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Autore: Final_Destiny98    07/04/2020    0 recensioni
Oikawa sentiva le loro mani sfiorarsi e pensava davvero che il cuore gli sarebbe uscito dal petto. Probabilmente Iwaizumi nemmeno se ne accorgeva, ma lui aveva iniziato a notare anche quei piccoli dettagli. «Ricordi quando giocavamo sempre qui insieme? Sembra strano pensare che sono passati tanti anni».
Sentire quella frase lo sorprese. Di solito era lui a parlare in quel modo, mentre Hajime gli ripeteva in continuazione di non esagerare con la malinconia e di guardare sempre avanti. Era la sua roccia, colui che lo spingeva sempre senza mai trascinarlo indietro e che gli faceva sempre dare il meglio di sé.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella lista delle cose che Oikawa di più odiava c’erano la sconfitta, la noia e le ragazze che ruotavano continuamente attorno ad Iwaizumi. Se doveva essere sincero con se stesso, in realtà, sapeva di non provare un astio così forte, ma l’anima drammatica dentro di lui lo portava, a volte, a esagerare delle questioni. Era anche vero che non avrebbe dovuto darci tanto peso, ma non riusciva a non provare quella sensazione di fastidio ogni volta che vedeva qualcuna avvicinarsi al suo amico d’infanzia. D’altro canto non poteva nemmeno biasimarle: sapeva della bellezza di Iwaizumi e al loro posto si sarebbe comportato allo stesso modo. I capelli castano scuro, lo sguardo da duro, il fisico allenato da anni di pallavolo, quell’atteggiamento scostante, tutto di lui lo faceva sembrare lontano e allo stesso tempo attraeva come poche altre cose. O almeno, questo valeva per lui, che lo osservava da diversi anni e si chiedeva se mai avrebbe avuto il coraggio di confessargli i suoi sentimenti.

A Oikawa piaceva Iwaizumi. Lo trovava affascinante e, avendo avuto la fortuna di crescergli accanto, lo conosceva meglio di chiunque altro e si fidava di lui anche più di se stesso. Di tanto in tanto, quando era solo nella propria stanza, si ritrovava a ricordare tutto ciò che avevano fatto insieme: le feste, i giochi infantili, le notti insonni passate a parlare di qualsiasi cosa, i giorni in spiaggia durante l’estate, e naturalmente ogni partita che avevano giocato. Loro due, alzatore e schiacciatore, due elementi della squadra che riuscivano a dare il meglio di loro se combinati. Sentiva in qualche modo di avere un legame speciale con lui, indissolubile, che niente e nessuno sarebbe riuscito a spezzare a meno che loro stessi non avessero voluto. E così, senza nemmeno rendersene conto, Oikawa aveva iniziato a vedere Hajime come qualcuno di più importante che un semplice amico; non era più un sentimento infantile, semplice affetto, bensì qualcosa di più forte che, lo sapeva, avrebbe potuto mandare a monte tutto quello che avevano costruito fino a quel momento. Per quello aveva preferito tacere, non rivelare nessuno i suoi sentimenti a meno che non fosse stato sicuro che l’altro ricambiasse. Anche se i suoi occhi lo bloccavano sul posto, aveva imparato a camminare come se nulla fosse; anche se la sua voce gli provocava brividi lungo la schiena, aveva deciso che non poteva permettersi di rischiare il tutto per tutto, soprattutto fino a quando lui avrebbe avuto intorno moltissime altre persone a richiedere la sua attenzione.

Era seduto sulla panchina dove di solito si incontravano quando uscivano insieme. Non che l’avessero scelta, era semplicemente diventata un’abitudine dopo tutte le volte che si erano accordati per vedersi lì. Anche quei piccoli dettagli lo facevano sorridere: sognava ad occhi aperti su quello che sarebbero potuti diventare se Iwaizumi avesse ricambiato, immaginava loro due tenersi per mano e parlare proprio su quella panchina così importante per loro, in inverno e in estate, in qualunque situazione. Era molto semplice: era di legno e circondata da un prato; poco lontano c’era un piccolo laghetto con un ponte, da cui i bambini osservavano le anatre nuotare tranquille dell’acqua. Nella giusta stagione i ciliegi sbocciavano e l’aria aveva un buonissimo profumo, per cui spesso gli abitanti del vicinato venivano lì ad allenarsi – anche loro lo facevano, di sera, soprattutto nei giorni prima di una partita importante, quando entrambi sentivano il bisogno di scaricare la tensione. Moltissimi ricordi, notò Oikawa, erano legati a quel luogo, e si ritrovò a sorridere di nuovo mentre aspettava che l’amico arrivasse. Da quando avevano perso la possibilità di andare ai nazionali – non voleva ammetterlo, ma aveva sperato che il Karasuno battesse la Shiratorizawa con tutto se stesso – avevano avuto più tempo libero per vedersi e riposarsi prima di iniziare un nuovo capitolo della loro vita. Il mondo universitario, in realtà, lo spaventava.

Non voleva affrontarlo da solo. Voleva Hajime al suo fianco.

«Da quanto stai fissando l’erba così imbambolato?».

La sua voce lo svegliò da quella sorta di torpore in cui era caduto. Scosse il capo e si alzò in piedi per poi guardarlo con un sorriso: il sole ormai tramontante illuminava parte del suo viso e faceva brillare i suoi occhi, la linea delle labbra e i capelli un po’ spettinati. Si impose di non soffermare troppo lo sguardo su di lui e di rispondere in fretta a quella sorta di presa in giro – anche se, lo ammetteva a se stesso, sarebbe rimasto a fissarlo per la successiva mezz’ora con quella luce dorata a illuminarlo.

«Da quanti minuti tu sei in ritardo, Iwa-chan. E comunque ciao anche a te, io sto bene, tu come stai?».

Iwaizumi alzò gli occhi al cielo e sorrise ridacchiando. Si conoscevano da troppo tempo per prendere seriamente quelle parole, ormai non ci facevano nemmeno più caso. Cominciarono a camminare mentre si scambiavano le ultime novità, e Oikawa non perdeva mai l’occasione di lanciargli un’occhiata in più del solito. Pensò che era davvero spudorato comportandosi in quel modo e in verità da diverso tempo si chiedeva come facesse l’amico a non accorgersi della sua cotta, ma pensava solo di avere fortuna. Quando era di buonumore pensava addirittura di essere ricambiato – portava, come prova a sostengo di quell’idea, il fatto che Iwaizumi non avesse mai preso sul serio nessuna persona che avesse avuto interessi verso di lui. Anche in quel momento il pensiero gli attraversò la mente e cominciò a immaginare la loro dichiarazione seguita da un bacio appassionato, e poi Iwaizumi che gli stringeva la mano e-

«Oi, mi stai ascoltando? Ti piace così tanto l’erba oggi?» domandò l’altro all’improvviso.

Si morse le labbra trattenendo un’imprecazione. Si era tanto perso nei suoi pensieri da smettere di ascoltare. In quel momento avrebbe davvero voluto sotterrarsi e sparire dalla sua vista senza più mostrare il suo viso per i successivi sei mesi. Un’altra possibilità era la fuga, ma non poteva di certo mettersi a correre in quel momento. «Sì, scusa. Ho mal di tesa» mentì spudoratamente.

Non sapeva se ci fosse cascato o meno, ma ci sperò. Sorrise e gli diede una pacca su una spalla tentando di sollevare la situazione. «Scommetto che parlavi di una cosa tanto noiosa che ho dovuto smettere di ascoltarti per non addormentarmi» riprese provocandolo. Rise e notò anche l’altro sciogliersi. Lo osservò sorridere e non poté che fare lo stesso: era una reazione quasi istintiva, perché ogni volta che lo vedeva in quel modo il cuore si scaldava e non riusciva a non ricambiare. Mentre camminavano, Iwaizumi parlava dei suoi piani per il futuro, dell’università e di tutto quello che si prospettava per loro di lì a pochi mesi, ovvero di tutto quello che Tooru preferiva evitare. Sapeva della sua idea di diventare poliziotto, cosa che sicuramente l’avrebbe portato a lasciare la pallavolo o a ridurla, comunque, a pochi incontri di puro divertimento. Oikawa, anche se era legato ai loro momenti sul campo, appoggiava ogni sua scelta: sapeva di potersi fidare del giudizio dell’altro e che mai nessuno l’avrebbe convinto a scegliere una strada che non voleva intraprendere.

«Mi sto impegnando per seguire questa strada. Non so se dovrò trasferirmi, ma sono pronto a farlo nel caso servisse. Non voglio fermarmi proprio ora che ho la possibilità di fare ciò che voglio» gli disse mentre ancora camminavano. Ormai il sole era calato del tutto, i lampioni si accesero dando una nuova luce al volto del ragazzo. Oikawa pensò che fosse bellissimo in ogni caso.

«Hai ragione, non devi fermarti ora», gli disse contento. Ci teneva davvero che realizzasse i suoi sogni. «Sai bene che non vedo lavoro più adatto a te di quello. Vuoi farlo da quando eravamo due bambini».

«Hai ragione», rispose. Oikawa sentiva le loro mani sfiorarsi e pensava davvero che il cuore gli sarebbe uscito dal petto. Probabilmente Iwaizumi nemmeno se ne accorgeva, ma lui aveva iniziato a notare anche quei piccoli dettagli. «Ricordi quando giocavamo sempre qui insieme? Sembra strano pensare che sono passati tanti anni».

Sentire quella frase lo sorprese. Di solito era lui a parlare in quel modo, mentre Hajime gli ripeteva in continuazione di non esagerare con la malinconia e di guardare sempre avanti. Era la sua roccia, colui che lo spingeva sempre senza mai trascinarlo indietro e che gli faceva sempre dare il meglio di sé. Ricordava bene quando si erano detti a vicenda il loro orientamento sessuale: si erano guardati negli occhi per alcuni secondi per poi scoppiare a ridere. Non c’erano mai stati problemi di quel tipo tra loro, troppo sicuri l’uno dell’altro per allontanarsi a causa di una ragione simile. Anche per quello Oikawa non aveva mai del tutto per vinta la possibilità di una relazione tra loro, anche se continuava a vederla lontana. Si affrettò a rispondere.

«Certo. Abbiamo passato qui tantissimo tempo. Ma sei improvvisamente diventato me?» lo bacchettò.

Iwaizumi gli lanciò un’occhiata fulminea e lui non riuscì a non farsi scappare una risata. Scosse il capo come per scusarsi e poi lo ascoltò parlare. Lo vide sorridere con tristezza.

«Tra pochi mesi tutto cambierà. Lo sai vero?»

Certo che lo sapeva. Che domande, ci pensava ogni giorno pur non volendo.

«Lo so».

Iwaizumi lo guardò negli occhi e intorno a loro calò il silenzio. Solo in quel momento si rese conto che erano soli. Un lampione abbastanza lontano da loro permetteva di vedere, aiutandoli con la sua voce soffusa. Non c’era nemmeno una brezza leggera a muovere le foglie degli alberi attorno a loro; si sentivano solo i loro respiri leggermente tesi per la situazione. Le loro mani, notò Oikawa, ancora si sfioravano, anzi, si toccavano: a quel punto non poteva passare inosservato. Arrossì involontariamente e lo vide ridacchiare.

«Avresti dovuto dirmelo».

Quasi sentì la terra crollare sotto i propri piedi. L’aveva capito, quindi. Anche se non aveva detto in particolare a cosa si stesse riferendo, lo capiva dal tuo tono di voce, dal modo in cui lo guardava, dalle loro mani. Andò nel panico per alcuni secondi durante i quali sentì uno strano calore attorno a sé e una sensazione che mai aveva provato. Impiegò del tempo a realizzare che le braccia di Iwaizumi lo stavano avvolgendo, che non erano più separati; le labbra dell’amico – se ancora poteva definirlo solo tale – erano contro le proprie. Sentiva il calore del suo corpo, il suo profumo e capiva che era vicini come non erano mai stati.

Oikawa si rese conto che si stavano baciando. In maniera semplice, a stampo, quasi a sfiorarsi, ma stava succedendo. Non aveva mai sentito lo stomaco così sottosopra, la tensione delle braccia, la voglia di non separarsi mai. Tantissime emozioni contrastanti lo assalirono tra cui la paura, l’imbarazzo, l’affetto e l’adrenalina. Gli sembrava di aver raggiunto un obiettivo dopo aver faticato fin troppo per ottenerlo. Ma quello che più di ogni altra cosa sentiva era il sollievo per essere stato capito, per la certezza di averlo ancora accanto. Oikawa sentiva come se un enorme peso gli fosse caduto dalle spalle, come se potesse prendere, in quel momento, il volo. Un’ondata di calore lo invase e la felicità, finalmente, arrivò con preopotenza, cancellando qualsiasi altra emozione, anche l’incredulità del momento. Era felice. Tutto sarebbe andato bene da quel momento in poi. Solo allora si decise a muoversi e appoggiò una delle sue mani sulla schiena di Hajime, tirandolo verso di sé e realizzando quello che aveva per lungo tempo sperato ed immaginato. Perse la cognizione del tempo e si ritrovò spaesato quando si separarono.

«Pensavi che me ne sarei andato senza di te? Non voglio che tutto questo cambi» gli disse apertamente con parole che Oikawa non gli aveva mai sentito usare. Iwaizumi era sempre stato più bravo con le parole che con i fatti; l’aveva dimostrato agendo prima di lui, come sempre. Erano ancora vicini, nessuno dei due cercava di allontanarsi o di mettere fine a quel momento. Oikawa osservò il viso dell’altro come con occhi diversi, come se fosse la prima volta; continuava a trovarlo splendido, e niente gli avrebbe fatto cambiare idea. Con una mano accarezzò il suo viso per poi accennare ad una risata felice.

«Non resisteresti senza di me, Iwa-chan»

«Forse no. Ma non voglio provare», rispose.

Oikawa rise davvero. Si sentì triste all’idea che, una volta cambiata città, non sarebbero più potuti tornare in quel parco tanto importante per loro. Si tranquillizzò, però, pensando che in ogni caso qualsiasi luogo sarebbe stato speciale con lui accanto.


***Note
Ricompaio con questa brevissima OS su una delle mie coppie preferite di Haikyuu! Grazie a tutti coloro che leggeranno!

-Final

 

   
 
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