Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Exentia_dream2    14/04/2020    5 recensioni
Un dubbio, tre gocce trasparenti e poi la verità.
Una notte che resta un ricordo per uno, che viene dimenticata dall’altra.
Tanti dubbi, tante domande e, dopo tanti anni, una sola certezza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Oblivion”… not to forget

 

-Ricordi cos’hai provato quando hai capito di essere innamorato per la prima volta?

-No.- rispose secco. Mentì.

Lo ricordava bene, forse fin troppo, sebbene fossero passati tanti anni.

Era un ragazzo e non sapeva cosa fosse l’amore: se n’era accorto troppo tardi, quando l'aveva persa, anche se non l’aveva mai avuta.

Fu una notte, soltanto una notte.

 

Le aveva mandato un gufo, alla cui zampa aveva legato una pergamena.

«Stanza delle Necessità. Appena puoi.», aveva scritto con mano ferma, perché ormai aveva deciso di capire cosa provava realmente per lei. Da solo non ci riusciva ed era stanco di combattere con se stesso, era stanco di guardarsi allo specchio e scuotere la testa negando i sentimenti anche al suo riflesso.

Il tempo forse si era fermato, ma a lui non importava: una metà del suo cuore aveva fretta di comprendere; l’altra, invece, voleva rimandare- e forse non far giungere mai- il momento della verità.

Aveva paura. Paura di essere rifiutato, paura di star male.

Però, sentiva il bisogno irrefrenabile di capire e quello a cui era ricorso era davvero l’unico modo per farlo: si erano odiati per anni e poi qualcosa era cambiato.

No, non si erano innamorati follemente e non si nascondevano negli angoli bui della scuola per baciarsi e non essere visti.

Avevano semplicemente cominciato a guardarsi ed erano cambiati i loro occhi. Era cambiato il loro modo di scrutarsi.

Non un saluto, non una parola, non un bacio.

Solo occhi.

Occhi intimiditi, sfuggenti. Occhi che non capivano.

Occhi grandi. Occhi arrabbiati, accusatori, spaventati.

A volte, occhi stanchi, tristi, arrossati.

Occhi meravigliati, felici.

Ma sempre e solo occhi.

Lei entrò in silenzio e lui la guardò come se non fosse stata lì.

Era davvero entrata in quella stanza? Era davvero lei? Sembrava diversa, eppure era la stessa.

-Non c’è verde in questa stanza.

-Non c’è neanche il rosso.

-Perché?

-Non è una partita di Quidditch e noi non siamo a Hogwarts: tu non sei una Grifondoro, io non sono un Serpeverde.

-Cos’è?- gli chiese quando lui le porse una boccetta contenente un liquido trasparente.

-E’ Veritaserum. Ne ho qui una anche per me. Per quanto tu possa essere coraggiosa, non credo che lo ammetteresti. Ed io forse sono troppo codardo anche per pensarlo.

-Forse?

-Sì.

-Allora perché siamo qui?

-Perché ho bisogno di capire. Sicuramente ne hai bisogno anche tu e questo è l’unico modo per essere sinceri davvero.

-Come hai fatto ad averlo?

-Sono lo studente migliore in Pozioni.

-Non ho bisogno di capire e non devo ammettere niente.

-Ti stai tirando indietro, o hai già tratto le tue conclusioni?

-Sono fidanzata con Ron.

-Appunto: non hai nulla da temere.

-Io lo amo.

-Hai paura di scoprirti?

-No.

-Allora bevi.

-No.

-Non ho mai creduto che il Cappello avesse sbagliato a smistarti a Grifondoro, ma sto cambiando idea.

A quel punto, Hermione allungò la mano e prese la boccetta di Veritaserum che lui aveva tra le mani.

-Alla verità.

-Alla verità.

Le boccette si sfiorarono in un brindisi poco felice: la verità li avrebbe fatti male.

Bevvero la pozione tutta d’un sorso. Tre gocce.

Gli sembrò che la gola cominciasse a bruciare, o forse era la sincerità che si arrampicava su per le corde vocali e correva forte per avere un suono tutto suo, per diventare parole e non restare solo un pensiero.

Una certezza. Sì, ti amo.

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Li teneva chiusi, eppure sapeva che, quando li avrebbe riaperti, non sarebbero stati gli stessi di pochi istanti prima.

Grigi, ma diversi.

Era nudo delle bugie e delle maschere che non smetteva mai di indossare.

Era nuda anche lei: nuda del coraggio, degli ideali e della caparbietà che le calzavano a pennello.

E non c’era paura nei suoi occhi.

Ecco cosa c’era di diverso in lei: la paura di qualcosa che, pur non essendo una guerra magica, sarebbe potuto essere ingestibile. E perfetto.

Si guardarono e lui, per la prima volta, le sorrise sinceramente. Un sorriso, non un ghigno.

L’amava e aveva avuto il coraggio di ammetterlo solo sotto l’effetto di una pozione.

E forse anche lei lo amava, perché pareva non capire: sembrava spaesata, ma consapevole allo stesso tempo.

-Mi ami?- le chiese. Insicuro, spaventato. Vulnerabile.

-Perché mi hai fatto bere questa stupida pozione?

-Non ti ho costretta… e poi non sarebbe giusto mentire a…

-Da quanto predichi il bene? Da quanto sai cosa sia la giustizia, la lealtà, la fedeltà?

-Ti senti infedele, adesso?- si avvicinò a lei.

Occhi grandi. Occhi tristi, arrossati.

-Perché?

-Avevo bisogno di capire.

-E hai capito?

-Sì.- Sì, l’amava. –Ho solo bisogno di una risposta.

-A cosa può servirti?

-Ne ho bisogno.

-Sì. Sì, ti amo.- prese il viso tra le mani e il pianto divenne più forte. –Che senso ha? Perché adesso?

Lui restò in silenzio: aveva perso le parole, o forse erano state loro a dimenticarsi di lui, troppo vogliose di avere un senso e un suono.

Dimenticare: era l’unica cosa che avrebbero potuto e dovuto fare.

Continuò a non parlare. Sarebbe stato giusto, poi?

Sapeva che lui non era il meglio per lei e non lo era neanche Ron Weasley, ma Hermione era giovane e aveva comunque una vita davanti per cercare e trovare quel meglio che l’avrebbe resa felice.

Capiva quanto fosse importante avere la libertà di poter scegliere. Lo capiva.

Impugnò la bacchetta che teneva sotto al mantello. La strinse forte per la rabbia che nasceva dalla sua decisione, come se stringerla non avesse potuto fargli cambiare idea.

-Dopo fai lo stesso.- e non le diede il tempo di rispondere o fare domande. –Oblivion.

Era la cosa giusta.

Lei lo amava- ora lo sapeva- e forse avrebbe avuto il coraggio di ammetterlo anche senza il Veritaserum, ma lui no perché non era coraggioso.

Il Cappello lo aveva smistato a Serpeverde proprio per questo: era viscido, infimo. Era una serpe e i serpenti come lui non avevano mai coraggio: strisciavano, si nascondevano, sputavano veleno dai denti e attaccavano per non essere feriti, ma non avevano coraggio.

Abbassò lo sguardo per non vedere la verità andare via dagli occhi di Hermione.

Aveva perso: quella era la sua sconfitta.

Fissava il pavimento e anche il disegno sulla pietra invecchiata portava a lei. Una scalfittura che si fermava ai suoi piedi piccoli.

Non era coraggioso, ma doveva raccogliere le poche briciole del suo voler essere eroe e guardarla negli occhi.

Occhi che non capivano.

-Come stai?- Premuroso, dolce, interessato.

-Cosa ci faccio qui?

-Ti ho chiesto un favore.

-Io ricordo un gufo…e una boccetta.

-Sarà stato un sogno.- mentire a metà non lo rendeva meno bugiardo. In fondo, però, quella bugia somigliava tanto alla verità: era stato per pochi minuti, era stato solo per quella notte.

-Cosa vuoi?

-Ho bisogno che tu faccia un incantesimo. Su di me.

-Cosa?- rise beffarda. Lo schernì.

-Un Oblivion.

-Mi prendi in giro?

-No: devo dimenticare un brutto momento.

-Perché lo chiedi a me?

-Sei l’alunna migliore della scuola, quella con il volto più alto in Incantesimi.

-Posso sapere cosa vuoi dimenticare?

-Non ti ho chiesto di diventare la mia migliore amica, Granger.

Lei impugnò la bacchetta senza più fare domande. Arrendevole, confusa e lui l’amò un po’ di più.

Chiuse gli occhi con la certezza che di lì a poco tutto sarebbe finito. Abbassò la testa.

-Oblivion.

Non sapeva cosa avrebbe dovuto provare dopo essere stato colpito da un incantesimo, ma non provare niente non era un buon segno. Non un pizzico, non un po’ di dolore, non un po’ di gioia. Niente. O forse era normale che fosse così.

Provò a rivivere le scene precedenti all’incantesimo. Ricordava tutto.

Probabilmente era troppo presto. Allora perché lei aveva già dimenticato tutto?

Magari l’incantesimo agiva in tempi diversi, a seconda delle persone. Improbabile, eppure preferiva quella scusa all’idea di non aver dimenticato.

Non lo avrebbe voluto, eppure il ricordo era lì, anche mentre lei andava via.

E come lei, anche quel flashback gli avrebbe dato le spalle per lasciarlo. Ne era convinto.

 

-Ma ti sei mai innamorato?

-No.

Un’altra bugia che con il tempo aveva imparato a travestire da verità.

Da giovane cercava una sola cosa, ma non sapeva cosa: doveva essere perfetta. Non nella forma, ma doveva farlo sentire bene, completo, felice.

Solo quando si sarebbe sentito così avrebbe trovato la perfezione e avrebbe smesso di cercare.

E lo aveva fatto: sapeva dove cercare, ma fisicamente aveva smesso di farlo. Con il cuore no, perché il cuore la desiderava ancora.

Solo quella notte, in quei pochi minuti, tutto era stato perfetto.

Poi, lei si era rivestita dell’Hermione di sempre. Dopo, lo aveva fatto anche lui.

 

 

I giorni continuavano a colorarsi di rosa, azzurro, arancione e blu e lei non lo amava più.

Come lui, che però fingeva.

Ricordava tutto.

Occhi arrabbiati, accusatori, spaventati.

Ricordava le sue domande, le sue labbra che si muovevano veloci e le mani nei capelli crespi.

Il sorriso beffardo, il tremolio nella voce. Ricordava tutto.

-Sì. Sì, ti amo.

Occhi tristi, arrossati.

Lei stava ancora con Ron Weasley e non si tenevano per mano, non camminavano l’uno accanto all’altra: si guardavano poco e si sorridevano raramente.

Hermione non aveva gli occhi felici. Quasi mai.

Nel frattempo, Draco aveva indossato l’abito che gli stava meglio e non lo toglieva mai- non lo avrebbe fatto più-: l’abito con la maschera da freddo calcolatore e viscida serpe.

Ricordava tutto. E non sarebbe servito il tempo… il tempo non serviva mai.

Forse consolarsi sì, sarebbe servito. Fino a quando?

Sapeva che si moriva un po’ affinché qualcun altro vivesse: aveva lasciato che Hermione vivesse la sua vita, lasciava che la sua compagnia notturna vivesse per quelle poche ore di piacere.

E, ogni volta, era come bere da un bicchiere pieno di poche gocce che non placavano la sete.

La gola bruciava. Gola, mente, cuore.

A volte, Hermione lo guardava. Occhi che non capivano.

Forse, si chiedeva perché lui avesse smesso di offenderla, perché nella sua mente ci fosse il vago ricordo di un gufo e di una boccetta.

-Sarà stato un sogno.-le aveva risposto quella notte.

Dimenticare era stata la cosa giusta: sarebbe stato complicato farsi amare da lei. Più di tutto, sarebbe stato complicato odiarla, se tutto fosse finito dopo essere iniziato.

Andava avanti con quella certezza.

Poi, altri giorni si erano colorati di rosa, azzurro, arancione e blu.

Così i mesi e gli anni.

 

 

-Ho letto che le donne perdonano sempre.

Hermione non l’aveva fatto, anche se non c’era niente da perdonare. Lei aveva dimenticato.

-Si scrivono tante cose.- Lui no.

-Ho anche letto…

-Leggi troppo.

-Ho letto che le cose che non ricordi sono le cose che vuoi dimenticare.*

E in un attimo cambiò tutto. Ecco il vero motivo per cui l’incantesimo non aveva funzionato su di lui.

O, forse, anche se avesse voluto dimenticare, non sarebbe servita la magia. Come non era servito l’alcol, come non era servito il tempo.

Lui non aveva voluto dimenticare: probabilmente era stata una specie di punizione inflitta a se stesso come riscatto al male che aveva fatto, una sorta di piacevole masochismo, un inno di gloria dedicato all’unica volta in cui aveva avuto coraggio.

Credere di amarla non gli era mai bastato, ma non voleva altre prove per dar conferma a quello che ormai sapeva con certezza.

Avrebbe voluto spogliarsi altre volte di quell’abito che lo rendeva Draco Malfoy, ma quanto sarebbe stato utile farlo di fronte a chi aveva scelto di essere cieco?

Quanto sarebbe stato penoso per lui scoprirsi ancora? Quanto altro freddo avrebbe dovuto sopportare prima che lei tornasse a vederlo come quella notte?

E poi, chi gli avrebbe offerto un mantello per ripararlo dall’inverno, mentre aspettava? O chi gli avrebbe allungato un po’ d’acqua per dissetarlo d’estate?

I suoi pensieri avrebbero fatto bene a non spingere la sua curiosità e rimanere tali.

In quegli anni, l’aveva vista parecchie volte.

 

Occhi intimiditi, sfuggenti. Occhi che non capivano.

Occhi grandi. Occhi arrabbiati, accusatori, spaventati.

A volte, occhi stanchi, tristi, arrossati.

Occhi meravigliati, felici.

 

Incontri casuali, riunioni di lavoro. Mai incontri voluti.

Non da lei, almeno. Lei aveva voluto dimenticare… lui no.

 

Occhi che non capivano.

-Alla verità.

-Alla verità.

-Sì. Sì, ti amo. 



Angolo Autrice:

Caro lettore, benvenuto alla fine di questa one-shot, di cui sono, ancora oggi particolarmente fiera. 

Io e lei, ben 7 anni fa abbiamo partecipato ad un bellissimo contest, "Una frase per Harry Potter… Grey's Anatomy sentences contest." 

La frase segnata dall'asterisco è una bellissima frase di Grey's Anatomy attorno cui, come avrai potuto vedere, è costruita tutta la storia. 

Spero ti sia piaciuta e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi. 

A presto, Exentia_dream2

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Exentia_dream2