua visuale.
Un colore che aveva iniziato ad odiare, che avrebbe desiderato non vedere mai più o almeno non quella sera.
Ma lo vide,chiaro e brillante.
Era in fondo alla sala, in piedi, che applaudiva con un espressione soddisfatta e fiera in volto.
Fu così che Harry smise di nuovo di respirare; sperava vivamente che il sipario potesse proteggerlo da ciò che lo feriva, credeva seriamente che potesse separare realtà e finzione e che quindi lì, su quel palco di legno, lui non potesse raggiungerlo in alcun modo. Ma la vita era ingiusta e l'Amore beffardo.

Dopo aver superato le barriere di persone che lo riempivano di complimenti, Harry si rifugiò nel suo camerino.
Ovviamente, prima, aveva fatto i complimenti a tutta la sua compagnia e aveva scattato qualche foto per il giornale locale.
Gli altri attori lo avevano invitato a cenare con loro per festeggaire ma lui decise di rifiutare, non era proprio in vena di festeggiamenti.
Quella sera voleva solo crogiolarsi nel pensiero di quelle labbra cosi soffici e allo stesso tempo così peccaminose, voleva uccidersi pensando a quegli occhi così freddi, così duri ma celestiali, voleva addolorarsi al pensiero della sua voce così ovattata che gli sussurrava promesse agli orecchi. Promesse mai mantenute, e ormai divenute inutili parole gettate al vento.

Harry si sedette di fronte allo specchio illuminato del suo camerino e si guardò per qualche minuto. In quel momento fu sicuro di aver provato rabbia, non verso sè stesso ma nei confronti del suo cuore che non smetteva di battere quando pensava a Quegli occhi, che non smetteva di battere nel vederlo. Perchè Eros aveva dovuto colpirlo? Non poteva puntare il suo arco su qualcun'altro? Perchè proprio Harry? E perchè proprio con Lui?
Non trovava un senso e non voleva trovarlo, voleva solo strapparsi il cuore dal petto e sbatterlo contro al muro riducendolo in macerie, più di quanto non lo fosse già. Voleva ridurlo in un cumolo di polvere.
Si accorse solo in quel momento di star piangendo e di essersi alzato.
Aveva le dita incastrate fra quei suoi lunghi capelli e li tirava dalle radici, frustrato.
Un urlo di rabbia, dolore e poi fu questione di un attimo:
la sedia andò a scagliarsi contro lo specchio, riducendolo in pezzi ed il suo respiro affannato era l'unica cosa che si sentì dopo il frastuono e poi, di nuovo, un lamento addolorato.
Harry era seduto per terra con le mani sugli occhi e continuava ad urlare e ad invocare Eros, infuriandosi con lui, insultandolo.
Dopo qualche minuto, passato in quella posizione, Harry notò una penna e il suo diario in pelle in mezzo a quei pezzi di vetro riflettente.
Si alzò, impugnò la biro e scrisse, scrisse e scrisse ciò che avrebbe voluto dire ad Eros, quel Dio così crudele.

"Allontanati e non avvicinarti mai più.
Dimenticami e fà finta che io non esista.
Ti prego, non prendermi mai più di mira pensando che grazie a te, io, possa essere felice.
Fà volare via le farfalle che invadono il mio stomaco quando lo vedo, spazza via le lacrime quando ripenso al suo sorriso.
Non azzardarti a pensare mai più che tu potrai rendermi felice perchè, per colpa tua, sto patendo le pene dell'Inferno.
Ti ringrazio per averci provato ma adesso porta le tue freccie lontano e fà provare a qualcun'altro quell'emozione chiamata "Amore" che io non riesco ad apprezzare e comprendere."


Tutto quello che aveva da dire lo scrisse e per un po' si sentì più vuoto e meno oppresso, nella speranza che l'Amore potesse essere solo un lontano ricordo.

Raggiunse il palco scenico per cercare di dimenticare quell'Amore che l'aveva illuso, che l'aveva ferito e che lo aveva colpito come un macigno.
Si era cambiato d'abito e adesso indossava un semplice maglione grigio con il cappuccio, appartenente a Lui. Perchè lo tengo ancora? disse la mente
Perchè lo ami ancora alla follia... gli urlò il cuore.
E in quel momento, dentro il suo torace, dentro alla sua mente e dentro al suo stomaco si scatenò il putiferio.
Un dolore lancinante lo colpì al basso ventre e, ad un certo punto, l'aria venne prosciugata dai suoi polmoni e l'unico suono che sentì fu un crack da parte del suo colpevole cuore.
Perchè l'Amore doveva avere proprio lo stesso aspetto dei suoi occhi? Perchè l'Amore doveva avere lo stesso aspetto del suo sorriso e lo stesso suono della sua risata?
Perchè l'Amore doveva sempre avere un aspetto così invitante per poi presentarsi così aspro e tiranno?
questo pensiero lo stava logorando.
Voleva dimenticare tutto quello che gli aveva fatto provare, brutto o bello che fosse.
Voleva poterlo dimenticare come ha fatto Lui, poterlo allontanare dalla sua mente, dal suo cuore, dalla sua anima e da tutto, con un semplice soffio.
Louis aveva preso il sopravvento nella vita di Harry e i ricordi non volevano proprio andarsene.


Sospiri, ansimi e nulla più. La mano calda di Louis accarezza dolcemente la nuca riccioluta di Harry. Erano così moribidi i suoi capelli e sapevano di buono, di pulito. Nessun profumo potrà mai descrivere l'aroma che, Harry, si portava appresso. Il suo era un profumo unico. Quell'aroma faceva venir voglia di immergere il proprio viso fra quei ricci e di inebrarsi del profumo per ore, ore e ore..
"Devo andare." disse il più grande mentre poggiava a terra i suoi piedi. Poggiò le mani sul materasso per scrutare meglio i suoi vestiti, sparsi per la stanza.
"Già vai via? Ma l'alba è ancora lontana." rispose il riccio mettendosi seduto, fissandolo con aria sospetta.
"Sì... ho delle questioni da risolvere." disse il più grande mettendosi la camicia azzurro cielo sgualcita, a causa dei peccati che avevano bruciato su quel letto.
Vestiti ovunque, le lenzuola messe a soqquadro che profumavano di Loro. In mezzo ad esse vi erano incastrate promesse che, forse, mai avrebbero mantenuto. Anzi, Harry era certo che sarebbe stato così. Non perchè fosse lui quello a spezzarle ma perchè lui sapeva, sapeva di Louis e sapeva che Lui avesse un altro. Ma Harry viveva facendo finta di non saperne nulla, sperando che Louis potesse dimentacare quel ragazzo e tornare da lui, amandolo più di prima.
Sperava potesse bastargli il suo Amore, che potesse bastare per entrambi ma un uomo solo non può Amare per due.
Una volta allacciate le sue Vans color pece, Louis, afferrò la giacca in jeans di Harry e, prima di andarsene, si voltò verso il suo Amato dicendo: "Tornerò." cercando di convincere più sè stesso che il riccio.
Harry sorrise per cortesia.
Sapeva che, anche quella, era una promessa vana e meschina.
Così fece solo un'ultima richiesta.


Il dolore si faceva sempre più atroce in lui facendo riaffiorare ricordi dolorosi.
Dolorosi è dire poco disse la mente, correggendo il cuore.
Harry strizzò gli occhi come se gli avessero trafitto una freccia in cuore, portò le mani al ventre cercando di placare il dolore che lo lacerava.
Voleva urlare di nuovo, ancora più forte.

"Louis.." lo richiamò Harry.
Mentre il più grande era in procinto di uscire, si voltò e gli fece cenno di continuare.
"Baciami." si affrettò a dire come se Louis potesse scappare o scomparire da un momento all'altro – e così sarebbe stato in effetti.
Louis si bloccò come per verificare cosa intendesse dire Harry con quell'affermazione.
Si girò completamente verso il riccio e lo fissò negli occhi con la bocca semichiusa; cercò qualche segno che potesse fargli capire che dicesse sul serio.
Gli occhi verdi erano decisi ma cupii e Louissemplicemente, capì.
Louis sapeva che Harry fosse consapevole che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe rivisto, che l'avrebbe Amato veramente.

"Basta. Basta! BASTA!"
il cuore urlava più che mai ed urlava contro la mente, ma quest'ultima non cessava di ricordare.

Così Louis fece quel che il suo Harry gli chiese: lo baciò.
Incatenò le sue braccia attorno al bacino del riccio e quest'ultimo incastrò le sue mani fra i capelli di Louis.
Il più grande lo baciò con foga e dentro quel bacio mise tutto l'Amore che aveva provato per lui, mise tutti i "Mi dispiace" e i "Ti amo" mai detti, mise tutta la sua graditudine nei confronti di Harry il quale aveva disperatamente tentato di Amarlo. E si scusò, con quelle labbra soffici. Si scusò di essere così codardo e vigliacco, e di non averlo amato con la stessa disperazione.
Harry, dal canto suo,con le sue labbra siggilò un patto che il tempo avrebbe potato via, avrebbe dimenticato.
Harry guardò Louis intensamente, cercando di dipingere i suoi occhi nella sua mente e dicendogli addio.
Harry strinse forte Louis nel loro ultimo abbraccio.


Un urlo di frustazione uscì dalle labbra di Harry cercando di coprire le parole dei ricordi; e pianse, pianse come non aveva mai fatto.

Si inebriò di quella fragranza che era la Loro, cercò di imprimerla nella mente.
Mentre Louis fotografò il viso di Harry: così delicato ed angelico, così ingenuo e dolce, così Harry.
Sapeva che non avrebbe mai ritrovato un verde del genere negli occhi di un altro, che non avrebbe mai trovato un rosso così candido nelle labbra di un altro.
Sapeva che non avrebbe trovato un bianco così splendente nel sorriso di un altro ed era consapevole di non poter mai trovare un altro Harry.


Urlò ancora più forte di prima, ma stavolta non era frustazione: era amore, un richiamo ad esso. Stava gridando al cielo di smetterla di dannarlo con una tale sensazione.

In quel momento, entrambi, si urlarono con gli occhi tutti i "Ti amo" mai detti e le peggiori parole mai sentite.
Si dissero "addio" così: con un bacio e con frasi mai dette.


Harry, lacerato dal dolore, iniziò a fare quel che sapeva fare meglio: chiuse gli occhi ed inalalò il profumo inebriante di quel luogo e in quel momentoIn quel momento, entrambi, si urlarono con gli occhi tutti i "Ti amo" mai detti e le peggiori parole mai sentite.
Si dissero "addio" così: con un bacio e con frasi mai dette.

lasciò che Shakespeare narrasse i suoi pensieri:

"Chi non è mai stato ferito, ride delle cicatrici altrui. [...] Oh, ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu, sua ancella, sei tanto più luminosa di lei. Non servirla, se essa ti invidia; la sua veste virginale e d'un colore verde scialbo che piace solo agli stupidi. Gettala via! Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla. Come accade? È il suo sguardo a parlare per lei, e a lui io risponderò. No, sono troppo audace, non è a me che parla."

Sospirò, sentendosi più leggero.
Poi, una voce lontana, parlò:

"Due elle più belle stelle del cielo devono essere state attirate altrove e hanno pregato gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle come la luce del giorno fa scomparire la luce di una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a cantare credendo che non fosse più notte."

concluse la voce.

Harry aprì gli occhi e i ricordi, che avevano prosciugato la melodia della sua voce, nulla hanno potuto sulla sua bellezza.
Era Louis e nulla poteva fermare il suo cuore;
e nulla poteva fermare il suo respiro;
e nulla poteva fermare il suo sorriso;
e nulla poteva fermare la sua funesta rabbia.
Louis si avvicinò al palco con passo lento e doloroso per gli occhi del riccio.
Quella sua movenza così strafottente ma dannatamente suadente, quelle sue gambe perfette fasciate da un paio di skinny jeans neri che terminavano in un poaio di Vans color pece.
Quel suo busto magrissimo coperto da una t-shirt nera e da una giacca di jeans che gli stava, evidentemente, larga.
Però poi un pensiero balenò nella mente di Harry: "Quella è mia. Ce l'ha ancora."
"Sì, l'ho trovato nell'armadio qualche settimana fa e non ho potuto fare a meno di indossarla." rispose Louis "profumava di... Noi." finì.
"Ho detto quel che pensavo?" fu il pensiero che si piombò nell'inconscio del riccio, avvampando.
"Sì e l'hai fatto di nuovo." ribattè Louis terminando con un sorriso.
E in quel momento, Harry, era certo che il suo cuore avesse smesso di battere.

"Che sei venuto a fare?" domandò Harry, cercando di avitare quello sguardo così ipnotico e di color azzurro cielo.
"Ho saputo che recitavi e mi hanno parlato bene della tua compagnia così... volevo udirti." rispose colpevole Louis, avvampando.
"Bene. Spero che lo spettacolo sia stato di tuo gradimento. Ora và." disse Harry deciso, indicando con il dito la porta d'ingresso.
Non guardarlo. Non guardarlo. Non amarlo. quest'ultimo pensiero uscì involontario dalle sue labbra sottofroma di bisbiglio.
"Non amare chi?" domandò Louis curioso.
I tuoi occhi. la tua pelle. Le tue labbra. Le tue mani. Il tuo sorriso. La tua risata. e il riccio poteva anche continuare all'infinito ma si bloccò cercando di dare contegno ai pensieri del proprio cuore.
"Nulla, lascia perdere." Però se sai come si fa ad amare qualcun'altro che non sia tu, un suggerimento è sempre ben accetto. rispose ironico il cuore ed Harry si maledì mentalmente.
Louis salì sul palco raggiungendo il riccio che era intento nel riporre il proprio abito in un borsone.
Il più grande poggiò una mano sulla spalla del riccio, cercando di richiamare la sua attenzione.
Quel contatto quasi bruciò la pelle di Harry, tanto da farlo scostare brutalmente.
La mente era sfinita ma il cuore... bhe, il cuore desiderava che quella mano sfiorasse la guancia del ragazzo, come solo lui sapeva fare.
Louis ci riprovò ma stavolta afferrò saldamente i fianchi del riccio, mischiando il suo verde speranza con il proprio azzurro cielo.
"Ascoltami Harry. Ho fatto parecchie puttanate in vita mia e una di queste è averti lasciato." Harry chiuse gli occhi "ma di una cosa ne sono certo. Sono certo di non aver mai amato una persona come ho amato te. Sono certo di non aver mai bramato così tanto la pelle di qualcuno. Sono certo di non aver mai sperato di rivedere un sorriso."
Harry cercò di scappare e si dimenò tentando la fuga ma era troppo tardi. Delle parole arrivarono agli orecchi di Harry e quest'ultimo era sicuro che lo avrebbero tormentato per tutta la vita: "Ti ho amato con tutto me stesso ed ancora oggi Ti amo come non ho mai fatto in vita mia."
Harry cercò di urlargli in faccia tutto il suo dolore, di portare fuori tutte quelle parole acide ed aspre che tormentavano la sua mente da anni.
Ma quelle parole rimasero lì.
Le labbra di Louis furono più veloci.

Quella notte due anime in pena si sciolsero in mezzo al loro Amore; fra i baci passionali, fra gli ansimi struggenti, fra le urla di piacere e fra nuove promesse.
Quella notte Harry dormì con il sorriso.

***

La mattina seguente la luce che penetrò dalla finestra svegliò il riccio, che come primo pensiero aveva il suo Amante.
Sorrise e si inebriò dell'odore di Louis sparso per la sala e si ricordò piacevolmente della notte precedente, passata a condividere il proprio amore perduto da tempo.
Poi gli occhi color speranza di Harry videro un biglietto su quella giacca di jeans.
Mai al mondo si era visto un colore più tetro e scuro dello sguardo di Harry ed il suo cuore venne spezzato per l'ennesima volta dalla persona che aveva provato ad amare con tutta la sua anima.


 

"Mi dispiace. -L "


 

   
 
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