Note dell’Autrice
Theon Greyjoy è un personaggio che mi ha sempre affascinata; trovo la sua rovinosa caduta uno dei punti più interessanti della terza stagione, e ho voluto rendergli un piccolo omaggio.
Come specificato nell’introduzione, questa fic è ambientata nella quinta stagione, dopo che Sansa e Reek si incontrano per la prima volta.
Spero vi piaccia,
Federica ♛
Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a George R.R. Martin. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.
WEAK, BLEAK, FREAK
Reek si svegliò di soprassalto nelle stalle di Grande Inverno. Con uno sguardo furtivo controllò che il sole non fosse ancora sorto – come se potesse dormire fino a tardi, seppur incidentalmente – e si mise in piedi per iniziare la giornata.
Non sapeva con esattezza quanto tempo fosse passato da quando aveva era stato catturato in quello stesso castello, da quanti mesi – anni, sicuramente gli sembravano anni – fosse stato alla mercé dei Bolton.
Non riusciva a collocare nemmeno il momento in cui sua sorella aveva tentato di salvarlo. Il solo pensiero lo fece rabbrividire. Se solo fosse stato più coraggioso, più intraprendente, più uomo di ferro, l’avrebbe seguita senza indugi. Invece era stato un codardo, già soggiogato al volere di Ramsay.
Fantasticare su dove sarebbe potuto trovarsi ora non avrebbe portato ad alcun risultato, ma persino ingannare se stesso era preferibile alla consapevolezza di dover rivedere Sansa.
Una parte di lui, quella viscida e insulsa, sperava che se lei avesse visto, se avesse compreso, forse sarebbe riuscita a trovare un po’ di pace e a perdonarlo… oppure l’avrebbe odiato abbastanza da ordinare la sua morte.
Reek non era capace di portare a termine un compito così semplice. Un salto dalle mura del castello, un taglio ben assestato, e avrebbe posto fine a tutte le sue sofferenze.
Ma no, non si meritava di intraprendere la strada facile; si meritava di soffrire. Non poteva chiamarla gabbia quando aveva avuto così tante occasioni di scappare.
Non poteva chiamarla prigionia quando le chiavi per fuggire erano sempre state tra le sue stesse mani.
E, dopo tutto il dolore che aveva causato, si meritava tutto ciò che Ramsay gli aveva inferto. Avrebbe accettato qualunque maltrattamento, qualunque tortura, qualunque ingiustizia; perché l’unico artefice della sua rovina era lui stesso.
Un debole, squallido, abominevole Reek.