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Autore: GJSCUDIERO    01/04/2020    1 recensioni
"Ecco cosa mi sono scordato mentre stavo vivendo, mi sembrava scontato durare in eterno. Siamo piccoli pezzi di storia chiusi dentro ad un palmo, soffia che andiamo lontano, come stelle cadenti."
Un biglietto misterioso fa sì che John Watson sappia esattamente cosa è successo a Sherlock Holmes quella fatidica mattina di maggio, quando è scomparso nel nulla. Ma, si sa, alla vita piace prendersi gioco di noi, e, per un'orribile coincidenza (che forse tanto coincidenza non è) il ragazzo rimane coinvolto in un incidente stradale, che gli provoca un danno alla memoria. Mentre le ricerche per lo stravagante aspirante detective continuano, nessuno sembra realmente curarsi di cosa sia successo al diciannovenne senza più alcun ricordo di quel pezzo di carta.
Teen!lock
Genere: Avventura, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se John Watson avesse dovuto dire come si sentiva in quel momento, la risposta sarebbe stata: “benissimo”. Si era trasferito in quel quartiere da relativamente poco, ma si era già abituato. Le casette erano disposte a schiera, ordinate e colorate secondo una scala precisa. Aveva conosciuto tutti i vicini, uno per uno, ed erano tutti talmente gentili che sembravano finti. Gli portavano da mangiare, da bere, lo invitavano a pic-nic, cene, feste e giochi, che lo facevano pensare agli anni ’50, alle campagne americane, all’erba verde, alle belle donne.
A John le donne piacevano tanto e tutte: belle, brutte, bionde, more, rosse. Gli erano sempre piaciute, ma non ci si poteva aspettare altro da un affascinante ragazzo di diciannove anni come lui. Forse era per questo che i suoi vicini si comportavano in quel modo. Forse non c’era realmente nulla di cui preoccuparsi.
Tuttavia, il ragazzo dalla zazzera bionda e sempre pettinata, faticava a liberarsi di una strana sensazione che provava alla bocca dello stomaco, che cercava di sopprimere costantemente. Si sentiva quasi in colpa a sospettare di persone così carine. Perché sì, quello era sospetto, ed egli lo sapeva bene, anche se non si ricordava il perché. Erano tante, in realtà, le cose di cui non si ricordava, ma non vi si era mai soffermato più di tanto a pensarci. Almeno fino a quel momento.
Non avrebbe saputo dire l’ora, il giorno della settimana, il numero o il mese, ma in un preciso istante un fulmine squarciò il cielo. Un moto di curiosità gli scaturì un brivido che si propagò in tutto il suo corpo, dalla punta del piede destro fino all’attaccatura dei capelli. Era una sensazione così dannatamente umana, che gli sembrò di non vivere da secoli. Senza sapere né come né perché, prima che potesse anche solo accorgersene, iniziò a correre. Verso quella luce, verso il suono che si era sentito a qualche secondo di distanza.
In pochi attimi gli furono tutti addosso. Urlavano il suo nome, gli prendevano le braccia, le gambe, cercavano di farlo cadere, ma lui andava avanti. Proseguì fino a un enorme cancello di ferro, le sbarre strette, un’altezza spropositata per evitare una semplice infrazione. Il ragazzo vi si aggrappò con tutta la sua forza, fino che le sue nocche diventarono bianche e le guance rosse per lo sforzo. Gridava, scalciava, piangeva, pregava. Poi successe qualcosa di assurdo, di strano. Una forte eccitazione lo pervase. Una sensazione familiare, ma chissà di cosa. Il cancello si spalancò di colpo, ed egli lo oltrepassò.
Un nome gli apparve in testa, accompagnato da un forte odore di talco misto a tabacco e sudore.
Sherlock Holmes.
Il biondo non fece in tempo a chiedersi chi fosse, perché una luce fortissima lo stava accecando. Si sentì mancare il terreno da sotto i piedi, e fu avvolto dal buio. Poi, una voce: “John! Sei sveglio”.
La ragazzina urlante che non fece in tempo a riconoscere fu spostata la sua visuale. Una donna dall’aspetto gentile, ma leggermente seccato prese il suo posto. Era vestita di verde, aveva una flebo in mano.
Ospedale, pensò il ragazzo. Perché un ospedale?
La sua voce era calma, forse stanca. Fu quello che disse che lo getto nel panico più totale:
“Bentornato John, sei stato in coma per tre mesi”.
   
 
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