Il bello delle feste babbane è il fatto che ognuno vuole apparire il più possibile
soprattutto quel gruppetto di super popolari della scuola.
Giudicano come ti vesti, la presenza, il ragazzo che t’invita … inconcepibile nel mondo dei maghi
in cui conta di più il sangue che altro.
Alle volte i maghi mandano alla pazzia i maghinò stessi
non considerandoli alla loro altezza.
Per questo io volevo essere ben altro, non darla vinta alla società in cui vivevo.
(Estratto dal libro ‘Maddy Tuckerhalter: Due Vite”, Mysterios Editore, 2004)
soprattutto quel gruppetto di super popolari della scuola.
Giudicano come ti vesti, la presenza, il ragazzo che t’invita … inconcepibile nel mondo dei maghi
in cui conta di più il sangue che altro.
Alle volte i maghi mandano alla pazzia i maghinò stessi
non considerandoli alla loro altezza.
Per questo io volevo essere ben altro, non darla vinta alla società in cui vivevo.
(Estratto dal libro ‘Maddy Tuckerhalter: Due Vite”, Mysterios Editore, 2004)
La sala era decoratissima, l’atmosfera festosa e gioiosa. Anna girava come una trottola, si dondolava al ritmo dell’ultimo singolo di Michael Jackson e la guardò con un piccolo sorrisetto appena accennato. Anna sapeva essere così sé stessa senza dover nascondere nulla. David che si vantava d’aver scelto questo o quel colore di tal festone o bevanda presente fra la lunga tavolata.
La serata sembrava magica e i corpi erano appiccicati da un’incredibile atmosfera – un’atmosfera che mai aveva conosciuto in casa.
Erano giovani, giovanissimi – molti infatti avevano quasi dodici anni, Maddy compresa. I professori controllavano che nessuno sgarrasse, anche se era più che sicura che Ed Meerah avesse corretto il punch col whiskey di scorta del fratello maggiore, che si faceva arrivare dal Galles.
Si sentiva viva, a fuoco, avete presente quando qualcuno vi fissa e voi vi sentite contro a una parete? La sensazione era la medesima, più piacevole.
“Cosa ci fai lì?” una voce maschile interruppe i suoi pensieri. Si voltò: era solamente Michael.
“Nulla, guardo com’è il divertimento.”
“Te l’ho sempre detto di uscire più spesso.”
“Lo sai che mi piacerebbe, ma non posso i miei genitori … sono difficili.” Non voleva coinvolgerlo, affatto. Avrebbe capito? Era più che sicura in una risposta negativa.
“Anna è elettrizzata, questa sera.”
“Come se non lo fosse tutte le altre, Mikey.”
“Hai ragione.”
“Mi piace questa festa, è tranquilla ma non è affatto noiosa.”
“Sembri mia zia Sue il giorno di Natale, quando cerca di impietosire mio zio Joe per fregargli la coscia di pollo.”
“Ma cuciti la bocca, per Dio!” Rise e fu un bene.
Se ne andò in pista con Mickey e per la prima volta capì il vero significato di rapporto umano: niente sangue, magia, tipologia di bacchetta o qualsivoglia creatura magica. Accadde qualcosa di strabiliante quella sera: Mickey la riaccompagnò al taxi che avrebbe condiviso con Anna, le chiese se potevano vedersi qualche volta per mangiare un gelato o una pizza. Era stato magnifico o deludente: dipende da che angolazione studi questa situazione. Deludente perché non era stato un bacio né un invito a un appuntamento o magnifico poiché erano solo due dodicenni alle prese con gli ormoni e i sentimenti e questo la faceva sentire oltraggiosamente ripagata dalle fatiche che aveva provato fino a quel momento.
Accettò la proposta di Michael, pensando che, in fondo, un po’ di felicità se la meritasse pure lei.
Anna le disse: “Quindi … vedo che un cavaliere l’hai trovato, alla fine.”
“Non dire stupidaggini, Annie.”
“Sei arrossita! Erano secoli che non succedeva! Oh, dolce, piccola Maddy! L’amore ha bussato alla tua porta.”
“Non fantasticarci troppo, ok?”
“La solita guastafeste! Mai che si goda il momento.”
“Voglio solo tornare a casa senza imprevisti.”
“Come vuole, madamigella.”
La fece entrare con gesto teatrale nel taxi, continuando a parlare della magia che la stanza emetteva, delle luci, della musica … e di Mikey. Alla fin fine, dovette confessare che Michael Neumann era accettabilmente carino, se non si lasciava perdere il consueto umore cupo.