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Autore: Giulia Senpai    13/04/2020    1 recensioni
Un ragazzo ed una ragazza, due epoche differenti, la ricerca di qualcosa di importante. Oscurità, segreti e amori.
Dalla storia:
"Ascoltami bene, perchè non lo ripeterò di nuovo" a quella parole seguì una pausa, poi proseguì "Topazio. Yin e Yang. Bene e Male. Luce ed Oscurità. Quando l'amore li unirà, allora troverai ciò che cerchi"
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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La strega era inginocchiata all'interno del pentacolo, pronunciando parole che nessuno riusciva a capire. Le candele circondavano quel simbolo e la loro fiamma ardeva ad un'altezza che spontaneamente non avrebbero mai raggiunto. La voce della donna si fece via via più imponente, quasi provenisse da un'altra dimensione, quasi rimbombasse da luoghi oscuri, che nessuno avrebbe potuto immaginare. Un lampo si irradiò dal centro del cerchio, finendo in una diramazione che spense tutte le cere accese. Ogni cosa venne avvolta dal buio e la strega gridò.

L'urlo pareva quasi disumano, al punto che l'unico presente, oltre la donna stessa, si ritrovò a coprirsi le orecchie con i palmi, per attutire la sensazione che sarebbero esplose. Tuttavia dopo interminabili secondi, la strega tacque.

Le candele ripresero ad illuminare la stanza e sul pentacolo, dove prima non vi era nulla, apparve una piccola pietra preziosa di colore azzurro. La donna ansimava, come se avesse svolto fatiche impensabili. Prese un fazzoletto di stoffa e si asciugò il sangue che aveva preso a colare dagli occhi e dal naso. Fece un passo in avanti, avanzando verso ella, puntando con occhi bramosi quel sangue. Il palmo insanguinato della strega venne rivolto verso di lui. Nonostante fosse stanca, esausta, non gli avrebbe permesso di andare oltre. Si alzò a fatica, rompendo con parole arcane il pentacolo creato. Nel pugno della mano, che non gli rivolgeva contro, stringeva quella pietra. Traballava nei passi, ma non nella determinazione.

"Allunga la mano" gli ordinò e lui lo fece. L'odore di sangue era così forte che fu difficile rimanere imperturbabile, ma vi riuscì. Non era da tutti esercitare un simile controllo. La pietra finì sul suo palmo pallido. Prese ad osservarla mentre risplendeva di un azzurro intenso.

"Che significa? Qual è la tua risposta"

La strega raccolse gli oggetti arcani che aveva usato per quell'incantesimo. Prese anche il libro, preparandosi ad andarsene.

"Topazio" disse.

"Non avevo mai visto quella pietra di questo colore" ammise

"E' molto rara" rispose quella. Si fermò dinnanzi a lui, sempre con quel palmo a fare da divisore. Il sangue era ancora presente sul volto della donna "Ascoltami bene, perchè non lo ripeterò di nuovo" a quella parole seguì una pausa, poi proseguì "Topazio. Yin e Yang. Bene e Male. Luce ed Oscurità. Quando l'amore li unirà, allora troverai ciò che cerchi"

Non fece in tempo a chiedere nulla, che la strega svanì in una coltre di fumo.

 

 

Marzo 1820 – Konoha

 

Sakura si poggiò contro la parete, vicino al tendaggio di quella enorme sala. Piegò il braccio in avanti, portando la mano a carezzarsi l'addome. In realtà sperava di potersi togliere quel corpetto, che stava privandola della facoltà di respirare. Aveva ballato più di una volta e sentiva di poter svenire da un momento all'altro. La mano salì fino a toccare la collana. Sorrise al pensiero, anche se era un sorriso amaro. Suo padre, Kizashi Haruno, le aveva donato quella collana come buon auspicio per il suo ingresso nella società. All'età di 16 anni le era stato concesso di mostrarsi in pubblico agli eventi ed infatti quello era il suo primo ballo. Tuttavia, non accolse quell'evento con la gioia solita delle fanciulle. Il dono ricevuto, la collana con la pietra di topazio, era semplicemente un preludio di ciò che l'attendeva. La prospettiva di trovare un futuro marito, adeguato alla sua condizione finanziaria, e di poter figliare e rendere onore alla sua famiglia. L'unica cosa ad averla sorpresa in realtà era solo il colore del topazio. Piegò il capo per fissare la pietra che stava carezzando con le dita. Azzurra. Estremamente rara, le aveva detto suo padre, ma per lei adeguata, perchè un fiore come sua figlia non nasceva sempre.

Sakura sbuffò a quei pensieri. Tutto ciò che aveva sempre voluto era essere normale: una banale fanciulla di media famiglia che poteva vivere la sua semplice vita senza costrizioni e etichette da rispettare a costo della vita. Invece no...lei era Sakura Haruno, la figlia di un nobile e per giunta i suoi capelli erano rosa. Avrebbe preferito che quella caratteristica la rendesse detestabile, mentre invece divenne ancora più desiderata. Tutti volevano conoscerla, tutti volevano vederla, per questo si era trovata a dover accettare numerosi inviti di danze, al punto da doversi nascondere. Ma come poteva nascondersi, se quei capelli erano un richiamo agli sguardi?

Una folata di vento scostò leggermente le tende e notò la grande finestra dietro socchiusa. Approfittò di quel segno per inoltrarsi e immettersi nel grande balcone per prendere aria. Il vento fu quasi uno schiaffo sulla sua pelle candida, però lei non si ritirò. Preferiva essere esposta al freddo che ai continui sguardi. Sapeva bene che l'unico interesse, che muoveva la maggior parte di quegli uomini, era la ricchezza della sua famiglia. Eppure dal primo momento in cui aveva messo piede in quel luogo, era anche consapevole che sarebbe dovuta tornare a casa con dei nomi da proporre al padre.

Poggiò le mani sulla ringhiera, adocchiando la scalinata laterale che dava sul giardino. Avrebbe potuto scendere qualche scalino e scappare via, senza che nessuno potesse fermarla. Per qualche attimo contemplò persino quell'idea, quando una presenza dietro di lei richiamò la sua attenzione.

Sakura non lo aveva sentito arrivare. Gli occhi verdi della fanciulla osservarono l'uomo che sembrava immobile quanto una statua. Si ritrovò a schiudere le labbra di stupore nel constatare quanto fosse bello.

"Non dovreste essere qui fuori, rischiate di ammalarvi"

Boccheggiò quando le rivolse la parola. Persino il suono della sua voce era meraviglioso. Si sentì accaldata, le guance presero colore e il cuore iniziò a scalpitare ad un ritmo inusuale per la sua immobilità.

"Perdonatemi, avevo solo bisogno di aria"

Abbassò il capo, decisamente imbarazzata. Non le era mai capitato di trovarsi da sola con un estraneo. Quello avanzò di un passo. Le perle smeraldine dei suoi occhi indugiarono sui capelli neri, lisci e lucenti tenuti legati indietro in maniera impeccabile. Poi scesero sugli occhi d'antracite, proseguendo sul naso perfetto e sulle labbra sottili. Il viso stesso era talmente delineato da sembrare scolpito. L'uomo era alto e abbastanza prestante. Nessuno dentro quella sala aveva un'aria nobiliare che poteva competere con lui. Neppure suo padre. Persino lei, stretta in quell'abito pomposo dalla stoffa pregiata, si sentiva inadeguata.

"Dovreste essere più considerevole verso il vostro corpo. Nessuno vorrebbe mai vedere una fanciulla delicata come voi sentirsi male"

Sakura arrossì vistosamente, distogliendo subito lo sguardo dal viso di quello. Il cuore le martellava sul petto, facendole provare quasi un accenno di dolore.

"E' meravigliosa...la vostra collana..." sussurrò quasi l'uomo e quando risollevò lo sguardo su di lui, sobbalzò nel trovarselo così vicino. Troppo vicino.

"E' un topazio...un dono di mio padre..."

Lo sguardo di quello si accese di un'emozione che Sakura non comprese, ma ne ebbe paura.

"Perdonatemi, adesso dovrei proprio rientrare. Mi staranno cercando"

Non seppe bene il motivo, eppure qualsiasi cellula del suo corpo le suggerì di prendere le distanze all'istante. Così si allargò con i passi, superandolo di lato e muovendosi, tremante, verso la finestra che dava sulla sala.

"Vi dona"

L'uomo parlò alle sue spalle. Così decise di voltarsi per guardarlo un'ultima volta, ma quando lo fece, quello era sparito. Sakura si portò la mano al petto che ancora era scosso da quei battiti irregolari, eppure per tutto il resto della serata non riuscì più a schiodarsi il viso di quell'uomo dalla mente. Ma per quanto lo cercava, capì che non lo avrebbe trovato.

 

 

Marzo 2020 – Konoha

 

Naruto era terribilmente in ritardo. Che quello fosse un talento indesiderato, era chiaro dalla disperazione che lo avvolse, quando iniziò ad imprecare contro qualsiasi cosa gli venisse in mente. Per la prima volta nella sua vita aveva impostato la sveglia, conscio di dover prendere un autobus per raggiungere il collegio Uchiha, situato in periferia. Però la sveglia non era suonata, così si era ridotto a correre come un pazzo pur di non fare tardi. Da quello che aveva visto la prima volta che lo aveva visitato, la struttura era posta in mezzo a quello che era un bosco, controllato fino ad una certa distanza, ma che poi si allargava in una foresta alquanto selvaggia e inaccessibile agli studenti. Ciò che però lo aveva colpito era l'enorme palazzo in cui da quel momento avrebbe vissuto. Conosceva poco la storia di quel luogo, ma la guida gli aveva spiegato che un tempo era un enorme castello di una delle famiglie più potenti e nobili: gli Uchiha. Tramandato di padre in figlio, gli attuali eredi avevano deciso di farlo diventare un istituto di eccellenza, per istruire i migliori studenti di Konoha. E tale era da dieci anni.

Certo, nessuno avrebbe mai scommesso uno yen su di lui. Imbranato, combinaguai e di certo non eccellente negli studi. Naruto Uzumaki era il classico ragazzo che i professori definirebbero "intelligente, ma non si applica". Biondo, occhi azzurri e labbra carnose. Un viso ritenuto nella media, se non fosse per quelle cicatrici appena accennate sulle guance, che gli davano un'aria da cattivo ragazzo che piaceva molto alle sue coetanee. Altezza nella media, ma ben piazzato. Un aspetto che lo rendeva diverso da ciò che era, al punto da farlo finire spesso nei guai. Insomma, se qualcuno avesse detto che sarebbe andato in quella scuola, nessuno ci avrebbe creduto, nemmeno lui. Eppure ce l'aveva fatta. Ogni anno l'istituto metteva a disposizione alcune borse di studio: una per lo sport, una per ogni studente che eccelleva in almeno una singola materia che veniva trattata nell'istituto ed una per il più intelligente, ma che non poteva permettersi la retta. Questo sistema dava la possibilità a chiunque di poter provare ad entrare nel collegio più esclusivo di tutto il Paese del Fuoco, persino ad uno come Naruto.

Nell'istituto si studiava principalmente: matematica, fisica, scienze, storia, letteratura, il che portava a 7 il numero degli studenti che ogni anno accedevano con la borsa di studio. Gli anni di studio erano in totale cinque. Vi entravi a 17 anni e ne uscivi a 22 con il futuro spianato. I primi due anni ogni materia era obbligatoria. Ovviamente chi non superava gli esami finali, veniva rimandato, ma questo solo per un anno. Se uno studente non riusciva a superare gli esami finali per due anni di fila, poteva considerare il suo percorso concluso. Dopo i due anni, ogni studente poteva scegliere su cosa specializzarsi in vari rami delle materie predette. Chi amava la matematica e la fisica, poteva optare per l'astrofisica, per la fisica quantistica, per la trigonometria e altri paroloni che Naruto non sapeva nemmeno esistessero.

Lui aveva scelto quell'istituto perchè, oltre ad essere il migliore, possedeva il corso esclusivo di Akido, lo sport per cui aveva ottenuto la borsa di studio. Non che non si praticassero anche altri sport, però per ottenere la borsa di studio, l'unica via era eccelere nell'akido e lui aveva vinto proprio il campionato nazionale del 2019, ricevendo la tanto agognata borsa di studio.

Il suo sogno era potersi allenare con Jiraiya, il leggendario campione dei Cinque Paesi, colui che nessuno era ancora riuscito a battere e riuscire a sconfiggerlo, prendendo il suo titolo.

Per questo correva a più non posso in quel momento, perchè i ritardi non erano ben visti nel collegio. Soprattutto il giorno della cerimonia di apertura dell' anno scolastico.

Quando notò il cancello ancora aperto, la speranza divampò in lui. Aumentò l'andatura, sforzando i muscoli all'inverosimile, ma ce la fece. Il fiatone lo costrinse a piegarsi, il petto doleva per la quantità di ossigeno inalata. Aveva sottoposto il suo organismo ad uno sforzo eccessivo ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze. Provò a fare un passo, ma le gambe cedettero e finì a terra. Riuscì a mettere in tempo le mani avanti, evitandosi escoriazioni sul volto. Ci mise tutto l'impegno possibile e riprese a muoversi. Doveva ancora raggiungere la sala dove si sarebbe tenuta la cerimonia. Sarebbe sicuramente finito agli ultimi posti, ma non importava. Ciò che contava per lui era essere riuscito ad entrare. Aprì l'imponente portone. Era rimasto estasiato la prima volta che lo aveva visto. Nonostante più volte ristrutturato, aveva mantenuto i tratti classici di un tempo. Le incisioni importanti davano un tocco di aristocrazia che non avrebbe mai potuto comprendere appieno. Se non fosse per il suo sogno, non avrebbe mai provato ad entrare in quell'istituto. Tutto quel luogo trasudava una importanza, che un ragazzo semplice come Naruto non era in grado di capire. L'antro era quasi avvolto nell'oscurità. A pochi passi di distanza vi erano delle scale che probabilmente portavano ai sotterranei, ma da quello che sapeva, l'ingresso era vietato a tutti gli studenti. Infatti ad impedire l'accesso vi era un cancello di metallo, cosa che sicuramente era stata costruita di recente, dato che stonava con il resto dell'ambiente. Naruto attese che i suoi occhi si abituassero a quella poca luce, quando udì una voce.

"Stai sanguinando"

Voltò lo sguardo, non capendo chi potesse aver parlato e proprio affianco del cancello di metallo, notò una figura che prima non c'era. Ne era sicuro. Nella penombra non colse i dettagli del volto, ma si sentì stranamente a disagio. Colse l'occasione per guardarsi ed infine noto una ferita sul palmo della mano sinistra. Del sangue effettivamente stava colando da esso, ma quello come aveva fatto a vederlo?

"Si è vero...che sbadato...gra...zie"

L'ultima parola gli uscì in un sospiro, perchè l'uomo si era avvicinato pericolosamente a lui, aveva afferrato la sua mano e aveva passato la lingua sopra la ferita, raccogliendo su essa il sangue. Naruto sentì la testa andargli in ebollizione. Spalancò gli occhi e li posò sul viso dell'uomo. Adesso che era ad un passo da lui, colse i dettagli che prima gli sfuggivano. Capelli neri, occhi più neri della notte ed una carnagione pallida. Deglutì sentendosi quasi succube degli occhi famelici di quell'individuo.

"La cerimonia sta per cominciare...non vorrai perderla, vero?"

Quella domanda lo ridestò dalla trance in cui era finito. Sbattè le palpebre e dell'uomo affascinante non ci fu più traccia. Aveva ancora la mano sollevata a mezz'aria, senza più alcuna traccia di sangue su essa.

Si mosse come un automa, mentre cercava di riordinare le idee, chiedendosi se quello che era successo fosse vero o se lo era sognato. Uno sconosciuto gli aveva appena leccato il sangue dalla sua mano. Aveva avvertito la morbidezza e la delicatezza della sua lingua farsi strada sulla sua pelle. E se si era aspettato di poter sentire fastidio o bruciore, si dovette ricredere, perchè l'unica sensazione registrata era un insolito piacere. Deglutì ancora, scuotendo il capo. Provò a rimettere ordine nelle idee e si diresse più in fretta possibile verso la sala. Superato l'antro, il corridoio era ben illuminato.

Non avrebbe dovuto dare peso a quell'evento. Da quel giorno sarebbe cominciata la sua nuova vita e avrebbe dovuto affrontarla con il sorriso sul volto. Così, arrivato per il rotto della cuffia, firmò la sua presenza e prese posto, ignorando che nell'oscurità degli occhi d'antracite lo stessero osservando.


Buongiorno!
Mi presento: mi chiamo Giulia e sono una novella scrittrice, almeno di fanfic :)
E' la mia prima storia, di solito leggo.
Siccome la quarantena non è facile, ho deciso di provare a scrivere una storia di mio pugno, sperando possa piacervi.
Anche se è la prima volta, se avete critiche, non trattenetevi. Se vi piace, fatemelo sapere. Insomma, attendo comunque dei pareri, ammesso che sia di vostro gradimento lasciarmeli.
Un abbraccio virtuale a tutti! Bye Bye

   
 
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