Videogiochi > Persona 5
Segui la storia  |      
Autore: dragonkvn    16/04/2020    1 recensioni
“Se capiscono cosa sto provando giustificheranno le mie azioni”, questo frullava costantemente nella sua mente, prima del fatidico giorno in cui incontrò un ragazzo moro e taciturno, ma dal cuore grande.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Goro Akechi, Ren Amamiya/Akira Kurusu
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cosa frullava nella sua testa non lo sapeva nemmeno lui. 

Vedeva tutto rosso, era acciecato dalla rabbia mentre gettava a terra vestiti, libri, lenzuola, nella sua piccola stanza. 

In quella stanza si sentiva sempre così, solo, il bambino dimenticato, era così impegnato a farsi notare da tutti, a diventare un modello da seguire, ad avere fan, soltanto perché non voleva ammettere di essere più solo che mai fra quelle quattro mura. 

Colpì il muro fino a quando le sue mani non sanguinarono, soltanto la brezza d’inverno lo fermò dal cominciare a picchiare anche la testa contro quest’ultimo. 

Gli attacchi di rabbia erano all’ordine del giorno, si stava distruggendo in quella stanza gelida, una volta finito tutto un bel sorriso per le telecamere, ed andava tutto bene per tutti, tranne che per lui. 

Da una parte voleva che tutti si dimenticassero dei suoi errori, delle sue mancanze, la verità era che lui voleva dimenticarsi, dissociarsi da sé stesso. 

Aveva ferito così tante persone, soltanto per provare qualcosa, per avere del consenso da parte del suo patrigno, per sentirsi amato almeno da lui, tutto quello che ottenne fu una pallottola vicino al cuore, ma nessuno urlò, nessuno pianse. 

Nessuno piangerebbe per una persona del genere, quando il cattivo nelle favole viene ucciso sono tutti felici, posso tutti avere il dolce lieto fine, giusto? 

Le persone non commettono brutte azioni da un giorno all’altro, c’è un qualcosa che le spinge a provare apatia verso gli altri ed odio verso loro stessi, vogliono disfarsi di quell’odio, di quella tristezza, trasmettendola anche ad altre persone con le cattive azioni. 

“se capiscono cosa sto provando giustificheranno le mie azioni”, questo frullava costantemente nella sua mente, prima del fatidico giorno in cui incontrò un ragazzo moro e taciturno, ma dal cuore grande. 

Akechi cadde sulle ginocchia, sfinito, dopo aver sprecato tutte le energie, consapevole del fatto che ne avrebbe dovute sprecare altrettante per sistemare tutto. 

Andò in bagno per lavarsi le mani, non riusciva nemmeno a guardarsi allo specchio, ormai portava i capelli scompigliati pur di non dover fissare il suo riflesso per più di tre minuti. 

Dopo essersi lavato le mani afferrò la sua valigetta ed uscì di casa, aveva bisogno di sentire il chiacchiericcio delle persone, del trambusto dei locali, dei litigi fra coppie e dei pettegolezzi, anche i più stupidi, ma non perché a lui piaceva impicciarsi delle vite altrui, le voci delle persone lo aiutavano a distrarsi dai suoi pensieri. 

Un piccolo bar alla fine di una discesa colse la sua attenzione: aveva le vetrate trasparenti, con il pavimento ed il bancone in legno, tante piante e fiori. Inoltre non vi si trovavano troppe persone, ma quante ne bastavano per distrarsi. 

Un odore di caffè lo pervase appena mise piede dentro, si chiuse la porta alle spalle per non far uscire il calore, siccome fuori, essendo inverno, faceva parecchio freddo. Era uscito con solo la giacca, non aveva con sé nemmeno i guanti, stava congelando, sia il naso che le guance erano rossi, per non parlare delle sue labbra tremolanti. 

Si mise seduto nel suo posto preferito: la sedia centrale del bancone, era fra una coppia di studentesse, probabilmente di una scuola media, ed un’altra coppia di adulti con un bambino nel passeggino, provò un po’ di invidia per quest’ultimo, si ritrovò addirittura a pensare “perché lui deve essere felice ed io no, cosa abbiamo di diverso?” alludeva principalmente al fatto che i suoi genitori erano insieme e sembravano essere innamorati.  Gli era sempre mancato il calore di una famiglia unita. 

Fortunatamente una voce bassa lo distrasse, si girò per capirne la fonte; un ragazzo moro con degli occhiali forse troppo grandi per il suo viso snello, gli chiese se fosse tutto okay, si preoccupò vedendo il rossore sul suo viso. Akechi annuì in modo distaccato, come per far capire che non era qualcosa di cui doveva impicciarsi, ma non fece in tempo ad ordinare il suo solito caffè che cominciò a girargli la testa, tutte le forze abbandonarono il suo corpo, cadde a terra sfinito. 

Quando aprì gli occhi vide un soffitto per nulla familiare, si fece forza con le braccia e riuscì a mettersi seduto. Non ricordava come ci fosse finito, ma soprattutto dove fosse finito. Dalle sue labbra uscì qualche mugolio mentre cercava di mettersi in piedi, il palmo della sua mano faceva pressione sulla tempia destra, solo allora notò le bende sulle mani, che era sicuro di non aver messo prima di uscire di casa. 

“Ah sei sveglio”  

Quella voce gli rimbalzò per la testa, solo allora si ricordò tutto, o almeno quasi tutto, quello che era successo. 

Il mal di testa di Akechi era ancora forte, barcollò leggermente prima di raggiungere il letto, fortunatamente posto dietro di lui e si mise seduto, solo allora si decise ad alzare lo sguardo; il barista di prima era in piedi davanti a lui, solo allora notò la sua figura alta e snella, poteva tranquillamente fare il modello con quell’aspetto. 

“Hai fatto preoccupare un po’ di persone eh” parlò di nuovo il moro prima di adagiare un piatto di curry sul comodino accanto al letto, questa volta Akechi non rimase in silenzio, ma gli uscì fuori una risatina, non una di quelle gioiose, semplicemente sarcastica, come se qualcuno potesse davvero preoccuparsi di uno sconosciuto che sviene in un locale, si ritrovò a pensare. 

Akechi, sono Akechi Goro” disse; gli sembrava il minimo presentarsi vista la situazione in cui si era messo, era stato sconsiderato ad uscire in quelle condizioni, se i giornali ne avessero parlato la sua immagine di ragazzo solare ed intelligente sarebbe andata in frantumi. 

“Ah, sì? Il detective?” rispose con non troppa frenesia, prima di aggiungere “Io sono Akira, Akira Kurusu, da quanto tempo non mangi?” 

Sembrava non interessarsi troppo dei convenevoli, era un ragazzo strano, troppo taciturno e deciso per poterlo decifrare, quelli come lui erano sicuramente i più temibili per Akechi. 

Il ragazzo che disse di chiamarsi Akira prese il vassoio con il piatto di curry e lo mise sopra le gambe dell’altro. L’odore del curry era irresistibile, soprattutto per una persona che non mangiava da una giornata. 

“Non voglio nulla in cambio” aggiunse il moro vista l’esitazione di Akechi nel prendere le posate; quest’ultimo si sentiva scrutato, sentiva la sua pelle scoperta bruciare, sarebbe diventato rosso di lì a poco. 

Non era abituato alla gentilezza, un gesto del genere bastò per riscaldargli il cuore. 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Persona 5 / Vai alla pagina dell'autore: dragonkvn