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Autore: marthiachan    08/08/2009    11 recensioni
E se Kaori avesse un ammiratore segreto? Ryo ne sarebbe geloso?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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E se Kaori avesse un ammiratore segreto? Ryo ne sarebbe geloso?

Fan fiction “Kaori-centrica” con il quale torno dopo qualche mese... ^_^
Scusate la lunga assenza, ma il caldo mi aveva appannato l'ispirazione. Spero che questa piccola shot vi piaccia.


Gelosia.

Kaori stava iniziando a preparare il pranzo quando suonò il campanello. Sbuffò seccata per essere stata disturbata e anche perché sapeva che non c'era possibilità che Ryo aprisse la porta. In quel momento era al poligono, ma non si sarebbe scomodato neanche se fosse stato seduto sul divano.
Quando aprì la porta si trovò di fronte un ragazzino con in mano un enorme mazzo di fiori. Sorpresa, pensò avesse sbagliato indirizzo.
“Lei è Kaori Makimura?” domandò il ragazzo consultando un modulo che teneva in mano.
“Sì, ma non capisco.”
“Ho dei fiori per lei. Può firmarmi la ricevuta?”
“Per me? È sicuro?”
“Sì, certamente.” replicò lui porgendole la ricevuta da firmare.
“Ma chi li manda?”
“Desidera restare anonimo. La prego, mi firmi la ricevuta, ho altre consegne da fare.”
“Certo! Mi scusi.” acconsentì rendendosi conto che stava facendo un interrogatorio a quel povero fattorino.
Portò i fiori dentro casa e li posò sul tavolo. Erano splendidi. Era un mazzo di garofani bianchi a cui era stata aggiunta una rosa rossa. Chi poteva averle mandato quel mazzo di fiori? E perché?
Vide un cartoncino sbucare dal mazzo di fiori e lo prese in mano. Era un biglietto. Lo aprì incuriosita.

“Dolcissima Kaori,

mi manca il coraggio per esprimerti di persona quello che provo. Vorrei avere la forza di guardarti negli occhi, nei tuoi splendidi occhi, e dirti che sei la donna più bella che abbia mai visto e che non faccio che pensare a te.
Vorrei poterti stringere fra le mie braccia la notte e addormentarmi respirando il profumo dei tuoi capelli. Vorrei poter accarezzare la tua candida pelle e ricamarla di baci.
Ti amo, come non credevo fosse possibile.

Il tuo ammiratore segreto.”

Kaori dovette sedersi perché le gambe non le reggevano. Il cuore le batteva all'impazzata. Era assurdo! Chi mai avrebbe potuto scriverle parole così dolci e appassionate? Aveva sempre desiderato sentirsi dire parole simili, ma l'unica persona da cui avrebbe voluto udirle non faceva che insultarla. Di certo quei fiori non erano stati mandati da Ryo. Anche se avesse ricambiato i suoi sentimenti, non sarebbe stato nel suo stile.
Sospirò e mise accuratamente i fiori in un vaso che posò al centro del tavolo. Prese in mano il biglietto e lo rilesse nuovamente prima di metterselo in tasca con un sorriso. Anche se non era stato Ryo a scriverlo, c'era comunque qualcuno che l'amava.
Una sensazione piacevole la invase e continuò a preparare il pranzo con uno spirito diverso. Il buon umore la portò a canticchiare felice.
“Che hai?” domandò una voce maschile ben nota alle sue spalle.
“Nulla. Sono solo in vena di cantare. Perché? Ti disturba?” lo sfidò lei voltandosi per guardarlo in viso con tono minaccioso.
“No, figurati. Continua pure a cantare quanto vuoi, se ritieni che non sia umiliante per te.” replicò lui con il suo solito tono strafottente.
“Ryo farò finta di non averti sentito. Non rovinerai il mio buon umore.” dichiarò lei decidendo di ignorare i suoi insulti.
Lui fece spallucce e si sedette al tavolo spalancando il giornale. Sembrò notare solo in quel momento i fiori che vi erano posizionati sopra in bella vista.
“E questi? Sai Kaori, non era necessario che mi comprassi dei fiori.”
“Idiota! Quei fiori sono stati regalati a me.” specificò lei scandendo le parole.
“Ah sì? E chi te li avrebbe regalati?”
“Non lo so. È un ammiratore segreto.” lo informò con tono apparentemente indifferente.
“Ci crederò quando lo vedrò.” disse lui con tono canzonatorio.
“Sai, il fatto che tu non mi trovi attraente non significa che gli altri la pensino allo stesso modo.” dichiarò lei mentre fingeva una posizione sexy.
“Certo, di solito le donne ti trovano attraente. E anche i gay. Un uomo che sia un vero uomo dovrebbe essere pazzo per mandarti dei fiori!”
Kaori cominciò a fumare dalla rabbia. Il suo viso era porpora per la furia che si stava per scatenare. Un enorme martello chiodato da 1000t si materializzò fra le sue mani. Con maestria, si lanciò verso il suo maleducato socio e gli conficcò la testa nel pavimento.
“Maledetto imbecille! Non capisci nulla! Sei solo un maledetto cafone bastardo!” urlò lei prima di scappare nella sua camera.  
Furiosa si lanciò sul pupazzo con le sembianze di Ryo e lo colpì con tutta la sua forza più e più volte. Quando fu esausta, la rabbia sembrò dileguarsi e tornò in cucina a terminare di preparare il pranzo. Sulla porta, però, si scontrò con Ryo che si dirigeva fuori casa. Aveva una strana impressione, sembrava furioso.
“Dove vai?”
“Fuori.”
“Ma il pranzo è quasi pronto!”
“Non ho più fame.” concluse lui uscendo di casa dopo averle lanciato uno sguardo che sembrava essere triste.
Kaori non capiva, cosa gli era preso? Un attimo prima la prendeva in giro e poi spariva come se fosse arrabbiato.
Confusa,  ma in fondo rassegnata alle stranezze del suo socio, tornò in cucina. Quando riprese a preparare il pranzo, notò un cartoncino sul tavolo. Si avvicinò e notò che era il biglietto che aveva ricevuto insieme ai fiori. Eppure era convinta di averlo in tasca! Doveva averlo perso quando aveva preso a martellate Ryo. Ma allora... Lui aveva letto il biglietto! Era per quel motivo che era andato via come una furia? E perché sembrava arrabbiato? Se non lo avesse conosciuto bene avrebbe detto che era geloso.
Scosse la testa incredula. Non era possibile. Doveva essere successo qualcos'altro. Forse aveva ricevuto qualche telefonata da Saeko o da Falcon, anche se non aveva sentito il telefono squillare.
Tutto faceva credere che il biglietto lo avesse sconvolto.
Kaori terminò di preparare il pranzo sempre più confusa. Ryo era proprio strano. Se il biglietto o qualcos'altro lo aveva turbato perché non le aveva detto nulla? Perché doveva essere sempre così chiuso in se stesso?
Ormai il pranzo era pronto, ma Ryo non rientrava. Per scrupolo decise di fare qualche telefonata per rintracciarlo, ma né Umi né Saeko né tanto meno Mick ne sapevano nulla.
Sospirò osservando il pranzo che aveva preparato. Le era passata la fame. Con cura conservò ogni cosa e poi decise di uscire alla ricerca del suo socio.
Camminò a lungo percorrendo le strade dei locali e degli alberghi ad ore, ma di Ryo nessuna traccia. Esausta, si diresse al Cat's Eye per riposarsi e per sapere se era passato di lì.
Appena passò l'uscio, si scontrò con Mick che usciva in quel momento.
“Kaori!” esclamò lui saltandole addosso con la solita aria da maniaco.
“Ciao Mick.” replicò lei scansandosi giusto in tempo e lasciando che lui finisse con la faccia in terra. “Hai visto Ryo per caso?”
“Ahi, Kaori, perché ti sei spostata? Comunque, sì l'ho visto. Correva con la sua Mini come un pazzo. Andava verso casa vostra.” rispose l'americano mentre si massaggiava la faccia dolorante.
Kaori non rimase ferma un secondo di più e corse verso casa.
“Grazie Mick!” urlò senza voltarsi.
Entrò in casa trafelata e trovò Ryo seduto sul divano con aria apparentemente serena.
“Ryo! Dove sei stato? Ti ho cercato ovunque!” esclamò piazzandosi di fronte a lui.
“Ti avevo detto che avevo da fare.”
“Ma non è da te saltare il pranzo, mi hai fatto preoccupare seriamente.”
“Kaori non essere noiosa. Sai bene che non è affar tuo quello che faccio. Avevo un impegno a pranzo con una ragazza.”
“E perché non me l'hai detto prima? Non avrei preparato il pranzo anche per te.” replicò lei cercando di ignorare la rabbia che la stava invadendo.
“Lo avevo dimenticato. Quando l'ho ricordato era tardi e sono dovuto correre via.”
Kaori rimase a guardarlo in attesa di una frase di scuse che non arrivava. Lui continuava a guardare la tv con aria indifferente.
“Tutto qua? Io mi sono preoccupata correndo per tutta Shinjuku e tu non dici altro?”
“Cos'altro dovrei dire?” rispose lui alzando finalmente il viso e guardandola freddamente.
“Avresti potuto dire “Scusa se ti ho fatto preoccupare”. Come al solito pretendo troppo da te. Mi dimentico che sei solo un bastardo insensibile.” disse lei infine con tristezza.
“Kaori, non è colpa mia se mi vedi diverso da quello che sono.” continuò lui affondando un'altra pugnalata al cuore della ragazza.
“È vero. È solo colpa mia. Dimentico che a te interessa solo te stesso e nessun'altro. Anche tu però devi ricordare che non devi dare per scontato la mia presenza. Un giorno potrei andarmene, e allora ti renderesti conto di tutto quello che faccio per te.”
Senza dargli il tempo di replicare, si diresse in camera sua e si stese esausta. Mentre si rimproverava di avere anche solo pensato che Ryo fosse geloso, i suoi occhi pesanti si chiusero e si addormentò.

Quando quella mattina il sole le illuminò il volto, per un attimo pensò di alzarsi per le solite faccende, ma il ricordo di quello che Ryo le aveva detto la sera prima la colpì come un pugno allo stomaco. Si voltò dall'altra parte, dando le spalle alla finestra illuminata e infilò la testa sotto al cuscino. Non voleva alzarsi, non voleva riprendere quella vita. Voleva solo dormire e smettere di pensare a lui. Voleva solo smettere di soffrire.
Lasciò che le sue membra si rilassassero ancora e presto entrò in una fase di dormiveglia. Si rendeva conto di ogni cosa accanto a lei. Sentiva i versi degli uccelli che salutavano la fine della primavera e annunciavano l'inizio dell'estate, i rumori delle auto che gli giungevano dalla strada. Percepiva ogni cosa, ma i suoi muscoli erano immobili da tanto di quel tempo che le sembrava di esser diventata parte integrante del suo letto. Avrebbe potuto rimanere così e morire di inedia, tanto nessuno se ne sarebbe accorto, tanto meno Ryo.
Sentì del rumore provenire dalla casa. Lui si era alzato. Sentiva i suoi passi sul corridoio. Passò di fronte alla sua porta e i passi si fermarono. Era di fronte alla sua stanza. Perché? Perché non andava oltre? Che gli importava se lei restava a letto tutto il giorno dimenticandosi di ogni impegno?
Lo sguardo di Kaori era fisso su quella porta. Avrebbe voluto che lui la spalancasse e le corresse incontro dicendole che era preoccupato per lei e che era stato un folle a essere così crudele la sera prima, ma si rendeva conto che era un desiderio irrealizzabile. L'unico motivo per cui lui era lì di fronte a fissare la sua porta chiusa, era perché lei non aveva preparato la colazione. E se si preoccupava era solo per quella stupida promessa che sembrava rinfacciargli ogni volta che lei si appellava al loro legame. Per lui quel legame non esisteva.
I passi ripresero, Ryo si era allontanato dalla sua porta e si era diretto in bagno. Kaori chiuse gli occhi e rimase ancora immobile, ascoltando i rumori provenienti dalla finestra aperta sommati al lento battere del suo cuore e al suo respiro.
Si addormentò e quando riaprì gli occhi notò che era quasi la una. Non era mai rimasta a letto così a lungo a meno che non fosse malata. Si rese conto che a svegliarla era stato un rumore che si ripeté. Lo squillo del campanello.
Sentì i passi di Ryo e udì il rumore metallico della porta che veniva spalancata. La voce di Ryo le arrivava in lontananza, sembrava più alta del normale. A rispondergli c'era un altra voce maschile. Si disse che forse era Mick o Umi. Stava per ripiombare nel sonno quando sentì la voce di Ryo farsi più alta e aggressiva. Non riusciva a scandire la parole, ma sembrava arrabbiato.
A fatica, si alzò dal letto e uscì dalla sua stanza. Percorrendo il corridoio vide che il suo socio teneva qualcuno bloccato contro il muro con forza e gli urlava contro.
“Dimmi: Chi ti manda?” insisteva con foga.
Osservando meglio la scena, Kaori riconobbe il fattorino del fioraio che il giorno prima le aveva consegnato i fiori.
“Ma signore... Non so chi sia il mittente!”
“Certo che lo sapete! Chi ha pagato la consegna?”
Kaori corse verso il socio e gli diede una martellata da 100t, l'unico modo che conosceva per farlo calmare.
“Ryo, ma che diavolo ti prende?” lo rimproverò. “Prendertela con un innocente fattorino... Mi dici perché?”
“Signorina Makimura, la prego, mi firmi la ricevuta così me ne vado... Quell'uomo mi ha aggredito!” si lamentava il ragazzo.
“Lo so, accetti le mie scuse. Il mio socio spesso dimentica la buona educazione.” chiese perdono con un rapido inchino e poi firmò la ricevuta mentre il ragazzo le consegnava un altro mazzo di fiori identico a quello precedente.
Mentre Ryo si rialzava riprendendosi dalla botta, il ragazzo fuggì via. Kaori rimase a guardarlo con aria interrogativa aspettando una spiegazione.
“Allora?” domandò impaziente. “Ti sembra modo di comportarti?”
“Quel ragazzo non mi convince. Credo ci spii.”
“Ma non dire idiozie! È solo un fattorino!”
“Le cimici possono nascondersi anche nei mazzi di fiori!”
“Quindi tu credi che l'unica ragione per mandare dei fiori a me, sia perché vogliono spiare te.” ricapitolò lei guardandolo con aria di sfida.
“Beh, Kaori, non volevo dirlo in questi termini, ma sì, credo che sia così.”
“E hai trovato qualche cimice nel mazzo precedente?”
“No.”
“E allora da cosa deriva questa tua deduzione Sherlock?” lo canzonò lei irritata.
“Mi pare ovvio. Se un uomo manda dei fiori a un mezzuomo come te, deve esserci qualcosa sotto.”
Una martellata da 500t lo colpì con tanta furia che lo fece finire con la testa dentro al muro.
“Vai al diavolo Ryo.” dichiarò lei mentre tornava alla sua camera con il mazzo di fiori.
Lo sistemò con attenzione sul suo comodino e cercò con curiosità un altro biglietto, ma non lo trovò. Si chiese se era caduto o se invece il suo misterioso ammiratore non avesse deciso di ometterlo. Sospirò e poi decise di andare a farsi una doccia. Ormai era sveglia, tanto valeva lavarsi e vestirsi. Inoltre aveva deciso di dimostrare a quell'idiota di Ryo che il suo ammiratore esisteva e che non era un nemico che cercava di arrivare a lui usando lei.
Indossò un leggero abito estivo color turchese e si truccò leggermente. Quando si guardò allo specchio fu soddisfatta del suo riflesso. Era una donna giovane e carina e, nonostante quello che diceva Ryo, era molto femminile. Inoltre il turchese le donava. Uscì dalla sua stanza e si diresse verso la porta d'ingresso.
“Dove vai?” chiese una voce ben conosciuta alle sue spalle.
“Esco. Ho delle cose da fare.”
“E per il pranzo?”
“Mangia gli avanzi di ieri.” replicò lei senza voltarsi.
“E tu non mangi?”
“Mangerò qualcosa fuori. Cosa c'è Ryo? Perché questo interrogatorio?” domandò infine voltandosi e guardandolo con rabbia. Le serviva tutta la sua forza per sostenere lo sguardo di quegli occhi neri come la notte.
“Ero solo curioso. E...”
“Preoccupato?” finì lei la sua frase. “Come lo ero io ieri? Sai Ryo, anche io ho la mia vita e tu non sei tenuto a preoccupartene, neanche per una promessa fatta anni fa. Io mi terrò fuori dalla tua vita e tu devi tenerti fuori dalla mia. Chiaro?”
Il suo socio era rimasto a guardarla senza ribattere e infine annuì. Kaori approfittò di quel momento per uscire di casa e lasciarselo alle spalle.
Camminò per un quarto d'ora prima d trovarsi di fronte al negozio del fioraio. Con passo deciso entrò all'interno e si rivolse a un uomo sulla cinquantina che stava dietro al bancone.
“Salve. Sono Kaori Makimura. Sia oggi che ieri mi avete consegnato dei fiori. So che non potete dirmi chi li manda, ma sono certa che siete in contatto con quella persona. Potreste gentilmente fargli avere un mio messaggio?”
“Certo.” replicò l'uomo confuso.
“Perfetto. Ditegli che voglio incontrarlo e parlarci. Lo aspetterò al bar della stazione sino al tramonto. Se non si presenta può anche smettere di mandarmi fiori perché non li accetterò.”
“D'accordo.” acconsentì il fioraio impaurito dall'aria decisa di Kaori.
Soddisfatta, uscì dal negozio e si diresse alla stazione. Più per abitudine che per altro, passò di fronte alla lavagna e come al solito non c'era scritto nulla. Sbuffò come sempre e poi si diresse al piccolo bar presente all'interno della stazione. Ordinò una coppa di gelato e iniziò a mangiarla lentamente mentre si guardava intorno.
Passò un'ora. Aveva finito il suo gelato e aveva ordinato del tè freddo per combattere il gran caldo. Continuava a guardarsi intorno sperando che il suo famoso ammiratore si degnasse di apparire. Cercava di immaginarlo, ma ogni volta che ci provava gli veniva in mente un uomo alto e moro, con occhi scuri come la notte e l'aria selvaggia. Scosse la testa cercando di cancellare l'immagine di Ryo dalla mente. All'improvviso la sua attenzione fu attirata da un distinto signore sulla quarantina che camminava nella sua direzione. Kaori sorrise e anche quell'uomo sorrise. Stava quasi per alzarsi e andargli incontro, quando vide una bella donna bionda gettarglisi fra le braccia.
Sconsolata, si accasciò sulla sedia rassegnata e ordinò un altro tè freddo.
Era quasi il tramonto. Il suo ammiratore non si era presentato, forse Ryo aveva ragione, non esisteva e lei si era solo resa ridicola. Pagò il conto e si alzò per andarsene.
“Kaori?” la chiamò una voce maschile alle sue spalle.
Si voltò e si trovò di fronte a un ragazzo sulla ventina che la guardava con un sorriso imbarazzato.
“Sì?” esclamò istintivamente.
“Io... Sono io che ti ho mandato i fiori.” confessò il ragazzo esitante.
Kaori spalancò la bocca sorpresa. Si sarebbe aspettata di tutto, ma non di trovarsi di fronte un ragazzino. Era carino, aveva dei grandi occhi scuri nascosti dietro a degli occhiali da vista, era magro e alto quanto lei, ma soprattutto era molto giovane. Non erano molti gli anni che li separavano, ma erano più che evidenti.
“Tu... Tu hai scritto quelle parole?”
“Sì.” ammise lui arrossendo e abbassando lo sguardo. “Anche se devo ammettere che non sono mie, le ho sentite dire una volta ad un uomo ubriaco e mi sono rimaste impresse. Inoltre, esprimevano esattamente quello che provo.”
Si trattava della cotta, forse la prima in assoluto, di un giovane sensibile. Kaori temette di spezzargli il cuore.
“Come ti chiami?” domandò cercando di contenere la sorpresa e di comportarsi in maniera civile.
“Jin Kawamura.”
“Piacere di conoscerti Jin. Ti va di fare una passeggiata?” lo invitò lei con un sorriso.
“Sì, certo.” accettò lui entusiasta.
Si avviarono lentamente. Kaori era piuttosto a disagio, ma si rendeva conto che il ragazzo lo era molto di più, quindi doveva prendere in mano lei la situazione.
“I fiori mi sono piaciuti molto. Adoro i garofani bianchi.”
“Io li ho scelti perché sono come te. Belli, puri e delicati.”
Lei arrossì violentemente e abbassò lo sguardo. Quel ragazzo l'aveva sicuramente idealizzata, ma le faceva piacere sentirsi fare dei sinceri complimenti una volta tanto.
“Come mi hai trovato?” domandò cercando di cambiare discorso.
“Io ti vedo ogni mattina alla stazione. Durante l'estate lavoro nell'impresa di pulizie della stazione.”
“Capisco. E come conoscevi il mio nome e indirizzo?”
Il ragazzo sussultò e abbassò ancora più il viso sempre più imbarazzato.
“Me ne vergogno un po'... Ma ti ho seguito.”
“Mi hai seguito? Non me ne sono mai accorta. Se lo sapesse Ryo mi darebbe della dilettante...” constatò lei seccata.
“Chi è Ryo? È quell'uomo con cui vivi?” la interrogò il ragazzo incuriosito.
“Sì, lui è il mio socio.” rispose lei non potendo evitare un sorriso malinconico.
“E siete solo colleghi? Cioè lui non ti costringe a fare nulla di compromettente? Ti rispetta?”
“Penso che rispetto sia un termine esagerato parlando di Ryo. Però, anche se cerca di nasconderlo, tiene a me. Si preoccupa per me e se sono nei guai corre sempre in mio aiuto. Sai, lui è tutta la mia famiglia. A volte litighiamo, ma so di poter sempre contare su di lui. O almeno l'ho sempre creduto sino ad ora.”
“Tu lo ami?” domandò con uno sguardo preoccupato Jin.
“Io...” fu la volta di Kaori di arrossire e abbassare lo sguardo. “Sì.”
“Capisco.” replicò lui sconsolato.
“Senti Jin, tu sei molto dolce e ho apprezzato davvero i tuoi fiori e il tuo biglietto, ma non credo di essere adatta a te. Innanzitutto sono troppo vecchia, e tu dovresti avere accanto una ragazza della tua età, con le tue stesse idee e desideri. Inoltre io faccio una vita alquanto insolita... E poi c'è Ryo.”
Camminando erano arrivati al parco e si sedettero in una panchina di fronte al lago.
“Ma tu sei sicura che questo Ryo ti possa rendere felice? Lo so che io sono giovane, ma farei qualsiasi cosa per te! Ti metterei su un piedistallo, non ti farei mai soffrire, saresti la mia Dea.” dichiarò lui prendendole la mano con passione.
“Jin, non dubito delle tue intenzioni, ma... Mi dispiace. Non posso. Lo so che Ryo non è perfetto, ma io devo restargli accanto. Anche se lui dice di non averne bisogno, io so che sarebbe perso senza di me. E io non potrei stargli lontano.”
“Allora perché hai voluto vedermi?”
“Perché volevo spiegarti di persona il motivo per cui non posso accettare la tua corte. Sono lusingata di tutto ciò, ma non posso ricambiare i tuoi sentimenti.”
“Ma magari... Potresti... Io vorrei solo...” balbettò lui porpora per l'imbarazzo.
“Cosa vorresti?” domandò lei perplessa e un poco spaventata dalla richiesta che avrebbe potuto fargli.
“Io vorrei... Solo un bacio.”
Kaori ne rimase stupita. Non si aspettava nulla del genere, ma involontariamente sorrise. Quel ragazzo le ispirava tenerezza e decise di accontentarlo.
“D'accordo. Chiudi gli occhi.”
Jin si protese verso di lei con gli occhi chiusi. Con dolcezza, Kaori gli sfilò gli occhiali e lo guardò per qualche istante prima di avvicinarsi a lui e posargli un delicato bacio sulle labbra. Stava per allontanarsi nuovamente, ma lui le circondò il viso con le mani e la tenne stretta a sé, diventando più esigente. Con fatica, lei si staccò da lui e si alzò dalla panchina per avere una maggiore distanza tra loro.
“Basta così Jin.”
“Perdonami. Io non avrei dovuto, ma le tue labbra erano così morbide che non sono riuscito a trattenermi.”
“Va bene. Non sono arrabbiata. Ora però devo andare, si è fatto tardi.” lo rassicurò dolcemente mentre si preparava ad andarsene.
“Davvero non sei arrabbiata? Io non volevo offenderti, giuro!” si scusò lui facendo profondi inchini.
“Va tutto bene Jin, ma devo andare.”
“Ti rivedrò?” insistette lui speranzoso.
“Come sempre, ogni mattina alla stazione.”
“Non possiamo rivederci da soli?” continuò con una punta di delusione.
“Non credo sia il caso. È meglio che tu viva la tua vita senza che io la complichi.”
“Ma io...”
“Niente ma. Addio Jin.” lo interruppe lei con un sorriso prima di allontanarsi verso il tramonto.
Lo lasciò lì a guardarla tristemente mentre si imponeva di non voltarsi verso di lui.

Tornando a casa, passò di fronte al Cat's Eye e decise di entrare a salutare Miki. Fu sorpresa quando, una volta dentro, vide che l'unico cliente presente era Ryo che seduto al bancone sorseggiava un caffè.
“Buonasera.” disse semplicemente sedendosi anche lei al bancone, ma tenendosi distante dal suo socio.
“Ciao Kaori. Come sei carina stasera. Non è vero Umi?” commentò la sua amica.
Il gigante grugnì arrossendo in segno di risposta, mentre Ryo continuava a sorseggiare il suo caffè ignorando completamente la presenza della sua socia.
“Grazie Miki. Potrei avere un cappuccino?” domandò facendo finta di non aver notato l'indifferenza di Ryo.
“Certo cara. Perché non mi racconti dove sei stata?” incalzò la barista incuriosita.
“Ho incontrato una persona.”
“Una persona? Intendi un uomo?” insistette ancora Miki.
Kaori non rispose e sorseggiò il suo cappuccino con sguardo basso.
“Allora è così! Avevi un appuntamento!” esclamò l'amica sorridendo.
“Miki, ti prego...” la supplicò Kaori cercando di interrompere le sue continue domande.
Il rumore della sedia di Ryo che si spostava la fece sussultare. Lui aveva finito il suo caffè e si era alzato per andarsene. Senza dire una parola, lasciò il locale.
Kaori rimase a osservare l'uscio sino a che lui non fu oltre la sua visuale. Perché era arrabbiato? Avrebbe dovuto essere lei a sentirsi ferita per quello che lui le aveva detto. Eppure Ryo si prendeva il diritto di offendersi! Come poteva farlo?
“Sai Kaori, credo che Ryo sia geloso.” la informò la bella barista con un sorriso malizioso.
“Di me? Ne dubito fortemente.”
“Cara, lui ti aspettava. È qui dal primo pomeriggio. Non ha fatto che guardare la porta aspettando il tuo ingresso. E quando sei entrata, credo di averlo visto sorridere.”
“Non mi ha nemmeno salutata. Ti stai sbagliando.”
“Non ti ha salutato perché è pazzo di gelosia. È evidente per tutti, ma non per te. Mi chiedo per quanto altro tempo continuerai a ignorare un fatto così lampante.”
Kaori scosse la testa e posò la sua tazza.
“Lasciamo stare Miki, è meglio. Vado a casa. Grazie per il cappuccino.” concluse uscendo dal bar.
Lentamente si diresse a casa. Ormai il sole era tramontato e una fresca brezza le scompigliava i capelli. Alzò gli occhi al cielo e guardò la luna che illuminava la sera.
“Se solo Miki avesse ragione...” mormorò con un sospiro prima di proseguire.
Arrivata in casa, si diresse stancamente verso la sua stanza per cambiarsi, ma si ritrovò Ryo davanti che la fissava molto seriamente.
“Che c'è Ryo? Lasciami passare.” gli intimò esasperata.
“Sei andata a incontrare quel tizio vero?” chiese lui inquisitorio.
“Non vedo come questo ti riguardi.” cercò di tagliare corto lei.
“Poteva essere pericoloso! Non ci hai pensato? Magari poteva essere un killer o un membro della Yakuza, non ti è passato per la testa?”
“Certo che ci ho pensato, ed è per questo che ho portato la pistola con me. È solo questo il problema o c'è dell'altro?”
“Tu... Non devi rischiare così! Io non posso starti dietro continuamente!” la rimproverò lui furioso.
“Come sarebbe a dire “starmi dietro”? Nessuno te lo ha chiesto. Lasciami vivere la mia vita e io ti lascerò vivere la tua!”
“Ma... Almeno vuoi dirmi chi era?” insistette lui irritato.
“Perché lo vuoi sapere? Cosa cambierebbe?”
“Voglio sapere se siamo in pericolo o no.”
“L'unico pericolo che corri è che ti spiaccichi con un martello contro il muro! Pezzo di idiota che non sei altro...”
“Vuoi prendermi a martellate? Ok, fai pure, ma voglio sapere chi era!” dichiarò rassegnato Ryo.
Kaori lo osservò esasperata. Lui sembrava fuori di sé e molto risoluto.
“Era solo un ragazzo, avrà avuto circa diciotto o vent'anni.”
“E cosa voleva?”
“Si è innamorato di me e ha voluto solo un bacio.”
“E tu lo hai baciato?” domandò con tono scioccato il suo socio prendendola per le spalle.
“Non che la cosa ti riguardi, ma sì, gli ho concesso un unico bacio.”
“Oh..” esclamò Ryo lasciando cadere le braccia.
“Ora, se l'interrogatorio è finito, vorrei andare in camera mia.”
“D'accordo.” acconsentì lui scansandosi.
Appena entrata nella sua stanza, si tolse il vestito e lo ripose con cura e poi si vestì in maniera comoda indossando dei pantaloncini e una maglietta. Aveva fame e sapeva che se non avesse preparato la cena, avrebbe digiunato anche quella sera.
Si diresse in cucina e vi trovò Ryo che frugava dentro al frigorifero.
“Che fai?”
La domanda lo sorprese e alzando la testa sbatté contro uno dei ripiani del frigorifero.
“Idiota, stai attento!” lo rimproverò lei ridendo. “Ti sei ferito? I ripiani sono in vetro, rischi di farti seriamente male.” continuò trascinandolo vicino al tavolo e costringendolo a sedersi per controllargli la testa.
“Sembra che tu abbia solo un bernoccolo. Sei fortunato.”
“Lo so. Sono molto fortunato.” replicò lui con un tono stranamente serio.
Kaori abbassò lo sguardo e vide che Ryo la fissava intensamente. Perché la guardava così? Sentì i battiti del cuore accelerare e il suo respiro farsi affannoso.
“Visto che stai bene, preparo la cena.” concluse allontanandosi da lui, ma si sentì trattenere ad un braccio.
“Kaori, mi spiace se sono stato insensibile. Mi spiace di aver dubitato dell'esistenza del tuo ammiratore segreto.”
“Non importa Ryo, non è necessario...”
“Sì, invece. Io volevo solo dirti che anche se ti prendo in giro, ti insulto e mi comporto male, in realtà non penso veramente quello che dico. Lo faccio solo perché...”
“Perché lo fai? Quale ragione ci può essere?”
Lui non rispose, ma le mise le mani sulle spalle. Continuava a fissarla dolcemente. Era una lenta tortura che Kaori non poteva sopportare ancora. Quasi senza rendersene conto, si avvicinò maggiormente a lui e si adagiò sul suo petto passandogli le braccia attorno al collo.
“Kaori, cosa...”
Lei si alzò sulle punte e posò le sue labbra su quelle del suo amato socio. Assaggiò le sue labbra e le carezzò con la sua lingua. Le piaceva il sapore di Ryo, era come l'aroma del caffè, amaro e intenso.
Sentì le mani di lui scenderle lungo i fianchi e infine attirarla maggiormente a sé mentre ricambiava con passione quel bacio. Ora erano le labbra di lui a gustare le sue, ed era la sua lingua a carezzarle la bocca. Quando esausti e senza fiato si separarono, lui le prese il viso fra le mani e le accarezzò la guancia mentre continuava a fissarla con passione.
“Dolce Kaori, sei davvero irresistibile, ma...”
“Niente “ma” Ryo. Io ti amo e, sarò pazza, ma credo che anche tu provi qualcosa per me.”
“Non sei pazza, ma io non posso darti quello che vuoi. Io non posso essere l'uomo di cui hai bisogno.”
“Ryo, l'uomo di cui ho bisogno sei tu. Nessun'altro può esserlo.”
“Ti farei solo soffrire. Quando ti sono arrivati quei fiori e ho letto il biglietto, ho pensato che quelle parole erano le stesse che avrei voluto dirti io, ma non l'ho mai fatto. E, mi sono detto, che meriti di stare con un uomo che riesce a esprimere quei sentimenti e che non ti fa soffrire come faccio io.”
“Io soffro solo a non poterti stare fra le braccia.” concluse lei stringendosi maggiormente a lui.
“Kaori, so come sono fatto, ti farei solo del male.”
“Non mi importa. Conosco ogni tuo singolo difetto, so bene che rischi corro, ma dimmi la verità, è solo questo il motivo per cui non vuoi stare con me? O forse è perché non mi trovi attraente?”
Lui sospirò e la baciò ancora con passione trascinandola contro il muro e premendo il suo corpo contro quello morbido di lei. Dalla bocca passò lentamente al collo e alla nuca e Kaori non poté fare a meno di fremere per quei baci.
“Ti trovo dannatamente attraente! Non hai idea di quanto ti desideri...”
Kaori sentiva l'eccitazione di lui premerle contro un fianco, non poteva non credergli.
“Allora non preoccuparti di altro. Io voglio solo essere tua.”
Ryo la guardò negli occhi intensamente e poi la lasciò allontanandosi.
“Maledizione! Non devo, Maki mi ucciderebbe.”
“Smettila di pensare a mio fratello! Pensa a me! Io sono qui e ho bisogno di te!” continuò lei abbracciandolo di nuovo. “Non sono più una ragazzina indifesa, sono una donna e voglio appartenere all'uomo che amo.”
“Santo cielo! Kaori, ti prego, non tentarmi, la mia forza di volontà non è così forte...”
Lei rispose baciandolo ancora e accarezzandogli i capelli.
“Sono certa che mio fratello vorrebbe che mi rendessi felice ed è quello che voglio anche io. Smettila di farti tanti problemi. Fammi essere tua.”
Sentì la tensione sulle spalle di Ryo allentarsi e lui cedette prendendola fra le braccia.
“Non te ne pentirai?” le chiese fra un bacio e l'altro.
“Non potrei mai. Sono solo pentita di non aver preso prima l'iniziativa di baciarti.” rispose lei maliziosa.
Lui sorrise e la posò a terra baciandole la fronte.
“Ho bisogno di riflettere.” sussurrò lui con un sorriso melanconico. “È meglio che prenda un po' d'aria.”
Kaori lo lasciò e lo guardò allontanarsi a malincuore e lasciare l'appartamento.

Guardò nervosamente l'orologio per la millesima volta. Erano le cinque del mattino. Lui dov'era? Perché non era ancora rientrato? E se gli fosse successo qualcosa? Esasperata, si diresse alla porta per uscire di casa e andare a cercarlo, ma lo squillo del telefono la bloccò mentre stringeva la maniglia. Corse verso l'apparecchio con ansia e rispose affannata.
“Ryo? Ryo sei tu?”
“Kaori, sono Saeko.”
“Ciao Saeko. Perché chiami a quest'ora? È successo qualcosa? Riguarda Ryo?” chiese preoccupata sentendo una strana sensazione di peso allo stomaco.
“Sì, purtroppo. Ryo è all'ospedale. È stato ferito durante una sparatoria e ha perso molto sangue.”
Kaori si sedette per non crollare a quella notizia.
“Come sta? Se la caverà?”domandò con voce tremante temendo la risposta della poliziotta.
“Sì, certo. Gli hanno fatto delle trasfusioni e ora sta riposando, ma sarebbe meglio se ti trovasse al suo fianco al suo risveglio. Quando era incosciente ha fatto molte volte il tuo nome.”
“Arrivo immediatamente!” concluse la sweeper prima di agganciare la cornetta e correre fuori dall'appartamento.

Aveva corso senza pensare, con le lacrime che le offuscavano la vista. Non si sarebbe mai perdonata se fosse successo qualcosa di grave a Ryo. Avrebbe dovuto trattenerlo, non avrebbe dovuto permettere che uscisse di casa.
Entrò all'ospedale come una furia. Quasi subito avvistò Saeko che parlava con dei poliziotti.
“Saeko!” la chiamò immediatamente. “Dov'è?” chiese impaziente.
“Seguimi. Ti mostro la stanza. Mi hanno chiamato perché ovviamente lui era senza documenti e, inoltre, un infermiera conosce sia me che Ryo, quindi mi ha avvisato subito. È stato ferito a una coscia e a un braccio. Ha perso i sensi per l'emorragia mentre rientrava a casa.” spiegò sinteticamente la poliziotta mentre camminava svelta per i corridoi dell'ospedale.
“È qui.” concluse indicando una porta.
Kaori vi entrò immediatamente. Ryo era sdraiato su un letto, immobile. Riposava e sembrava sereno. Senza dire nulla, Kaori gli si sedette accanto e gli prese la mano fra le sue.
“Il medico dice che si sveglierà a momenti. È giusto che sia tu la prima persona che vedrà non appena aprirà gli occhi.” aggiunse  Saeko lasciando la stanza.
“Grazie, sei un amica.” rispose Kaori senza distogliere lo sguardo dal viso di Ryo.
Con la mano libera, accarezzò la fronte dell'uomo che amava e poi gli mise in ordine i capelli scompigliati. Lui sembrò percepire la sua presenza, perché nel sonno sorrise. Kaori non poté fare a meno si sentire una fitta al cuore, si avvicinò al suo viso e lo baciò sulle labbra mentre una lacrima le rigava la guancia e si posava su quella di Ryo.
“Kaori...” sussurrò lui non appena lei si discostò.
“Ryo! Ryo sei sveglio?” esclamò felice la sweeper.
Il suo socio spalancò gli occhi e la guardò con dolcezza e lei sentì una profonda sensazione di calore avvolgerla.
“Sì, dolce Kaori-chan. Tu piangi.” notò l'uomo mentre tentava di alzare una mano per accarezzarle il volto. Lei però fermò la mano fra le sue e se la portò al viso.
“È solo perché sono felice del tuo risveglio.”
“Mi dispiace se ti ho fatto preoccupare ancora. Non faccio che farti soffrire.”
“Non dire sciocchezze. Io sono felice di starti accanto, qualsiasi cosa succeda.”
Lui non rispose, ma strinse delicatamente la mano intorno alla sua guancia e le asciugò una lacrima con il pollice.
“Sai, ero confuso e sono andato alla tomba di Maki, volevo riflettere e sperare che lui da lassù mi desse un segno, ma così non è stato. Tornando a casa mi sono imbattuto in una banda di delinquenti che mi aspettava con le armi puntate. Ovviamente li ho sgominati facilmente, ma qualche colpo di rimbalzo deve avermi preso. Tornando a casa ho allungato il tragitto perché volevo depistarli nel caso mi stessero seguendo. Purtroppo mi sono mancate le forze prima di tornare da te.”
“L'importante è che ora stai bene.” replicò lei sorridendo.
“Alla fine, Maki mi ha dato un segno. Mentre ero svenuto l'ho sognato e c'eri anche tu. Lui non ha detto nulla, ma ha preso la tua mano e l'ha messa fra le mie. Credo che volesse darci la sua benedizione.”
Kaori sorrise e lo baciò ancora sulle labbra. Con il braccio libero lui la strinse a sé e prese possesso delle sua bocca con decisione. Quando si separarono erano entrambi senza fiato.
“Dovresti riposare Ryo. Rimettiti in forze, così potrai tornare presto a casa con me.”
“Certo, ma qualche ferita o qualche litro di sangue in meno non possono fermare lo Stallone di Shinjuku. Appena torno a casa ci aspetta un bel mokkori!”
Kaori sospirò prima di colpirlo con un martelletto da 1t.
“Non cambi proprio mai!” sbuffò rassegnata.


FINE
   
 
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