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Autore: se solose    30/03/2020    1 recensioni
Sono tonata con una piccola one shot sulla coppia Lorenzo/Clarice che, on so per quale motivo, mi scatena infinite sensazioni di tenerezza. Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scese correndo. Le suole delle sue scarpe erano lisce e, al contatto con il marmo delle scale, non attecchivano, tanto sembrava volare. Gli occhi sgranati, ma non c’erano scintille di rabbia questa volta ad illuminarli, bensì era preoccupazione. La sua. Cercava qualcosa, cercava qualcuno con quel suo sguardo incredulo.

“Clarice” bisbigliò piano. “Clarice” disse, ancora una volta, con voce più alta. Nessuna risposta. Come poteva? “Clarice!” questa volta urlò ma continuava a non ricevere risposta. Si faceva strada nel buio del cunicolo, tanta la foga di raggiungere la moglie che si era persino dimenticato di prendere una fiaccola a facilitarlo lungo la via.
Il fiato era corto. La tensione mista all’adrenalina che aveva ancora in corpo per lo scontro appena avuto con i sicari gli provocava palpitazioni. “Clarice!” urlò ancora e finalmente ricevette una risposta, ma non era stata la moglie a rispondere. Quella voce maschile era fioca, debole. Accelerò il passo e finalmente arrivò nel punto in cui la luce era più forte. Li aveva raggiunti.

Purtroppo però non sentiva suono alcuno, un bene pensò in un primo momento, poi si rese conto di non sentire neanche il pianto di un bambino appena nato. Nel giro di pochissimi secondi nella sua mente si erano creati gli scenari più tetri e, il non udire le urla della moglie partoriente, li aveva avvalorati. Erano forse morte entrambe? Scosse la testa per scrollare via dalla mente quell’immagine nera. La scena che mai avrebbe voluto vedere. Quando finalmente arrivò nel punto in cui la luce era viva vide a terra, schiena al muro, i suoi bambini, Piero, Giovanni e Giulio, tutti e tre sotto l’ala di Carlo.

“Lorenzo!” esclamò quest’ultimo mentre si alzava in piedi. “Papà!” disse Giovanni con fare contento. “Giovanni, Piero, dov’è la mamma?” ma nessuno dei due rispose. Passò lo sguardo a Carlo che, nel mentre, era riuscito a mettesi in piedi. Senza proferire parola gli indicò la strada, davanti a sé. Bastò un solo passo, lungo e deciso, e fu subito ai piedi del medico che, vedendolo, si scostò leggermente.
Lorenzo aveva paura, aveva paura di cosa lo avrebbe atteso dietro di lui. Le vesti della moglie erano sudice, intrise di sangue e sporcizia. Si chinò su di lei e la vide, teneva tra le braccia stanche un fagottino. Ringraziò Dio, questa volta lo fece, perché gli aveva fatto non uno ma ben due doni.

“Amore” riuscì a dire tra le labbra strette, ancora tese, ancora spaventate. Le mise una mano prima sui capelli poi sul viso, appiccicoso e ancora madido di sudore. Guardò verso quella creatura silenziosa e finalmente la tensione lasciò il posto alla gioia. Si allungò su Clarice per lasciarle un bacio sulla fronte. Seppure sporco, era uno dei più sentiti e sinceri che avesse mai dato alla donna che gli stava accanto da tutti quegli anni. Il cuore batteva furioso in petto, spaventato ancora, gioioso a quella vista. Quella donna, sua moglie, aveva davvero compiuto un miracolo. Che avesse grande tenacia di spirito lo aveva sempre saputo, dal giorno in cui l’aveva conosciuta, ma quella sera si sentì davvero orgoglioso. Si era fatta carico di se stessa, del bambino che aveva in grembo e di tutti i componenti della famiglia ed era scesa nelle segrete del palazzo. Portando tutti al sicuro. E poi aveva messo alla luce un piccolo angelo. Sentì quasi di non meritare tanto. Fino a quel momento una piccola parte di lui era spaventata di averla persa, persa per sempre. Se avesse dovuto dire il momento in cui si innamorò così fortemente di lei forse non avrebbe saputo rispondere, eppure era successo. Con i giorni, con le settimane, con gli anni…semplicemente, con il tempo. Non riusciva a contare i minuti in cui le sue labbra erano rimaste sulla sua fronte, ma se ne scostò solo quando sentì le sue dita, tremanti, sforargli la manica.

“Credevo di averti persa, Clarice” le bisbigliò baciandole l’incavo della mano che aveva appena alzato.
“Non vado da nessuna parte” gli rispose ansante, con il poco di voce che aveva in gola. “Lorenzo” si interruppe deglutendo.
“No, amore, non affaticarti”. Amore. Non la chiamava spesso in quel modo, così dolce, così intimo.
“La chiameremo, Maddalena” continuò lei, senza ascoltarlo. Com’era testarda eppure era uno dei lati che più amava di lei. La sua testardaggine, troppe volte li aveva salvati.

“Maddalena!” esclamò lui tornando a guardare la bambina. La prese alleviando il peso alla moglie che, d’istinto, si ripiegò su un fianco, accovacciandosi verso il marito.
Era un batuffolo, così piccola tra le braccia del padre. Il cuore di Lorenzo finalmente riprese un battito regolare, la serenità e la gioia che quella bambina gli stava portando non aveva eguali. “E’ così buona”. Ed era vero. La bambina non aveva emesso neppure un pianto fino a quel momento, ma era in salute, il medico glielo aveva confermato.
“Che sia l’inizio di un nuovo capitolo per la nostra famiglia” gli disse Clarice.
“E lo sarà” gli confermò Lorenzo, guardandola negli occhi mentre stringeva la figlia tra le mani.
   
 
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