Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: ihtaeyou    11/04/2020    0 recensioni
[one shot - completa]
Quando insieme ai sogni entra in gioco il destino, la tua monotona vita potrebbe cambiare improvvisamente e trasformarsi in quello che "hai sempre sognato".
"Al diavolo i fogli bianchi, le matite, i colori, i quadri, le storie dietro essi. In quel bacio era concentrata tutta l'arte di cui aveva bisogno in quel momento."
[taekook]
[accenni yoonmin]
[happy ending]
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Taehyung si stropicciò gli occhi, confuso dal sogno appena fatto. Era già la terza volta che sognava la stessa cosa e ancora non se ne spiegava il perchè. Dopotutto, era incuriosito dato che era forse l'unica cosa interessante che stava succedendo nella sua vita.

Taehyung non era mai stato un ragazzo vivace, al contrario era molto introverso e questo gli impediva di relazionarsi con gli altri e di andare a feste o cose simili, come tutti i suoi coetanei. Le sue giornate scorrevano sempre in modo monotono. Andava a scuola e subito dopo al parco scattando foto a ciò che più lo ispirava. Disegnava, ascoltava musica, leggeva e tornava a casa solo verso sera. Appena tornava faceva i compiti velocemente e poi dedicava altro tempo a sé stesso. Se era fortunato riusciva a dormire più delle solite quattro ore. Era sempre stato un bravo studente. Il non avere tanti amici lo aiutava nel concentrarsi di piú nello studio, ma sarebbe stato comunque bravo data la sua curiosità innata per ogni minima cosa.

Si alzò dal letto e, come ogni mattina, guardò fuori dalla finestra, alzando di poco la testa per poter osservare meglio il cielo. Quel giorno trovò solo nuvole scure, il che fece sorridere il ragazzo.

Amava la pioggia. Era rilassante. Per non parlare del fascino distruttivo dei fulmini, o quello rumoroso dei tuoni. Quando pioveva si ritrovava affacciato alla finestra ad inspirare a pieni polmoni l'odore di erba bagnata. Si chiedeva come le persone potessero odiare certo splendore. Era terribilmente attratto dai giorni piovosi, infatti la maggior parte dei suoi disegni ritraevano temporali e paesaggi vari.

Ora però nel blocco che portava sempre con sé, si trovava qualcosa di diverso. Un ragazzo per la precisione. Il ragazzo che già da tre giorni lo perseguitava nei suoi sogni. Era stato subito colpito da tanta bellezza: i lineamenti dolci, i capelli scombinati ad incorniciare il suo viso, le labbra sottili a forma di cuoricino e la sua pelle candida con delle tenere guance rosee. Taehyung doveva essere stato colpito veramente da quel ragazzo perchè se disegnava qualcuno, doveva essere un qualcuno non bello, ma che gli suscitasse emozioni e quel ragazzo rientrava in entrambe le cose. Non seppe definire bene se quelle sensazioni strane allo stomaco fossero emozioni, ma decise di lasciar perdere.

Per lui disegnare era un modo di estraniarsi dal resto del mondo e chiudersi nel proprio. Come con le foto, catturava i momenti che descrivevano il suo stato d'animo. Non a caso la pioggia continuava ad essere il suo soggetto preferito, estremamente bella ma disprezzata dalla maggior parte delle persone. O i fiori, incredibilmente belli e pieni di significati ma ignorati, calpestati o strappati con forza. Ecco come si sentiva lui. Oh no, lui non si sentiva bello. Di autostima non ne aveva mai avuta abbastanza, ma si sentiva non capito a fondo. Tutti calpestavano i suoi sentimenti come piccoli petali, parlando male di lui alle sue spalle come se lui non se ne accorgesse. Gli affibbiavano soprannomi come "quello strano". Era sempre ignorato da tutti e l'unico che fin'ora lo aveva capito era stato Jimin, il suo migliore amico. Strano direte voi. Un ragazzino allegro e innocente? Sono completamente diversi, è vero. Eppure quel ragazzino adorabile aveva capito tutto di lui in pochi attimi. Era entrato nel cuore di Taehyung portando un po' di colore alla sua vita calma e grigia. Quest'ultimo poteva permettersi di esternare il suo vero "io" solo con lui. Se lo avesse fatto con qualcun'altro avrebbe solo approfittato della cosa per deriderlo ancora di più. Ma a Taehyung non importava, era molto menefreghista quando si trattava di ciò che dicevano di lui. Pensava "solo io so la verità, solo io so come sono e come mi sento e mi basta". E aveva estremamente ragione. Per quanto all'apparenza potesse sembrare una piccola margherita sperduta nel mezzo di tante erbacce, dentro di lui si nascondeva una rosa bella e con una corazza di spine che lo proteggeva da tutto. Jimin era invece molto paragonabile ad un girasole: vivace, allegro, disponibile per tutti. Voi li immaginate un girasole e una rosa nello stesso bouquet? Improbabile come cosa. Ma non impossibile.

Smise di guardare la pioggia che già da qualche minuto aveva iniziato a cadere leggera. Si diresse verso il bagno e fece una doccia, giusto per liberare un po' la mente da quello strano sogno. L'immagine di quel ragazzo gli balenò in mente. Un brivido gli percosse la schiena e si strofinò le mani sulla faccia come a voler lavare via quel pensiero. Ignorò il tutto ed uscì dalla doccia, scese in cucina con solo l'accappatoio e cercò qualcosa da mangiare. Dopotutto viveva da solo, poteva permettersi di fare certe cose. Non pensate alle peggiori storie strappalacrime, i suoi genitori sono ancora vivi per fortuna ed ha un bellissimo rapporto con entrambi. Aveva solo chiesto di poter essere indipendente e di non essere di peso per loro. Certo non ci era voluto poco per convincerli ma alla fine accettarono. Avevano notato svariate volte come Taehyung si sentisse in trappola in quella città. Questo era solo il primo passo prima che lui volasse chissà dove con solo i suoi pensieri come compagnia. Avevano notato che Taehyung fosse un ragazzo diverso dagli altri, ovviamente in modo positivo, e ne andavano fieri. Come riassumere la sua persona in una parola? Originale? Stravagante? La verità è che nessuna parola si adattava bene a Taehyung e alla sua personalità che in pochi riuscivano ad apprezzare. Così il ragazzo lasció Daegu e i suoi genitori per trasferirsi a Seoul.

Guardò svariate volte dentro al frigo, sperando forse in una magia che facesse apparire qualcosa all'interno ma nulla successe. Chiuse per la centesima volta il frigo e fece un giro attorno al tavolo. Quando si ritrovò di nuovo davanti all'elettrodomestico con la mano sospesa per aria, intento a riaprirlo la ritirò sbuffando. Avrebbe mangiato qualcosa fuori, prima di andare a scuola. Era ancora presto dopotutto. Aveva questa abitudine di svegliarsi presto la mattina, e di certo quel sogno non migliorava la situazione. Dormiva decisamente poco e altrettanto poco poteva farci. Aveva già provato tutti i rimedi possibili e immaginabili ma niente. Troppi pensieri affollavano quella testolina intelligente ricoperta da lunghi capelli grigi.

Andò in camera e indossó dei jeans strappati al ginocchio con sopra una camicia molto larga bianca a strisce nere. Il tutto accompagnato da delle Converse bianche. Afferrò lo zaino mettendo dentro solamente un quaderno ad anelli che usava per gli appunti, il suo blocco e l'astuccio. Prese il telefono collegando le cuffie e... zaino in spalla, cuffie alle orecchie, soldi in tasca beh era pronto. Si diresse verso il bar dove andava spesso e ordinò il suo amato tè verde, approfittando del fatto che a quell'orario non ci fosse nessuno, per dare libero sfogo alla sua mente. Tirò fuori il blocco e iniziò a tracciare delicate linee su un foglio bianco. Ciò che disegnò fu di nuovo il volto di quel ragazzo, in tutti i suoi particolari.

Sobbalzò mettendo via il quaderno con una velocità innata quando una ragazza - probabilmente una cameriera - venne a chiedergli se avesse finito. Lui annuì leggermente e la ragazza mise in un vassoio la tazza ormai vuota, andandosene. Taehyung tirò un sospiro di sollievo.

Non faceva mai vedere i suoi disegni a nessuno neanche di sfuggita. Lo imbarazzava, perchè anche se gli altri avrebbero potuto vedere solo dei semplici paesaggi o qualsiasi cosa ci fosse ritratta nel foglio, lui invece vedeva se stesso. Lui si esprimeva così dato che non aveva modo di farlo nella vita di tutti i giorni. Far vedere i suoi disegni a qualcuno per lui significava mettersi a nudo e non voleva. Decisamente no.

Prese lo zaino, lasciando il conto sul tavolo ed uscì. Appena fece per varcare la porta qualcuno gli venne addosso. «Oh, scusami!» Esclamò il ragazzo. Appena Taehyung sentì quella voce ebbe un brivido lungo la spina dorsale. Alzó immediatamente la testa per vedere se i suoi sospetti fossero fondati e quasi ebbe un mancamento quando vide lo stesso ragazzo del suo sogno. Il moro di fronte a lui fece un'espressione indecifrabile, era forse sorpreso? Si diede velocemente un pizzicotto di nascosto pensando che fosse un altro sogno.

Niente.

Era sveglio.

«S-scusami tu..» Balbettò Taehyung, correndo via sotto lo sguardo curioso dell'altro. «Hey aspetta!» Sentì urlare dietro di lui.

Si voltò.

«Ci siamo già incontrati da qualche parte per caso?». "Ma sì, solo nei miei sogni, niente di che" Pensò Taehyung. «N-non lo so, non ricordo.» Disse per poi andare via a passo accellerato. Era spaventato da tutta questa situazione. Il ragazzo che aveva sognato, era reale? Una persona vera, come lui? Una persona con cui aveva appena parlato dopo esserci finito contro? No, non era possibile. Come poteva esserlo? Era forse in grado di predirre il futuro e quindi il fatto che lo avrebbe incontrato? Cosa stava succedendo esattamente? 
Tantissime domande facevano a gara per avere una risposta ma nessuna di queste vinse. Taehyung camminava adesso a passo lento, gli occhi scuri a fissare il vuoto perso nei suoi pensieri.

La stessa situazione era quella di Jungkook che adesso si trovava al bar a gustare un cappuccino. 
Cosa provava adesso?

Confusione.

Decisamente tanta confusione.

Posò la tazzina bianca sul tavolino osservando ciò che aveva davanti. Il bar era adesso quasi pieno e il vociare insistente della gente lo mandò ancora più in confusione. Aveva il sospetto di aver già visto quel ragazzo da qualche parte ma non ricordava dove e per quale occasione.

Quasi cadde dalla sedia per lo spavento quando una ragazza gli fece notare che stava fissando il vuoto da venti minuti buoni, chiedendogli se stesse bene. «Sì, sì, tutto bene.» Si limitò a rispondere. Rivolse un sorriso alla ragazza per la sua gentilezza ed il suo interesse. La ragazza ricambiò e si allontanò tornando a lavorare.

Jungkook ritornó fra i suoi pensieri. Non riusciva a capire dove aveva già visto quel ragazzo. Ma ad un tratto, fu come se una piccola lampadina si fosse accesa nella sua testa. Prese la sua costosa macchina fotografica, prima appesa al suo collo e inizió a sfogliare le foto fatte i giorni prima. Jungkook amava molto la fotografia e spesso andava a scattare qualche foto al parco in cui adorava stare e che aveva scoperto proprio una settimana prima, nello stesso giorno in cui era arrivato a Seoul. Gli ispirava libertà, gioia. Tutti quei colori immersi nel verde e nei suoni rilassanti della natura, lasciavano fuori il chiasso grigio della città. Scorrendo tra le foto si rese conto che quel ragazzo era presente nella maggior parte di esse.

Non si sa come ma quel ragazzo era sempre lí.

O con il sole cocente di un pomeriggio di agosto o con una bufera di neve, lui stava ogni pomeriggio lí.

Sorrise inconsciamente pensando che fosse veramente bello.

Era come se diventasse tutt'uno con la natura.

Si immedesimava in essa ed era come se si fosse mimetizzato. Aveva del fascino tutto questo, persone cosí sono rare da trovare si ritrovó a pensare Jungkook. Voleva rivederlo a tutti i costi e sapeva già dove trovarlo.

Taehyung arrivò a scuola dieci minuti prima del suono della campana. Fuori non c'era quasi nessuno e come al solito, amante della solitudine e del silenzio, si sedette sul prato iniziando a leggere un libro. Lesse circa tre capitoli e giusto dopo aver letto l'ultimo rigo del terzo capitolo, una testolina color carota corse da lui. «Buongiorno Tae! Cosa leggi?» disse euforico come al solito. Taehyung non potè che sorridere e rispondere «buongiorno a te Jiminie, nulla di interessante» «se lo dici tu» rispose allegro. «non vai a salutare gli altri?» chiese Taehyung. «Nah sono giá in compagnia fra di loro mentre tu sei tutto solo qui, li saluterò in mensa» disse.

Si sedette vicino a lui rimanendo in silenzio lasciando che Taehyung continuasse a leggere. Dopo aver letto neanche metá capitolo sentì degli sbuffi molto drammatici accanto a lui. Sorrise e chiuse il libro riponendolo nello zaino. «Si si okay, basta sbuffare ho posato il libro» ridacchiò. Jimin colto sul fatto disse «scusa ma mi annoiavo» con la sua solita aria innocente. «Beh, ti avevo detto che saresti dovuto andare dagli altri, cosa vuoi fare? Abbiamo ancora sei minuti prima che suoni la campana» disse dopo aver controllato l'ora sul suo telefono. «Mh, non so parliamo?» disse incerto. Taehyung lo guardò divertito sapendo benissimo che anche l'altro non sapeva cosa fare. Jimin non si lasciò sfuggire il suo sguardo divertito. «Oh andiamo! Mi annoio e non possiamo fare niente se non parlare qui in cortile quindi non guardarmi così» mise un tenero broncio. «Va bene, va bene. Hai qualche argomento interessante?» si rassegnò il più piccolo. «Umh, fammi pensare» disse picchiettando le dita sul mento, poi come se gli fosse venuto un lampo di genio fece un piccolo balzo. «Ci sono! Sai che Nam è il rappresentate di istituto no? Beh mi ha detto che arriverá un nuovo studente ma non so molto, so solo che è un ragazzo. Secondo te sará simpatico?» disse emozionato. «Sinceramente non so cosa aspettarmi» disse pensieroso. «Che ne dici se poi andiamo a parlare con lui? Potremmo farci un nuovo amico!» disse sempre con quella gioia contagiosa. Taehyung si guardò intorno in modo nervoso «Jiminie non lo so, sai che non sono molto bravo con le persone. Ultimamente ho già legato molto con i ragazzi e sto benissimo con voi» disse, ma sapevano benissimo entrambi che non sarebbe riuscito a resistere a quella piccola testa color carota. «Sei una persona stupenda, sono sicuro che gli piacerai Tae Tae, e poi ci penso io a farti parlare un pò. Non sarai da solo, anche Hobi non vede l'ora di conoscerlo» disse facendo il labbruccio. Passò un minuto di silenzio in cui Taehyung riflettè se fosse stata una buona idea o no e poi sbuffò acconsentendo «okay, okay, spero solo che sia simpatico». Jimin saltellò dalla felicità alzandosi. Taehyung scostò l'attenzione sul cortile ora pieno e sentì il suono della campana di inizio lezioni. Tutti cominciarono ad entrare. Si alzò anche lui fiancheggiando Jimin. «Che materia hai adesso?» chiese l'arancione. «Scienze e adesso che mi ci fai pensare devo passare gli appunti a Yoongi, tu?» ricambiò la domanda. «Chimica uff» sbuffò immaginando già la noia durante la lezione. Il grigio gli diede una pacca sulla spalla ridacchiando, come per confortarlo. «Su ce la puoi fare» «pff, parla per te. Mi sto preparando psicologicamente a ciò che mi aspetta là dentro» alzò gli occhi al cielo Jimin. «Non essere drammatico, non stai mica andando in guerra» lo prese in giro. «Beh quasi» disse Jimin scoppiando a ridere trascinando con se il suo amico. Si separarono nel corridoio entrando ognuno nelle rispettive classi. La lezione per Jimin trascorse troppo lentamente, ma non si potrebbe dire lo stesso per Taehyung che distrattamente passò il suo quaderno a Yoongi sedendosi accanto a lui e passò tutta l'ora a pensare quel ragazzo e non si accorse nemmeno del tempo che passava. Quando la campana suonò, prese il quaderno che l'amico gli porse e uscì ancora stralunato dalla classe. Le ore furono più o meno tutte uguali e quando finirono tutte le lezioni, uscirono dalla scuola con uno di loro più pensieroso del solito. Si salutarono scambiandosi un veloce abbraccio amichevole. Per gli altri si limitò ad un sorriso e un cenno con la mano. Dopotutto li conosceva da un mese e per Taehyung era come conoscerli da un giorno, ma loro lo adoravano e non ci facevano molto caso.

Taehyung si diresse così al parco dove era solito andare. Si sedette su un muretto poggiando lo zaino accanto a lui estraendone il blocco da disegno e iniziando a disegnare. Poco dopo Jungkook uscí di casa e si incamminó verso il parco con la sua macchina fotografica al collo. Non vedeva l'ora di poter scattare altre foto e chissà, magari anche rivedere quel ragazzo tanto bello. Appena varcó i cancelli arrugginiti sempre aperti di quel parco, non potè non notare la figura del ragazzo intento come suo solito a disegnare qualcosa. Era seduto su un muretto, lo zaino aperto affianco a lui. Un blocco da disegno poggiava sopra le sue gambe incrociate e la sua espressione corrucciata era un qualcosa di adorabile.

Notò tutto di lui.

La sua concentrazione in ciò che stava facendo.

La sua schiena ricurva.

Il movimento leggero della sua mano per spostare i capelli caduti sul viso.

Il suo tirare in dentro le labbra in una linea sottile e il suo alzare e abbassare la testa in modo continuo, osservando ciò che aveva la fortuna di essere immortalato da lui.

Era arte quel ragazzo, era la pazzia di Van Gogh che veniva mascherata dalla dolcezza della notte stellata.

Era il rammarico di Monet celato tra le sue ninfee.

Era...era e basta.

Era tutto e niente e Jungkook non potè non fermarsi a guardarlo pensando tutto ciò. Iniziò a scattargli delle foto di nascosto e sorrise, pensando a come fosse perfetto come soggetto, forse più della natura che amava tanto. Si sentì un pò uno stalker, ma non poteva farci nulla. Tale bellezza doveva per forza essere immortalata da qualcuno. Per sbaglio però poggiò il piede su una foglia secca che emise uno scricchiolio. Il grigio si girò e il più piccolo fece subito finta di scattare una foto a dei fiori cambiando direzione con l'obbiettivo della sua macchina fotografica. Taehyung rimase un pò perplesso quando vide quel ragazzo intento a scattare foto con una macchina professionale simile alla sua. Wow, c'era qualcuno con le sue stesse passioni allora? Sorrise e non avendo intenzione di rivolgere parola tornò al suo disegno come se nulla fosse, lanciando qualche occhiata al ragazzo più piccolo. Stessa cosa faceva il moro tra una foto e l'altra e quando per caso incrociarono lo sguardo, lo abbassarono subito dopo imbarazzati. Taehyung che adesso si ritrovava con le guance in fiamme, decise di continuare il suo disegno senza lasciarsi distrarre. Stessa cosa però non si poteva dire per l'altro che nel frattempo era salito su un basso alberello per fare una foto e che girandosi troppo velocemente per guardarlo, perse l'equilibrio. Si ritrovó a terra con un dolore lancinante alla caviglia e senza volerlo lasció fuoriuscire un gemito di dolore. Taehyung lo sentì e quando lo vide a terra con una smorfia di dolore in viso, si avvicinó preoccupato. «Hey, tutto bene?» disse chinandosi vicino a lui per controllare che non fosse nulla di grave. «È solo una storta tranquillo» disse non molto convinto. «Riesci a stare in piedi?» chiese il grigio dubitando. Jungkook, rosso per l'imbarazzo di averlo cosí vicino a lui, provò ad alzarsi e nonostante il dolore adesso affievolito riuscí a stare in piedi. «Per fortuna» disse Taehyung tirando un sospiro di sollievo facendo sorridere imbarazzato il più piccolo che si stava insultando mentalmente per aver fatto una brutta figura davanti al ragazzo che... gli piaceva? Non lo sapeva ancora ma dopo avergli rivolto un rapido sguardo annuí mentalmente a se stesso.

Si.

Decisamente.

Fu Jungkook il primo a rompere il silenzio. «G-grazie e scusa se ti ho interrotto» disse dispiaciuto. Taehyung sembrava in un mondo tutto suo quando disegnava e sarebbe stato un peccato riportarlo alla realtà, ma era proprio quello che aveva fatto. «Oh non preoccuparti, stavo comunque finendo» disse il grigio. «Mi dispiace comunque» rispose con un sorriso timido che Taehyung ricambiò subito. Ci fu un silenzio imbarazzante e poi Taehyung cedette alla tentazione e «posso sapere il tuo nome?» chiese. Il minore alzò lo sguardo precedentemente rivolto a terra incastrandolo negli occhi scuri del grigio, sorpreso da quella domanda. «Mi chiamo Jungkook, tu?» «Taehyung».

Adesso il ragazzo che vedeva nei sogni aveva un nome.

Jungkook.

Lo ripetè nella sua testa quasi amandone il suono. Era tenero, come lui. «Umh, ti vedo spesso qui» disse Jungkook cercando di spezzare il silenzio che si era nuovamente creato. «Uh, si vengo ogni giorno qui a disegnare o scattare foto. Questo posto è perfetto per chi cerca ispirazione» disse Taehyung non entrando molto nei particolari. Di certo non poteva dirgli che stava lì anche perchè non ci andava nessuno e che quindi poteva stare lontano dalla gente. Gli avrebbe fatto pensare che non gradisse la sua presenza mentre invece era tutto il contrario. «Oh, quindi ti piace la fotografia!» esclamò il più piccolo. «Già, il disegno, la fotografia e la musica sono le mie tre passioni» disse fiero il grigio. «Non ci credo che io abbia appena incontrato qualcuno a cui piacciano le mie stesse cose. Sai molti mi definiscono strano per questo» fece una risatina amara il più piccolo. Taehyung notò l'amarezza dietro quella finta risata ma non chiese altro, dopotutto non lo conosceva e non voleva fare domande avventate o troppo personali. «Già, succede la stessa cosa a me» disse. «Umh, che ne dici di scambiarci i numeri? S-sembri simpatico e poi abbiamo molto in comune» disse il più piccolo mordendosi il labbro in ansia. Taehyung pur essendo la persona forse più solitaria fra tutte, non seppe come ma accettò sorridendo per la tenerezza dell'altro. Non disse nulla, semplicemente prese il telefono del minore che si trovava fra le sue mani, preso poco prima. Scrisse il suo numero salvandolo come "Tae Tae" ridandolo poi al moro che adesso stava sorridendo. Porse poi anche il suo telefono al minore che prese subito sorridente. Quando lo riebbe indietro vide il numero del ragazzo salvato come "Kookie". Sorrise e poco dopo il minore parlò. «Credo che io debba andare adesso, mi ha fatto piacere incontrarti» disse donando uno dei sorrisi più adorabili che Taehyung abbia mai visto. Raccolse la sua borsa e andò non smettendo di girarsi a guardare indietro il più grande che lo osservava allontanarsi. Sorrise quando il più piccolo per girarsi non si accorse del ramoscello a terra e inciampò quasi cadendo. Si grattò la nuca imbarazzato salutando un'ultima volta Taehyung con la mano che non riusciva a smettere di fissarlo divertito. Cosa era appena successo?

Il giorno dopo arrivó in fretta e Taehyung si trovava già a scuola con un Jimin più felice del solito per l'arrivo del nuovo studente. Non capiva tutta questa felicità e voglia di andare a parlargli ma era il suo migliore amico dalle elementari, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Compreso parlare con una persona, cosa che per lui era di una difficoltà enorme. Il resto del gruppo ritardatario come al solito non era ancora arrivato, a parte Namjoon che molto probabilmente trafficava in giro con mille fogli per le mani cercando di completare tutti i suoi impegni da rappresentante. Si sentirono dei gridolini da delle ragazze che fecero voltare i due amici. Taehyung spalancò gli occhi alla vista di Jungkook che a testa bassa varcava il cancello che dava sul cortile della scuola. Era lui lo studente nuovo allora. Vedendolo imbarazzato e confuso su dove andare, si avvicinó a lui lasciando Jimin di stucco mentre lo guardava avvicinarsi cosí spavaldamente a qualcuno che non fosse lui. «Hey, Jungkook! Che ci fai qui?» disse sorridente sotto lo sguardo stupito e i commenti bisbigliati di tutti. Il moro sentendo quella voce familiare alzò di scatto la testa sorridendo felice di trovarsi davanti qualcuno che conosceva. Taehyung lo aveva fatto apposta. Non avrebbe mai avuto il coraggio di passare tutto il cortile quasi di corsa attirando l'attenzione su di se, ma sapeva cosa voleva dire sentirsi soli e fuoriluogo specialmente a scuola. Quel ragazzo gli faceva tenerezza e sembrava cosí piccolo in confronto a lui che il desiderio di volerlo proteggere si faceva sempre più vivo nella sua mente ad ogni piccolo sorriso innocente del ragazzo dei suoi sogni. In tutti i sensi. Lo portò con se nel suo posto sotto l'albero dove ad aspettarli c'era un Jimin ancora sconvolto.

«Tu- cosa- ma quando- voi- che sta succedendo?» disse confuso alternando lo sguardo dal suo migliore amico a Jungkook. «Emh, ciao sono Jungkook il nuovo studente» disse grattandosi la nuca imbarazzato. «Piacere Jimin» disse sorridendo facendo ciao con la manina. «E tu invece chi saresti?» disse Jimin rivolgendosi al grigio. «Ti prego non cominciare» disse rosso in viso. «Non cominciare? Il mio migliore amico, la persona più silenziosa, solitaria e timida al mondo è appena corso davanti a tutti per parlare con una persona che già conosceva a quanto pare» disse Jimin gesticolando come se non ci fosse un domani. Taehyung fece un facepalm per la pessima figura che Jimin gli stava facendo fare. Jungkook li guardò ridacchiando «beh ci siamo conosciuti solo ieri al parco abbandonato» spiegò il più piccolo cercando di aiutare un Taehyung fin troppo imbarazzato anche solo per proferire parola. «Parco abbandonato? Lo stesso parco in cui vai per evitare le persone?» disse ancora incredulo. «JIMIN HAI FINITO?» esclamò Taehyung esasperato. «Dopo questa posso ritenere la mia vita completa» disse l'arancione non ascoltandolo guardando il vuoto facendo fare un secondo facepalm a Taehyung. Jungkook rise «siete simpatici» disse. Jimin sembró riprendersi «aw grazie piccoletto» disse con un sorriso. «Piccoletto? Ma se è piú alto di te, nano» disse Taehyung prendendosi la sua rivincita. Jimin lo guardò male con le mani nei fianchi e tutto ciò lo rendeva ancora più piccolo e adorabile. Ma Jungkook sorridendo disse «di nulla, oh e bei capelli» cercando di cambiare discorso in aiuto del ragazzo di fianco a lui, ma a quanto pare non funzionó perchè dopo quel commento Jimin partì in quinta dicendo «aw già mi piaci, non come quell'idiota che continua a chiamarmi carota da quando li ho tinti» Taehyung rassegnato si limitó ad alzare gli occhi al cielo divertito. Era una battaglia persa con quel ragazzo.

Il suono della campanella fece entrare tutti e Jimin mise un braccio sulle spalle di Jungkook tirandolo verso l'entrata dicendo «noi due diventeremo grandi amici» facendo ridere Jungkook che ora si sentiva più sicuro conoscendo già due persone. Taehyung in tutto ció era rimasto lì alzando le braccia scioccato esclamando un «hey esisto anche io, aspettatemi!» per poi correre verso di loro.

«Allora Kookie, posso chiamarti così vero?» chiese Jimin spavaldo come al solito. «Certo, dimmi» disse con un sorriso il piccolo. «Sai già che materie hai?» Chiese di nuovo il carota vedendo poi Jungkook frugare nella tasca dei jeans tirando fuori un bigliettino con scritte le aule in cui doveva andare che gli venne preso di mano da Jimin. «Oh sei in tutte le classi con Hobi, tranquillo è simpatico come pochi, ti piacerà. Woah a prima ora siamo tutti e tre insieme per fare storia» disse felice per poi sbiancare «ODDIO LA VERIFICA DI STORIA, SONO MANCATO QUEL GIORNO E ORA DOVRÓ SUBIRMI UNA STRIGLIATA DALLA SIGNORA LEE» disse sconsolato facendo ridere Jungkook e Taehyung. «Beh, fra la strigliata che farà a te e la presentazione di Jungkook alla classe perderemo tipo mezz'ora, guarda il lato positivo hyung» disse Taehyung prendendosi la sua vendetta venendo fulminato con lo sguardo. «Aw ma guardati sei adorabile» disse ancora sotto lo sguardo divertito di Jungkook. «Altro che carota, ti faccio diventare color cipolla» disse con un broncio Jimin. «Oh mi piacerebbe provare il viola in effetti» disse Taehyung ghignando soddisfatto. «TAEHYUNG!» urló spazientito l'arancione facendo ridere i due di fronte a lui per poi abbandonarsi anche lui ad una risata entrando in classe.

Oltre la strigliata di Jimin, la lezione fu serena e i tre si rividero a pranzo dato che il venerdì avevano insieme solo la prima e la pen'ultima ora. Il grigio e l'arancione con i vassoi già pieni in mano, andarono a sedersi aspettando l'arrivo di Jungkook e gli altri scambiando quattro chiacchiere. «Tu, devi raccontarmi per bene signorino» incominció il più grande puntandogli contro la forchetta di plastica con la bocca piena di insalata per poi imprecare per quanto fosse amara. Taehyung tra il divertito e lo scocciato sbuffó e spiegó in breve ció che era successo, accennando al fatto del sogno che lo preoccupava un pó. Dopotutto erano migliori amici no? Non lo avrebbe preso per pazzo o almeno sperava. Jimin così concentrato dalla storia finì quell'orribile insalata in pochi secondi con gli occhi sempre più sgranati ad ogni parola pronunciata dal suo migliore amico. Deglutì a fatica e comincio a parlare velocissimo.

«No aspetta, tu mi stai dicendo che non conoscevi Jungkook ma lo hai sognato, e anche per più volte e poi poof lo hai incontrato e tutto il resto?» Concluse. «Si, ho appena finito di raccontartelo» disse ovvio.

«Raccontare cosa?» disse Hobi che era appena arrivato con Jungkook che poggiando il vassoio accanto a Taehyung sedette con davanti Hoseok accanto Jimin. Il grigio bloccó Jimin prima che parlasse troppo come al suo solito e semplicemente disse «oh, gli ho raccontato dei nuovi colori che ho comprato ieri sera» disse rivolgendo un'occhiata complice a Jimin che lo assecondó dicendo «o- oh si! Quei colori, ne parlava sempre ricordi e adesso finalmente potrà stare zitto e non tartassarmi più» disse ridacchiando ricevendo un calcio da sotto al tavolo. «Ah porca- ma sei scemo?!» Quasi urló e Taehyung rivolse un sorriso innocente ai tre ricevendo una fulminata da uno e una risata dagli altri due.

Dopo quel piccolo momento di disagio i quattro parlarono tutto il tempo quasi dimenticandosi del cibo davanti a loro. Dopo non molto si erano aggiunti anche gli altri. Taehyung si era trovato molto bene con loro doveva ammetterlo, erano come una piccola famiglia e gli piaceva l'aria felice che c'era quando era con loro.

Namjoon era veramente intelligente e adorava parlare con lui dei libri che leggevano.

Hoseok era una vera carica di gioia e gli metteva sempre il buon umore quando con il suo tono di voce sempre alto e allegro gli raccontava di come avesse completato un' altra delle sue coreografie spettacolari.

Seokjin era semplicemente dolcissimo con tutti e si assicurava di prendersi cura dei suoi amici mettendoli al primo posto e ogni tanto li rendeva partecipi delle sue barzellette orrende facendoli ridere tutti non per la barzelletta in sè ma per la sua risata contagiosa.

Con Yoongi in special modo andava molto d'accordo, aveva un carattere molto simile al suo solo che lui non lo perdeva neanche con i suoi amici, solo raramente e la maggior parte delle volte grazie a Hobi potevi vederlo ridere di gusto. Era una persona riflessiva e scriveva canzoni, una cosa che ammiravo molto. E nell'ultimo periodo Tae si accorse di non essere l'unico ad ammirarlo dopo che beccó più volte Jimin a guardarlo con sguardo sognante. Erano veramente carini insieme e gli parse anche di notare che anche Yoongi avesse un certo interesse per quel nano saltellante e dalla testa arancione. Erano così diversi,ma alla fine non si stupiva neanche, insomma anche lui e Jimin erano poli opposti.

Tutti conobbero Jungkook e scoprirono molto su di lui, come ad esempio che prima di arrivare qui abitava a Busan, luogo in cui era nato e che era venuto qui per il lavoro di suo padre, che era figlio unico e che timido com'era aveva l'abitudine di toccarsi i capelli quando era nervoso o semplicemente vittima di troppe attenzioni. Taehyung lo trovó estremamente tenero. Era stranito dal fatto che quando parló del trasferimento rimase tutto il tempo a testa bassa e che non accennó un minimo di sua madre, ma non era nel grado di confidenza giusto per poter chiedergli cose evidentemente private. Nonostante ciò il più piccolo del gruppo si era ambientato abbastanza facilmente e sembrava andare d'accordo con tutti e la cosa era ovviamente reciproca.

L'ultima campanella suonó finalmente e dopo l'ultima ora di lezioni tutti si diressero fuori. «Allora Jungkook, dove abiti? Ti accompagniamo» disse gentilmente Jimin. Jungkook felice annuí e gli fece strada. In un primo momento ci fu silenzio ma poi le risate di tutti e sette riempirono le strade. Lasciarono Jungkook e gli altri e gli ultimi due e si diressero verso casa di Taehyung. Il tempo a disposizione per parlare era tanto e Jimin ne approfittó.

«Non pensi che sia strana come cosa?» Disse all'improvviso incuriosendo il più alto che gli rivolse uno sguardo confuso. «Intendo la cosa del sogno, è quasi come se fosse un sogno premonitore o, che so, un segno del destino. Magari siete destinati a stare insieme» disse con aria sognante. Taehyung si era anche incuriosito nella prima parte del discorso ma poi svanì tutto quando Jimin come suo solito fare inizió a fantasticare troppo.

«Jimin devi smetterla di leggere quelle riviste con gli oroscopi e quei quiz strani per scoprire se piaci a Yoongi, poi ti riduci come adesso a parlare di destino e sciocchezze simili» Jimin imbarazzato per aver scoperto che l'amico sapeva della sua cotta arrossí ed evitando l'argomento disse di nuovo «Beh non vorrai dirmi che non lo trovi carino e che non ti piacerebbe che avessi ragione»

Taehyung a quelle parole arrossì violentemente. Certo che lo trovava carino. Anzi bello, così bello da addirittura arrivare a disegnarlo, ma questo Jimin non lo sapeva. Non poteva dirglielo. Se aveva fantasticato con quel poco che sapeva, figuriamoci dopo aver scoperto che lo aveva addirittura ritratto nel suo sacro blocco dagli apparenti fogli infiniti. Jimin inclinó la testa per guardare il suo amico ora a testa bassa e quando vide le sue guance rosse sorrise soddisfatto. Non parló, non disse altro.

Aveva appena ottenuto la conferma che cercava. Se quello era il loro destino, Jimin non poteva che diventare il braccio destro di questo strano fenomeno. Voleva vedere il suo migliore amico, spontaneo e pieno di gioia come lo era con lui e con i ragazzi, con una persona che si meritasse il suo amore che sapeva essere sconfinato, e per quanto poco conoscesse quel ragazzino dai dentini da coniglio ebbe subito l'impressione che pensasse la stessa cosa che Taehyung pensava di lui, solo che lui sembrava essersene accorto da più tempo del suo amico.

Passarono circa tre settimane e fra la scuola e i pomeriggi passati tutti insieme, i sette ragazzi divennero molto affiatati ed era come se si conoscessero da una vita. Jimin teneva d'occhio i più piccoli, intenerito dai brevi sguardi che si scambiavano. Sembravano avvicinarsi ogni giorno di più, ma Jimin, impaziente di natura scappava sempre da qualche parte con qualche scusa per lasciarli soli, molto probabilmente correndo dietro a Yoongi, sperando che succedesse qualcosa in sua assenza.

Quei due purtroppo avevano la testa dura e non successe altro se non qualche sfioramento di mani, i soliti sguardi e il braccio di Taehyung attorno alle spalle del più piccolo durante un film a casa di Jimin. Beh era già qualcosa. Il moro e il grigio facevano sempre più progressi e Jimin continuava ad essere il loro shipper numero uno, ma purtroppo uno dei pomeriggi in cui si incontravano solo loro tre, Jimin non potè essere con loro a causa di un brutto raffreddore.

I più piccoli vennero a sapere dell'assenza del loro hyung quando erano già insieme a casa di Taehyung e presi dal panico e l'imbarazzo di essere soli stettero in silenzio non sapendo che fare o cosa guardare per evitare lo sguardo dell'altro.

Stanchi del silenzio, dopo poco si fecero coraggio e scherzarono come quando c'era anche il resto del gruppo, giocando alla Play Station.

Improvvisamente il cellulare di Jungkook squilló e Taehyung premurosamente dopo aver messo in pausa il gioco, abbassó il volume al minimo. Jungkook gli sorrise per ringraziarlo e rispose. Dato il silenzio nella casa, la chiamata pur non essendo in vivavoce si sentiva chiaramente e Taehyung curioso dalla nascita, non potè fare a meno che ascoltare.

Quello che capì essere suo padre disse «Kookie! Come va lì a Seoul? La casa ti piace? Hai fatto degli amici? Oh e a scuola? Tutto bene?». Jungkook ridacchió ritrovandosi sommerso da domande e con calma rispose a tutte. «Va tutto bene, la casa è davvero bella e si, ho legato molto con sei ragazzi che ho conosciuto il primo giorno di scuola» guardó Taehyung sorridendo, «uno di loro ha i miei stessi interessi ed è super simpatico anche se molto silenzioso» disse poi sfacciatamente incontrando lo sguardo di Taehyung che si sentì preso in causa.

Arrossì sotto lo sguardo affettuoso di Jungkook e abbassó lo sguardo. Il moro sorrise soddisfatto ed evitó l'ultima domanda, cosa che il padre notó ma non volendo apparire insistente, scherzó «hai dimenticato l'ultima domanda ometto» Jungkook arrossì per quel soprannome ridicolo che suo padre si ostinava a dargli e speró con tutto il cuore che il ragazzo davanti a lui non avesse sentito, ma al contrario Taehyung alzó velocemente la testa verso di lui scoppiando a ridere soffocando le risate in un cuscino del divano per non farsi sentire. Capì di aver avuto la sua rivincita quando vide jungkook arrossire ancora di più per poi sbuffare e ridere silenziosamente con lui. «Si papà, a scuola va tutto bene, è tutto perfetto qui» e quando Taehyung si asciugó le lacrime provocate dalle troppe risate guardando il minore ancora al telefono, quest'ultimo guardandolo dritto negli occhi disse di nuovo

«veramente perfetto»

facendo fare un tuffo al cuore di Taehyung. 
Quella chiamata improvvisa si era trasformata in un botta e risposta silenzioso che consisteva nel chi faceva arrossire più volte l'altro, e ai due non sembrava dispiacere. L'uomo ancora al telefono,  disse «non hai idea di quanto io sia felice nel sentirtelo dire, ora ti lascio in pace, va a controllare che il tuo ragazzo stia ancora respirando dopo tutte quelle risate» disse il signor Jeon e con un veloce e impanicato «ciao» Jungkook chiuse la chiamata come se fosse flash.

Questa volta ad essere rossi in viso erano tutti e due. Il più grande per essere stato beccato a ridere e il più piccolo per il modo in cui suo padre aveva chiamato Taehyung. il signor Jeon non perdeva mai l'occasione per mettere in imbarazzo il suo unico figlio che amava con tutto se stesso. Jungkook voleva molto bene a suo padre, era stato il suo migliore amico da sempre e per quanto lo mettesse in imbarazzo non riusciva ad essere arrabbiato con lui per più di due minuti. Quell'uomo aveva del talento nel farsi adorare da tutti. Taehyung volendo rompere il silenzio disse «tuo padre è simpatico, sembra una brava persona» sorrise. Dal canto suo, Jungkook sorridendo fiero disse «lo è».

Dopo un pó peró, pensando alla chiamata, Taehyung confuso chiese «ma, come mai ti ha chiesto tutte quelle cose e della casa? Non avevi detto che abitava con te?». Il moro sembró come scosso e indeciso sul cosa dire. Era stato colto in flagrante e ora non sapeva cosa dire per uscirne. Sospirando rassegnato disse «okay, credo sia giunto il momento di raccontare la verità anche a te».

Taehyung confuso e perplesso da quelle parole fece un segno a Jungkook per dirgli di proseguire, ma vide gli occhi del più piccolo farsi lucidi e come una molla scattó dal divano per andare in quello su cui era seduto Jungkook. Mise da parte ogni piccola forma di imbarazzo e lo strinse a se come per proteggerlo da non sapeva ancora cosa. Jungkook fra quelle braccia si sentì così bene che pensó di voler rimanere per sempre in quel modo. Ma doveva parlare, ormai il danno era stato fatto e non sopportava più l'idea di mentire a quello che ora poteva confermare essere il ragazzo che amava.

Prese un respiro profondo e inizió a raccontare, con Taehyung che in silenzio e senza osare interromperlo ascoltava tutto attentamente. «Ho mentito. Mio padre vive ancora a Busan, mi ha solamente pagato la casa e i miei studi ma non vive con me. Abito da solo. I miei sono divorziati da quando ho cinque anni. Ho vaghi ricordi di mia madre e non mi interessa averli. Mio padre ha sofferto molto, chiaramente non d'accordo nel voler divorziare. Io e mio padre siamo molto legati grazie a questo, ci confortavamo a vicenda facendoci compagnia nei nostri periodi bui. I suoi causati dal divorzio e i miei...dalla scuola.» Disse ricominciando a piangere e Taehyung si sdraió sul divano facendolo rannicchiare quasi su di lui accarazzendogli il fianco per farlo tranquillizzare.

Il minore dopo aver avvolto un braccio attorno alla vita del grigio continuó, rosso in viso e incredibilmente felice di ció che stava accadendo nonostante la tristezza dei suoi ricordi. Taehyung si godeva il calore del più piccolo che gli provocava quella cosa strana allo stomaco, come ogni volta che si sfioravano per sbaglio. «A scuola ero preso di mira da un gruppo di ragazzi, erano in quattro li ricordo ancora. Come poterli dimenticare?»

Fece un sorriso amaro, stringendo di più la vita del maggiore.

«Mi picchiavano quando dovevano sfogare la rabbia per un compito in classe andato male o per chissà quale altro stupido motivo. Li pregavo di lasciarmi in pace e pur non volendo che qualcun'altro passasse le stesse cose, continuavo a chiedermi perchè stesse succedendo proprio a me e non a qualsiasi altra persona presente in quella scuola. Loro mi risposero dicendo che in quella scuola ero l'unico a cui piacessero i ragazzi e che quindi essendo l'unico scarto umano a detta loro, ero io che meritavo tutto questo. In più mi prendevano in giro per il mio interesse nell'arte perchè ovviamente erano in quella scuola non per piacere ma semplicemente perchè era la scuola più costosa e di certo non potevano farsi vedere in scuole "per poveri". Più volte mio padre, a conoscenza della situazione mi aveva detto di cambiare scuola ma quella era l'unica scuola d'arte a Busan e io non avrei abbandonato il mio sogno di diventare un fotografo per quattro ragazzi che si sentivano superiori a me. Così un giorno, dopo averle provate tutte per farli smettere, mi disse che sarei potuto andare a vivere da solo a Seoul per andare nella più famosa scuola d'arte in tutta la Corea. Io felicissimo corsi ad abbracciarlo e quando mi disse che non sarebbe potuto venire con me a causa dell'unico lavoro stabile che aveva trovato mi crolló il mondo addosso. Il mio unico amico, il mio unico genitore, ero costretto a lasciare l'unica persona che mi voleva bene e si prendeva cura di me. Quasi cambiai idea decidendo di rimanere lì per non lasciarlo solo ma appena vide l'indecisione palese nei miei occhi, mi disse severamente che il mio sogno e il mio bene erano l'unica cosa importante al momento e che la sua compagnia era l'ultimo dei problemi, così riuscì a convincermi e beh eccomi qui. Posto nuovo, scuola nuova, amici veri e nessun livido» concluse con un sorriso per alleviare la tensione.

Era chiaro che avesse paura della reazione del maggiore, si riusciva a sentire il suo battito accellerato per la troppa ansia. Taehyung non fece altro che sorridere con gli occhi lucidi e a quel gesto Jungkook rimase confuso. Quel ragazzo era un mistero ed era proprio questa una delle cose che lo attraeva.

Finalmente Taehyung parló seguendo Jungkook che si era messo seduto, facendo lo stesso. «Sono così felice che tu stia bene adesso, perchè non me lo hai mai raccontato dopo due mesi e mezzo di amicizia?» Disse un pó deluso ma comunque felice.

«Jimin mi aveva detto di dirtelo, diceva che avrebbe rafforzato il rapporto o qualsiasi altra cosa strana sulle stel-» Jungkook fu interrotto da un Taehyung sconvolto «Jimin sapeva già tutto?! Da quanto?» Chiese. Il più piccolo con le lacrime agli occhi per paura di aver rovinato tutto rispose col cuore in gola «da circa una settimana» deglutì in ansia per la reazione del ragazzo che fino a poco fa stringeva fra le braccia. «Non prendertela con lui, gli ho chiesto io di non farne parola, lui avrebbe voluto che ti dicessi tutto» cercó di difendere l'amico. Taehyung si sentiva tradito? Messo da parte? Non lo sapeva ma non gli importava molto perchè quello davanti a lui era Jungkook dannazione, il ragazzo che si era accorto di amare in poco tempo e che ora con le lacrime agli occhi aspettava una sua reazione spaventato.

Il suo jungkook spaventato da lui quando l'unica cosa che voleva fare era tenerlo a sicuro e amarlo.

Si avventó su di lui abbracciandolo e accanto al suo orecchio sussuró «è tutto okay, perchè non hai voluto dirmelo?». Ci fu un pó di silenzio e poi «avevo paura di sembrare un bambino che scappa dai suoi problemi, avevo paura di non piacerti» disse col cuore a mille.

Era una dichiarazione quella?

Taehyung aveva sentito bene?

«Sai benissimo anche tu che gli unici bambini sono quei quattro e bambino o no, mi piaceresti comunque Kookie» disse sorridendo e Jungkook preso dall'euforia dell'essere ricambiato si stacco dall'abbraccio guardandolo negli occhi per vedere se fosse serio.

Ma appena i loro occhi si scontrarono, nonostante il sorriso rassicurante sulle labbra e le guance leggermente rosse, capì che era serio e a quanto pare fu l'unica cosa che capì perchè poi non vide più nulla. Sentì solamente delle morbide labbra sulle sue.

Lo stava baciando.

Era tutto vero.

Taehyung preso dall'abitudine pensó di star sognando di nuovo ma quelle soffici labbra a forma di cuore che in passato aveva dipinto erano sulle sue adesso, e neanche il migliore dei pittori sarebbe riuscito a rendergli giustizia dipingendole.

Quelle labbra erano fin troppo perfette per essere anche solo pensate e al diavolo i fogli bianchi, le matite, i colori, i quadri, le storie dietro essi. in quel bacio era concentrata tutta l'arte di cui aveva bisogno in quel momento. Quando si staccarono senza fiato, si guardarono per un altro póe contemporaneamente dalle loro labbra rosse e gonfie per il recente accaduto uscirono le due famose paroline che tutti sognano di sentire un giorno.

Quei "ti amo" detti con lo sguardo perso negli occhi dell'altro, la stanza in disordine, la tv con il gioco ancora in pausa, il pacco di patatine abbandonato per terra avevano creato uno scenario perfetto e da immortalare con come unico pennello i loro occhi e da custodire nel museo più bello, i loro ricordi.

«Jimin aveva ragione, era destino» 
disse Taehyung.

The End

   
 
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