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Autore: Maura85    11/05/2005    2 recensioni
Questa fic l'ho scritta un anno fa, tentando di immaginare una qualche vecchia amicizia di Severus Piton quando ancora era studente... Forse è meglio che vi spieghi il mio personaggio, Zaria: è una serpeverde imbranata come pochi a scuola, ma abilissima al Quidditch. Ha conosciuto Severus durante la notte di natle, scambiandolo per un ladro ed immobilizzandolo (e ovviamente lasciandocelo fino a fine incantesimo, dato che non ricordava più la formula per scioglierlo...), ma questa è un'altra storia, che posterò magari... beh se vedo che vi interessa ;)
Sono mooolto graditi commenti e consigli!
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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3. Che strano sogno. Aveva sognato di aver seguito a scopo protettivo una ragazzina del secondo anno matta come un cavallo che lo aveva trascinato nella Foresta Proibita per curare uno stupido unicorno… Proprio un sogno originale.
Peccato che non l’avesse baciata; tanto era un sogno…
“Svegliati! In nome del Cielo, svegliati! Svegliati!” queste parole, cariche di apprensione, erano accompagnati da energici schiaffoni che poco si addicevano ad un’esile e bella fanciulla; ignara di questo aspetto estetico, Zaria, aumentò l’energia dei suoi colpi, sul disperato andante.
Severus grugnì, si portò le mani al volto, borbottando chissà quale maledizione, mentre, a fatica, distingueva delle strane ombre attorno a lui.
“Dove sono?” grugnì, massaggiandosi piano la tempia sinistra; si sentiva così dannatamente debole!
“Meno male che quella che usa il cervello per tenere gonfia la testa sono io!” sbuffò lei di rimando, anche se piuttosto sollevata dal fatto che avesse ripreso conoscenza. “Non ti ricordi? Foresta Proibita, unicorno, svenimento? C’è qualcuno in casa?” gli sventolò una mano davanti agli occhi dallo sguardo decisamente troppo vacuo.
“Oh, no! Non era un sogno. Siamo davvero nella foresta?”
“Ma certo che ci siamo, e ora tirati su: abbiamo un problema!”
Notò con imbarazzo – e chissà perché, poi – che lei lo aveva fatto sdraiare completamente sul manto di foglie secche, forse per favorire un suo più precoce risveglio; si sedette di scatto, ma questo gli provocò nuove fitte ed uno spaventoso giramento di testa.
“Che genere di problemi avremmo?” domandò, ostentando indifferenza al fatto che Zaria lo sostenesse con premura. Fingendo di non aver notato la vicinanza dei loro respiri. “Ci hanno beccati? Siamo espulsi?”
“No, peggio.”
“Cosa c’è di peggio?”
A-WOOOOOOOOOO! A-WOOOOOOOOOOOO! L’ululato, così non umano eppure così non animale, percorse di nuovo l’area della Foresta Proibita, provocandole altri brividi lungo la spina dorsale. Li aveva fiutati, ormai, e li stava cercando…
“Questa può essere considerata una cosa peggiore dell’espulsione, no?” lei azzardò un mezzo sorriso d’incoraggiamento, mentre lo aiutava a ristendersi sulla terra; oh Cielo era ancora troppo debole anche per stare seduto! Erano fritti.
“Dimmi che non c’è la luna piena…” mormorò, maledicendo lei e quell’unicorno che ora tanto volentieri si sarebbe cotto al forno.
“Se vuoi te lo dico, ma…” altro sorriso stentato. “Sai, credo che tu ti debba riprendere in fretta. Molto in fretta. Perché se tu non stai in piedi non puoi volare, e se non puoi volare, noi verremo divorati da quello che, almeno dai versi, sembra un licantropo! Chiaro?”
“Chiarissimo. Prendi la scopa e vai; appena sto meglio ti raggiungo.”
Per la prima volta da quando si conoscevano, fu lei ad esibirsi nella tipica espressione sopraccigliosu+sguardodisufficenza.
“Pensi forse che ti abbandonerei qui?”
“Un Serpeverde come si deve lo farebbe.”
“Chiamami Grifondoro infiltrata, allora. Io non mi muovo; per cui, SPICCIATI a riprenderti!” lo aiutò di nuovo a sedersi, puntellando il proprio torace contro la sua schiena.
A-WOOOOOOOOOOO! L’ululato, ovviamente sempre più vicino, li sorprese di nuovo.
“Sono quei quattro idioti che portano a spasso il Lupo…” borbottò Severus, sempre massaggiandosi la testa. Non sapeva se essere più spaventato per quel Lupo o confuso per la vicinanza del corpo di lei.
“Cosa? C’è qualcuno che si diverte a portare a spasso dei lupi mannari?” lo fissò con aria sconvolta, mentre un nuovo verso lupesco echeggiava nella notte. “Oh mio Dio, non voglio morire così giovane!”
Il mondo cominciò di nuovo a girare, a sfumare… le parole di Zaria persero qualsiasi significato… NO! Non doveva svenire di nuovo! Si morse selvaggiamente la lingua, procurandosi una copiosa fuoriuscita di sangue, mentre una mano stringeva spasmodicamente prima l’aria, e poi una mano della giovane.
“Severus ti prego, non svenire…” supplicò, ma tutto ciò che seppe fare fu tenere la sua mano più stretta che poteva e sperare nella sua forza. Speranza vana, come ebbe poi a constatare.
Un ringhio sommesso proveniva dal bosco di fronte a lei; qualcosa di grosso, di enormemente, orribilmente e drasticamente grosso si avvicinava, forse fiutando il sangue di quello stesso unicorno che avevano curato e a causa del quale, molto probabilmente, sarebbero morti divorati.
“Severus…?” azzardò con voce isterica. Con enorme sollievo si accorse che lui era cosciente; più o meno. “Non vorrei allarmarti, ma, vedi, credo che ci abbia trovati! Cosa devo fare?”
“Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due…” uhm… no, forse non era poi così cosciente. “Sfilavano compatti, in fila per sei col resto di due…”
“Cos’è, un incantesimo antilicantropo?” ipotizzò speranzosa. “O sei completamente uscito di testa?”
“Le code allineate, in fila per sei…”
“Sei completamente uscito di testa.” concluse “Perfetto. Ora Ezechiele il Lupo ti tira fuori le budella e siamo tutti a posto!” si rese vagamente conto che stava parlando con una persona non in possesso delle proprie facoltà mentali, ma decise di soprassedere.
Il ringhio si avvicinò. Effettivamente, si disse, se fossi stata zitta non ci avrebbe individuato così facilmente…
Era la fine…? Sarebbe stata uccisa nel fiore dei sui anni?
E fu allora che l’enorme creatura balzò!
Fu questione di un attimo; per puro istinto, Zaria estrasse la bacchetta, puntandola verso il grande lupo dagli occhi insanguinati e le mascelle socchiuse, da cui spuntavano dei poco rassicuranti canini.
“EXPECTO PATRONUM!” Urlò con tutto il fiato che aveva in gola una formula a caso che aveva sentito da qualche studente più anziano, tanto con lei l’una o l’altra facevano ben poca differenza, in quanto ad efficacia…
Eppure…
Eppure questa volta funzionò!
Il licantropo stava per sferrare il suo attacco, l’attacco finale, quando un grande e maestoso essere saltò agilmente dalla foresta dietro lei e Severus, ponendosi tra il Lupo Mannaro e le sue potenziali vittime.
Zaria guardò incantata l’animale, un bellissimo cervo, pronto a fronteggiare il mostro pur di difenderli; ma che razza d’incantesimo aveva usato…? Expecto Patronum? Non era quello che faceva comparire dei Patroni, degli animali che proteggevano i maghi in grado di evocarli…?
Ma certo, era andata proprio così; senza alcun dubbio. Era un genio!
Il cervo strisciò più volte a terra lo zoccolo anteriore destro, inequivocabile segno di sfida; il Lupo non si attardò ad accoglierla, esibendo i lunghi denti affilati.
Nel frattempo, un enorme cane peloso, nero come la notte, saltò al fianco di Zaria, reggendo tra le fauci qualcosa… le loro due scope.
Uau. Uau e doppio uau, ad essere precisi! Non solo era riuscita ad evocare un Patronus, impresa già difficile per uno studente più grande di lei, ma era riuscita a chiamarne addirittura due, il cervo e il cane! E meno male che non si accorse del piccolo topo che osservava il duello e squittiva concitato, altrimenti avrebbe preteso l’Ordine di Merlino, Prima Classe.
L’unica cosa che la lasciò un po’ perplessa fu il fatto che il grosso cane nero alzò agilmente una zampona ed orinò con gusto addosso a Severus; bah, roba da Patroni…
La lotta cervo/licantropo continuava, e Zaria comprese che era un momento assai propizio per tagliare la corda… se solo Severus fosse stato cosciente! Beh, ma era o non era una giocatrice di Quidditch provetta?
Lo strinse più forte che poté, mentre con l’altro braccio afferrava la sua scopa e vi montava su; lentamente, disperatamente, con uno sforzo che aveva dell’incredibile, iniziò a prendere quota, con il terrore che lui le scivolasse direttamente in bocca al lupo, il quale doveva essersi accorto dell’inganno, perché ululò con rabbia selvaggia nella loro direzione.
Ma ormai erano salvi.
  
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