L’ultima estate
Il frinire delle
cicale riecheggiava nelle campagne di Shiroi. Il sole era alto in cielo e
illuminava i campi di grano, i papaveri rossi e una cavalletta che tentava di
fuggire dal suo prefatore.
«Tanto di
prendo!» Il bambino si accucciò lentamente e fissava il povero insetto con la
medesima concentrazione di un leone di fronte all’antilope. Trattenne il
respiro e balzò in avanti per catturarlo, ma quello che rimediò non fu altro
che un pugno di terra secca.
«Mamoru, lascia
in pace quella povera bestia!» Althea raggiunse il figlio e gli pulì i palmi
delle manine con una salviettina umida. «Quante volte ti ho detto di stare
attento? Guarda qui, sei tutto sporco.»
Il bambino
abbassò lo sguardo e fissò le scarpe, anch’esse impolverate dopo la folle corsa
tra le spighe di grano. Amava correre a lungo, immergersi nella natura,
respirare il profumo delle piante che lo circondavano e rincorrere le
cavallette e lucertole anche se sapeva che quest’ultima sua passione fosse
sbagliata. Era pieno di vita ed energia come ogni altro bambino.
«Ecco, sono
pulito. Posso andare a giocare ora?» Mamoru gonfiò le guance rosee e rivolse
alla madre uno sguardo da cucciolo spaurito.
«Vai, ma non
molestare gli animali altrimenti finirai in punizione per una settimana!» La
donna si rialzò in piedi e seguì con lo sguardo il figlio che, felice, riprese
a correre.
«Ancora a caccia
di cavallette?»
«Oh, Takao. Temo
che abbia ereditato la passione della caccia da mio padre! Sono preoccupata,
non vorrei che da grande decida di unirsi al nonno per la caccia alla volpe!»
«Se anche fosse
che male c’è, scusa? È una tradizione inglese nobile.» L’uomo abbracciò la
moglie e le schioccò un bacio sulla fronte senza perdere di vista il figlio che
correva giocava poco distante da loro. «Lo sai che dovrà abituarsi presto alla
sua nuova casa, vero?»
«Lo sappiamo da
ancor prima che Mamoru nascesse, ma sono ugualmente preoccupata. L’Inghilterra
è molto diversa dal Giappone e non sappiamo come potrà reagire una volta
trasferiti lì.»
«È sveglio ed
intelligente. Si ambienterà benissimo.» Takao guardò intensamente la Althea
specchiandosi nei suoi profondi occhi blu.
Si erano conosciuti a Londra. Lui era in viaggio studio e durante una festa nel
campo universitario rovesciò un bicchiere di birra su una giovane studentessa.
Era rimasto folgorato da quella bellezza per lui divina. Una ragazza dai tratti
orientali con lunghi capelli castani e profondi occhi blu oceano lo stava
fissando, furiosa.
Avevano
cominciato a frequentarsi dopo quella sera stessa e Takao scoprì che lei era la
figlia di un lord londinese e di una giapponese. Quando lui dovette tornare a
Tokyo per laurearsi, Althea lo seguì e si sposarono con la promessa di tornare
a vivere a Londra.
«Hai parlato con
i tuoi genitori?»
Takao scosse il
capo «Sai come sono. Irremovibili. Nemmeno mia sorella mi rivolge la parola.»
«Mi dispiace,
amore. Pensavo che dopo la nascita di Mamoru...»
Takao zittì la
moglie poggiandole un dito sulle labbra. «Non hanno accettato né te né nostro
figlio. Ho voi due e questo mi basta.»
Althea sorrise e
si acccarezzò il ventre appena pronunciato «Quasi tre.» sussurrò appoggiandosi
con la schiena sul petto del marito che, felice, l’abbracciò
«Già, ho voi tre.»
Mamoru continuava
a correre in mezzo alle spighe di grano. Era una splendida giornata di sole e
finalmente trascorreva un intero weekend insieme ai suoi genitori. Era il suo sesto
compleanno ed era quasi diventato l’ometto di casa: qualche giorno prima sua
madre gli aveva annunciato l’arrivo di un nuovo fratellino o sorellina e per
lui quella notizia era il più bel regalo del mondo.Continuava a correre
spensierato immaginando mille avventure da condividere con il nuovo membro
della famiglia. Non vedeva l’ora di conoscerlo. Avrebbero diviso la stessa
cameretta? La nuova casa sarebbe stata abbastanza grande per tutti? Il calore
del Sole divenne più intensa e la sete cominciò ad essere insopportabile.
Mamoru interruppe la sua caccia alla cavalletta e raggiunse i genitori.
«Mommy, I’m thirsty!»
Althea gli pizzicò una guancia «Do you want
some juice, Sweety?». Cominciò a
frugare nella cesta da pic nic ed estrasse un brik di succo alla pesca che
venne subito afferrato dal bambino.
«Ormai parla con
naturalezza entramb le lingue.»
«Siamo fortunati.
Non è semplice crescere un bimbo bilingue, molte mie colleghe hanno difficoltà
perché i loro figli si rifiutano di imparare un altro idioma. Sono molto
orgogliosa di lui.» Althea accarezzò il capo di Mamoru e, sentendolo caldo, lo
coprì con un berretto rosso.
«Voglio parlare
tutte le lingue del mondo!» bofonchiò il bambino prima di riprendere a bere con
avidità il succo.
«Tutte? Sono tantissime!»
Takao si morse il labbro per non ridere «Vuoi diventare un interprete come la
mamma?»
«No! Voglio
essere il re di tutta la Terra!»
Il padre rivolse
uno sguardo divertito alla moglie. Entrambi scoppiarono a ridere davanti a
quella ingenuità pura tipica dei bambini.
«Sei davvero
ambizioso! E cosa farai una volta diventato Re?»
«È semplice,
Daddy! Sposerò la Regina della Luna, farò un regno grande così e aggiusterò
tutte le cose e persone rotte del mondo!» Mamoru allargò le braccia più volte
per mimare geste eroiche. «Costruirò un grandissimo palazzo e saranno tutti
felici!»
Althea si deliziò
di quel sogno irrealizzabile. Non poteva negare che il figlio fosse privo di
fantasia. «Un bravo sovrano deve vegliare sui propri sudditi e la Terra è molto
grande. Lo sai, vero?»
«Sì, Mommy. Ma io
avrò un cavallo magico alato e volerò lì in alto per controllare tutti!» Il
bambino indicò con un dito il cielo azzurro e cominciò a saltellare di fronte i
genitori imitando il volo di un uccello.
«Vostra Altezza
Mamoru Chiba!» Takao fece un gesto di riverenza verso il figlio «Avete già
deciso dove costruirete il vostro immenso palazzo?»
«Sì! Londra! Sarà
enorme così abiteremo tutti insieme! Noi, il fratellino, nonno William e nonna
Yume!»
«Lo sai che vive
già una regina a Londra?»
Mamoru smise di
saltare. Chi aveva osato rubargli il trono?
«In Inghilterra
regna la Regina Elisabetta.» Takao prese in braccio il figlio che, spiazzato,
era sul punto di piangere. «Devi sapere che ci sono tanti sovrani nel mondo!
Spagna, Cambogia, Eswatini, Arabia Saudita. In alcuni paesi esistono anche
degli emiri e degli imperatori. In Giappone c’è l’Imperatore Akihito.»
Il bambino gonfiò
le guance. Era triste, deluso e arrabbiato. Voleva diventare a tutti i costi un
sovrano per aiutare il prossimo e quell’esclusiva le era stata portata via. «Posso
almeno aggiustare le cose del mondo o c’è un aggiustatore che mi ha rubato il
posto?»
«Certo, Sweety!
Puoi aiutare la gente in tanti modi diventando un avvocato, un magistrato, un
politico, un..»
«Un idraulico e
aggiustare i sogni delle ragazze!»
«Takao!» la donna
tappò subito le orecchie del figlio con le proprie mani. Fulminò con lo sguardo
il marito e assunse un’espressione imbarazzata e furiosa allo stesso momento. «Non
dire certe cose! Davanti a nostro figlio poi!»
«Non è forse la
verità?» rise sornione, memore dei vari giochi di ruolo vissuti con Althea
quando erano dei giovani universitari.
Infastidito,
Mamoru si liberò dalla presa della madre. «Uffa. Se non posso fare il Re allora
posso diventare un dottore e sarò il Re dell’ospedale e aggiusterò le persone.»
Takao smise di
ridere. Si voltò verso la moglie che, al suo contrario, sorrideva dolcemente al
piccolo. «La medicina scorre proprio nel sangue dei Chiba.»
Mamoru non
comprese quella strana frase. Si stvano forse prendendo gioco di lui?. Vuotò
del tutto il brik di succo e scese dalle braccia del padre per recuperare due
macchinine gettate a terra, vicino al plaid e si immerse nel suo innocente
mondo fatto di sogni ad occhi aperti e giochi.
«Sembra che
voglia seguire le orme di tuo padre.»
«A quanto pare
sì. Spero che abbia più giudizio di lui.» Takao sospirò profondamente,
amareggiato dalla delicata situazione famigliare tra lui e la sua famiglia di
origine.
La famiglia Chiba
era patriarcale. Satoshi, il capofamiglia, era un noto primario di cardiologia
e per anni aveva tentato di convincere Takao ad iscriversi a medicina,
inutilmente. Non aveva accettato le scelte professionali del figlio che, dopo
un lungo periodo trascorso in Inghilterra, era tornato in Giappone portandosi
con sé una straniera presentandola alla famiglia come sua futura moglie.
Se Takao avesse
sposato una hāfu, lo avrebbe disconosciuto e allontanato per sempre dalla
famiglia.
«Mommy, Daddy!
Posso aggiustare gli animali?». Mamoru saltellò verso i genitori.
«Certo, ma dovrai
diventare un veterinario, il dottore gli animali!»
«E come faccio a
incollare questa?» Mostrò trionfante una coda di lucertola ancora in movimento.
«My God, Sweety!»
Althea trattenne un conato di nausea «Getta subito quella cosa a terra! Quante
volte ti ho detto di lasciare in pace quelle creature?»
«Ma se la butto a
terra non posso più incollarla.»
«La coda
ricrescerà. È uno dei tanti misteri delle lucertole.» Takao non potè non notare
un bagliore di pura ingenuità negli occhi del bambino. «Esistono tanti animali straordinari!»
Le labbra di
Mamoru si arricciarono più volte. Era pensieroso, voleva saperne di più di
creature miracolose. «E dove posso vederli?»
«Allo zoo. Se raccogli
i tuoi giocattoli e pulisci le manine possiamo andarci oggi stesso.»
Un enorme sorriso
si formò sul viso di Mamoru marcando due fossette sulle guance paffute. Non era
mai stato allo soo e l’idea di osservare da vicino degli animali lo
entusiasmava. Quanto erano alte le giraffe? E gli elefanti? Chissà se i leoni
sono così belli come quelli del film animato della Disney.
Annuì col capo e
corse a raccogliere le due macchinine e i restanti giocattoli per infilarli nel
suo zainetto.
Prese per mano in
genitori girandosi più volte per vedere i loro volti sorridenti. Voleva correre
il più veloce possibile verso la loro auto che li avrebbe portati allo zoo.
Una destinazione che
non avrebbero mai raggiunto.
Note:
Hafu un termine giapponese usato per riferirsi ai figli
di unioni tra giapponesi e stranieri. Discriminati verso la prima metà dello
scorso secolo, agli hafu venivano affibiati stereotipi spesso riconducibili
alla sfera sessuale, motivo per cui una volta adulti non riuscivano a trovare
moglie o marito finendo per sposarsi con altri hafu.
Anche se la globalizzazione ormai è estesa in tutto il mondo, attualmente gli
hafu continuano a non essere ben visti a tal punto che molti bambini non
parlano l’inglese o la loro seconda lingua madre per paura di essere vittima di
bullismo.
In questa shot Satoshi Chiba, nonno paterno di Mamoru, ha letteralmente cacciato
dalla propria famiglia Takao perché si è sposato con una hafu e quindi “contaminato”
il sangue puro giapponese dei Chiba.
Ebbene sì, anche il nostro Mamoru Chiba è un hafu.
A presto!
Amnisya