Rieccomi a scrivere sul fandom di
Final Fantasy VII!!! (“Nooooo, bastaaaaaaaa!!!” nd tutti i lettori XD), questa è
un’altra delle numerose fanfiction che ho scritto a scuola al posto di seguire
le noiosissime lezioni; ma questa volta, sorpresa delle sorprese… Non è su Zack
e Cloud bensì su Sephiroth! Non amo particolarmente questo personaggio, anche se
non lo disprezzo, però ho voluto giocare sulla differenza tra il prima e dopo la
scoperta della sua vera natura (per la seconda parte mi sono ispirata alle frasi
che Sephiroth gridava nell’OAV “The Last Order”), spero di aver reso bene il PG,
di non essere andata OOC (anche se temo davvero di averlo fatto :S ) e
soprattutto spero vi faccia piacere leggere questa ficcy^^ Ringrazio tutti
coloro che hanno recensito le mie fanfiction, le hanno messe trai preferiti, o
le hanno semplicemente lette^^ E ringrazio anticipatamente chi farà ciò con
questa^^
White Gundam
IO,
CHI SONO?
I
testi sono tutti qui, davanti a me. Milioni e milioni di libri e fogli affollano
la sala, straripano dalla libreria e dormono su sedie e tavoli. Li devo guardare
tutti.
Sto
cercando una cosa molto importante, una cosa che non riesco a comprendere. La
verità in questo momento mi appare una nebbia tenue che vedo davanti ai miei
occhi ma non riesco a toccare.
Non
voglio vedere nessuno. Questa è una ricerca che riguarda soltanto me, nessun
altro.
La
porta l’ho chiusa. Zack l’ho cacciato via. Voglio restare da solo. Io i libri, i
file della Shinra e nessun altro.
Nel
reattore di Mako di Midgar, che Zack ed io abbiamo dovuto ispezionare per conto
della compagnia, ho trovato una scritta:
“J.E.N.O.V.A”.
“Jenova” è un nome che ho già sentito, un nome che
conosco bene seppure io non conosca colei che lo portava. “Jenova” era il nome
di mia madre.
Io
non l’ho mai conosciuta: non so come sia morta né come abbia vissuto. Non so
nulla di lei, ad eccezione del suo nome.
Non
ho mai avuto una madre né tantomeno una famiglia. La mia vita è sempre stata
quella del soldato, del SOLDIER 1° Classe, dell’eroe. Da quando? Da sempre,
almeno che io ricordi.
Eppure quel nome continua a rimbalzarmi in mente, con
forza. Non riesco a smettere di pensarci: quel nome mi martella la scatola
cranica con una forza tale che pare minacciare di rompermela da un momento
all’altro.
Voglio conoscere il mio passato. Voglio sapere chi sono,
che cosa sono.
Genesis, quando sono entrato nel reattore, mi ha
chiamato “il mostro perfetto”, e poi ha continuato a vaneggiare: ha detto che
con le mie cellule gli si arresterà il processo di degrado, ha detto che io sono
il mostro perfetto e lui ed Angeal soltanto delle prove riuscite male… Insomma
ha detto un sacco di cazzate!
Questo file che ho appena sfogliato non conteneva niente
di importante, c’erano dentro soltanto i dati del “Progetto G”, quello che lega
Angeal e Genesis…
Ma
io, chi sono? Da qualche parte ci dovrà pur essere un file che parla di me..
Eppure non trovo niente.
Accartoccio un altro foglio e sposto da me l’ennesima
pila di libri. Sono stanco di questa ricerca. Voglio sapere chi sono, ho il
diritto di saperlo.
E’
il sesto giorno che sto chiuso qui dentro, ma non uscirò finché non avrò trovato
quello che cerco.
Quale sarà la mia storia? Chi era mia madre? E perché il
suo nome era scritto a caratteri cubitali nel reattore di Mako di Nibelheim,
dietro a degli esperimenti?
E…
Questo foglio cos’è? Mi tremano le mani mentre ne leggo il nome: “Progetto
Jenova”. Non ho mai tremato in vita mia, eppure adesso le mie mani tremano
vistosamente. Voglio aprirlo e leggerlo tutto d’un fiato, ma al contempo ne ho
paura. Sembro un bambino davanti ad un regalo da cui ha paura di rimanere
deluso. Ma io non sono un bambino. Da quando mi ricordo non lo sono mai stato.
Chi
sono? Cosa sono? Da dove vengo?
Perché sono tanto “speciale”?
Tutte le risposte a queste domande possono essere
contenute in un semplice plico di fogli di carta?
[…]
La
città brucia! Nibelheim brucia! Le fiamme scarlatte danzano con foga sui tetti
bruciati di queste insulse abitazioni, riversandosi in bagliori di fuoco sugli
insensati abitanti che le hanno costruite e che adesso corrono spaesati a destra
e a manca, senza sapere dove andare. Senza sapere cosa fare. Cercando di salvare
una vita che presto non gli apparterrà più, divorata dalle zanne cremisi
dell’incendio che io ho procurato!
Umani creature inutili, bestie patetiche! Bruciate tutti
in questo inferno! Siete solo esseri effimeri! Vi credete così grandi! Così
forti! Così potenti… E invece… Morite per un nonnulla!
Vi
vantate del vostro cervello, della vostra mente sviluppata… Ma non vi siete
forse accorti che con esso riuscite solo a creare armi e
mostri?!
Ma
ora il “vostro” mostro, il “vostro” giocattolo è sfuggito dalle vostre mani e
dal vostro controllo! Avete giocato col fuoco? Vi siete divertiti con le vostre
creazioni? Bene! Ora, bruciate!
Mi
diverte la vostra danza aritmica tra le fiamme, vi osservo ridendo: creature
inutili.
Pazzi! Folli! Siete bestie folli! Lo chiamate “genio”,
“ingegno”, “pensiero”… Tante belle parole, non c’è che dire, però la vostra è
solo follia! Pura follia!
Siete dei pazzi, meritate soltanto la morte! Ma non vi
preoccupate… Ci penserò io a darvi ciò che meritate! Mi assumerò io la
responsabilità della vostra più completa estinzione!
Io
e soltanto io, vi condurrò all’altro mondo! Perché voi non meritate questo
mondo! Il Pianeta appartiene alla mia stirpe, alla stirpe di mia madre: alla
stirpe di Jenova!
Sì,
madre! Ti ridarò questo mondo che avrebbe dovuto essere tuo! Ti restituirò tutto
ciò che questi inetti ti hanno ingiustamente tolto, ciò di cui, a torto, sei
stata privata!
Sono solo dei pazzi, dei folli! Sono fuori di testa! Non
hanno idea di quello che dicono, di quello che fanno… Probabilmente non hanno
idea proprio di nulla!
Sono dei folli! Non meritano
niente!
Solo io e te, mia amata madre, meritiamo questo
mondo!