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Autore: Luna Manar    07/08/2009    1 recensioni
Un piccolo faccia a faccia - se si può chiamarlo così - tra Rinoa e Squall, dopo il concerto a Fisherman's Horizon. In-game.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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SECOND CHANCES
scritto da Luna Manar, tradotto da Alessia Heartilly

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"Se hai amici per contratto, allora non ne hai."
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Non riesco a credere che lo sto facendo. A che scopo, poi? si sgridò Squall, scendendo le scale del Giardino. E poi che diavolo dirò, oltretutto? Aveva litigato con la sua stessa mente su tutta la faccenda di venire a cercarla, e si era ripetutamente detto che era solamente per amor di rettifica di una comunicazione sbagliata con una sua cliente.

Come aveva immaginato, Rinoa aveva il broncio, e stava seduta sul bordo di una fontana a più livelli in un sentiero proprio dietro il palco. Finse di non notarlo mentre le si avvicinava, ma Squall la colse mentre lo guardava con la coda dell'occhio. Si fermò accanto alla fontana, indugiando qualche metro lontano. La guardò in silenzio, come aspettando che fosse lei a parlare per prima.

E lo fece, anche solo perché lui era zitto da così tanto; l'intensità del vuoto stava iniziando a darle sui nervi. Lei borbottò oscuramente, la voce dura e staccata, "che cosa vuoi?" Le sue parole avevano zanne.

Squall represse un sospiro, immaginando che avrebbe fatto meglio a sedersi. Ci sarebbe voluto un po', forse, e non avrebbe fatto bene alla conversazione se fosse rimasto in piedi a torreggiare su di lei per tutto il tempo. Si accomodò accanto a lei, ancora un po' rigido per le dure prove di quel giorno a Fisherman's Horizon, e ancora dolorante per le botte prese nella battaglia contro Norg.

Ancora si chiedeva che cosa aveva pensato di poter fare di buono, lì. Lei era incazzata con lui. Che cosa gliene importava? Si doveva preoccupare di cose più importanti dei sentimenti feriti di Rinoa. Non aveva fatto nulla. Era stata lei quella che se ne era improvvisamente andata dal cosiddetto "concerto" - in realtà una montatura romantica per lui e Rinoa, orchestrata da Quistis, Irvine, Zell e Selphie. Non aveva ragione di sentirsi in colpa. Come avrebbe dovuto comportarsi? Non poteva sapere che il suo silenzio avrebbe fatto arrabbiare Rinoa fino a quel punto. Non doveva star seduto qui, a brancolare nei suoi stessi pensieri, cercando di pensare a qualcosa da dire che potesse cancellare il primissimo errore che aveva fatto: andare al concerto con lei.

Eppure era qui.

Cercò di risponderle dopo averla guardata un momento. La sua voce suonò un po' soffocata, come se lo addolorasse parlare. "Guarda..." Poi venne meno. Che dire? Non era bravo in questo genere di cose. Si sporse un poco in avanti, le braccia appoggiate alle ginocchia, e fissò pensosamente il terreno.

"Non è un granché come risposta," osservò secca Rinoa, raddrizzandosi a sedere e piazzandosi fermamente le mani sulle ginocchia. Voltò la testa per fulminarlo con lo sguardo. "Perché fai sempre così?"

"Così come?"

"Fare il ragazzo cupo." Annuì in sua direzione, indicando la sua posizione inarcata. "Sei venuto qui per cercare di sembrare pietoso?"

"No," disse lui velocemente, accigliandosi e raddrizzandosi. Era serio, ma anche se la sua accusa l'aveva irritato parecchio, non lo disse, né mostrò molto al di là della sua solita espressione corrucciata. "A dire il vero," iniziò, e poi esitò ancora. Questa volta continuò a guardarla, e lei aspettò che continuasse. Quando lo fece, distolse gli occhi da lei, la voce più bassa e piatta. "Sono venuto per dirti che mi dispiace." La guardò di nuovo, senza sorprendersi della sua espressione scettica. "Non stavo cercando di liberarmi di te, solo... solo non sapevo cosa dire. Non stavo cercando di farti incazzare."

La sua risposta fu una risata sdegnata. "Avresti potuto ingannarmi."

Perché diavolo sto perdendo tempo a fare questo? "Beh..." Distese le dita, nervoso, e finì per spingere con forza le mani, un po' per frustrazione, mentre cercava attentamente di dipanare la sua risposta. Come sempre, tutto ciò che d'intelligente aveva avuto in mente prima, ora era sparito. "Non lo stavo facendo," terminò goffamente, abbandonando di nuovo le braccia sulle ginocchia.

Un altro silenzio. Squall giurò che sentiva la tensione salire nell'aria, e quella strana sensazione minacciò di fargli venire la pelle dell'oca sulla nuca.

La voce di Rinoa lo fece quasi sussultare. "Volevo solo parlarti. Eravamo tutti preoccupati per te e abbiamo pensato che sarebbe stato carino incoraggiarti un po'." Si tirò le ginocchia al petto e si abbracciò le gambe con le braccia, fissandosi la punta delle scarpe. "Mi sa che non sai riconoscere una buona azione, quando la vedi. Non sapresti accettare un complimento nemmeno se te lo sbattessero in faccia."

"Bene. Sono stato un idiota. Lo ammetto. Contenta?"

"No."

Quella non era esattamente la risposta che aveva sperato di ricevere. Allargò le braccia in una preghiera frustrata. "Cosa vuoi da me? Fai questi giochetti con la mia testa e io non conosco le regole. Cosa dovrei fare?"

Questo ottenne un'espressione di cinica confusione che le distorse la faccia in un ghigno dubbioso. Si comportò come se lui le avesse parlato in una qualche lingua aliena. "Non capisco. Come dovrei fare a sapere--"

"Sei ancora da queste parti, e io mi chiedo perché."

Qualcosa di strano, un'emozione sconosciuta le passò come un lampo sul viso. Piegò un poco la testa, e disse fermamente, "il nostro contratto è ancora valido."

Cazzate. Non ti interessa più di quella missione. Non hai mai detto una parola a proposito da quando abbiamo lasciato Galbadia. "Scordati il dannato contratto," sbottò impaziente. "Lo stai usando come scusa. Perché sei ancora qu--"

"Perché se non sto qui, devo andare a casa."

Squall la fissò perplesso, e basta.

Lei continuò a parlare con un sibilo tagliente, da cui Squall, a dire il vero, sembrò arretrare un pochino. "E tra tutti gli altri, tu sei l'UNICA persona a cui è davvero interessato qualcosa di quello che cercavo di fare."

Che cosa te lo fa pensare? Squall aspettò, per vedere se lei avrebbe detto altro. Quando lei non disse più nulla, azzardò un'intuizione. "Pensavo che fossi arrabbiata con me perché me ne fregavo." Pensavo che sembrasse che agli altri interessava più di me.

Per la prima volta, quella notte, Rinoa distolse lo sguardo da lui, piena di vergogna. Chiuse gli occhi alla stanza intorno a loro con una luce notturna. "Ero solo arrabbiata. Tutto è così... folle." Lo guardò brevemente prima di continuare, e ancora una volta si guardò le scarpe. "È così difficile parlarti," disse quieta, giocando soprappensiero con il laccio di una sua scarpa. "Dopo quello che è successo a Timber e Dollet, e la prigione, tutto, io... solo... sono stata sul punto di scoppiare." Appoggiò la testa sulle ginocchia, stanca, le sue ciocche nere che le cadevano a nascondere il viso. Le ciocche color caramello che le adornavano i capelli sembravano più spente, meno visibili nella luce salmastra dell'illuminazione post-coprifuoco del Garden. "Quella volta che mi hai detto tutte quelle cose, su di me che non ero seria, è stato come uno schiaffo in pieno viso." Lei minimizzò il commento prima che lui potesse dire qualcosa. Non che lui avesse qualcosa da dire, comunque. "Ma forse doveva andare così, in ogni caso. Forse avevo bisogno di qualcuno che me lo dicesse. Almeno, tu mi hai dato un'opinione sincera. Così non farò lo stesso errore due volte.

Ho visto come funzionano le cose, qui. Fino alla notte in cui sono venuta a parlare a Cid, non avevo idea che potesse esistere un posto come il Garden, e questo basta a farmi capire quanto fosse debole e stupido il nostro gruppo di resistenza... o quanto lo sia ancora, non lo so più." Aspettò. Non ebbe risposta. Ma sapeva che lui l'aveva sentita. "Sai," aggiunse, quasi a voce troppo bassa, "mi sento meglio a parlare con te." Sospirò, però, sbatté tristemente le palpebre. "Ma a te non piace sentire i problemi delle altre persone. Lo stai facendo solo perchè è il tuo lavoro. Lo capisco." Nessuna risposta. Lei odiava il silenzio. "Tutta questa roba è completamente fuori dalla mia portata. Sono solo stata troppo testarda e miope per capirlo."

Mentre la ascoltava, una strana contraddizione si fece strada nella mente di Squall: aveva pensato, tempo prima, che Rinoa si stesse facendo coinvolgere in questioni che avevano bisogno di molto più che una semplice fazione di resistenza interna per sistemarsi. Dentro di sé, aveva riso di tutto quanto. Anche ora, sapeva che il tentativo di Rinoa di liberare Timber era stato destinato al fallimento fin dall'inizio. D'altro canto, qualcosa in lui gli stava stimolando la coscienza per il desiderio di mettere in discussione le parole con cui Rinoa sviliva se stessa. Aveva fatto un errore, vero, ma in qualche modo lui non credeva che lei fosse impotente, da nessun punto di vista. Almeno, lei aveva fatto un tentativo di raggiungere il suo scopo.

"È tardi," finì per dire. "Dovresti dormire un po'. Partiremo da FH domani." Si alzò per andarsene, rendendosi conto di poter fare poco altro, lì. Ed era stanco...

"Squall?" La sua voce lo fermò prima che potesse fare un passo.

"Sì?"

"Pensi..." Si fermò, riconsiderò le proprie parole, e ci riprovò. "Credi che alcune cose dovessero andare così e basta? Come se qualcuno, là fuori, avesse già pianificato le nostre intere vite, al postro nostro?"

Stranamente, si trovò a doversi costringere a rispondere a quella domanda. "No." Sembrava abbastanza sicuro. "Non lo credo."

"Cosa credi?"

Squall si voltò infine a guardarla, sembrando un po' irritato, ma sentendosi più a disagio che altro. "Perché vuoi saperlo?"

"Sono solo curiosa."

"In realtà non credo a nulla. Non sono molto religioso."

"No no, non la religione." Si liberò dell'argomento con fare sbrigativo. "Intendo, tutto. Perché credi che le cose accadano?"

Che diavolo di domanda è? Incrociò le braccia sul petto, fissando il terreno, pensieroso. "Io penso che ognuno crei la propria vita. Non penso che le nostre vite siano dirette da un qualche potere superiore o cose così. Se fosse così, io non avrei la capacità di pensarla in questo modo." Chiuse gli occhi, aggrottò le sopracciglia. Iniziava a sembrare un po' troppo inflessibile per uno che parlava di quell'argomento con indifferenza. "Nessuno controlla la mia vita, e penso che le persone che guardano al cielo sperando di avere una risposta a tutti i propri problemi si stiano semplicemente illudendo." Sogghignò e borbottò cinicamente, "non c'è nessuno in cielo a rispondere. Le cose succedono per via delle scelte che le persone fanno. Io faccio quello che posso, finché ne ho il tempo..." Esitazione. "Perché una volta che è finita, è finita." Alzò brevemente una mano dalle sue braccia incrociate per fendere l'aria. "Non ci sarà nulla da fare, nulla che nessuno possa fare."

Rinoa era diventata sempre più addolorata, mentre ascoltava. I suoi occhi stretti si ridussero a fessure speculative. Cosa vuoi dire?" Esitò a tradurre ciò che la risposta di lui aveva insinuato. "Non è che tutto sia meccanico e poi sei semplicemente andato, quando muori. Qualcosa deve pur succederti."

Lui scosse la testa solennemente. "Non c'è una seconda possibilità."

"Sembra che tu pensi che questa sia l'unica vita che puoi avere."

"...chissenefrega." Di nuovo, si voltò per andarsene, sembrando molto più determinato sulla sua partenza.

Lei si alzò, fece un passo dietro di lui, allungandosi verso di lui senza rendersene conto, come per riportarlo indietro. "Aspetta," sbottò.

Squall si fermò, guardando di lato come se lei fosse in piedi proprio accanto a lui. Ascoltò.

"Mi dispiace." Rinoa lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Cosa intendeva fare? "Non erano affari miei. Per favore... non andare via arrabbiato."

Lui si guardò sopra la spalla, senza guardare lei. "Non lo sono." Poi rivolse la sua attenzione davanti a sé, e risalì risoluto lungo gli scalini vuoti verso i corridoi bui della cupola centrale del Garden.

Rinoa rimase in piedi dov'era, guardandolo mentre se ne andava. Eppure, in qualche modo, si sentì come se lui non se ne fosse affatto andato. "Buonanotte," mormorò dolcemente, anche se si chiese seriamente se avrebbe detto lo stesso guandandolo in quegli occhi spietati.

*~* FINE *~*

*****
Note della traduttrice: wow, è quasi incredibile che Luna Manar abbia scritto una storia così breve O_O! Comunque! Volevo dirvi che pochi giorni fa ho ricevuto una email da Luna Manar, felicissima delle storie tradotte e delle vostre recensioni. Per capire cosa le dicevate ha usato un traduttore automatico. E presto ho intenzione di mandarle le vostre recensioni ben tradotte... e visto che mi ha detto che questa storia le piace molto, anche se vecchia (tipo 2002), perché non regalarle altre recensioni :)? Forza allora!
La storia è stata betata da El Defe che ringrazio sempre tantissimo. Ci si rivede, con Luna Manar, il 23 agosto per una sorpresa! Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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