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Autore: FloxWeasley    16/04/2020    8 recensioni
Eterno secondo, anche ora, anche mentre stringeva la coppa tra le mani – come al Ballo del Ceppo quando era riuscito ad invitarla solo perché Harry non l’aveva fatto; come all’ultimo anno, quell’anno terribile in cui la paura infida e la necessità di dare coraggio agli altri li avevano avvicinati come mai prima, quando nelle notti più lunghe e spaventose si stringevano in un’unica amaca, nel buio della Stanza delle Necessità, per farsi forza a vicenda, e Neville aveva pensato che ci fosse una speranza per loro due… ma Ginny aveva rifiutato i suoi baci timidi, le sue carezze acerbe con la scusa di Harry, Harry, sempre Harry, anche lontano, anche perduto, dimentico di lei, sempre al primo posto.
Storia partecipante ad "All together contest 2.0 - VII edizione" indetto da Mary Black sul forum di EFP.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Neville Paciock | Coppie: Ginny/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia partecipa ad "All together contest 2.0 - VII edizione" indetto da Mary Black sul forum di EFP. Nasce da un pacchetto di Liberty_Fede: 
11) Coppia: Neville Paciock/Ginny Weasley
Indicazione: dopo le nozze con Harry, Ginny è frantumata. Il suo sogno romantico non era altro che un’illusione. Neville, indeciso al suo fianco, sceglie di approfittare della sua debolezza per avere un assaggio di quell’amore che si era sempre visto negato.

Non sono sicura di aver sviluppato il pacchetto nel modo più fedele possibile, ma scrivendo le prime righe mi si è piantata in testa questa idea e non c’è stato modo di discostarmene… quindi spero che vada bene! E’ stato interessante scrivere di questa coppia, non mi ci ero mai soffermata prima ma mi è piaciuto.
 

 


 
Il primo dei perdenti
 

Pensava ad Harry.

Neville glielo leggeva addosso, nello sguardo assente, nelle dita aggrappate disperatamente ai suoi capelli, nei denti che si accanivano con eccessivo trasporto sulle sue labbra.

Ginny pensava ad Harry e Neville pensava che era una maledizione, la sua, eterno secondo persino quando sembrava impossibile non decretarlo vincitore – aveva o non aveva Ginny tra le braccia, senza fiato per i suoi baci, la pelle del collo segnata dalle sue labbra?

Non era forse il vincitore chi riceveva il premio – e non era forse il premio, il corpo di Ginny che premeva contro il suo con urgenza, non erano forse il premio le sue mani che accarezzavano e stringevano e spogliavano?

Eterno secondo, anche ora, anche mentre stringeva la coppa tra le mani – come al Ballo del Ceppo quando era riuscito ad invitarla solo perché Harry non l’aveva fatto; come all’ultimo anno, quell’anno terribile in cui la paura infida e la necessità di dare coraggio agli altri li avevano avvicinati come mai prima, quando nelle notti più lunghe e spaventose si stringevano in un’unica amaca, nel buio della Stanza delle Necessità, per farsi forza a vicenda, e Neville aveva pensato che ci fosse una speranza per loro due… ma Ginny aveva rifiutato i suoi baci timidi, le sue carezze acerbe con la scusa di Harry, Harry, sempre Harry, anche lontano, anche perduto, dimentico di lei, sempre al primo posto. Sei il mio migliore amico, Nev.

Il premio di consolazione, ecco cos’era, non si poteva certo considerare oro – d’oro era l’anello sottile al dito di Ginny, quell’anello che faceva di lei la Signora Potter, e come poteva lui competere con una cosa del genere?

Certo Ginny aveva scelto lui, Neville, non Dean, non Michael, non Tristan Bobbety del direttivo delle Harpies che le faceva il filo da settimane, non Peakes del Profeta che tentava di estorcerle un’intervista intima da mesi, ma poteva considerarsi davvero una vittoria?

Neville sospettava non esistesse il pari merito, in quella sfida: non se prima di finire a letto, davanti a qualche bicchiere di vino elfico, Ginny gli raccontava come un fiume in piena delle frustrazioni quotidiane della vita coniugale – delle assenze giustificate con la scusa sempre più vecchia del lavoro impegnativo, le missioni con gli Auror, i corsi alle matricole in Accademia – e del suo sogno romantico in frantumi dopo nemmeno un anno di matrimonio, sotto il peso della noia e dell’interesse che Harry sembrava aver completamente perso per lei, il suo corpo e la sua vita.

Era secondo, irrimediabilmente secondo nonostante tutto, perché Harry era sempre e comunque al centro dei pensieri di Ginny – ingombrante come solo Harry Potter sapeva essere nella vita di chi gli stava attorno.

Non l’avrebbe mai avuta tutta per sé, lo sapeva, poteva avere di Ginny solo una parte – e se ne sarebbe accontentato, ancora e ancora, pur di averla, bramando il posto del vincitore dal gradino appena più basso: il secondo.

Il primo dei perdenti.
 
  
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