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Autore: Evil_eyes    24/03/2020    0 recensioni
Come dice il titolo non sapevo davvero come chiamarla, una raccolta di angst che aggiornerò ogni volta che avrò l'ispirazione, quindi non sperateci troppo che io riappaia dopo pochi giorni :)
Enjoy.
Capitolo due su richiesta aggiornato! Se volete che un vostro prompt venga messo all'interno della raccolta, scrivete una recensione dove suggerite l'idea e date un giudizio alla storia appena scritta!
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jack Kline, Sam Winchester
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Pure Angst
Chapter One
-Jack and Dean angst-
 
Dean stava appoggiato al letto, una gamba sopra al piumone e l’altra per terra, e in silenzio contemplava la camera. Si sporse verso il comodino e prese in mano la bottiglietta arancione.
Quando Sam entrò ieri mattina con quella cosa in mano, Dean non ci vide più dalla rabbia. Jack non era malato, era un ragazzino che stava passando un brutta giornata, beh, una brutta settimana.
La girò e lesse quello che c’era scritto;
“Pillole per disturbo bipolare, litio da 30 capsule, se terminato contattare il medico per prescrizione. Disturbo che consegue; sbalzi d’umore, depressione, euforia maniacale, psicosi, suicidi. Gli attacchi possono durare dai 3-4 giorni fino ad una settimana, se continuano, contattare il medico.”
Si sentì fisicamente male perchè era vero, era tutto vero quello che c’era scritto lì sopra. Si ricordò quando Jack ebbe il suo primo attacco maniacale; svuotò la dispensa, pulì l’intero bunker, cacciarono senza sosta per tre giorni, e anche quando Sam, Dean e Cass erano senza forze, Jack continuò a correre da una parte all’altra del paese.
Spariva per giorni e quando tornava toccava a loro raccogliere i pezzi.

Come quella volta al Ringraziamento.
Jack si era alzato, Dean lo aveva tirato fuori dal letto a forza, andò in cucina e si accasciò sul piano. Rimase così fino a pranzo.
“Vado a lavarmi le mani” mormorò toccando delicatamente la spalla di Sam e si diresse verso la cucina. I tre continuarono a chiacchierare e a mangiare, quando un forte tonfo li fece saltare; Dean si mosse per primo, corse verso la cucina e si fermò di colpo quando fu davanti all’entrata. Jack, era accasciato contro il frigo con i polsi tagliati, il sangue che usciva veloce, le braccia zuppe e distese con i tagli in alto e il cacciatore fu accanto a lui in un attimo, prese lo strofinaccio e lo strinse attorno al polso destro. Cass e Sam entrarono poco dopo.
“Uno strofinaccio, Jack? Jack mi senti? Ho bisogno di uno strofinaccio maledizione!” Prese delicatamente la guancia di Jack e la strinse leggermente, i suoi occhi erano spenti, non vedevano.
“Dean…” un sussurro lo distolse dal ragazzo, Sam era accanto a lui, gli strofinacci in mani tremanti, gli occhi spalancati e imploranti; per favore, aggiustalo.
“Andrà tutto bene Jack, okay? Mh? Andrà tutto bene ragazzino, ci siamo noi adesso, ti ho preso, ti tengo proprio qui…” legò la stoffa all’altro polso e premette, il sangue sotto di lui lo faceva scivolare, lo rendeva stordito, debole.
“Dean?” Jack sussurrò a pezzi, lo sguardo spento ma presente, come se si fosse appena accorto di quello che aveva fatto, Dean strinse le mani sui polsi e sorrise tremante, “proprio qui ragazzino, sono proprio qui…” spostò una ciocca dagli occhi del ragazzo e continuò a sorridere.
La corsa in ospedale fu sconnessa, Sam guidava, le mani strette al volente, il piede ferrato sull’acceleratore, Cass silenzioso davanti e dietro Dean che reggeva, e parlava, con Jack. L’attesa in ospedale fu anche peggio; gli portarono via il ragazzo dalle braccia, le sue povere braccia che senza quel peso leggero si sentivano vuote, come quella notte di tanti anni fa, quando portò fuori Sammy da quella casa, e lo strinse a sé.
“Non piangere” mormorò quando vide Jack giacere sul lettino ospedaliero, pallido, immobile, gli occhi semichiusi, le lacrime che correvano giù per le guance; “ci sono qui io adesso, non piangere.”
“Il ragazzo ha un disturbo bipolare, molto probabilmente ereditato da uno dei genitori, gli daremo del litio, non aggiusterà le cose, ma potrebbe essere d’aiuto.” Stupido medico, stupido ospedale, stupide medicine, stupida Kelly e stupida la sua malattia.
“Lo terremo qui in osservazione per 72 ore, firmate il consenso, è minorenne, e potrete venirlo a prendere fra tre giorni.”
No.
Non poteva lasciarlo lì, e se avesse bisogno di aiuto? E se fosse spaventato? E se non dormisse? E se avesse paura dei mostri?
Perché Jack ha due anni, ma ne dimostra diciassette, ha paura, ma dimostra coraggio perché è un Winchester, è il suo ragazzo.
Stava per ribattere ma Sam gli mise una mano sulla spalla, devastato quasi quanto lui, e disse “lo aiuteranno Dean.”

Strinse la bottiglietta arancione, strinse le mani e strinse gli occhi, Jack ancora stretto sotto al piumone, ancora da solo, ancora silenzioso.
“Hey ragazzo, ti va un po’ di succo?” Mormorò nel silenzio della stanza ma Jack non rispose, non fece nulla per far intendere che aveva capito. “È alla pera, il tuo preferito” sorrise allungando una mano tremante ma non toccando mai il ragazzo.
Il medico aveva detto che era necessario che ci fosse sempre qualcuno quando Jack aveva i suoi bassi, qualcuno che parlasse che lo costringesse a mangiare e a bere.
“Posso averlo alla mela, per favore?” La voce di Jack spezzò la tranquillità dalla stanza, facendo scattare Dean in piedi “certo ragazzino, lo vuoi un toast?”
“Non spingetelo, se non vuole mangiare non forzatelo, lo farà solo chiudere di più in se stesso, quando avrà la forza chiederà.”
La forza e non la voglia o il desiderio, ma la forza di aprire gli occhi, alzare la testa, uscire dal letto e, magari, mangiare.
“No” scosse lentamente la testa, e si fece più piccolo.
“Va bene, torno subito.” Dean la prese come una vittoria, dopo tre giorni di digiuno e silenzi il ragazzo si sentiva abbastanza bene da chiedere del maledetto succo alla mela, e Dean gli avrebbe portato tutto il succo di mela che quel dannato negozio aveva, fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto.
Sulla soglia si girò e vide che Jack si era disteso, come se non soffrisse più, come se sapesse che c’era qualcuno che lo aspettava dopo tutta l’oscurità che lo trascinava giù.
   
 
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