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Autore: BBL    06/08/2009    3 recensioni
Presi in mano quelle foto inginocchiandomi a terra. Le lacrime iniziarono a scorrere lente e calde sulle mie guancie. Quella era proprio la ferita che mi ero illusa si potesse curare, quello era un capitolo della mia vita che speravo si fosse chiuso ma era quello che volevo far credere a me stessa e agli altri. Le foto che tenevo in mano mi ritraevano per mano con lei. Lei quella ragazza solare e anche un po’ buffa, lei quella con cui ridevi sempre, lei l’amore della mia vita, da sempre. La canzone citata è quella di Miley Cyrus Goodbye.
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saying Goodbye

 

 

Mi stavo lavando i denti con tanta foga che mi sorpresi che non si fossero ancora polverizzati. Non avevo ancora deciso cosa mettermi per quell’appuntamento. Mi guardai allo specchio prendendo quasi paura, ero inguardabile. Non mi spiegavo questa agitazione, infondo Nick lo conoscevo già da parecchio tempo e mi aveva aiutato a cucire una ferita molto dolorosa. Forse ero in quello stato perché era la prima volta che uscivamo insieme come coppia. Aprii l’armadio cercando di trovare qualcosa di speciale per quella serata.  All’improvviso mi ricordai di quel vestito blu elettrico lungo fino al ginocchio, con i sandali alti sarebbe stato perfetto, se solo mi ricordassi dove diavolo lo avevo messo. Dopo un quarto d’ora passato a rivoltare l’armadio cercai nello scompartimento sopra. E finalmente lo vidi rintanato dietro a un sacco di scatole dimenticate. In punta di piedi, tirai verso me con la mano ma una delle scatole cadde spargendo il suo contenuto su tutto il pavimento. Sbuffando scesi dalla scala, che avevo adoperato per arrivare a quel maledetto scompartimento, appena mi avvicinai per guardare su cosa si fosse sparso sul pavimento mi irrigidii. Presi in mano quelle foto inginocchiandomi a terra. Le lacrime iniziarono a scorrere lente e calde sulle mie guancie. Quella era proprio la ferita che mi ero illusa si potesse curare, quello era un capitolo della mia vita che speravo si fosse chiuso ma era quello che volevo far credere a me stessa e agli altri. Le foto che tenevo in mano mi ritraevano per mano con lei.

Lei quella ragazza solare e anche un po’ buffa, lei quella con cui ridevi sempre, lei l’amore della mia vita, da sempre.

 

I could honestly say 
You've been on my mind 
Since i woke up today (up today) 
i look at your photograph 
all the time 
These memories come back to life 

Potrei onestamente dire 
che sei stata nella mia mente 
da quando mi sono svegliata stamattina 
ho guardato la tua foto tutto il tempo 
questi ricordi tornano indietro alla vita 

 

 

In quel mazzo di ricordi c’erano parecchie delle “sue” foto fatte a un fiore, un albero e all’asfalto, sorrisi ripensando a quanto fosse buffa. Io le dicevo sempre « Ma che fai fotografi l’asfalto? » e lei ridendo mi rispondeva « Ogni cosa ha bisogno di essere ricordata, immortalata. »

Mi soffermai parecchio sulla mia foto preferita che era anche la più sfocata ma si riusciva a vedere il suo sorriso e i suoi capelli neri al vento, indossava degli occhiali rossi a forma di cuore, tipici di lei. E nell’angolo della foto stringeva la mia mano.

Scesi le scale decisa tenendo in mano quella foto come se non me ne volessi separare, un’altra volta. Mio padre era intento a preparare la cena e io mi sedetti a tavola seria, per fargli capire che dovevo dirgli qualcosa di importante.

« Senti papà… » non sapevo come dirglielo ma volevo fare in fretta.

« … io prendo per il primo volo per Santa Barbara! » che sarebbe partito entro due ore, avevo chiamato prima quando ero in camera decisa sul quel dovevo fare, per essere felice.

« Cosa? »

« Si papà hai capito bene… Parto non so quando torno, ma devo farlo. »

« E come mai ti senti in dovere di farlo? » mi chiese mio padre preoccupato ma non sembrava scioccato, forse credeva stessi dando i numeri.

« Papà lo sai che non sono felice qui… Ho bisogno di vederla » mio padre sapeva cosa era successo e di chi mi fossi innamorata, all’inizio scioccato dalla situazione non comprese e mi evitò per qualche settimana, ma poi capì che ero davvero presa da Katy e anche se non approvava totalmente era contento di vedermi felice. Ma dopo il nostro addio mi aveva vietato di andare in qualsiasi posto per cercarla, non voleva vedermi soffrire e per lui la soluzione era non vederla per un po’ in modo da poterla riuscire a dimenticare. Ma, ovviamente, non aveva funzionato e mio padre lo sapeva, si aspettava che prima o poi da un giorno all’altro gli avessi detto che andavo a cercarla.

« Mi aspettavo che mi dicessi questo e in questo anno ho sperato davvero tu la dimenticassi, ma a quanto pare non è successo e se questo serve per farti felice, tesoro, vai pure ma stai attenta…» era davvero un santo mio padre, mi alzai e corsi ad abbracciarlo forte.

« Quando parti tesoro? »

« Fra due ore… Senti non è che ti dispiacerebbe accompagnarmi all’aeroporto, se è un disturbo chiamo un taxi. » Speravo mi accompagnasse lui per quel viaggio.

« Certo che ti accompagno. Dai forza vai a prendere la tua roba! » disse con entusiasmo dandomi una pacca sulla schiena come si fa con le bambine piccole.

Dopo un attimo di sollievo, dato grazie alla reazione comprensiva di mio padre, corsi su per buttare qualche ricambio dentro allo zaino e riempire il mio portafoglio di tutti i soldi che avevo risparmiato, anche se dubitavo di spenderli tutti ma mi piaceva essere sicura.

Il viaggio in macchina fu tormentato di pensieri su cosa avrei fatto appena arrivata a Santa Barbara, non sapevo se Katy abitava ancora nella casa di una volta o se si era trasferita in un altro posto quindi avevo deciso di andare a trovare i suoi genitori per chiedere informazioni.

« Ehi stai attenta… E cerca di tornare più felice di quando sei partita ok? » mi disse mio padre davanti all’entrata dell’aeroporto.

« Ok, ci proverò… Ti voglio bene, papà » risposi abbracciandolo per dirgli che gli ero grata di tutto quello che aveva fatto per me.

« Anche io te ne voglio, bocciolo » e lì lo lasciai trattenendo a stento le lacrime.

Ultima chiamata per il volo diretto a Santa Barbara

La voce dell’hostess risuonò nell’aeroporto e mi sbrigai a consegnare il mio biglietto di imbarco.

Per fortuna ero vicino al finestrino e riuscivo a far correre più velocemente la mia immaginazione guardando quei paesaggi illuminati dalla fievole luce della luna. Un ritornello incessante rimbombava nella mia testa da quella mattina: era la canzone che un giorno avevamo inventato io e Katy per ammazzare il tempo e ci eravamo fatte un sacco di risate rotolandoci in quel parco tranquillo quel giorno di primavera di un anno fa. Sorrisi di nuovo a quel ricordo e nuove lacrime scesero lente sulle mie guancie.

 I woke up this morning 
And played our song 
And i know my tears sing along

Mi sono svegliata questa mattina 
e ho suonato la nostra canzone 
e so che le mie lacrime cantano

Mi ero addormentata e mi sembrava di dormire solo da pochi minuti quando la voce dell’hostess mi svegliò con un lieve  mal di testa.  Guardai fuori dal finestrino e mi sorpresi di trovare così vicine le luci della città. Scesa dall’aereo chiamai un taxi e dicendogli l’indirizzo dei genitori di Katy mi venne un blocco allo stomaco, era da molto tempo che non li vedevo. Sperai di non disturbare troppo, ma loro erano sempre state persone cordiali e ospitali.

Il taxi si fermò proprio davanti alla porta e con incertezza suonai il campanello. Guardai l’orologio, era mezzanotte passata. Mary mi aprì la porta in vestaglia e con i capelli spettinati.

« Salve signora Hudson, sono venuta per chiederle un’informazione poi me ne vado subito. Non voglio disturbare a quest’ora di notte. »

« Oh Miley cara, disturbare? Ma che disturbo e disturbo, vieni dentro hai una faccia… » potevo immaginare che aspetto avevo: ero stanchissima e non sapevo cosa avrei dato per un letto. Mary mi mise un braccio intorno alle spalle e mi fece strada verso il salotto.

« Vuoi qualcosa da bere cara? Un tè? Una cioccolata? »

« No grazie, ero venuta solo per chiederle una cosa… »

« Allora dimmi. »

Ero un po’ in imbarazzo ma lei poteva immaginarsi cosa le stessi per chiedere. Speravo intensamente che Katy non fosse fuori città o che, più di tutte, non si fosse rifatta una vita con un’altra persona.

« Beh, ecco vede io sto cercando sua figlia… Sa dove posso trovarla? » incrociai le dita dietro la schiena in attesa della risposta. La madre di Katy mi fissò negli occhi e ci mise un po’ per rispondermi. « Certo che so dove si trova, ha comprato una casa dall’altra parte della città, come mai vuoi saperlo? »

Il suo tono non era né aggressivo né prepotente era semplice curiosità.

« Vede io devo parlarle di cose importanti e devo vederla immediatamente. » la feci più breve possibile tralasciando certi particolari che non ero sicura potesse gradire.

« Grazie infinite signora Hudson… Beh allora, Arrivederci. » dicendole questo mi alzai dal comodo divano e le porsi la mano.

« Oh ma mia cara non crederai di raggiungerla proprio ora? » disse sorpresa dalle mie intenzioni.

« Ehm… Si. » risposi con un po’ di timore.

« Ma Miley sei impazzita? Sei stanchissima, non crederai che ti lasci andare fuori a quest’ora? E poi Katy starà dormendo ora! Se vuoi puoi passare qui la notte e poi domani mattina dopo una bella colazione vai a trovarla. Va bene cara? »

La proposta di Mary era molto invitante e io ero davvero stanca, le mie palpebre a stento riuscivano a stare aperte, quindi non fu difficile accettare il suo invito.

Mi condusse sulle scale e aprì la porta della “mia” stanza.

La stanza profumava ed era tappezzata di foto. Al centro stava un enorme letto dove sopra poggiavano coperte rosa pallido, la carta da parati anch’essa rosa rendeva il clima rilassante, sui mobili chiari stava qualche orsacchiotto di peluche e sul comodino un paio di occhiali rossi a forma di cuore poggiati sopra un libro. La riconobbi all’istante: quella era la stanza di Katy.

« Può andare bene per la notte? Ho solo questa, non volevo farti dormire sul divano. » mi disse Mary dispiaciuta.

« No è perfetta. Grazie infinite. »

« Di nulla cara. Buonanotte » e mi sorrise amorevolmente.

« Buonanotte, signora. »

Finalmente uscì dalla stanza e io rimasi qualche istante ferma immobile nella sua stanza.

Sulla parete dove poggiava il letto c’era una bacheca strapiena di foto, mi avvicinai per dargli un’occhiata. C’erano foto di fiori, peluche e paesaggi tutte fatte da lei. Sorrisi ripensando ancora a quanto fosse buffa. Mi guardai ancora intorno per un po’ ma colta dalla stanchezza mi tolsi le scarpe e mi gettai sul letto che era davvero comodo e confortevole. Abbracciai il cuscino e il suo profumo invase le mie narici, se chiudevo gli occhi potevo vedere nitidamente il suo viso sorridermi. Quando strinsi ancora più forte il cuscino la mia mano toccò qualcosa di insolito. Accesi la luce e guardai di cosa si trattava: era una foto che mi ritraeva mentre sorridevo al fotografo che era stato senza alcun dubbio Katy. La rimisi al suo posto e mi addormentai con il sorriso sulle labbra perché Katy mi stava ancora sorridendo dietro i suoi occhiali rossi.

La mattina seguente fu difficile alzarmi da quel caldo letto ma quel giorno dovevo andare a trovarla e infatti scattai subito fuori dalle coperte e mi infilai velocemente le scarpe, feci una sosta in bagno per sistemarmi un attimo e scesi le scale senza fare troppo baccano. In cucina mi aspettava Mary che mi fece segno di fare poco rumore.

« Buongiorno Miley, ti chiedo il favore di fare poco rumore, sai mio marito dorme ancora. » mi disse sottovoce.

« Oh ma certo. Mi scusi »

« Ti ho preparato la colazione. » sussurrò indicandomi la tazza di latte e la brioche.

« Oh grazie ma non doveva disturbarsi. » mi sentivo terribilmente in imbarazzo.

Il latte era ancora caldo e la brioche era croccante, ottimo per iniziare bene la giornata. Finita la colazione la guardai dal basso.

« Ok Mary grazie davvero della pazienza e di tutto, ma ora sapresti darmi l’indirizzo preciso della casa di Katy? »

« Certo… » prese un foglio e una penna e me lo scrisse.

« Ok beh allora ci rivediamo presto… Grazie ancora! » le dissi io educatamente, essedogli sinceramente grata per la sua pazienza.

« Di niente cara, ora va… Ciao! »

Chiusi la porta dietro di me e chiamai un taxi. Dopo avergli detto l’indirizzo realizzai che dopo un anno di distanza la vedevo. Ero davvero contenta ma avevo anche paura di vederla con un’altra persona. In quella situazione avrei incassato il colpo e me ne sarei tornata a casa infelice da Nick che poteva tirarmi su il morale, ma Nick non era Katy, non era la felicità.

Mentre sotto di me le ruote scorrevano veloci cercai di prepararmi un piccolissimo discorso ma con scarsi risultati. Il taxi, come la sera prima, si fermò davanti alla porta di casa che era ordinata e vivace. Con agitazione attraversai il delizioso vialetto che portava all’ingresso,  suonai aspettando…

Aprì la porta, stava sull’ingresso in una vestaglia di seta color champagne e i capelli lasciati cadere sulle spalle un po’ spettinati. Restammo a fissarci negli occhi per molto tempo. Era una gioia rivederla, all’improvviso cancellai l’anno passato a soffrire la sua mancanza e mi ricordai solamente dei tempi felici insieme a lei, sperando che ce ne potessero essere altri. Le lacrime scesero copiose sul mio viso e le gettai direttamente le braccia al collo senza dire una parola. Chiusi gli occhi, nascondendomi nella sua spalla, e respirai nuovamente quel profumo, lo feci una volta, due, tre… Lei mi prese il viso tra le mani e mi disse « Ehi, ehi smetti di piangere… » ma non riuscivo, le lacrime continuavano a scendere interrottamente. Katy avvicinò le sue labbra alla mia guancia umida e ne raccolse una, appoggiò la sua fronte alla mia e mi sorrise, non potevo fare a meno di ricambiare. Guardandomi mi disse ancora « Non piangere… Sono qui ora. » e mi strinse forte al suo petto. Chiuse la porta con un piede e mi baciò a fior di pelle sulle labbra, accarezzandomi con il pollice una guancia. Quel bacio prolungato ma così semplice fece scaturire voglie che non saziavo da un anno e che ora potevo colmare, con lei, Katy.

But the one thing i wish i'd forget 
A memory i wanna forget 
Is goodbye. 

Ma l'unica cosa che vorrei 
è poter dimenticare 
un ricordo che voglio cancellare: 
il nostro addio. 

 

 

  
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