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Autore: villainsarethebest    11/04/2020    2 recensioni
Manipolazione, inganno, disperazione: Firestorm li conosce tutti, li ha vissuti tutti sulla propria corazza e li ha repressi tutti nel buco più profondo della sua memoria. Dopo tutti i secoli di soprusi che l'hanno spezzata e segnata, solo poche cose ha deciso di tenere sempre in mente: ogni volta che cadrà, si rialzerà; quando proveranno a zittirla, lei parlerà ancora più forte; se qualcuno oserà incatenarla lei si ribellerà con tutte le sue forze.
Ricordi e decisioni che tiene segrete dentro di sé come il suo passato, nascosto a tutti, anche al suo signore, Lord Megatron.
Il confine tra lucidità e pazzia non è mai stato più allineato e per uscire sana e salva dalle sfide che stanno per presentarsi dovrà essere più forte di quanto sia mai stata.
Lei non è schiava. Lei non è un'assassina. Lei non è una guerriera.
Lei è una protettrice. Questo non glielo potranno mai togliere.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megatron, Nuovo personaggio, Predaking, Starscream
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Transformers: Prime
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«Megatron.»

Una voce squillante e decisa lo sorprese nel mezzo del suo rimuginare, lì seduto sul suo trono. Lo avevano avvertito che una femme, una neutrale, aveva richiesto di vederlo quella mattina, quando si era presentata ai confini di Kaon indifesa e con un'aria che non ammetteva repliche.

Tanto per vedere qualcosa di nuovo in un giorno come tanti di quella guerra, aveva acconsentito a vederla. E ora era lì davanti a lui, a fissarlo con le sue penetranti iridi dorate.

«Chi sei femme?»

Quella si inchinò con eleganza, abbassando le ali in segno di sottomissione. «Io sono Firestorm mio signore e vengo a voi con una richiesta.»

«E in cosa posso assisterti, Firestorm?» pronunciò in suo nome con malizia, ma la femme non si scompose.

Come Firestorm aveva richiesto, erano completamente soli nella stanza. Megatron aveva riflettuto a lungo sul motivo che poteva spingere una neutrale — probabilmente civile per di più — ad avvicinarsi alla capitale Decepticon con tanta noncuranza. Si aspettava che le avrebbe chiesto di condividere il letto con lui e avesse ben pensato di presentarsi nella sua fortezza per chiederglielo di persona. Il solo pensiero lo fece ghignare divertito.

«Chiedo protezione in cambio dei miei servizi alla causa Decepticon.»

«Protezione» assaporò quella parola con una punta di curiosità. Studiò l'armatura fiammante della seeker, dilungandosi sulle sue scintillanti ali prostrate. «Protezione di che tipo?»

La seeker alzò lo sguardo e incontrò le ottiche rosse dell'ex gladiatore, sostenendone lo sguardo maligno. «Da qualcuno.»

Rilasciò una pesante ventata frustrato. «Parla chiaro, femme. Non mi piacciono i giochetti.»

«Essere più specifica non vi beneficerebbe in alcun modo, mio signore. Se nascerà mai motivo per concedervi ulteriori spiegazioni, ve le darò. Forse non si presenterà mai l'occasione, a dire il vero.»

La seeker lo scrutava con un'espressione calma e con un velo davanti alle ottiche. Che cosa voleva tenergli nascosto?

«E sentiamo, perché correre ai ripari se non c'è alcuna minaccia a perseguitarti?»

«Potrebbe però. Preferisco non rischiare» chiarì Firestorm.

Bene, tieni per te i tuoi segreti. Non lo saranno ancora a lungo. «E cosa puoi fare per me che i miei Decepticon già non fanno?» Quali servizi poteva offrigli se non giacere nel suo letto e riscaldarlo per lui?

«Ho un'abilità molto particolare.»

«E quale sarebbe?» I suoi artigli graffiarono i braccioli del suo trono. Quel suo modo di fare lo stava irritando non poco, Megatron aveva di meglio da fare che perdere tempo dietro chiacchiere vuote.

«Se vuole saperlo, mi arruoli.»

Irritante e pure sfacciata! C'era già Starscream a occupare quel posto nel suo esercito, un'altra come lui non la avrebbe sopportata.

«Bene, continua pure a fare la misteriosa. Io però non sono così paziente» dichiarò alzandosi, guardandola dall'alto della sua statura, ma questo non le suscitò nemmeno un brivido e questo lo irritò ancora di più. Sollevò il bracciò col cannone e glielo puntò contro. «Parla adesso o taci per sempre.»

«Prego, spari pure.»

Cosa? Era pazza, i suoi sistemi erano per caso invasi da un virus? Non poteva essere venuta fin lì e aver sprecato il suo tempo solo per farsi ammazzare. O forse era proprio quello il suo fine?

Non ha importanza. Poteva fare a meno di un'aspirante recluta che non avrebbe fatto altro che istigarlo.

Megatron fece fuoco. Il colpo non arrivò mai alla femme.

Sgranando le ottiche per lo stupore osservò Firestorm, in piedi e senza un solo graffio a intaccarle la bella corazza, con un braccio proteso in avanti. Firestorm lo fissava fieramente, le sue ali dritte, senza un segno di paura o incertezza.

«La mia abilità» ruppe il silenzio Firestorm. A quanto sembrava, non poteva tirare la corda con l'irascibile signore della guerra. Rispondere era dunque l'opzione più saggia. Disgustoso. «Io posso creare scudi, invisibili ed estremamente resistenti, di qualunque grandezza io voglia, a patto di avere sufficienti riserve di energon. Lo consumo molto in fretta quando creo scudi» spiegò con voce calma e ferma.

Megatron abbassò il braccio, ripetendo le sue parole nella sua mente finché non le ebbe memorizzate. Scudi. Impenetrabili. Difesa assoluta. I suoi pensieri stavano già vagando verso tutte le possibili applicazioni militari e scoprì i denti affilati in un sorriso distorto.

Firestorm lo osservò impassibile e muta, aspettando il suo verdetto mentre il suo campo EM la investiva e le sue ottiche brillavano di una luce sinistra. Non le piaceva per niente. Non voleva tutto questo. Non voleva combattere in quella guerra non sua, ma che scelta aveva? Se sarebbe affondata, se in qualche modo il suo passato l'avrebbe rincorsa, avrebbe fatto in modo che i Decepticon affondassero con lei. Li aveva osservati, così come aveva fatto per gli Autobot. Il loro leader, Optimus Prime, non era affatto come i suoi ultimi predecessori; lui aveva la scintilla al posto giusto.

All'opposto, i Decepticon non erano nemmeno l'ombra di quello che erano all'inizio. Megatron in primis era uno squilibrato, un tiranno al pari di quelli che aveva giurato di estinguere per liberare Cybertron. Non provava che disgusto e orrore per quel mech, ora più che mai che si stava sottomettendo a lui. Ma che scelta aveva?

«Avrai la tua protezione» la riscosse la sua voce aspra e pungente e represse una smorfia. «Considerati in prova da oggi. Dimostrami la tua lealtà e avrai la protezione di cui hai bisogno.»

Lealtà. Doveva mostrarsi leale a quel mostro?! «La vostra benevolenza non sarà mai dimenticata, Lord Megatron. Vi dimostrerò di essere una degna servitrice.»

Ne vale davvero la pena?

Si, è la scelta migliore. Per ora.

Devo solo resistere e sopravvivere.
 


Le giornate da allora erano passate prima lente, poi veloci, poi di nuovo lente.

Firestorm aveva ubbidito ciecamente a ogni ordine pronunciato da Lord Megatron senza mai discutere, compiendo qualsiasi incarico gli ordinasse senza esitare e con una calma indescrivibile. Lei era sempre calma quando si trattava di eseguire gli ordini del suo signore, sembrava che non aspettasse altro che compiere la sua volontà.

Aveva provato la sua lealtà al suo signore e si era guadagnata la sua simpatia. Era nelle sue grazie esattamente come sperava, una servitrice ubbidiente e fedele quasi da rivaleggiare con Soundwave, che aveva avuto l'onore di conoscere quello stesso giorno in cui si era prostrata a Megatron.

Aveva attirato simpatie e antipatie, tutte irrilevanti per lei. Non le importava nemmeno delle voci di corridoio che mormoravano di come si fosse comprata il favore del loro signore andandoci a letto insieme. Chiacchiere e giudizi che non le facevano né caldo né freddo. Potevano sparlare di lei quanto volevano, lei non avrebbe reagito; nessuno la aveva mai vista né sentita smentire o difendersi da qualsiasi accusa.

Quelle voci arrivavano anche alle orecchie di Megatron, che non aveva mosso un solo dito per zittirle, non che gliene importasse. Contava solo che i suoi soldati obbedissero, i loro dissidui potevano risolverseli fra di loro fintanto che non danneggiavano la sua causa. Peccato però che alcune di quelle voci non fossero vere; trovava la femme molto graziosa, inoltre era docile seppur decisa. Megatron ricordava ancora il giorno in cui l'aveva incontrata, quel velo a coprirle le ottiche, a celare i suoi segreti e, ne era sicuro, il suo temperamento. Firestorm era davvero una brezza leggera o era una vera tempesta di fuoco, come il suo nome voleva far credere? Ma allora perché trattenersi, era chiaro fosse immune al giudizio altrui, ma nemmeno ribattere alle accuse più spregevoli?

Un po' di quel fuoco era emerso col passare dei secoli. Il suo carattere puntiglioso era conosciuto fra tutti i Decepticon, nessuno le si avvicinava per non rischiare che la sekeer cavasse ottiche o strappasse lingue, anche se quelli erano casi estremi che solo pochi sfortunati avevano avuto il dispiacere di provare. Megatron ne era estasiato. La tempesta era lì, ma la conteneva, per suo disappunto. Poteva solo immaginare che spettacolo avrebbe inscenato se solo si fosse lasciata andare.

Firestorm era una combattente mediocre e costituiva un semplice assetto difensivo. I suoi incarichi passavano dalla sorveglianza delle miniere durante l'estrazione dell'energon a eventuale rinforzo messo in campo per evitare inutili ritirate dal campo di battaglia.

Non così eccezionale.

Megatron non rimpiangeva di averle permesso di unirsi alle sue schiere, ma non era nemmeno soddisfatto. Inizialmente le aveva dato il beneficio del dubbio sperando che si dimostrasse talentuosa in molti altri campi, ma si era presto ricreduto. Così le aveva assegnato nuovi incarichi: prestare servizio al centro medico e rivelarsi utile lì, fintanto che non avesse imparato a combattere come si deve. Come sempre, aveva ubbidito senza aggiungere parola.

Occasionalmente Megatron si prendeva il disturbo di supervisionare lui stesso le sue sessioni d'addestramento, e Firestorm non faceva una piega nemmeno quando le ordinava di battersi con lui per verificare i suoi miglioramenti, anche se sapeva di non avere alcuna chance di battere il Campione di Kaon o anche solo riuscirne a graffiarne l'armatura, ma lei non demordeva e si rialzava dopo ogni botta, soffocava i lamenti e tornava all'attacco finché non decideva che per quel giorno fosse abbastanza. Questo lo soddisfava.

Sebbene Firestorm fosse di dimensioni molto inferiori alle sue e non indossava spesse protezioni, era molto resistente e non si lamentava per il dolore, nonostante quando si avviava alla baia medica per tendere alle sue ferite era chiaro che Megatron le avesse rotto qualcosa. Semplicemente, sembrava immune a provare dolore tanto quanto alle malelingue. A Megatron stava bene, in fondo aveva sempre mostrato dei miglioramenti decenti ogni volta che la vedeva in azione.

Non era un fallimento.

Lo stesso non poteva dirlo di altri blateranti, fastidiosi, traditori seeker di sua conoscenza. Firestorm si era rivelata una serva più fedele di Starscream nonostante tutto, anche se per superare il seeker ci voleva poco, ma erano i fatti a contare, non certo le parole.

Megatron si era pure illuso che l'intaccabile dedizione di Firestorm alla causa Decepticon e i suoi modi quieti potessero influenzare il petulante Starscream, ma quest'ultimo era cocciuto come pochi e aveva rinunciato presto a credere un simile miracolo possibile.

Anche se...

Per poter permettersi di avvicinarsi a Firestorm era risaputo che bisognava rientrare nei suoi criteri di sopportazione. Le piaceva chi non girava attorno ai discorsi e non cercava scappatoie: voleva che si arrivasse dritti al punto. Guai a chi si mostrava troppo audace nel chiedere e nel fare: quelli che osavano finivano dritti in infermeria, spesso per danni inferti con le mosse che gli aveva visto fare in allenamento. Questo lo faceva sogghignare compiaciuto.

Apprendeva in fretta. Conosceva il suo ruolo e stava sempre al suo posto. Era una risorsa utile.

Dal canto suo, Firestorm stringeva i denti e non fiatava nemmeno quando avrebbe voluto urlare. Stava al suo posto come Megatron si aspettava e voleva. Il dolore, le umiliazioni, i rimproveri e le grida che tratteneva erano il suo pane quotidiano. Non poteva fiatare, aveva visto le conseguenze del più minuscolo spiraglio di insubordinazione e anche delle azioni più impensabili e meschine; Starscream era una vera fonte di conoscenza per quanto riguardava il tradire la fiducia di Megatron, per quanto si potesse parlare di fiducia con lui. Era un tiranno fatto e finito, di quelli che Cybertron aveva già visto e lui non se ne accorgeva nemmeno!

Avrebbe voluto rinfacciare al suo Lord tutto il male e la distruzione che aveva sparso, gridargli in faccia quanto fosse stupido e idiota e stupido! Tuttavia, non lo faceva, teneva quei rimproveri nella sua mente e cercava di non pensarci per non finire di rendere il suo disprezzo palese; non aveva un visore dietro cui nascondersi come Soundwave.

Era diventato il suo tormento, voler dire ciò che voleva ma non potendolo fare, perché le serviva la sua protezione. Meglio con lui che contro di lui. Come dicevano gli umani: tieniti stretti gli amici e ancora più stretti i nemici. Ah, gli umani la sapevano lunga! Erano una vera ispirazione, quando non si comportavano da stupidi s'intende.

Il pianeta Terra non era Cybertron, ma aveva i suoi aspetti positivi. Il suo preferito era sicuramente l'aurora boreale, seguito a ruota dal sorgere e dal calare del sole sulla distesa ghiacciata del paese chiamato Groenlandia.  E avere la simpatia del suo Lord conferiva a Firestorm più libertà, cosa assai invidiata, ma come ormai tutti sapevano il favore del proprio signore andava guadagnato lottando con le unghie e coi denti.

Adesso si trovava in Norvegia, comodamente seduta sul bordo di una scogliera a godersi il panorama notturno, migliaia di migliaia di anni dopo essersi unita ai Decepticon.

Quando era da sola – lei era quasi sempre da sola –  rifletteva su quanto facesse schifo la sua vita, si ripeteva che non poteva cambiarla e che doveva accontentarsi. Non avrebbe avuto di meglio altrove.

Certo, c'erano gli Autobot, anche loro lì sulla Terra, seppur così pochi da contarli con le dita. Avrebbe dovuto chiedere di unirsi alle loro schiere, ma il trattamento sarebbe stato diverso. Tutti si sarebbero interessati dei suoi affari, di chi era e di cosa l'aveva spinta a unirsi alla causa. Avrebbero fatto troppe domande e questo non le andava bene. I Decepticon invece pensavano ognuno ai fatti propri, l'individualità era l'essenza della vita Decepticon, e con questo ci poteva convivere. Non voleva interrogatori, non voleva parlarne, non voleva ricordare; su questo i Decepticon erano stata la scelta migliore.

Doveva solo trattenere le urla, sopprimere i ricordi e il dolore e tutto sarebbe filato liscio; sarebbe stata una dei tanti seguaci del Campione e nessuno avrebbe fatto domande insidiose.

Resisterò. Posso farcela. Resisterò.
 
 
 
   
 
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