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Autore: Miharu_phos    31/03/2020    0 recensioni
[Enkaze/Gouendou]
Nathan accarezzò la schiena del piccolo per aiutarlo a raddrizzarla, e gli sorrise dolcemente quando i suoi grandi occhioni blu lo guardarono preoccupati.
-Sei triste papi?- domandò con la sua adorabile vocina.
Gli occhi di Mark scattarono sul marito, attirato dalla domanda che era stata posta al turchese.
Si, Nathan era triste, profondamente triste.
Lo era da tempo.
Ma questo non poteva spiegarlo ad un bambino di soli sei anni, sarebbe stato ingiusto oltre che doloroso.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel/Shuuya, Mark/Mamoru, Matsukaze Tenma, Nathan/Ichirouta, Shuu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio regnava a casa Evans anche quella sera.

 

Ma non era un silenzio sereno, rilassato; era un silenzio freddo e carico di tensione.

 

-Arion stà dritto con la schiena- mormorò Mark sospirando mentre portava svogliatamente l'ennesimo boccone alle labbra.

 

Nathan accarezzò la schiena del piccolo per aiutarlo a raddrizzarla, e gli sorrise dolcemente quando i suoi grandi occhioni blu lo guardarono preoccupati.

 

-Sei triste papi?- domandò con la sua adorabile vocina.

 

Gli occhi di Mark scattarono sul marito, attirato dalla domanda che era stata posta al turchese.

 

Si, Nathan era triste, profondamente triste.

 

Lo era da tempo.

 

Ma questo non poteva spiegarlo ad un bambino di soli sei anni, sarebbe stato ingiusto oltre che doloroso.

 

-Certo che no tesoro. Adesso finisci di mangiare, su- lo incoraggiò accarezzandogli la piccola testolina castana.

 

Mark guardò profondamente il marito negli occhi; uno sguardo freddo e vuoto, uno sguardo rassegnato ad una vita che gli stava ormai troppo stretta.

 

Nathan invece abbassò gli occhi verso il proprio pasto, sospirando.

 

Era sempre così, a casa Evans.

 

Regnava la freddezza, l'indifferenza, la noia.

 

Un tempo però non era stato così; un tempo erano stati felici, un tempo quella vita era stata il culmine dei loro sforzi, dei loro sacrifici, sbocciati tutti nella famiglia che avevano sempre sognato.

 

Nathan aspettò di andare a letto per poter parlare con suo marito.

 

Aveva paura; ci conviveva da giorni ormai, da quando Axel era tornato alla Raimon per insegnare assieme a Mark.

 

-Sei diverso- gli disse mentre il castano si spogliava davanti allo specchio svogliatamente.

 

-Che vuoi dire?-

 

-Sei strano. Hai una faccia diversa-

 

-Sono sempre lo stesso- mormorò Mark con tono annoiato -non so a cosa ti riferisci-

 

Ma si, infondo Nathan era sempre stato paranoico.

 

Mark era uguale a prima, non c'era niente di diverso in lui. Erano tutte paure infondate.

 

-Mark-

 

-Mh-

 

Nathan deglutì, sentendo già la vergogna manifestarsi per la domanda che stava per porgere a suo marito.

 

-Mi ami?-

 

Mark sbatté piano le palpebre, guardando Nathan con stupore.

 

-Che domande sono? Ma certo che ti amo-

 

Eppure chissà perché, quella risposta non bastò neanche un pochino a sfatare il terrore che andava dilagandosi nella mente del turchese.

 

-Non mi tocchi più. Non mi vuoi più?-

 

Il castano allargò la bocca in un sorriso addolcito, quasi commosso.

 

-Ma che stai dicendo Nathan? Certo che ti voglio. Vieni qui- mormorò avvicinandosi a lui per allacciare le braccia attorno alla sua vita.

 

Il turchese si appoggiò subito contro il suo corpo, stringendo forte a se il marito per sentirne il calore che da troppo tempo ormai gli mancava.

 

"Prima mi chiamavi amore. Adesso mi chiami per nome" pensò, senza dirlo ad alta voce.

 

Temeva che un'affermazione del genere avrebbe potuto spezzare il già sottilissimo confine che separava i due uomini dalla disfatta della loro coppia.

 

Sapeva che il pericolo era molto vicino, riusciva a percepirlo nel disinteresse del marito sia verso Nathan che verso il piccolo Arion; o nella sua generale indifferenza verso tutto ciò che avesse a che fare con la casa o con la loro famiglia.

 

Ma soprattutto percepiva la lontananza della sua anima, del suo cuore, dal letto che ormai condividevano quasi per forza.

 

"Mi manchi" avrebbe voluto dirgli.

 

Ma sarebbe stato troppo rischioso; doveva tenere le proprie paure per sé per non rischiare di perderlo del tutto, per non farlo scappare via.

 

-Ti amo Mark- gli disse sotto voce.

 

Glielo diceva sempre; ma ultimamente il castano rispondeva con troppa svogliatezza, spesso non gli rispondeva affatto e fingeva di non aver sentito.

 

-Ma si, anch'io- rispose soltanto battendogli una mano sulla schiena per poi staccarsi.

 

Nathan avrebbe voluto soltanto piangere.

 

Ma non era il caso, non davanti a lui almeno.

 

Deglutì e guardò il marito mentre andava ad infilarsi il pigiama, pronto per andare a letto.

 

-Spegni la luce prima di coricarti- mormorò accompagnando il tutto con uno sbadiglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

•••

 

Axel si mordeva il labbro fissando Mark mentre quest'ultimo impartiva un consiglio ai propri ragazzi.

 

 Non avrebbe mai pensato di cominciare ad insegnare, soprattutto non alla Raimon; eppure dopo anni passati ad inseguire il pallone nella squadra nazionale, aveva deciso finalmente di appendere al chiodo gli scarpini e condurre una vita più rilassata, come molti dei suoi compagni facevano ormai da tempo.

 

Alcuni di loro avevano già messo su famiglia, altri invece avevano intrapreso carriere di altro tipo; Axel invece era scapolo e per di più non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe voluto pare dopo il ritiro.

 

Austin, il suo fidanzato storico, ci era rimasto malissimo quando Axel aveva deciso di lasciare lui assieme alla squadra.

 

"Voglio cambiare vita" gli aveva detto soltanto, esprimendo così tutto il suo disinteresse verso i sentimenti del povero ragazzo, sprofondato dopo il suo abbandono in una profonda depressione.

 

Era stato Mark il primo a contattare l'ex campione; lo voleva assolutamente al suo fianco, ad allenare i suoi ragazzi.

 

Axel inizialmente aveva esitato, per un po' aveva anche deciso di chiudere del tutto col mondo del calcio; dopo aver incontrato Mark però, qualcosa in lui era scattato, qualcosa che lo aveva spinto ad accettare seduta stante non appena aveva rivisto di persona il suo vecchio migliore amico.

 

Aveva sentito un'attrazione improvvisa spingerlo verso Mark; un richiamo quasi animalesco, percepito durante la loro vicinanza fisica, in quelle ore passate insieme davanti ad una tazza di caffè che presto erano volate una dietro l'altra.

 

E si era accorto solo allora di quanto Mark fosse bello, coinvolgente, dolce.

 

Gli era sembrato un miraggio, era stato come una profonda boccata d'aria fresca dopo tutti quegli anni passati senza la sua compagnia.

 

Ed aveva compreso quanto gli fosse mancato; quanto quel vuoto che Austin non era mai riuscito a colmare fosse stato creato dall'assenza del castano nella sua vita.

 

Restava incantato nel vederlo sorridere, il cuore gli batteva così forte quando con disinvoltura lo toccava sulla schiena o sulle braccia in modo amichevole.

 

E sentiva un desiderio irrefrenabile dentro di sé che lo spingeva a stringerlo forte, per sentire il suo profumo, per possederlo.

 

E Mark era così felice di riavere il proprio amico accanto a sé, che l'euforia gli annebbiava la mente; e non si rendeva conto né dei sentimenti del biondo, né dei propri, che cominciavano a crescere nei suoi confronti.

 

Non ci aveva mai pensato prima di allora; la presenza di Axel assorbiva tutto il tempo, passato in chiacchiere rilassate, risate spensierate e sospiri.

 

Con lui ritrovava un'allegria che ormai a casa sua non regnava più da tempo; fu istintivo legarsi a quella inaspettata fonte di beatitudine, fresca e frizzante.

 

Ma quando quel pomeriggio restarono soli, dopo gli allenamenti, Mark finalmente cominciò ad interpretare in modo diverso i propri sentimenti;

 

Avevano deciso di fare due tiri giusto per sgranchirsi le gambe dopo un pomeriggio passato seduti in panchina.

 

Axel era fradicio di sudore, e si asciugava la fronte con la propria maglietta mentre Mark prendeva in prestito alcuni asciugamani dagli armadietti dei ragazzi.

 

-Sei un po' arrugginito, te le ho parate quasi tutte- lo prese in giro Mark porgendogliene uno.

 

Axel gli sorrise di rimando ed afferrò l'asciugamano, scuotendo la testa per il tono beffardo che aveva utilizzato l'amico.

 

-Sono fermo da almeno tre mesi, mi sembra più che normale- si giustificò dando al castano una piccola spinta alla quale Mark reagì con un leggero schiaffo sul petto nudo e abbronzato del biondo.

 

Axel si spinse verso Mark per vendicarsi e lo afferrò per la vita mentre questi cercava di sfuggirgli; lui lo afferrò con decisione e lo spinse contro il muro per poi ridergli in faccia a pochi centimetri dal suo viso.

 

Anche Mark rise, lo fece per diversi secondi.

 

Poi entrambi lentamente si acquietarono ed il castano si rese conto di avere una mano su uno dei suoi pettorali lisci e scolpiti, mantre Axel gli stringeva ancora prepotentemente le mani attorno al busto.

 

Si guardarono negli occhi profondamente; Axel aveva gli occhi lucidi e pieni di desiderio.

 

Gli erano chiare in mente le fantasie nelle quali si era spesso lasciato andare con Mark; ed in quel momento, a pochi centimetri dalle sue labbra, con la sua mano sulla pelle sensibile del petto, poteva sentire i suoi impulsi crescere ed il suo desiderio diventare incontrollato.

 

-Mark...- mormorò guardandolo dritto negli occhi.

 

Fu il castano il primo a sbagliare.

 

Lo baciò.

 

Axel sapeva di Nathan, del piccolo Arion, del loro fantastico e lungo matrimonio, della loro vita perfetta; e per quanto desiderasse assaporare il corpo di Mark si era ripromesso con tutto il cuore di non sfiorarlo mai, se non con la mente.

 

Ma Mark, inaspettatamente, aveva preso a baciarlo.

 

E lo aveva fatto quasi inconsapevolmente; neanche aveva mai fatto dei pensieri del genere sul biondo.

 

Eppure in quel momento, spinto da un impulso incontenibile, si era reso contro di desiderare quelle labbra più di ogni altra cosa.

 

Strinse la dita sul suo petto, poi prese i capelli alla base della sua testa in una mano; gli ansimò in bocca incapace di contenersi e si spinse contro il suo corpo in cerca di contatto.

 

Lui e Nathan non facevano l'amore da tempo ormai; gli sembrò, nel sentire le forti mani di Axel scendergli sul fondoschiena, di resettare tutta la sua vita.

 

In quel momento non pensò a nulla; Nathan, il bambino, la casa, il lavoro, tutto scomparve per far posto al bisogno di sentire Axel dominarlo, di sentirlo dentro di sé, unito a lui in un rapporto pieno di vizio e piacere.

 

-Axel- gli gemette fra le labbra tenendo gli occhi chiusi.

 

Il biondo gli abbassò i pantaloncini liberando allo stesso tempo la propria intimità dai boxer che scivolarono fino al pavimento lungo le sue gambe muscolose.

 

-Mark- gli ansimò a sua volta in bocca Axel, totalmente fuori controllo.

 

Il castano con una spinta allacciò le gambe attorno ai fianchi del biondo, aiutato dalle sue braccia forti che gli sostenevano i glutei con forza.

 

Le loro erezioni vennero premute insieme una contro l'altra, e Mark cominciò e stuzzicarle entrambe mentre si muoveva lungo i fianchi di Axel aiutato dalla sua presa forzuta.

 

Lo fecero lì, contro il muro di uno spogliatoio.

 

Consumarono un rapporto veloce eppure intenso, passionale.

 

Il piacere che si donarono l'un l'altro fu talmente vivido e viscerale che ne restarono sconvolti entrambi, quando si ritrovarono ansimanti uno sull'altro, seduti per terra contro la parete.

 

Mark tremava mentre si teneva aggrappato alle spalle sudate di Axel.

 

Ancora cercava di riprendere fiato; a malapena riusciva a pensare mentre il seme di entrambi impregnava il loro inguine, il loro addome, le loro cosce.

 

Mark sollevò lentamente il viso ed afferrò con decisione il volto del biondo, che lo guardò preoccupato.

 

Lo invase con la propria lingua senza dargli occasione di dire una parola.

 

Continuò ad ansimargli contro, come se il rapporto appena consumato con fosse finito, ma si stesse prolungando con quel bacio violento.

 

Axel lo lasciò fare.

 

Gli lasciò fare di tutto, anche quando Mark decise di spostare il tutto sotto la doccia dove decise di farsi possedere ancora, stavolta contro le piastrelle bagnate.

 

E urlò così tanto, ma di piacere.

 

Axel proprio non riusciva a negargli niente, neanche un bacio, neanche l'ennesima spinta desiderata e supplicata dal castano.

 

Si salutarono con un bacio, l'ultimo, proprio davanti a casa Evans.

 

Mark gli lasciò una carezza fra le gambe, poi prese il proprio borsone e scese dalla sua auto mormorando un semplice "a domani".

 

Axel ripartì, deglutendo per il senso di colpa.

 

Mark gli piaceva da impazzire.

 

Ma non era suo, apparteneva ad un altro uomo.

 

Non era giusto.

 

Eppure non sarebbe mai riuscito a rinunciarvi.

 

Avrebbe continuato a commettere lo stesso errore ancora e ancora, pur di vivere un altro secondo contro il corpo scivoloso di Mark.

 

-È successo qualcosa tesoro?- domandò Nathan vedendo rientrare il marito alle otto di sera.

 

-Niente, ho fatto tardi con Axel-

 

-Che avete fatto?- domandò Nathan serenamente, lanciandogli una veloce occhiata mentre apparecchiava.

 

-Il solito. Avevamo da fare per la squadra- mormorò distrattamente.

 

Scostò la tenda della finestra e guardò verso l'esterno, cercando chissà cosa.

 

Si accarezzò il collo da solo, sospirando, poi chiuse gli occhi.

 

E Nathan rabbrividì.

 

Si voltò mentre sentiva dentro di sé un terribile presentimento, un qualcosa che lo fece bloccare di colpo tanto da fargli mollare la presa sul bicchiere di vetro che stringeva in una mano.

 

-Papà!- mormorò spaventato il piccolo Arion correndo verso il turchese che solo quando notò il bimbo vicino ai vetri rotti, sembrò ritornare in sé.

 

-Nath! Sta attento!- lo rimproverò Mark correndo a prendere Arion che aveva già cominciato ad incuriosirsi sui frammenti taglienti.

 

-Sc-cusa- mugolò Nathan, per poi piegarsi verso il basso e raccogliere i vetri a mani nude, stringendoli fra le dita fino a farle sanguinare.

 

-Porto il piccolo di la, tu ripulisci tutto- disse sospirando il castano.

 

-Okay- 

 

La sua parola uscì con un soffio di voce.

 

Aprì il rubinetto e cominciò a far scorrere l'acqua sui taglietti.

 

Avrebbe tanto voluto essere più stupido, più credulone; eppure conosceva Mark così bene da non riuscire a ingannarsi, nonostante le sue convincenti bugie.

 

Si appoggiò al lavandino e singhiozzò, sperando di mascherare il tutto con lo scorrere dell'acqua.

 

Stava per finire tutto quanto.

 

Ormai lo sentiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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