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Autore: _Elthanin_Riddle_    01/04/2020    1 recensioni
|HelenaCorvoneroxSalazarSerpeverde|Accenni HelenaCorvoneroxBaroneSanguinario|
Ad Hogwarts è una sera come tante. O forse no.
La Dama Grigia, spettro evanescente di Corvonero, decide di narrare a un gruppo di ragazzine degli ultimi anni la sua vita… e la sua morte.
Narrerà loro anche del suo amore, impetuoso e distruttivo, e di come si fosse innamorata di un Serpeverde prima che diventasse un cliché.
*Estratto*
-Sei così… pura. Innocente.
Helena rise, di una ironia dal retrogusto amaro: -Pura? Conosco le viscere della magia, il suo lato primordiale. Condivido il talamo con un uomo che non è mio marito, sto andando contro le leggi imposte dal decoro e dalla mia famiglia…-, rise ancora, più piano, -sono tutto, fuorché pura. Sono corrotta, danneggiata, scheggiata, ho perso ogni traccia di luce e sai qual è la cosa peggiore? Non riesco a pentirmene. Amo il mio peccato e questa cosa mi dannerà l’anima per sempre, Salazar. Quindi no, non sono pura.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barone Sanguinario, Helena Corvonero, Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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Confessioni di un Fantasma: vita, morte e amori della Dama Grigia

 

Trama

|HelenaCorvoneroxSalazarSerpeverde|Accenni HelenaCorvoneroxBaroneSanguinario|
Ad Hogwarts è una sera come tante. O forse no.
La Dama Grigia, spettro evanescente di Corvonero, decide di narrare a un gruppo di ragazzine degli ultimi anni la sua vita… e la sua morte.
Narrerà loro anche del suo amore, impetuoso e distruttivo, e di come si fosse innamorata di un Serpeverde prima che diventasse un cliché.
*Estratto*
-Sei così… pura. Innocente.
Helena rise, di una ironia dal retrogusto amaro: -Pura? Conosco le viscere della magia, il suo lato primordiale. Condivido il talamo con un uomo che non è mio marito, sto andando contro le leggi imposte dal decoro e dalla mia famiglia…-, rise ancora, più piano, -sono tutto, fuorché pura. Sono corrotta, danneggiata, scheggiata, ho perso ogni traccia di luce e sai qual è la cosa peggiore? Non riesco a pentirmene. Amo il mio peccato e questa cosa mi dannerà l’anima per sempre, Salazar. Quindi no, non sono pura.
 

1.Dead men tell no lies.


La Dama Grigia fluttuava, silenziosa come al suo solito, in giro per i corridoi, tenendosi rigorosamente lontano dai sotterranei. Troppi ricordi erano nascosti nelle viscere della scuola, momenti rubati e amori proibiti e, nonostante fossero passati così tanti anni dalla sua morte, non era ancora pronta ad affrontarli.
Aveva un’aria incredibilmente malinconica, lontana e schiva che, quando, dopo l’ennesima svolta, vide che il gruppo di ragazzine la stava ancora seguendo, se ne stupì.
Di solito Helena stava da sola, sulle sue, e nessuno la pedinava come stavano facendo loro.
Così, con una rapida inversione di marcia, gli si parò davanti, attraversandole, lasciando che un sospiro le sfuggisse dalle labbra nel momento in cui, entrando a contatto con i loro corpi caldi e vivi, percepì un piacevole torpore, destinato a durare un millesimo di secondo.
-Buonasera-, disse, stupendo loro e se stessa. La Dama Grigia non parlava, di solito, -vorrei sapere, di grazia, il motivo per cui mi state pedinando.
-Oh, non la stavamo pedinando. Affatto-, rispose quella che doveva essere a capo della delegazione, gli occhi limpidi e i capelli biondi, arrossendo, -è che abbiamo sentito parlare così tanto di lei dagli altri che volevamo chiederle della sua storia. Senza miti o leggende.
La Dama inarcò un sopracciglio, rimanendo immobile. Parlavano di lei? C’erano leggende sul suo conto?
-Chi mai avrebbe messo in giro voci sulla mia persona?-, sussurrò, continuando a guardare la sua interlocutrice.
-Abbiamo sentito parlare un Grifondoro…-, disse incerta un’altra ragazza, con dei grandi occhiali che le scivolavano in continuazione sulla punta del naso, -ma noi non vogliamo pettegolezzi. Ci piacerebbe la verità.
La verità… la Dama Grigia trattenne un sorriso amaro a quella parola: la verità aveva fatto, nel corso dei secoli, più morti di quanti non ne avesse ottenuti la menzogna.
Eppure era da così tanto tempo che taceva, forse parlarne l’avrebbe aiutata ad alleggerire il peso che la opprimeva.
Annuì una volta, piano, e fece loro segno di seguirla in una delle aule fuori uso che si trovavano su quel piano. Una delle ragazze trasfigurò un banco e delle sedie in comodi divani, poi presero posto in silenzio, osservandola.
-Narrerò dei miei ultimi anni di vita e della mia morte e non sarà affatto piacevole-, le avvertì lo spettro e, chiudendo gli occhi, prese a narrare.


Hogwarts si stagliava, alta e imponente, contro le luci dell’alba, facendo rabbrividire la ragazza che la osservava. Si era diplomata l’anno precedente con ottimi voti, come d’altronde si aspettava dalla figlia di Priscilla Corvonero, ed era stata invitata a restare presso la scuola per insegnare, anche se sospettava ci fossero le pressioni della madre dietro.
Gli studenti erano ancora pochi e, fino all’anno precedente, erano stati i quattro fondatori a dividersi le lezioni ma, man mano che la scuola affermava il suo nome nel panorama internazionale, stava diventando necessario avere nuove persone su cui fare affidamento.
Helena sospirò, notando una figura che le si avvicinava. Era ferma e fissava la scuola da quelle che ormai sembravano ore ma, lo sapeva, erano solo pochi minuti.
Assottigliò lo sguardo nel vedere che si trattava di Salazar Serpeverde, ma non si mosse né diede segno di averlo visto. La madre l’avrebbe rimproverata per la sua sfacciataggine, ne era certa, ma Helena odiava quando interrompevano il flusso dei suoi pensieri.
L’uomo le si affiancò e prese ad osservare anche lui la scuola, fermo e immobile in maniera quasi innaturale. La ragazza quasi non riusciva ad udire il suo respiro e iniziò a preoccuparsi ma, quando lui parlò, desiderò davvero si fosse pietrificato sul posto.
-È una scuola davvero incantevole- stava dicendo, -e a breve sarà il fiore all’occhiello del mondo magico. Se solo potessimo non ammettere quella feccia
-Mia madre e gli altri Fondatori sono molto chiari a riguardo, signore-, rispose Helena, il mento ancora alto e lo sguardo lontano, sebbene avvertisse lo sguardo dell’uomo su di sé. Si impose di non rabbrividire.
-Già. Godric Grifondoro ha avuto la meglio anche questa volta, ma la fortuna poi sarà dalla mia-, rispose l’uomo in un basso sibilo e, voltandosi, Helena vide che era più vicino di quanto potesse aspettarsi, tanto che solo pochissimi centimetri separavano le loro spalle. Avrebbe dovuto spostarsi, lo sapeva, era increscioso trovarsi sola con un uomo così vicino, eppure non si spostò di un millimetro, le mani che stringevano ancora la rosa che aveva colto e gli occhi incatenati in quelli del mago.
Era bello, Salazar Serpeverde, bello quasi in maniera dolorosa: era alto, con le spalle larghe sempre avvolte da un mantello verde e il fisico asciutto, le mani grandi e la pelle pallida. Aveva gli occhi chiari, di un verde incredibilmente carico e vivo, e i capelli scuri.
La ragazza si rese conto del fatto che lo stava fissando e arrossì leggermente, distogliendo lo sguardo per non vedere l’interesse e il divertimento nei suoi occhi.
Se c’era una cosa che Helena Corvonero sapeva del più scostante dei Fondatori, era che amava mettere a disagio la gente.
 -Ne dubito fortemente, signore. È raro che si cambi idea sulle proprie convinzioni-, mormorò la ragazza, l’aria assorta.
-Indubbiamente. Ma io adoro provare e non mi fermerò davanti a nulla pur di ottenere ciò che voglio-, fece l’uomo, salutandola poi con un inchino irriverente e allontanandosi dalla scuola, lasciandola lì.
 
 
I Fondatori sedevano al lungo tavolo alla fine della Sala Grande e, lentamente, Helena prese posto accanto alla madre, salutando tutti educatamente.
Erano anni che non poteva sedersi lì, mentre frequentava Hogwarts non poteva farlo per evitare di sembrare avvantaggiata a causa del ruolo ricoperto dalla madre, quando in realtà non aveva mai avuto nessun beneficio, anzi: perché le riconoscessero la sua bravura, doveva impegnarsi tre volte più degli altri.
Sentiva su di sé lo sguardo di Jonathan, Barone di Bloodysbur, un ragazzo, ormai uomo, che si era diplomato l’anno precedente come lei e che, come lei, era stato invitato a restare. Sapeva che l’uomo sembrava provare interesse nei suoi confronti e, per questo, cercò di mantenersi il più distaccata possibile durante la cena: non aveva alcuna intenzione di incoraggiarlo e sperò che il suo comportamento lo inducesse a desistere. Ascoltò i maghi e le streghe, annuì quando sentì qualcosa che approvava e fece una smorfia mentre le parlavano dell’epidemia di Vaiolo di Drago che sembrava un po’ più sottocontrollo, il che voleva dire che ci sarebbero stati meno morti. Helena si distrasse, pensando che, con quella malattia, era morto il padre quando lei era ancora una bambina, poi afferrò il calice di vino e, portandoselo alle labbra, studiò la tavola, o meglio, sua madre. Aveva una espressione rilassata in viso e sembrava non condividere i suoi pensieri, concentrata sul presente e non sul passato.
La ragazza inghiottì un sospiro e bevve un generoso sorso di vino, cercando di distrarsi.
Chissà come, si congedarono tutti, lasciandola sola al tavolo mentre gli elfi domestici sparecchiavano e lei stringeva tra le mani quel calice elaborato d’argento, specchiandosi al suo interno, quasi potesse darle qualche risposta.
-In vino Veritas-, sussurrò una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare.
Era sicura di essere ormai totalmente sola nella sala, con la tavola sparecchiata e gli elfi e gli altri maghi lontani. Alzò lo sguardo e vide che Salazar Serpeverde la scrutava dall’altro, la spalliera della sedia stretta tra le mani e una espressione intrigata in viso.
Helena si alzò subito, posando il calice sul tavolo e abbandonando la posa sfatta e rilassata che aveva assunto, il mento ora alto e sicuro, orgogliosa come solo lei riusciva ad essere, la bacchetta nella mano.
L’uomo chinò la testa di lato, studiandola e senza dire una parola, così lei parlò, -Mi ha spaventata-, disse, mordendosi la lingua mentre parlava. Perché l’aveva detto? Per il vino? Non ne aveva bevuto mica così tanto, appena due coppe, ma sembrava fossero bastate a scioglierle la lingua.
-Non c’è bisogno di simili formalità tra noi, Helena. Conosco te e la tua famiglia da sempre-, sorrise l’uomo, un sorriso che però non gli arrivava agli occhi.
Era strano sentire qualcuno chiamarla per nome, senza l’appellativo signorina, l’unica che lo faceva era la madre e si sentì stranamente a disagio nel vedere che quell’uomo si prendeva tutta quella confidenza, salvo poi rilassare le spalle dicendosi che potevano permetterselo, erano soli.
Sperò che fossero davvero soli, lontano da occhi e orecchie indiscrete, perché altrimenti la voce che si sarebbe sparsa l’avrebbe danneggiata in maniera irreversibile.
Rabbrividì al pensiero, poi sospirò, poggiando una mano sul tavolo.
-Qualcosa ti turba?-, chiese Serpeverde, ora pericolosamente vicino. Si muoveva troppo rapidamente, in maniera quasi inquietante, ma non vi badò.
Sì, c’erano molte cose che la turbavano: lui, ad esempio, che sembrava toccarla anche se non lo stava facendo; il Barone, che la osservava sempre; i segreti.
-Io… Non capisco perché non si possano studiare la Arti Oscure-, disse in fine, scegliendo l’argomento più neutrale ma che al contempo le stava a cuore, -sarebbe così utile studiarle-, mormorò, perdendo tutta la sicurezza nel notare lo sguardo che lui le stava lanciando. Sua madre era a metà tra il disgustato e l’orripilato quando glielo aveva detto, quindi era naturale che si aspettasse una razione simile.
-Conoscere il proibito-, stava dicendo il suo interlocutore, la voce bassa e ipnotica, -svelare i segreti della magia stessa, elevarsi al di sopra di maghi e streghe, fino a raggiungere gli dei…
-Io non…-, provò Helena, temendo davvero una reazione eccessiva. La madre aveva taciuto perché era sua figlia, ma Salazar non avrebbe avuto lo stesso buon cuore di Priscilla, l’avrebbero cacciata sicuramente, se la voce si fosse diffusa.
-Posso aiutarti a soddisfare la tua fame-, aveva aggiunto e, improvvisamente, Helena sentì il suo respiro vicino, poco sotto l’orecchio sinistro, e si trovò a trattenere il suo, -posso mostrarti ciò che desideri.
Sentì la sua mano sfiorarle la sua, stringendola, alzando la bacchetta e mormorando qualcosa che lei non capì, ma lanciando un incantesimo che attraversò la stanza e colpì un mazzo di fiori, facendoli invecchiare rapidamente sotto il suo sguardo affascinato.
-Sì-, mormorò lei, girandosi per guardarlo negli occhi, resi scuri dalla mancanza di luce e il piacere dovuto alla magia, -ti prego…
Nella sua supplica c’era quanto non poteva essere detto a parole e, con uno scatto rapido, si trovò seduta sul tavolo, il corpo di lui tra le sue gambe, le labbra che, fameliche, si scontravano per cercare un contatto più profondo.
Helena dimenticò anche di respirare, cercando di prolungare quella piacevole agonia il più possibile, pronta ad annientarsi tra le sue braccia.
Un rumore lontano li fece sobbalzare entrambi e lui si scostò rapidamente, sospirando quando si rese conto che il rumore veniva dal piano superiore.
Le si avvicinò, studiando le labbra gonfie e rosse, poi l’espressione famelica e non pentita, e si chinò a baciarla un’ultima volta prima di lasciarla per la notte, -Mia-, mormorò contro le sue labbra, mordendole leggermente, per poi sparire tra le ombre.
Helena non lo sapeva, ma aveva appena firmato la sua condanna a morte.




ANGOLO ELTHANIN
Salve a tutti. Ho questa storia salvata in una cartella sperduta del pc da un bel po' di tempo e ho pensato fosse giunto il momento di pubblicarla.
Saranno in tutto quattro capitoli (questo incluso) più un minuscolo epilogo, sono già terminati e li pubblicherò in tre/quattro settimane (ho bisogno di correggerli e rivederli con calma).
E niente, fondamentalmente nasce tutto da un sogno molto strano e costellato da What if...? giganteschi, spero che questa coppia 'nuova' - non so proprio se sia nuova- possa aver successo o quanto meno un briciolo di curiosità.
Come sempre, per segnalare errori, commenti, scleri o altro potete usare l'apposito spazio dedicato ai commenti ^^.

A presto,
Elthanin

PS. Prestate attenzione alle parole sottolineate, alla fine della fic vi sarà una 'frase' bonus.
PPS. Se notate correzioni da fare anche all'intro, tag dei generi etc. rendetemene partecipe ^^
  
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