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Autore: Giandra    21/03/2020    1 recensioni
➥ Mycroft!centric; post-season 4; mental palace
Avresti preferito che Sherlock fosse come te, anche se hai sempre saputo che si trattasse di una speranza vana: lui è quello che passava la serata con i vostri genitori quando si accorgeva che avevano litigato, per aiutarli a fare pace, lui è quello che abbracciava Eurus quando nessun altro aveva il coraggio di avvicinarsi a lei, quello che non ha mai smesso di vederla come sua sorella anche se lei da sorella non si comportava. Sherlock avrebbe necessariamente trovato qualcuno che lo avrebbe capito, prima o poi, qualcuno che avrebbe scavato sotto la superficie e intuito la meravigliosa persona che è, lo sapevi, Mycroft, lo hai sempre saputo, ma hai preferito procrastinare quel pensiero, creduto di poter rimandare qualcosa che lo avrebbe allontanato da te per sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eurus Holmes, John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The lighthouse or the storm

 

Corri, Mycroft, come se non avessi altra scelta per vedere salva la vita, sali le scale tre gradini alla volta — Ti farà bene per la dieta! Sta' zitto!, corri, ansimi, ti fanno male le gambe ma non te la senti di fermarti.

Se corri senti il tuo battito cardiaco pulsante nelle orecchie così forte da essere assordante, se corri ti concentri su un solo pensiero, ti focalizzi su ogni passo, ogni salto, afferri il passamano intarsiato d'oro — Sei uno snob persino nella tua testa, MycroftTi ho detto di stare zitto!, — Soprattutto nella tua testa; forse è proprio quello il punto — e cerchi di non perdere l'equilibrio.

Solo questa inarrestabile corsa sembra riuscire a distrarti — ciononostante i tuoi pensieri vengono contaminati dalla sua voce.

Arrivi al vertice del tuo Palazzo Mentale, apri la porta di quella stanza bianca e disadorna, l'unica che riesce a farti sentire meglio quando, in notti come questa, il tuo stesso cervello non ti dà tregua.

Entri, Mycroft, chiudi la porta e ti sdrai sul pavimento.

Sul soffitto, sulle pareti, persino su alcune mattonelle spiccano delle foto — foto mai esistite, foto mai ritratte su carta, foto che nessuno avrebbe mai potuto scattare perché non c'era anima viva presente durante gli avvenimenti oltre che i loro protagonisti.

Un caleidoscopio di immagini ti assale e impieghi svariati secondi per concentrarti su ognuna senza che le altre decidano di intromettersi.

Fotografia in alto a destra, sul soffitto: Sherlock ha tre anni, Eurus ne ha due, tu ne hai dieci e li guardi con un sorriso estremamente dolce, così tanto che ti stupisci di essere proprio tu quel bambino grassoccio in cui non riesci a identificarti; non fai altro che guardarli, mentre giocano ognuno per conto proprio, e incurvi le labbra all'insù, come se la loro sola esistenza ti bastasse per essere felice.

Fotografia in basso a sinistra, sulla parete di fronte a te: Sherlock ha tredici anni, tu ne hai venti e state risolvendo un caso assieme, tu che non ti sei mai interessato al mondo del crimine, assistendogli disgustato come di fronte a un film di bassa qualità — tutto troppo semplice, tutti troppo scontati, assenti, immotivati, insensati; non valgono il tuo prezioso tempo; ma Sherlock non sembra pensarla allo stesso modo —, non ti arrabbi se non arriva subito alla soluzione, perché guardi i suoi occhi e ti accorgi che ci manca veramente poco, che il tuo fratellino è abile quasi quanto te — quasi però — e che farà molta strada, una strada tutta in salita, che cercherai di spianargli il più possibile — anche se fin da piccolo il pirata Sherlock ha sempre pericolosamente mostrato di preferire i viaggi lunghi e difficili, di andare incontro agli ostacoli come colleghi stimati.

Fotografia nell'angolo vicino alla finestra, devi allungare il collo per osservarla: Sherlock che cammina fianco a fianco con John Watson e tu che li scruti da lontano. Questa foto preferisci ignorarla, ma così facendo ti saltano agli occhi altre decine di immagini, tutte speculari, tutte che ritraggono la stessa dinamica: tu che lo guardi in disparte, accanto al suo migliore amico.

Amico; un po' c'avevi sperato, Mycroft, che non ne trovasse mai uno, vero? — Che pessimo fratello maggiore! — Avresti preferito che Sherlock fosse come te, anche se hai sempre saputo che si trattasse di una speranza vana: lui è quello che passava la serata con i vostri genitori quando si accorgeva che avevano litigato, per aiutarli a fare pace, lui è quello che abbracciava Eurus quando nessun altro aveva il coraggio di avvicinarsi a lei, quello che non ha mai smesso di vederla come sua sorella anche se lei da sorella non si comportava. Sherlock sarebbe necessariamente arrivato a trovare qualcuno che lo avrebbe capito, prima o poi, qualcuno che avrebbe scavato sotto la superficie e intuito la meravigliosa persona che è, lo sapevi, Mycroft, lo hai sempre saputo, ma hai preferito cestinare quel pensiero, creduto di poter rimandare qualcosa che lo avrebbe allontanato da te per sempre.

Ah! Come se ci fosse voluto John per allontanarci.

Foto distesa sul pavimento, accanto a te: tu e Sherlock che litigate, opinioni contrastanti — come sempre —, lui che non capisce cosa ci trovi di tanto stimolante nella politica, tu che gli suggerisci di tornare a dedicarsi alla carriera di pirata, piuttosto che a quella di detective; non credi a quello che stai affermando, lo sai che sarà brillante, non intendi ostacolarlo, non davvero, ma lui invece sì, è sincero, ed è proprio per questo che gli scagli contro quelle parole nella rabbia.

Un piccolo scatto in alto a sinistra: Sherlock, appena nato, tra le braccia di tuo padre; tu hai sette anni e sei contrastato tra il naturale affetto che sembri già provare per quella piccola creaturina e la soggezione che avverti al pensiero di non essere più solo, di non essere più il preferito dei tuoi, di avere qualcun altro con cui dividere le tue cose... la tua vita. Sherlock ti ha fatto sentire per la prima volta come se ci fosse qualcosa che non potevi controllare e forse è per questo che hai cercato di controllare lui per tutta la vostra esistenza — e continuerai a farlo sempre pur avendone perso il diritto tempo addietro.

Foto impolverata in basso a destra: Sherlock che ti abbraccia, che si aggrappa a te con un gran sorriso sulle labbra; ha cinque anni e sei il suo eroe, non mette in dubbio quello che dici, non si interroga sugli insulti che occasionalmente gli rivolgi, forse nemmeno li avverte come tali; e tu, per un secondo solo, gli prendi il viso tra le mani, con affetto, e sorridi, mostri persino i denti biancastri, si vede il doppio mento di quel bambino grassottello di dodici anni, estasiato all'idea di essere l'idolo del fratellino.

Chiudi gli occhi.

Di ricordi ce ne sono a centinaia, a migliaia.

Alcuni ti fanno stare male, ti fanno sentire solo al mondo, altri ti scaldano il cuore.

Che poi è un po' quello che provi quando sei con lui, di persona.

Combattendo tra l'impulso di abbracciarlo, come quando eravate bambini, o di colpirlo in testa col tuo bastone da passeggio per i conflitti interiori che ti fa provare; nel dubbio, rimani ritto e compito nel tuo completo impeccabile e non lo sfiori nemmeno.

Combattendo tra l'idea di considerarlo per te faro o mare in tempesta.

 

   
 
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