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Autore: MauraLCohen    06/04/2020    1 recensioni
[In revisione]
Raccolta di One shots su Sandy e Kirsten ambientate tra la prima e la quarta stagione.
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Dal I capitolo:
Kirsten si avvicinò a Sandy, aveva una mano sopra la sua, e con l’altra gli stava accarezzando il viso.
« Grazie » gli disse, la voce spezzata dal pianto imminente. Lui le sorrise e, avvicinandosi piano, le scostò qualche ciocca bionda dalla guancia, sfiorandole le labbra con le proprie.
« Lo sai che ti amo, vero? » le mormorò.
Stavolta fu lei a sorridere, annuendo, mentre Sandy continuava a baciarle gli angoli esposti della bocca.

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Dal II capitolo:
« È un appuntamento, signora Cohen? » scherzò lui, rispondendo al bacio e facendola ridere.
Kirsten annuì. « È un appuntamento, signor Cohen. »

{ + flashback ambientato ai tempi di Berkeley }
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Dal III capitolo:
Voltandosi, Kirsten trovò Sandy che le sorrideva un po' colpevole, mentre le portava le braccia attorno alla vita.
« Hey » mormorò lei, abbozzando un sorriso incerto, talmente dolce agli occhi dell'uomo che lo indusse istintivamente a mordersi il labbro inferiore, proprio come un ragazzino.
« Hey » le rispose, con lo stesso tono di voce.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ambientato durante il primo anno in cui Ryan è arrivato a casa Cohen. 
Sandy è impegnato ad organizzare una sorpresa per Kirsten e chiede l'aiuto di Ryan per riuscirci.


La sorpresa
 


Erano appena le nove di una soleggiata mattina di maggio. 
Seth e Ryan erano usciti presto per andare a scuola, Kirsten era di sopra a fare una doccia e Sandy passeggiava per la cucina con una tazza di caffè in mano, mentre aspettava che la moglie scendesse per la colazione. Ad attenderla c’erano croissant caldi, uova strapazzate, bacon croccante e il giornale aperto sulla pagina dei cruciverba che a lei piacevano tanto. 

Sandy tese l’orecchio per sentire se dalle scale arrivasse qualche rumore, e non udendo nulla, prese il cellulare dalla tasca e compose frettolosamente un numero. 

« Ryan? » disse, appena prese la linea. 

Dall’altro lato ci fu un rassicurante: « Sandy? Tutto fatto, tranquillo. » 

L'uomo tirò un sospiro di sollievo: « Perfetto, grazie » aggiunse, prima di chiudere la telefonata. 

« Con chi parlavi? » chiese Kirsten, sopraggiungendo in cucina ancora in accappatoio. Sandy l'accolse con un sorriso smagliante, camminandole incontro per baciarla. 

« Nessuno di importante » aggiunse, vago, porgendole subito dopo una tazza di caffè. Kirsten assunse un'espressione confusa, ma non indagò oltre e si sedette a mangiare accanto a lui. 

« Mi passi la pagina dell’economia? » domandò rivolta verso Sandy, che subito ubbidì. Rimasero lì a mangiare e leggere il giornale insieme per diversi minuti; entrambi apprezzavano quei momenti  che per loro erano un'oasi di tranquillità nel caos di Newport, una sorta di comfort zone in cui potevano essere semplicemente i due ragazzi che si erano innamorati a Berkeley, senza responsabilità o preoccupazione. 
Sandy guardò la moglie che sfogliava le pagine del quotidiano, era completamente distratta ed assorta in quello che aveva davanti agli occhi, annuendo impercettibile ai dati della borsa; pensò che fosse adorabile e stava per dirglielo, ma la suoneria del proprio cellulare lo fermò, riportandolo alla realtà. 

Chiamata in arrivo da Ryan

Kirsten distolse lo sguardo dal giornale per portarlo sul marito. 

« Chi è? » gli chiese. 

« È Ryan. Scusa. » le rispose Sandy, alzandosi dal tavolo rapidamente e andando in soggiorno. Kirsten rimase in cucina e lo osservò scomparire dietro la parete, restò immobile in quella posizione per qualche secondo.
Da quando Sandy scappa via per rispondere alle telefonate di Ryan? si interrogò lei, prima che il proprio interesse venisse catturato dall’orario. 

Era in ritardo per il lavoro, perciò avrebbe indagato dopo su cosa tramavano quei due. 

Le ci volle più di mezz’ora per essere pronta e dal piano di sotto poteva sentire Julie che faceva avanti e indietro mentre l’aspettava; la collega sembrava stranamente nervosa, così Kirsten prese la borsa e la raggiunse in soggiorno senza farla attendere oltre. 

« Ce l’hai fatta! » esclamò Julie vedendo Kirsten arrivare. « Ho temuto che volessi lasciarmi affrontare tuo padre da sola. » 

« Mio padre? » replicò Kirsten con tono interrogativo. 

« Andiamo Kiki, non dirmi che te lo sei dimenticata. Il progetto Miller. Hai detto che potrebbe essere una buona possibilità di investimento e che avremmo potuto proporlo a Caleb. » Julie assunse uno sguardo quasi supplicante che fece scoppiare Kirsten a ridere. 
L'esaltazione della futura matrigna sarebbe stata evidente anche per un cieco. 

 « Me l’ero completamente scordato, scusa. » Kirsten si portò due dita a massaggiarsi la fronte, come se stesse riflettendo sul da farsi. « Ci inventeremo qualcosa, non preoccuparti. »

Julie la guardò soddisfatta, scuotendo i pugni in segno di vittoria. « Ti adoro, tesoruccio! » esclamò, esaltata, poi afferrò l'amica per un braccio e la trascinò fuori casa, continuando a blaterare qualcosa sull’importanza del supporto tra donne e del successo che avrebbe riscosso il progetto con loro due alla carica. Kirsten si lasciò trascinare; aveva imparato negli anni che discutere con una Julie Cooper arrabbiata era una missione suicida, ma provare a mettere i bastoni tra le ruote alla Julie Cooper ispirata era come parlare ad un sordo, pretendendo che ascoltasse. 
Sorrise, fermandosi per un secondo sulla soglia. 

« Sandy, io vado. Ti chiamo dopo! » disse ad alta voce, prima di chiudere la porta di casa alle sue spalle.

(...)

Dopo oltre due ore di riunione con i maggiori azionisti del Newport Group e suo padre, Kirsten si sentiva esausta, come se tutto quel parlare di fondi, demolizioni e case residenziali, l’avesse svuotata di ogni energia.

Si era lasciata sprofondare nella poltrona del suo ufficio, facendola ondeggiare prima a destra e poi a sinistra a ripetizione e senza interruzioni. Aveva una gran voglia di tornare a casa, di infilarsi il pigiama e restare a letto per il resto della giornata, senza fare niente, senza sentire niente. 

Caleb sapeva come rovinarle l’umore, questo era certo. 


Lei e Julie avevano avanzato una bella proposta, che avrebbe incrementato i profitti del Newport Group, offrendo alla società anche un po' di buona pubblicità per risanarne l'immagine, profondamente logorata dalla causa delle Balboa Isles. Soprattutto, il progetto Miller era un’ottima occasione per ritornare a lavorare insieme, dopo tutti quei mesi che Caleb aveva passato lontano. Questo, almeno, era ciò che aveva pensato Kirsten, ma evidentemente il padre non era stato dello stesso avviso, visto che aveva bocciato la sua idea su tutta la linea. 

Kirsten era sinceramente stanca di farsi trattare come una quindicenne sprovveduta che giocava a fare l’adulta: Caleb non le riconosceva i mietiti che aveva e quasi si divertiva ad umiliarla davanti al resto del consiglio. 
In quegli uffici, lei era la più qualificata, la più brava. Non voleva passare per quella immodesta, ma era la realtà dei fatti. Il settore immobiliare, che lei gestiva da sola, era sempre in attivo e costituiva il sessanta per centro delle entrate pulite del Newport Group. I dati parlavano chiaro: lei era la migliore nel suo lavoro, solo Caleb non se ne accorgeva. 
Tuttavia, Kirsten si era rassegnata già molti anni prima al fatto che il padre non si sarebbe mai mostrato orgoglioso di ciò che lei era diventata. A vent’anni fa male, ma a trentasei è solo una cicatrice che brucia ogni tanto, nulla di più. 

Quella giorno, però, faceva parte dell’ogni tanto

Dopo la morte di Rose, Caleb era diventato ancora più freddo e assente; Kirsten si era ritrovata orfana senza nemmeno accorgersene: senza madre e con un padre che si comportava come se lei non esistesse. Non che prima le cose andassero meglio, ma almeno Rose era lì e poteva consolare la sua bambina. 
Ora Kirsten era da sola a fronteggiare il muro che la teneva lontana da Caleb.

Con la testa pesante, la donna si tirò su e si trascinò con la sedia alla scrivania dove aveva il telefono, prese la cornetta e compose un numero. 
Aveva davvero bisogno di conforto in quel momento; aveva bisogno di qualcuno che scacciasse via quel senso di malessere e inadeguatezza, che la facesse sentire amata.  

Sandy le rispose dopo qualche squillo. 

« Che voce che hai, brutta giornata? » chiese l’uomo premurosamente. 

Lei sorrise al telefono: Sandy la conosceva meglio di chiunque altro. Tornò ad appoggiare la schiena sulla spalliera e si mise comoda, giocherellando con una ciocca di capelli.

« Terribile. Non sai che disastro è stata la riunione, mio padre... Terribile, te l'ho detto » commentò, lasciandosi scappare un sospiro sommesso. « Ci vediamo per pranzo? Così te la racconto. » 

Dall’altro lato della cornetta ci fu un attimo di silenzio. « Oh tesoro, mi dispiace, non sai quanto. E credimi: non vedo l’ora di sentire tutta la storia, ma a pranzo non posso, sono oberato di lavoro e non posso sganciarmi. Facciamo a cena? » Il tono di Sandy era davvero dispiaciuto. Avrebbe voluto lasciare tutto e correre da lei; nessuno meglio di lui sapeva quanto il brutto carattere di Caleb potesse essere devastante per Kirsten. Quell'uomo aveva il potere di mandarla a fondo con una sola parola e la cosa mandava Sandy fuori di testa. 
In quel momento, però, non poteva proprio raggiungerla: doveva sbrigare una commissione urgente che la riguardava, ma sapeva che sarebbe riuscito a farsi perdonare.

« A cena? Che devi fare tutto il pomeriggio? » contestò lei, riportandolo alla realtà. 

« Lo sai che non posso dirtelo, segreto professionale » mentì, mentre davanti agli occhi gli appariva l'espressione contrariata che la moglie metteva su ogni volta che lui le diceva così. La cosa lo fece ridacchiare, anche se dovette farlo a bassa voce per non farsi sentire. 

Kirsten sospirò, delusa. « Già, il segreto professionale » commentò. Era irritata e la voce non lo mascherava.

Si salutarono ed entrambi chiusero la chiamata. 

Sandy guardò il display del telefono spegnersi, mentre attendeva che Ryan lo raggiungesse nel cortile della scuola. Non gli piaceva mentire a Kirsten, ma ogni tanto era necessario

Il ragazzo, fortunatamente, non si fece attendere molto e raggiunse il padre subito dopo il suono della campanella. Aveva con sé una piccola busta bianca, di dimensioni da lettera;  vedendo Sandy la sollevò in aria e questi fu subito più sollevato. 

« Ecco » disse Ryan porgendogli la busta. « Come mai tutto questo mistero? Cosa c'è dentro? »  

Sandy guardò quel pezzo di carta bianco. « Un regalo per Kirsten » rispose senza aggiungere altro. 

Ryan lo guardò sospettoso. «  Allora occhio perché  Kirsten mi ha chiamato prima, voleva sapere cosa stessimo architettando. Mi sa che non si è bevuta la storia del pranzo di lavoro. »

« Tu non le hai detto niente, vero? » replicò Sandy, un po’ preoccupato. 

« Certo che no! » rispose il ragazzo, ma intanto rincarò la dose. « Quindi, che cos’è? » Con gli occhi puntava la busta. 

« Una sorpresa. Grazie per averla recuperata. » Sandy diede a Ryan una pacca sulla spalla e si allontanò per dirigersi alla macchina. 

(...)

La giornata era passata veloce, in fin dei conti. 
Kirsten era riuscita a sganciarsi dagli impegni del Newport Group, tornando a casa ad un orario decente, mentre i ragazzi si erano dileguati subito dopo cena per andare da Marissa e Summer. Sandy era tornato un'oretta dopo la moglie, aveva lasciato la valigetta nello studio e poi si era fiondato nella loro camera da letto.

Ora lei lo poteva sentirlo canticchiare dal bagno con in sottofondo l’acqua della doccia che scorreva. 

L’aveva evitata per tutta la giornata e ancora non aveva smesso. 

Kirsten aveva cercato di indagare tramite Ryan ma questi fu incorruttibile, così aveva deciso di arrendersi e aspettare che fosse Sandy a spiegarle cosa stesse succedendo. L'ansia, però, la stava uccidendo.

Lo osservò uscire dal bagno con indosso i pantaloni grigi della tuta e i capelli ancora bagnati che gli gocciolavano sulle spalle, mentre lui, distrattamente, provava ad asciugarli con un asciugamano. 

« Allora, che hai fatto oggi? » gli chiese, cercando di tenere un tono pacato. Sandy colse subito il senso di quella domanda e le sorrise mentre si sedeva vicino a lei sul letto. Bastava guardarla per capire che era arrabbiata e lui non poteva fare a meno di intenerirsi davanti a quell'espressione da bambina offesa che Kirsten cercava di nascondere. Le accarezzò i capelli, posandole un bacio innocente sulle labbra.  
Si allontanò da lei per un istante e le sorride di nuovo, per poi voltarsi in direzione del comodino accanto al letto. 

« Questo! » le rispose, porgendole la busta da lettera. 

Kirsten guardò il marito dubbiosa mentre l’apriva, ci sbirciò dentro e nel vedere il contenuto ebbe un soffio al cuore. Non poteva credere ai propri occhi.

« Dove l’hai trovato? » domandò, prendendo in mano il ciondolo d’oro. Le parole le erano uscite a stento.  

Rimase a fissare quel gioiello senza dire più niente. 

Incise nel pendente vi erano la K e la H

Le iniziali del suo nome e di quello della sorella. 

« Pensavo che Hailey lo avesse perso dopo la morte di nostra madre. » Kirsten  abbassò lo sguardo, la voce rotta e la mente completamente annebbiata dai ricordi. Sandy fermò una lacrima solitaria che le stava percorrendo il viso e le portò un braccio dietro la schiena, stringendola a sé. 

« In realtà lo aveva impegnato » le spiegò e dalla bocca di Kirsten sfuggì un sospirò irritato. 

« Non cambierà mai. Mi aveva giurato di averlo perso durante un viaggio. Come sei riuscito a trovarlo? »

« Tramite un paio di amici ho rintracciato la persona che lo aveva acquistato. Tua madre era molto legata a questa collana e so quanto ci tenevi ad averla. Ed ho pensato  che fosse arrivata l'ora di  restituirla alla legittima proprietaria, che dici? » Sandy le baciò il naso dolcemente. 

« Dammi, ti aiuto a metterlo » aggiunse poi, spostandole i capelli su una spalla. Kirsten non oppose resistenza. 

Erano anni che non vedeva quel ciondolo: da quando sua madre era morta e Hailey aveva supplicato Caleb in ogni modo per averlo lei - non che le preghiere fossero necessarie: lui non era mai riuscito a dirle di no. 

Per Kirsten quello era un ricordo importante della madre, non aveva mai visto una sola volta Rose senza quel pendente al collo. 

Caleb glielo aveva regalato poco prima che lei si ammalasse di cancro. Era un modo per permetterle di sentire meno la mancanza delle figlie, visto che in quel periodo Hailey era già andata via di casa e Kirsten viveva stabilmente a Berkeley con Sandy e il piccolo Seth. Averle entrambe così lontane, per Rose, era stato devastante e Caleb lo sapeva bene: leggeva negli occhi della moglie il desiderio costante di riabbracciare le sue bambine, vederle accoccolate insieme nel grande divano del soggiorno, intente a guardare la tv, come erano solite fare quando erano piccole.


Quella, forse, fu l’unica volta in cui lui riuscì a dimostrare un briciolo d’amore sincero nei confronti della sua famiglia e, proprio per questo, quel ciondolo per Kirsten significava davvero tanto; era il ricordo indelebile dell’amore della madre, di un periodo della propria vita in cui i drammi del Newport Group non avevano ancora inaridito l'animo del padre. 

Il giorno in cui Hailey le disse di averlo perso, solo un miracolo l’aveva fermata dal metterle le mani addosso. 
Quella volta aveva sentito di odiarla sinceramente, come mai prima d’allora. 

In tutti quegli anni, però, Kirsten aveva smesso di pensarci e non credeva che riavere davanti quel ciondolo potesse farla sentire così felice, completa
Sandy le aveva restituito la madre anche se solo per un istante, il tempo fugace di un’emozione. 
Sentendosi al collo quel piccolo pendente rotondo, era come se riavesse la mamma vicina, ad un centimetro dal cuore. 
E non sapeva dirgli quanto gli fosse grata per essere sempre lì, con lei, trovando ogni modo per renderla felice. 

Kirsten si avvicinò a Sandy, aveva una mano sopra la sua, e con l’altra gli stava accarezzando il viso. 

« Grazie » gli disse, la voce spezzata dal pianto imminente. Lui le sorrise e avvicinandosi piano, le scostò qualche ciocca bionda dalla guancia,  sfiorandole le labbra con le proprie. 

« Lo sai che ti amo, vero? » le mormorò.

Stavolta fu lei a sorridere, annuendo, mentre Sandy continuava a baciarle gli angoli esposti della bocca. 

 
Note dell'autrice: 
 

“(...)The smile on your face lets me know that you need me
There’s a truth in your eyes saying you’ll never leave me
The touch of your hands says you’ll catch me wherever I fall
You say the best, when you say nothing at all(...)”


Con il ritornello di una delle canzoni d’amore più belle della Storia, vi do il benvenuto in una breve raccolta di One Shots dedicata a Sandy e Kirsten. 

Brevi momenti di vita mai raccontati, parole mia ascoltate, in scenari vecchi e nuovi, ma con la passione e l’amore di sempre. 

L’idea nasce dal desiderio di riunire in un unico progetto tutte le storie che ho scritto durante gli ultimi event del gruppo Facebook We are out for prompt

Sandy e Kirsten sono la mia definizione di vero amore dal 2003 e mi andava di celebrarli un po’.

   
 
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