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Autore: RitornoAlleCeneri    26/03/2020    0 recensioni
Concentrarsi non era uno dei pregi di Poppy, che viveva costantemente nel suo mondo. Circondata dai suoi libri e dai suoi innumerevoli disegni di creature mistiche. Lei ha un animo puro, perseguitato dalla solitudine che solo una persona può colmare
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Durante la notte mi è difficile dormire, soprattutto perché è il momento della giornata in cui mi sento più sola.

 Il resto del mondo vaga nel mondo dei sogni mentre io rimango nella veglia. Sento quella che può essere una volpe correre fra l'erba in cerca di rifugio e mi sento meno sola, ma essa sparisce e mi ritrovo sola, di nuovo.

Dopo l'ennesima volta che mi rigiro nel letto decido di bere qualcosa. Attraverso il salone composto da ogni angolo di libri sull'arte, sulla politica e sull'esoterico. Mio padre è un patito per il vintage e quando ne ha l'occasione non perde tempo, si innamora a prima vista di un tavolo o anche di un libro che appare noioso e riesce a farlo sembrare interessante; è il mio contrario, ma questa diversità non ha mai ostacolato il nostro rapporto.

 Rino non ha bisogno di costante affetto, però è un gran chiacchierone, è il suo modo per renderti partecipe della sua vita ed è un modo per dire che ci tiene.Lascio che ci sia buio nella casa, mi sento osservata quando accendo le luci di notte. Fortunatamente la mia casa è lontana dal centro città, bisogna attraversare qualche lotto di terra per arrivare. Essere quasi isolati dal mondo ha il suo fascino. 

Apro la credenza e afferro un bicchiere di vetro con sicurezza e lo riempio di acqua fino all'orlo, la sorseggio con calma, nell'attesa che la stanchezza mi prenda e mi faccia sua. Resto nel buio a contemplare la visione della luna che sta per scomparire e noto un movimento sul pianerottolo. Un'ombra minuta è ferma vicino alla panca e mi fissa.

 ''Un gatto nero''

Lo guardo confusa e lui non sembra spaventato nonostante mi sia avvicinata alla finestra; sembra curioso. Qualcosa alle sue spalle attira la su attenzione e se ne va mentre io rimango rigida e ferma come una statua.

Finisco la mia acqua, che fino a questo momento ha aspettato che la finissi, e me ne torno in camera. Mi fiondo sotto il lenzuolo che è ritornato freddo e chiudo gli occhi. Non so quanto aspetto nel buio, ma per mia fortuna cado in un sonno privo di sogni.

Il sole delle sette filtra attraverso le tende grigie della mia camera, e mi desta dal sonno tanto ricercato la notte prima. Il rombo di un pick up rompe il silenzio angelico e mi graffia le orecchie. Il cambio viene inserito nella retromarcia e con pesantezza ascolto la vettura allontanarsi, lasciando che qualche rombo del motore permetta di intercettarla. Non appena mi accorgo che si è allontanata mi alzo lentamente, sotto di me il materasso cigola e lo traduco come un lamento

''Ti sto liberando dal mio peso, devi esserne contento, dico al letto''Scalza e vestita, solo con una maglia lunga e stracciata, scendo le scale e mi trovo in meno di un minuto a procacciarmi la colazione. Apro il frigo e studio il suo interno che, fortunatamente, non ha mai un anello mancante. Decido di comporre la colazione di: latte di soia, mirtilli, cachi e caffè nero; verso il latte in un bicchiere e una volta pronto, il caffè nero, invece dentro una tazza nera con la scritta ''Victor'' su un lato. I mirtilli e alcune fette di cachi dolci li taglio e li ripongo in una ciotola bianca. Adornata la tavola un senso di disagio mi pervade e la sensazione di essere spiata si ripresenta, come la sera prima. Il mio sesto senso è ancora galoppante, infatti il gatto curioso è di nuovo sul pianerottolo di casa. Decido di intervenire e prendo una seconda ciotola più piatta e piccola da un anta della cucina e verso all'interno del latte.

 Mi incammino alla porta e la apro con lentezza, cercando di non far scappare il gatto, il quale senza batter ciglio rimane immobile come una statua. Mi piego sulle ginocchia e poggio il pasto destinato al felino nel'intermezzo tra me e lui, poi rientro e inizio a consumare la mia colazione. Da dove sono seduta non posso vedere se sta consumando o no il latte, così mi allungo leggermente per spiarlo e lo vedo impegnato a bere il latte. Sono soddisfatta, una creatura vivente mi sta simpatica e io sto simpatica a lei. Eccitata, mi sbrigo a terminare il pasto e lavo velocemente i piatti e la cucina. 

Mi lavo e mi vesto con una maglia leggera bianca e sopra indosso una salopette con grandi tasche per tenere dei pennelli e strumenti di vario tipo, indosso le vans rosse come il sangue e una volta pronta per uscire mi blocco davanti la porta d'ingresso. Da anni a questa parte non ho mai messo piede fuori casa, non capisco come mi sia venuto in mente proprio adesso di farlo.Sulle spalle mi sembra di avere un macigno e il petto inizia a darmi fastidio; il mio respiro accelera e la testa inizia a girarmi, perdo la sensibilità della punta delle dita e le gambe diventano molli come una gelatina. Odio non riuscire a fare le stesse cose che facevo prima, mi sento... impotente ed inutile. Nonostante mi senta schiacciata mi sforzo e mi trascino verso il mobile vicino al divano in salone. Apro di fretta e furia due o tre cassetti e non trovo nulla, inizio a tremare violentemente e quando sto per arrendermi ricordo di aver nascosto una delle sigarette in uno scompartimento segreto sotto il romanzo ''The great Gatsby''. ''Vittoria, penso''Insieme ad essa c'è un accendino e senza curarmi di dove mi trovo, la accendo.

Dopo qualche minuto mi sono calmata, mi alzo con difficoltà e per far uscire l'odore acre apro la porta; la mia arma mi aiuta a mettere un piede fuori, ma per mia sfortuna il gatto è scomparso. Avendo preso coraggio decido di sedermi sulla panca di legno e mi godo l'aria mattutina. L'entrata di casa da' su un cortile sterrato, una staccionata circumnaviga il perimetro e poco più avanti inizia la strada contornata da alberi dopo pochi chilometri. Ai lati animali della fattoria dei vicini, alcuni liberi, pascolano mentre altri erano rinchiusi in reti sottili per non farli scappare e proteggerli da predatori. 

 Bovini, equini e volatili sono la mia compagnia, nonché animali che rispetto e mi rifiuto di ingerire. Mi rendo conto che stare appena fuori la mia confort zone non è male, anzi mi piace. Devo ringraziare il felino intruso per avermi dato il coraggio di uscire, senza di lui non mi sarebbe mai passato di mente di uscire e respirare aria pulita mista all'odore pungente del concime. Così, una volta finita la mia sigaretta rientro e mi chiudo nello studio. Accendo il Mac fisso e controllo le email dell'indirizzo di lavoro. Cinque commissioni che ho già completato e due che ho quasi finito, niente di nuovo; noto che oggi è venerdì e che i clienti sono tutti occupati ad organizzare il weekend, chi pensa all'arte. Mi ritrovo senza commissioni, senza impegni casalinghi e per la prima volta non so cosa dipingere. Cerco conforto nei libri, ma nessuno attira la mia attenzione tanto da occupare il mio tempo; sono due ore che vago senza meta e sono quasi le nove del mattino.La giornata è ancora lunga, mi dico. In lontananza noto dalla finestrella che un'ape si sta avvicinando e che è diretta verso casa mia, la riconosco e so che è Will che sta portando la seconda colazione. La mia salvezza in mezzo a questo mare di noia non poteva che essere il mio migliore amico, in quel preciso istante una notifica del computer mi informa che mio padre mi ha mandato una mail sull'indirizzo personale:

''Tesoro,Stasera finisco molto tardi e quindi mi ospiterà Zia Roberta, spero non ti dispiaccia. Ci vediamo domani pomeriggio. Fai la brava e se succede qualcosa chiamami dal telefono di casa, la rubrica dei numeri è dentro la scrivania della mia camera da letto.

Ti voglio bene,

 con affetto Papà''

Gli rispondo velocemente, il tempo di permettere a Will di raggiungermi nello studio; ha delle chiavi di riserva essendo l'unica famiglia che ho.

''Buongiorno Pii, ho portato la seconda colazione. Qui abbiamo... un avocado, succo di mela, due waffle e una bomba al cioccolato. Per me invece ho due cornetti al miele e una spremuta di arancia''- dice aprendo le varie buste di carta ed elencandomi le prelibatezze che attendono di essere mangiate-''Conosci le mie abitudini e i miei gusti, sei sicuro che non sei un mago?'' gli rispondo scherzosamente.

-''Forse, ma non te lo direi''.

''Niente magie fuori da Hogwarts''

''Niente magie fuori da Hogwarts''

Diciamo all'unisono ed iniziamo a ridere, finito di dimenarci come foche impazzite ci avviamo al piano di sotto. Io riassetto le stoviglie necessarie e decido di voler mangiare sul pianerottolo. ''Will, va bene se mangiamo sul...pianerottolo?'' gli domando titubante. 

La sua reazione è un misto tra gioia e stupore, non si sarebbe aspettato il mio coraggio di mettere piede fuori casa.

 ''Va bene! Allora fammi dare una pulita al tavolo, tu nel frattempo sistema il resto''. 

Come un tornado si precipita fuori e con una velocità sovrumana ha finito il lavoro e mi aiuta a finire il mio; ci trasferiamo all'esterno e mi comincia a guardare come se fossi un alieno.

 La mia calma stoica lo spaventa e lo esalta nello stesso momento, lo noto dai suoi occhi. Iniziamo la colazione e il felino riappare tra le spighe di grano, i suoi occhi gialli e scintillanti attirano la mia attenzione e capisco che è sempre lo stesso. 

Mi alzo di scatto e indico agitata l'animale a Will, che mi guarda confuso e non capisce cosa stia succedendo. Il gatto inizia a correre verso l'interno del campo e, non so con quale coraggio, le mie gambe iniziano a muoversi, dietro al gatto. 

Scavalco la staccionata e non realizzo di aver superato il perimetro di casa e di aver lasciato Will da solo, senza spiegazioni. Raggiungo quel che mi sembra il centro, mi fermo e mi guardo intorno confusa; il ''bian coniglio'' è scomparso e con lui il mio coraggio.
   
 
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