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Autore: chaorie    15/04/2020    1 recensioni
Ci sono ferite che non si rimarginano mai del tutto. Ferite che non possono essere alleviate, ferite con cui si deve convivere per il resto della vita.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incubus



L’aria era calda e rarefatta. L’odore di zolfo gli bruciava le narici. Respirare era un’agonia. 

Nico era disteso sulle rocce nere, ancora frastornato dalla caduta. Corrugò la fronte mentre la massaggiava con le dita. All’improvviso realizzò: era nelle profondità dell’Inferno, nel luogo disprezzato perfino dai mostri più infimi. Lì giacevano creature da migliaia di anni, alcuni addirittura dalla Titanomachia. Nemmeno gli Dei avevano idea di cosa significasse ritrovarsi lì. 

Nico cercò di mettersi in piedi. Qualcosa era andato storto ma non aveva il tempo di pensarci. Se lui, figlio di Ade, riusciva a malapena a reggersi in piedi, un’altra persona sarebbe stata completamente sopraffatta dall’aurea che il Tartaro sprigionava. I suoi occhi bruciavano ma si stava sforzando di tenerli aperti: doveva a tutti i costi trovare Will. Non percepiva alcun tipo di sensazione lungo il petto, nessun dolore che gli comunicasse che il suo amato fosse morto. Quel pensiero lo rassicurò e lo motivò a riprendersi più in fretta. Doveva ritornare in superficie il più presto possibile, prima che perdesse del tutto le energie.

“Will” provò a chiamarlo ma la voce gli morì in gola. Era secca e dolorante. 

Allora chiuse gli occhi e serrò i pugni. Se era lì lo avrebbe trovato. Cercò di visualizzare Will e dopo che furono passati quelli che sembravano essere degli interminabili minuti, lo percepì. Si diresse subito in quella direzione ed avanzò fino alla riva del Flagetonte. 

Lo vide lì, steso a terra. I suoi vestiti erano bruciacchiati, la sua pelle arrossata, sembrava stesse sul punto di bruciare anch’essa. 

“No, no, no” sussurrò mentre si avvicinava al corpo. Era immobile, il movimento del diaframma era impercettibile. 

Solo in quel momento presa piena coscienza della situazione e del danno che aveva causato. Le lacrime iniziarono a scendere copiose lungo le sue guance. Non poteva permettersi di perdere te po ad autocommiserassi ma la disperazione lo stava assalendo.

“Come è potuto succedere...” si chiese. Per il calore le lacrime non arrivano nemmeno a toccare la terra: evaporavano prima. Il suo petto cominciò a bruciare, un dolore insopportabile lo stava attanagliando. Se non si fosse ripreso immediatamente da quelle emozioni, lui e Will sarebbero morti lì ma non sembrava avere più il controllo del suo corpo, di sé stesso.

Fu in quel momento che si svegliò di soprassalto. Un gocciolina di sudore cadde dal suo mento. Gli occhi di Will erano fermi sui suoi.

“Nico... Io... non riuscivo a svegliarti” disse Will. La sua voce era permeata dell’ansia e dalla preoccupazione.

Nico non capiva cosa stesse succedendo ma Will era lì, vivo, con i ricci a coprirgli la fronte come al solito e la mano intrecciata alla sua. Iniziò a piangere, quella volta per davvero. Il suo era un pianto disperato e incontrollabile. Il Tartaro lo avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni e nulla avrebbe potuto cancellare le cicatrici che gli aveva lasciato.

Will non disse nulla. Strinse Nico a sé e lo cullò tra le sue braccia. 

“Va tutto bene, ci sono io con te adesso”. 

E per Nico era abbastanza per tornare di nuovo a respirare.

 
  
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