Ho deciso di fare questa piccola raccolta di one shot incentrate su Oikawa e Sugawara, in un mondo Omegaverse.

Sono una brutta persona visto che ho in ballo un’altra FF da finire, sempre su questo fandom.

Ad ogni modo, enjoy <3

Oikawa non si ricorda precisamente il perché si trovasse in una situazione che era al limite del surreale.

Perché lui, un Alfa con una certa fama di donnaiolo, di sportivo eccellente e di persona che riusciva a far cadere tutti ai suoi pedi era coinvolto in tutto quello.

L’alfa si ritrovò più volte a fissare Koushi, un omega che aveva conosciuto tramite le partite di pallavolo alle superiori e che, per ovvi motivi, aveva perso di vista dopo aver finito queste.

lo aveva rincontrato una sera, trovando il suddetto ragazzo con una espressione terrorizzata in viso, accucciato sul marciapiede che si teneva la testa fra le mani, come a volersi nascondere dal resto del mondo.

Tooru instintivamente si era avvicinato a lui per controllare, avvertendo senza dubbi l’odore di una profonda e malsana paura attanagliare quella figura. La, dal canto suo, questo si rivoltò contro di lui, ancora più spaventato di quanto già non lo fosse, arrivando a mordergli la mano come un animale messo all'angolo. Ma tooru aveva notato il suo viso e mai incrociato uno sguardo così triste.

Da lì si era ritrovato a portarlo a casa propria, dopo aver constatato che no, Sugawara non voleva dirgli dove abitasse, non voleva essere toccato e restava palesemente a distanza da lui, da qualsiasi alfa incrociasse e perfino dai Beta. Non tutti, ma la maggior parte li schivava. La prova maggiore la ebbe quando aveva chiamato Iwaizumi a casa propria, per farsi dare una mano, ma fu l'errore più grande che avesse mai fatto: alla presenza dell'altro ragazzo, un alfa anche lui, Koushi si era totalmente chiuso a riccio, tremando visibilmente.

Restava semplicemente in silenzio ad ogni domanda che gli veniva fatta sia dal tooru stesso, il quale era pieno di graffi e segni per lo sforzo di aver portato a casa l'omega per nulla conseziente, che dall’unico medico che riuscì a visitare l’omega.

La cosa che destò più preoccupazione nell’altezzoso Tooru fu quando questo gli riferì che non vi era bisogno di soppressori, non immediatamente, per il periodo di calore; dalle analisi fatte sembrò che quello di Suga fosse completamente bloccato per motivi psicologici e non fisici, cosa che venne constata nei mesi successivi.

Erano due mesi che convivevano nell’attico di Oikawa e lui, da persona magnifica quale fosse, non aveva sdegnato che qualcuno gli preparasse da mangiare, che lo accogliesse a casa o gli ricordasse i suoi impegni.

Sempre a distanza, ma era comunque un modo da parte dell’altro di ringraziare per l’ospitalità che gli stava dando seppure era rimasto di poche parole, come in quel caso che richiamò l’attenzione dell’alfa con un vistoso cenno, per farlo accomodare e iniziare così la cena che lui aveva preparato.

Sia chiaro: anche quello era stato graduale.

Tutta la loro convivenza fu graduale e a scatti, tanto che ci furono delle difficoltà iniziali non indifferenti; il primo mese, Koushi, non si era mosso dalla sua stanza, facendosi nutrire a forza dal moro dalla corta pazienza, ma era riuscito a non farlo morire di fame.

Piano piano, a piccoli passi, era stato capace di a farlo uscire dalla sua tana fino a quando una sera, di ritorno dall’estero per via di una importante partita, se lo ritrovò in sala da pranzo con la tavola imbandita di leccornie appena sfornate.

Oikawa si stava adattando ai ritmi di Sugawara, evitando di essere la persona fisica quale fose, di contenere e tenere sotto controllo i suoi ferormoni, che si diffondevano quando era particolarmente eccitato per qualcosa, arrabbiato o infastidito.

Tutto pur di non spaventare l’altro.

Era tutto così complicato.

Era complicato poiché quella degli alfa era una tipologia di ferormone che incuteva timore, dominazione, rabbia e supremazia da tutti i pori. Erano effettivamente come degli animali incastrati in un meccanismo contorto, però costretti anche dalla ragione e dal raziocinio umano di combattere tale natura.

Questi pensieri vennero a meno quando Tooru si ritrovò ad assaggiare quei piatti caldi, che donavano un senso di soddisfazione che i cibi preconfezionati non avrebbero mai avuto e il suo sguardo, senza esitazione, andò verso Suga che stava mangiando tranquillo e che giocherellava con le dita con il lucchetto del collare che lui stesso aveva comprato, come una sorta di ulteriore protezione al guscio che si era creato attorno. Non si rese conto dello sguardo che l’altro gli stesse rivolgendo, Questo non si rese subito di avere lo sguardo dell'altro puntato su di sé.Quando accadde, però, per la prima volta accenno un debole sorriso nei confronti dell’alfa.