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Autore: Fujikofran    30/03/2020    1 recensioni
[Tekkaman]
Questa fanfiction è un missing moment che avevo immaginato per l'episodio 11 della serie, intitolato "L'astronave perduta" e che riguarda quello che, secondo me, è il personaggio chiave della serie mecha: Andro Umeda. Qui è alle prese con una piacevole notizia. Questa fanfiction voglio immaginarla come un attimo di pausa per i protagonisti di Tekkaman, sempre tesi e alle prese con le battaglie per difendere la Terra. Che pesantezza...ma non si rilassano mai? Ecco, con questa storia spero di portare un po' di leggerezza.
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Al Centro Sviluppo Spazio, Joji stava monitorando il registro degli ultimi spostamenti dell’astronave Terra Azzurra, con cui lui, Hiromi, Andro e Mutan percorrevano lo spazio per controllare che la Terra non fosse attaccata dalle truppe di Waldaster. Poco dopo, lo raggiunse il Dottor Amachi, per ritirare il registro.

«Sembra tutto a posto, Joji», affermò il dottor Amachi, «se continuiamo così, credo che le truppe di Waldaster inizieranno a capire che Tekkaman è imbattibile; o almeno credo. Ecco, vorrei riservarmi un briciolo di ottimismo e ripagarmi di tutto lo stress che stiamo vivendo».

«Sono d’accordo, solo che...ultimamente ho continui mal di testa», disse Joji, «Però, le giuro, dottore, non intendo desistere: non smetterò di trasformarmi in Tekkaman, a costo della mia stessa vita. Mio padre deve essere vendicato e la Terra non può essere distrutta, anche se le restano meno di tre anni di vita».

«Non fai altro che ripeterlo, Joji, ma la tua testa dura ci sta salvando. Cerca di riposare il più possibile».

Joji non ebbe il tempo di riposare, perché fu chiamato da Hiromi: un'astronave sembrava avvicinarsi alla Terra ed era scattato l'allarme. Erano tutti preoccupati e, al Centro Sviluppo Spazio, una certa tensione iniziava a palesarsi tra tutti coloro che vi lavoravano. Joji era pronto a salire sulla Terra Azzurra e a trasformarsi in Tekkaman, ma Andro lo fermò, dicendogli di aspettare e di partire semplicemente con la Terra Azzurra.

«Non essere impulsivo, Joji, non tutte le astronavi sono di Waldaster o comunque nemiche: quando la smetterai di odiare gli alieni?» disse Andro.

«E tu quando la smetterai di fare il maestrino con il sottoscritto? Spero davvero che troveremo il modo di farti tornare su Sanno o, almeno, su quel poco che è rimasto del tuo pianeta».

Andrò non rispose e guardò il ragazzo con un mezzo sorriso.

«Ok, Andro, stavolta hai vinto tu, non mi trasformerò in Tekkaman, ma ho messo comunque in allerta Pegas».

«Guarda che hai fatto tutto tu: non ti ho mica detto di non trasformarti in Tekkaman! Ti avevo solo detto di aspettare e di partire con la Terra Azzurra. Fino a prova contraria continuiamo a parlare ancora la stessa lingua».

«Guardate, l’astronave ci sta proprio venendo incontro, come se volesse fermarsi al Centro Sviluppo Spazio» disse Hiromi, piuttosto allarmata.

Al Centro Sviluppo Spazio i nervi erano tesi e Joji era pronto a dare gli ordini per un nuovo viaggio con la Terra Azzurra.  L’astronave era atterrata e non sembrava vi fosse la possibilità di un attacco. Era forse venuta in pace? Il dottor Amachi notò che il calcolatore elettronico centrale stava registrando dei messaggi in codice.

“Messaggio per il Centro di Sviluppo Spazio: sono Karen, mi avete salvato quattro mesi fa. Andro mi aveva aiutato a ripartire per tornare sul mio pianeta”.

Era il messaggio che il calcolatore aveva tradotto e stampato. Il dottor Amachi lo mostrò a Hiromi e a Joji. Andro rimase un po’ di sasso, mentre gli altri si mostrarono sollevati, tranne Joji.

«E se non fosse venuta in pace? Ma soprattutto: se non fosse lei? Come diamine fate a fidarvi?».

Joji era il solito diffidente, mentre Andro non proferiva ancora parola, ma poi decise di uscire e di andare incontro all’astronave, tra la preoccupazione di tutti. Fidandosi del proprio istinto, l’alieno si precipitò a salutare Karen, scesa dall’astronave. Si abbracciarono, ma Andro mostrò una leggera diffidenza.

«Guarda che non sono qui per attaccarvi e, se vuoi controllare, l’astronave è vuota: sono da sola» disse la ragazza e lui, per mostrare fiducia, le mise un braccio sulla spalla.

«Allora, Karen, andiamo al Centro Sviluppo Spazio?» domandò il biondo e capelluto umanoide, facendole l’occhiolino.

Fu accolta con entusiasmo, anche se Joji continuava a essere scettico. Hiromi, invece, corse ad abbracciarla e poi la invitò a bere qualcosa nella grande sala bar della base spaziale.

«Caffè per tutti oppure volete del the verde o del sakè?» domandò il professor Amachi, mentre gli altri si erano accomodati su un divano.

«Per Joji una camomilla, please!» esclamò Andro, mentre gli altri risero.

«Quanto tempo ti fermerai? Non vuoi mica ripartire subito? Abbiamo dei mini appartamenti qui, sono per gli scienziati che ospitiamo di tanto in tanto, ma ce ne è uno che potrebbe fare al caso tuo. Andro, accompagnala tu, se vuoi: è l’appartamento al piano di sopra, l’ultimo a sinistra; quello con le piante davanti all’ingresso» disse Hiromi e Andro obbedì.

«Hiromi, perché ridacchi?» domandò Joji, sorseggiando un succo di frutta.

«Avrai capito perché ho preferito che fosse Andro ad accompagnare Karen nell’appartamento…» disse Hiromi.

«No…illuminami».

«Hai notato il suo vestito largo? E non ti sembra un po’ ingrassata? Credo che Andro le abbia lasciato un ricordino e lei sia venuta a dirglielo. Sono cose che solo noi donne possiamo notare…».

Joji sorrise, malizioso, ma probabilmente non aveva ben compreso le parole di Hiromi, per lui sibilline.
 
 
«Benvenuta! Accomodati, questa sarà la tua casa, fino a quando lo vorrai» disse Andro, aprendo la porta dell’appartamento riservato a Karen.

«Che meraviglia! Ma è tutto per me? Purtroppo, mi fermerò davvero poco».

L’appartamento era molto grande e Karen, dopo averlo visitato, si accomodò su un divano, che, beige chiaro e morbido, le piacque moltissimo. Andro le mostrò delle bibite.

«Aranciata, coca cola, acqua? Le ho prese dal frigobar».

«Aranciata, grazie…c’è il frigobar come negli hotel? Oddio!»

«Certo, oltre al frigorifero vero e proprio…».

Andro si accomodò accanto a Karen, accarezzandole i capelli.

«Allora…qual buon vento ti porta qui?» disse poi l’umanoide.

«Volevo salutarvi e dirvi che ora la mia vita va meglio: vivo dai miei zii e non avrei mai immaginato di trovarli così premurosi. Si prendono cura di me e non mi fanno mancare nulla. Avevo ripreso a lavorare, ma ho deciso di prendermi un periodo di riposo. Così sono venuta sulla Terra per riabbracciarvi. Ho perdonato Joji…alla fine il suo è stato un atto di difesa e non avrebbe potuto immaginare di trovarsi davanti qualcuno intenzionato a venire in pace. Non riavrò indietro i miei genitori e mia sorella, ma portare rancore non era la soluzione migliore. E poi…non farebbe bene alla mia salute, soprattutto nel mio stato attuale».

«In effetti, non volevo metterti in imbarazzo, ma mi era sembrato di notare il tuo stato interessante. Posso immaginare che, quando sei venuta sulla Terra, fossi già incinta e, magari, lo ignoravi. Sembri già in attesa da diverse settimane…Non sapevo avessi un compagno…», affermò Andro, lievemente amareggiato, «Lo ammetto: credevo di poter avere qualche chance con te…» aggiunse poi, ridendo.
«Lo so, sono ingrassata troppo per essere solo al quarto mese di gravidanza…».

Andro arrossì e, sorridendo, abbassò lo sguardo.

«Un momento: noi ci siamo conosciuti quattro mesi fa e, prima di salutarci, abbiamo…Ok, credo di aver capito il vero motivo della tua visita: sto per diventare padre?».

Karen annuì, con occhi lucidi e faticando a trattenere le lacrime. Andro si avvicinò per baciarla.

«Piango perché sono felice,» disse poi la ragazza «anche se so che tu hai la tua vita, i tuoi impegni e lotti ogni giorno pensando che un giorno vorrai tornare a Sanno. A me va bene così, ma ti chiedo solo un favore: di esserci quando lui nascerà. Mi basterà questo».

«Se a te basta, a me no. Non solo vorrei esserci, ma vorrei far la mia parte. Sì, a Sanno vorrei tornarci, però vorrei stare il più possibile anche con te, sul tuo pianeta o sul mio. So solo che l’unico luogo in cui non potremo mai vivere è la Terra, che sta per morire e questo è il mio più grande rammarico. Per il Centro Sviluppo Spazio potrebbe non esserci un futuro e lavorerò il più possibile per aiutare i terrestri, a rischio della mia stessa vita. Solo che…ho solo paura che nostro figlio possa rimanere presto orfano».

«No, ti prego, non pensiamoci. E poi confido in Tekkaman…».
 
 
Dopo più di un’ora, Andro raggiunse Hiromi e Joji, che si lanciarono occhiate di complicità.
 
«Allora, Andro», intervenne Joji, ridacchiando «dobbiamo festeggiare qualcosa?»
 
«Beh, sì, ma avete cinque mesi di tempo per organizzarvi».
 
 

Questa storia l'avevo iniziata a dicembre 2019, ma non avevo avuto più modo di proseguirla. Mi ci sono dedicata nuovamente nel mese di Marzo 2020 (sì, durante il famoso periodo di clausura per via del Coronavirus, una battaglia che va oltre qualsiasi fanfiction e qualsiasi fantasia). Dedico questa storia a chi mi legge, ma in questo caso la dedico soprattutto a Lady Five, che mi segue sempre, e a Telesette, che so che adora il genere mecha.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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