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Autore: MissSnape_00    18/04/2020    4 recensioni
One shot sulla coppia Hermione/Seveurs.
«"Un cactus? Sai, effettivamente è una pianta che ti rappresenta"
"Cosa intendi dire, Minerva?"
"Pensaci: i cactus hanno le spine, ma quello che pochi sanno è che possono anche fiorire" »
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione's pov

L'aula di pozioni è sempre stata una delle mie preferite.

Tetra, buia e maleodorante.

Era così per la maggior parte degli studenti.

Forse lo era davvero, tetra, buia, maleodorante. Ma a me piaceva così.

Da quando sono diventata la sua apprendista sono riuscita a renderla un po' più mia, a poco a poco.

Per prima cosa ho portato un piccolo cactus, che avevo posizionato in un vasetto rosso. L'ho lasciato con fare indifferente sulla sua scrivania. Infondo, era l'unico tipo di pianta che poteva sperare di sopravvivere nei sotterranei.

"Hai rubato questo...coso alla Professoressa Sprite?"

"No, è un cactus"

La conversazione finì lì e, sorprendentemente, il cactus non venne spostato. Qualche volta notavo che osservava la pianta con fare sospettoso, quasi come se fosse un'arma di distruzione di massa. Che non avesse mai visto un cactus? Effettivamente suo padre era un babbano, ma non mi dava l'idea di un uomo con il pollice verde.

"Il cactus è una pianta grassa, non ha bisogno di essere annaffiato più di tanto"

Un giorno glielo dissi, sembrava essere curioso, ma sicuramente non mi avrebbe chiesto niente. Il suo sguardo mi sfiorò per un attimo, prima di tornare alle sue scartoffie. Un classico.

Una notte lo trovai in giro per i corridoi durante il mio turno di ronda. Sembrava distrutto e le occhiaie ormai gli sfioravano gli zigomi.

"Incubi?"

"Qualcosa del genere"

Tornò nella sua stanza, senza aggiungere altro. Un altro classico.

Il giorno successivo decisi di preparagli la bevanda della Pace. Era sabato e mi alzai di buon'ora. Arrivai nel laboratorio deserto e presi gli ingredienti: pietra lunare in polvere, biancospino, sciroppo di elleboro, infuso di tiglio e fiori di valeriana. Feci sobbollire l'infuso di tiglio per qualche minuto per poi versare l'essenza di elleboro. Bisognava far bollire il tutto per una ventina di minuti, così mi misi a sedere su un banco a leggere un libro di pozioni avanzate che avevo trovato nella sezione proibita qualche giorno prima. Alzai lo sguardo e mi misi ad osservare il cactus: era così bello avere qualcosa di mio in quell'aula. Quella pianta, prima, si trovava nel salotto della casa dei miei genitori. Era ormai l'unica cosa che era rimasta della mia vita normale: quella casa era stata venduta e i miei genitori erano rimasti permanentemente in Australia.

"Cosa fai?"

Sobbalzai. Possibile che fosse già sveglio?

"Guardavo il cactus"

Fece un'espressione che, a ripensarci ora, fu abbastanza comica.

"E preparo una pozione"

"Ah, davvero? Non l'avrei mai detto"

Lo disse alzando il suo solito sopracciglio e guardando il calderone che sobbolliva. Mi alzai velocemente e aggiunsi i fiori di valeriana e la pietra lunare con un movimento di bacchetta, per poi prendere il mestolo e girare tre volte in senso orario e una in senso antiorario.
Sorrisi timidamente. Lui continuava a guardarmi impassibile.

"Bevanda della Pace"

Lo dissi prendendo una fialetta e versando il contenuto del calderone all'interno. Poi gliela porsi.

"Non era necessario, Granger"

"Lo so"

La prese e tornò, come sempre, dietro alla scrivania a correggere i compiti degli studenti.

"Grazie"

Lo sussurrò appena. I miei occhi si allargarono impercettibilmente e sono sicura che la mia espressione sia stata di assoluta confusione.
Lui che mi ringraziava? Sicuramente non un classico.
Sorrisi.

Severus' pov

"Cosa vuoi, Minerva? Mi osservi da dieci minuti"

Quella donna era la copia esatta di Albus, anche se un po' meno invadente. Solitamente, quando voleva iniziare un discorso, mi fissava per qualche minuto fino a che io non mi stancavo e iniziavo a parlarle. Anche quella volta, la tecnica della Preside funzionò benissimo.

"Severus, come procede con la tua apprendista?"

La donna si voltò verso di me e mi guardò divertita.

Cosa aveva da ridere?

"La signorina Granger è sempre stata portata per la mia materia"

"Sta andando bene, allora?"

"E' quello che ho detto, Minerva"

La donna sbuffò, tentando di nascondere un sorrisetto.

"So quanto sia difficile, per te, far entrare un altro essere umano nella tua realtà" continuò la preside, che ovviamente non voleva abbandonare il discorso a metà.

"E' discreta"

Effettivamente lo era. E non se lo sarebbe mai aspettato dall'Insopportabile So-Tutto-Io Grifondoro. Solitamente stava in silenzio, preparava le pozioni richieste e tornava nelle sue stanze. Qualche volta tentava di fare quattro chiacchiere, ma i suoi discorsi venivano puntualmente troncati dalle mie battute sarcastiche.

"Mi fa piacere che non abbia stravolto il tuo ambiente"

Non aveva assolutamente stravolto il suo ambiente, se non fosse stato per quel... coso che aveva lasciato sulla scrivania qualche mese prima.

"Sì, fatta eccezione per una pianta che ha lasciato sulla mia scrivania"

"Una pianta?"

"Sì...un...cactus, a quanto ho capito"

Minerva rise di gusto. Quella donna l'avrebbe fatto uscire di senno un giorno o l'altro. Cosa aveva da ridere?

"Un cactus? Sai, effettivamente è una pianta che ti rappresenta" continuò la donna, che stava ancora sghignazzando.

"Cosa intendi dire Minerva?"

Cosa voleva quella dannata donna? Dovrei essere rappresentato da una pianta grassa?

"Pensaci: i cactus hanno le spine, ma quello che pochi sanno è che possono anche fiorire"

E quindi?  

"Sì, bella metafora, Minerva, complimenti"

"Pensaci, ragazzo, pensaci" disse la donna, sempre sorridente "E comunque, l'hai lasciata sulla tua scrivania?"

"Sì...sembra tenerci"

Effettivamente l'avevo trovata qualche volta a osservare il cactus, persa nei suoi pensieri. Rimanevo spesso appoggiato allo stipite della porta a osservarla, mentre lei probabilmente fantasticava sul suo passato. Chissà cosa le ricordava quella piantina?

"E' molto carino da parte tua, Severus"

Carino? Ha veramente messo il mio nome e la parola carino nella stessa frase? Mi correggo, questa donna è peggio di Albus.

"Io non sono carino, Minerva"

Sbuffò ancora divertita.

Il pensiero di aver fatto qualcosa di carino per lei mi destabilizzò per un attimo. Se quella pianta fosse appartenuta a qualsiasi altro essere vivente l'avrei sicuramente spostata, o magari avrei lanciato un Incendio cosicché il proprietario avrebbe ritrovato solo le ceneri della sua piantina. Sicuramente sarebbe stato più da Severus Piton.

Ma anche lei era stata carina con me. Quel sabato mattina in cui mi aveva preparato la bevanda della Pace, dopo avermi trovato a vagare per i corridoi dopo una sessione, abituale, di incubi. Il sonno, ormai da moltissimi anni, era un lusso per me. Ma lei non poteva saperlo e il pensiero che aveva avuto nei miei confronti mi aveva scaldato il cuore, anche se nessuno l'avrebbe mai saputo.

Mi ero forse abituato alla presenza della ragazza? O forse non mi dispiaceva più di tanto avere intorno tutta quell'energia e quella voglia di vivere, che solo una donna così giovane può emanare. Mi piaceva la sua compagnia. Mi piaceva guardarla mentre sfogliava l'ennesimo libro di pozioni, mentre correggeva i compiti dei ragazzi del primo o secondo anno, o mentre annaffiava quella strana cosa che mi aveva lasciato sulla scrivania.

Ormai non riuscivo più a immaginare quel tavolo senza il vaso rosso contenente la piantina.

Hermione's pov

"Tra poco è Natale!"

Una mattina di metà dicembre lo dissi a Severus, mentre stavamo preparando una pozione richiesta da Madama Chips.

Lui non sembrava così entusiasta. Prevedibile.

Ormai erano due anni che lavoravo con lui come apprendista e potevo dire di conoscerlo abbastanza bene. Ovviamente, per quanto si può arrivare a conoscere Severus Piton. Riuscivo a interpretare i suoi silenzi frequenti, le sue battute sarcastiche e anche i piccoli gesti che faceva nei miei confronti e che ogni volta mi facevano sorridere come un bambina impacciata. Quando mi si affiancava durante la preparazione di una pozione e lavoravamo in simbiosi, quando mi passava gli ingredienti ancor prima di chiederglieli oppure quando mi lasciava una fialetta di distillato soporifero sopra la scrivania con un biglietto con su scritto "per Granger", avendo notato le mie occhiaie.

"Non ti esaltare, il Natale qui è abbastanza desolante"

"Ma cosa dici? Hogwarts a Natale è bellissima!"

Quell'anno decisi di rimanere a scuola durante le festività, anche se Minerva mi disse che, dato che ancora non ero un'insegnate, avrei potuto raggiungere la Tana e stare con gli altri. Non mi andava più di tanto e poi avrei comunque dovuto abituarmi a stare a Hogwarts per le festività, nel caso un giorno Severus avesse deciso di lasciarmi la sua cattedra una volta per tutte. Ma voleva essere sicuro e io lo rispettavo.

Passarono i giorni e arrivò anche la mattina del venticinque dicembre.

Hogwarts era bellissima, come sempre, ma a Natale era un po' più magica del solito.

Decisi di indossare un maglione rosso che mi aveva regalato Molly qualche anno prima: infondo cosa è il Natale senza un maglione di Molly?

Mi fiondai in Sala Grande, impaziente di vedere gli addobbi di Natale.

"Bel maglione"

Severus, ovviamente. Doveva sempre essere così simpatico. Ma questa volta lo avrei stupito.

"Ah ah ah, non essere troppo invidioso"

Accennò un sorrisetto e si mise seduto accanto a me. Tirai fuori una busta dorata con un fiocco enorme.

"E' per te"

Sorrisi e lo guardai per vedere una sua reazione. Sapeva benissimo quanto mi piacesse fare i regali di Natale, come io sapevo quanto piacesse poco a lui riceverne. L'anno precedente gli avevo regalato un mestolo verde per girare le pozioni e, interpretando i segni del suo corpo, arrivai alla conclusione che l'aveva apprezzato.

Lo spacchettò in silenzio e si trovò davanti un maglione verde scuro con le sue iniziali poste all'altezza del cuore.

"L'ho fatto io"

Ero abbastanza orgogliosa del mio lavoro. Avevo iniziato a fare il maglione all'inizio dell'anno, ogni sera dopo cena mi mettevo sulla mia poltrona e cercavo di andare avanti. L'avevo finito solo la settimana prima.

"Dai mettilo, Severus"

Lui mi guardò per un attimo e i suoi occhi tornarono a studiare il maglione.

"E'..." iniziò a parlare, stranamente impacciato.

"Ma è bellissimo, Hermione! Che pensiero carino"

La McGranitt entrò nella conversazione, mettendo particolare enfasi sul termine carino. Severus la fulminò con lo sguardo.

"Dai mettilo, Severus, sono curiosa"

La McGranitt continuò.

"Lo metterò dopo, Minerva, torna a importunare Vitious"

Rispose l'uomo, che poi tornò a guardare il maglione e lo ripiegò con delicatezza. Mi guardò un attimo e capii dallo sguardo che mi stava ringraziando. Ormai riuscivo a decifrarlo abbastanza bene.

Dopo la colazione tornai verso i sotterranei: quella mattina avrei dovuto preparare una semplice essenza di dittamo per Madama Chips. Entrai nello studio vuoto e ancora buio e mi avvicinai alla scrivania. Notai subito che, accanto al mio cactus, ce ne era un altro, leggermente più grande, posto in un vaso verde, con intorno un fiocchetto argentato.

"Severus..."

Non ci potevo credere. Mi aveva veramente regalato un cactus? Stavo sorridendo come un'idiota di fronte a quel pensiero totalmente inaspettato, quando sentii la porta aprirsi.

"Ti piace?"

Era lui.

"Oddio, Severus, è un pensiero bellissimo..."

"Almeno ora il tuo coso ha un po' di compagnia "

Risi e mi voltai verso quell'uomo che ogni giorno capivo un po' di più.

"Sembriamo noi"

Lo pensavo davvero: quei due cactus, così vicini che quasi si sfioravano, sembravano noi.
Noi, gli unici due che, apparentemente, da dopo la guerra, non riuscivano ad andare avanti, gli unici due ancora legati al passato, ancora insofferenti e incapaci di allontanarsi da quella scuola dove si era consumata una carneficina. Quella scuola che aveva visto morte e rinascita, tenebre e luce.

Noi, così diversi all'apparenza, ma simili nel profondo. Con quella corazza che sembrava impossibile da scalfire, tu con la tua apparente oscurità, io con il mio perenne buonumore. Noi che cercavamo in tutti i modi di non far avvicinare nessuno, perché forse ci sentivamo ancora sporchi di sangue e pensavamo che la solitudine fosse l'unica soluzione, per quelli come noi.

Forse siamo riusciti ad andare avanti solo grazie alla presenza dell'altro negli ultimi anni, anche se nessuno dei due l'avrebbe mai detto a voce alta. Ma non sarebbe nemmeno servito, le parole, per noi, sono sempre state accessorie, sono sempre state inutili.

Guardavo quei due cactus, uno piccolo nel suo vaso rosso, l'altro leggermente più grande, nel suo vaso verde. In quel preciso momento, in quel laboratorio, mentre guardavamo quelle due piantine, tutto sembrava avere un senso.

Noi sapevamo già tutto e quelle piantine, che non c'entravano assolutamente niente con l'atmosfera lugubre dei sotterranei, ce l'avrebbero ricordato tutti i giorni.


Ciao care lettrici. Eccomi con un'altra one shot su Severus/Hermione. In questi giorni sono un po' malincolica e mi rilassa molto scrivere queste storie sui miei due personaggi preferiti. Spero apprezziate. A presto. 
 
   
 
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