Libri > Le Cronache di Narnia
Ricorda la storia  |      
Autore: Artemys22    19/03/2020    0 recensioni
Edmund, da piccolo, provava autentico divertimento nell'infastidire la sua sorellina. Tanto di più se riusciva a farla piangere. Ma stranamente non sortiva lo stesso effetto se la causa del suo dolore non era lui.
Di quando anche io, da bambina, alzavo le mani su mia sorella, ma nessun altro poteva permettersi di farlo.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Edmund, da piccolo, provava autentico divertimento nell'infastidire la sua sorellina. Tanto di più se riusciva a farla piangere. Ma stranamente non sortiva lo stesso effetto se la causa del suo dolore non era lui. 

Edmund non si è mai definito un tipo protettivo. Da piccolo era irritante, egoista, solitario e alle volte sapeva anche essere accondiscendente, mansueto e quasi simpatico; ma protettivo, quello mai. Quando ancora frequentava le scuole elementari si era trovato a dover percorrere le stesse vie insieme alla sorella minore sia verso scuola sia di ritorno, poiché la loro mamma aveva deciso di iscrivere la bambina alla sua stessa scuola. Edmund ha odiato quegli unici tre anni solo nei momenti in cui doveva condividere il marciapiede con la bambina mentre i suoi compagni di classe potevano vederli. Odiò un giorno in particolare, ma non stava camminando con Lucy nei pressi della scuola. In verità si trovava nel cortile. Il cortile della loro scuola era stato virtualmente diviso in due dagli stessi bambini: da una parte giocavano quelli piccoli, dall'altra quelli più grandi. E lui si trovava a ridacchiare di qualche frase stupida con la merenda in mano appoggiato al muro del lato dei grandi quando, dalla parte opposta del cortile, vide Lucy. Non rideva con le altre bambine, non saltava la corda, non giocava a campana. Se ne stava rannicchiata in un angolo umido e sporco, all'esatto opposto di dove si trovava lui, e due bambini più grandi di lei restringevano sempre di più il suo spazio vitale. Il sorriso di Edmund si spense pian piano e non riuscì a focalizzare la sua attenzione sugli altri dal suo lato del cortile. Vide gli occhi della sorella tremare e riempirsi di lacrime e il piccolo petto ansante reprimere un urlo. Non si capacitò nemmeno di aver percorso tutto il cortile in così poco tempo fino a quando la suola della scarpa che aveva visto partire verso la piccola Lucy non incontrò la sua tibia. Gli fece male, ma non abbastanza da impedirgli di alzare un pugno in aria. Era entrato in pieno nella metà dei piccoli. Lo avrebbero deriso fino alla fine dell'anno, ma a quello ci pensò solo più tardi, quando percorse nuovamente lo stesso marciapiede di sempre con la sorella, questa volta senza la solita stizza e il solito imbarazzo. 

Lucy non disse niente lungo tutto il tragitto, rimase sempre due o tre passi dietro di lui. Questo lo sorprese un poco, ma era così occupato a pensare a cosa gli avrebbero detto i suoi compagni di classe da porre il fatto in secondo piano. Il resto della giornata gli fece dimenticare presto del silenzio della sorella, ma la sensazione strana di quando l'aveva vista piangere da sola e di quando aveva corso attraversando il cortile rimasero sempre in sottofondo ad infastidirgli i pensieri. 

Quella sera, fuori dalla piccola finestra non tirava un filo di vento e nessun rumore entrava nella camera attraverso di essa. Era tardi ed Edmund ancora faticava a trovare il sonno. Pensava, scocciato, che Peter entrando in camera avrebbe acceso la luce e fatto rumore, cosa che di certo non lo avrebbe aiutato ad addormentarsi. Ma, quando sentì un cigolio, l'espressione corrucciata che fece spuntare da sotto le coperte attraverso gli occhi falsamente assonnati, svanì in un istante. La piccola figura scura di Lucy spuntava dalla luce calda che fendeva lo spazio fra la porta e lo stipite. 
"Credevo fossi Peter" biascicò dando le spalle alla sorella. La piccola socchiuse la porta facendo calare nuovamente le tenebre nella stanza e si avvicinò al letto. 
"Ed" chiamò scuotendo delicatamente la spalla del fratello. 
"Che c'è" sbuffò lui. Ci fu un lungo silenzio e Edmund stava per dirle di andarsene perché voleva dormire, anche se di sonno proprio non ne aveva, quando Lucy gli strinse appena la spalla da cui non aveva mai tolto le sue dita sottili. 
"Grazie, per oggi" sussurrò vicino al suo orecchio. Se ne uscì in silenzio, chiudendo la porta senza produrre il minimo rumore. Edmund si ritrovò da solo nel buio, in una stanza che gli parve ancora più silenziosa di prima. Si chiese perché lei gli avesse parlato solo prima di andare a letto, perché quel momento era stato così caldo e perché le sue lacrime quella mattina lo avevano fatto arrabbiare; non capiva bene come mai i piedi fossero partiti da soli, né seppe spiegare la soddisfazione che provò nell'alzare le mani contro quei bambini o la frustrazione quando non le schiantò su di loro, ma li guardò semplicemente spaventarsi e correre via. Di nuovo la porta della sua stanza si aprì. 
"Lu..." ma la luce accesa all'improvviso gli fulminò gli occhi. Altri non poteva essere che suo fratello Peter. Si rigirò ancora sotto le coperte con versi lamentosi. 
"Sono io, scemo" lo salutò il maggiore. "A proposito di Lucy, sai se le è successo qualcosa? Aveva una faccia strana prima". Edmund scostò di poco le coperte pesanti solo per vedere l'espressione del fratello: non sembrava afflitto o preoccupato. Quasi felice, avrebbe detto. 
"Che ne so, io non ho fatto niente". La luce si spense e ascoltando la notte i due fratelli si addormentarono.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: Artemys22