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Autore: Asmodeus    21/04/2020    2 recensioni
[...]“Da quando la paura è una giustificazione? Silente ti aveva offerto la sua protezione.”
Maledisse per l’ennesima volta il defunto Preside di Hogwarts e i suoi sogni, perché avevano risvegliato qualcosa dentro di lui che non ricordava nemmeno di avere. Lo odiava, anche adesso che era morto.
“Mors tua, vita mea. Il vecchio sarebbe morto comunque per mano di qualcun altro. Che cambia?”
“Che cambia? Eri pronto a ucciderlo tu, Draco!”
La sua coscienza stava praticamente urlando nella sua testa.
Da dove saltava fuori? E perché proprio ora?
“Ma non l’ho fatto. L’ha ucciso Piton. Io non ho colpe.” Tentò di difendersi da sé stesso, senza successo.
“Perché Silente aveva ragione. Tu non sei un assassino.”
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Rating: Arancione

Personaggi: Draco Malfoy

Pairing: nessuno

Disclaimer: i personaggi di questa fanfiction e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K. Rowling.

Nota dell'Autore/1: Buonasera popolo di EFP! Dopo secoli di assenza (8 anni. 8. ANNI. Madonna quanto sono vecchio!) ho ripreso a scrivere.

Dubito che qualcuno qui mi conosca o si ricordi di me, visto tutto il tempo che è passato dalla mia ultima storia, per cui benvenuti a tutti coloro che mi leggeranno per la prima volta. E soprattutto, un grazie immenso per questo gesto!

Questa storia nasce un po' per caso, e ha come complici la quarantena, la nuova maratona di Harry Potter delle scorse settimane, la mancanza di voglia nello scrivere la mia tesi e soprattutto un ascolto ossessivo delle canzoni di Troye Sivan, che ho riscoperto dopo anni di abbandono - un po' come è successo con la scrittura.

Rivedendo Draco dopo tanti anni mi sono domandato come potesse essersi sentito durante i momenti salienti del suo settimo anno ad Hogwarts, nonché che tipo di lotta interiore debba aver provato, davanti alla sua vita che sembrava solo una profezia autoavverante. Ad ognuno di quei momenti ho finito per legare una canzone di Troye, che dà il titolo al capitolo corrispondente, e alla fine ne è uscito questo.

Spero che ciò che ho scritto renda giustizia a questo personaggio così complesso, che possa intrattenervi nonché ovviamente piacervi! Buona lettura!

 

 

1. Happy Little Pill

 

«Ti sei posto delle domande, Draco?»

Anche a distanza di mesi, la voce di Silente continuava a tormentarlo la notte, affollando i pochi sogni che riusciva a fare senza che essi si tramutassero in incubi.

Il risveglio al mattino seguente, comunque, era sempre lo stesso.

Ormai aveva dimenticato cosa significasse riuscire a dormire bene.

O forse anche solo dormire.

«Draco, tu non sei un assassino.»

Sempre le stesse frasi, notte dopo notte, sogno dopo sogno.

Cambiavano i momenti del giorno o dell’anno: a volte era giorno e il sole primaverile splendeva alto in cielo; altre volte, i sanguigni raggi dei tramonti autunnali colpivano la sua faccia distorta dalla paura; qualche volta era l’alba invernale con le sue dita rosate ad accarezzare la barba del vecchio Preside, tingendo di tristezza il suo volto stanco. Poche volte, invece, cambiavano i luoghi: le rive del Lago Nero, i sotterranei del castello o addirittura le cime delle scale in movimento. Aveva parlato e riparlato per mesi con Silente, rivivendo il loro ultimo dialogo innumerevoli volte.

«Draco, anni fa conobbi un ragazzo che fece tutte le scelte sbagliate.»

Eppure, la fine era sempre la stessa.

Un lampo di luce verde sotto un cielo notturno invaso dal Marchio Nero. Il suo cuore che mancava un battito mentre il vecchio moriva davanti ai suoi occhi. Il tonfo sordo e lontano del cadavere precipitato dalla Torre di Astronomia. Il gelo che penetrava all’interno del castello nonostante fosse quasi luglio, mentre sua zia distruggeva le vetrate della Sala Grande. Piton che lo spingeva lontano da Hogwarts, prima di fermarsi a combattere contro Potter. Le lacrime che rigavano il suo volto mentre si smaterializzava, e un sordo crack! che precedeva il suo immediato risveglio.

«Ti prego, lascia che ti aiuti.»

Anche quella notte, per l’ennesima volta, non aveva ascoltato davvero le parole di Silente.

Ancora una volta, aveva fatto la scelta sbagliata.

Silente non l’aveva aiutato, era morto come tutte le altre notti, e lui si era svegliato in un bagno di sudore e di lacrime.


In the crowd alone
And every second passing reminds me I'm not home
Bright lights and city sounds are ringing like a drone
Unknown, unknown


Quella mattina, come sempre quando sognava la morte di Silente, si attardò a letto, lasciando asciugare in silenzio le lacrime che gli rigavano il volto mentre si perdeva a scrutare l’enorme baldacchino che sovrastava il suo grande e nobiliare letto. Poi si trascinò a forza fuori dal suo morbido abbraccio, per concedersi una doccia e rimettersi in qualche modo in sesto.

Odiava dormire a causa di tutti quegli incubi, così come parimenti odiava stare sveglio.

La sua vita era diventata un continuo incubo ad occhi aperti, e solo i sogni riguardanti quel discorso notturno con Silente erano per poco preferibili ad essa.

All’inizio aveva provato a riprendere il sonno dopo di essi, nella speranza che quelle notti fossero buone e totalmente prive di incubi. Così non era, purtroppo. Dopo aver ucciso per l’ennesima volta il vecchio Preside, la sua mente si divertiva a riproporgli scenari ben più raccapriccianti: quando era fortunato, si rivedeva torturare Rowle su ordine del Signore Oscuro; molto più spesso, gli incubi riguardavano orrori come l’omicidio della professoressa Burbage.

Così aveva finito per abbandonare l’idea di riprendere sonno, anche dopo le notti “buone”: le profonde occhiaie sotto i suoi occhi ne erano l’evidente prova, dopotutto. Si concedeva solo quell’attesa senza fine nel letto, in attesa di ritrovare quella flebile speranza che gli permetteva di alzarsi e continuare a vivere.

La speranza che ogni nuovo giorno che lo attendeva non avrebbe potuto essere peggiore dei precedenti, ecco cosa lo muoveva ormai.

Era diventato poco più che un guscio di dolore e rimorso, soprattutto fuori da Hogwarts. Là le notti erano più tranquille, spesso senza sogni né incubi; le lezioni gli occupavano la mente quasi tutto il tempo, e al di fuori delle attività scolastiche riusciva a mantenersi occupato continuando a vessare gli altri studenti insieme a Tiger e Goyle. Non tanto per scelta, quanto trascinato dai suoi due “amici”, ormai fin troppo autonomi e desiderosi di sfogare la propria violenza sugli altri studenti con la benedizione dei Carrow.

Ma nonostante tutto, qualunque luogo era migliore di casa sua, ultimamente.

Almeno ad Hogwarts non c’erano possibilità di incontrare il Signore Oscuro.


 

Terminata con calma la sua routine di bellezza per non apparire poco più di un cadavere ambulante, si vestì con cura come sempre, anche se ormai le mani gli tremavano troppo spesso nell’annodare al collo la cravatta color smeraldo. Ci mise più del solito per aggiustarla, prima di prendere un profondo respiro e decidersi di scendere di sotto.

Da quando era rientrato al Malfoy Manor per le vacanze di Pasqua, qualche giorno prima, era stato sempre fortunato. Il Signore Oscuro sembrava essere impegnato in un viaggio di qualche tipo, e la magione di famiglia era finalmente libera dai numerosi Mangiamorte, Ghermidori e altri seguaci di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

Forse era per quello che non aveva avuto ancora incubi. Si trovava in famiglia e basta, al sicuro.

Ma ogni ora che passava, le probabilità che Lui tornasse aumentavano, e con esse anche la sua tensione e la paura.

Diede un’ultima occhiata allo specchio, poi si diresse verso la porta e l’aprì.

Una preghiera silenziosa senza alcun destinatario, sperando che il Signore Oscuro gli concedesse un ulteriore giorno di tregua dalla sua presenza.

La porta si chiuse dietro di lui, seppellendo definitivamente Silente e le sue parole.

Almeno fino alla prossima notte.


Oh, glazed eyes, empty hearts
Buying happy from shopping carts
Nothing but time to kill
Sipping life from bottles
Tight skin, bodyguards
Gucci down the boulevard
Cocaine, dollar bills
And…

My happy little pill
Take me away
Dry my eyes
Bring colour to my skies
My sweet little pill
Tame my hunger
Light within
Numb my skin

 

La giornata passò tranquilla come le precedenti. L’Oscuro Signore non si era ancora fatto vivo, e dubitava sarebbe tornato, vista l’ora ormai tarda.

Aveva trascorso la maggior parte del pomeriggio a leggere nell’ampio giardino insieme alla madre, che raramente lo lasciava solo quando tornava al Manor.

Dietro la sua ieratica tranquillità, lui lo sapeva bene, si celava una donna preoccupata per la sua sicurezza.

Da qualche mese sua madre aveva cominciato a rifornirlo di Whisky Incendiario di nascosto, nel tentativo di rincuorarlo e dargli un po’ di coraggio. Sempre poco alla volta, servito direttamente nei calici di cristallo personali riservati ai soli membri della famiglia Malfoy, e camuffato in modo che nemmeno suo padre potesse notarlo.

Apprezzava quell’attenzione da parte della madre, per quanto fosse praticamente inutile. Ad Hogwarts aveva provveduto più volte a mescere di nascosto la Bevanda della Pace per tranquillizzarsi, ma i suoi effetti ormai erano insufficienti per lui: nessun alcolico avrebbe avuto successo là dove le pozioni stesse fallivano.

Altro segnale più preoccupante in merito all’irrequietezza di sua madre era il libro che si era trovato sul comodino al suo arrivo al Manor.

A prima vista si trattava di una rara copia di Moste Potente Potions di Phineas Bourne, ma in realtà era una copia Trasfigurata del libro di protezione dalla Legilimanzia di Franciscus Fieldwake, visibile solamente da lui e dalla madre. Un libro non troppo sospetto da trovare in una casa piena di Occlumanti di talento come sua madre e sua zia, la cui lettura era però divenuta pericolosa col Signore Oscuro in casa.

Per questo si era impegnato a finirlo il prima possibile, senza soffermarsi troppo sul motivo di quel gesto materno.

Il volume di Fieldwake gli era sembrato facilmente comprensibile e lo terminò in fretta, chiudendolo con un leggero sospiro mentre il sole pomeridiano moriva annegando tra le chiome degli alberi del giardino.

Si stiracchiò pigramente prima di alzarsi per andare a riporre nella biblioteca della villa il libro appena terminato, ma Narcissa provvide a Smaterializzare il volume con un inaspettato colpo di bacchetta, ponendo fine alla questione senza nemmeno una parola.

La guardò per un attimo accigliato, chiedendosi in cuor suo cosa e quanto sapesse sua madre dei suoi pensieri, dei suoi sogni: l’occhiata che ricevette in risposta, comunque, zittì anche quella silenziosa domanda. Si ripromise silenziosamente di tornare ad allenarsi nell’arte occlumantica, sperando che la madre agisse semplicemente d’istinto e che i suoi pensieri non fossero così intuibili.


Like a rock I float
Sweat and conversations seep into my bones
Four walls are not enough
I'll take a dip into the unknown, unknown


Si accinsero a rientrare in casa con calma, mentre il pavone albino svolazzava via, verso l’ingresso della villa, a controllare l’accesso principale. Da che ne aveva memoria, il regale uccello era sempre stato presente nella sua vita, silenzioso e mai troppo lontano da lui. La figura del bianco volatile era spettrale, quasi spaventosa, ma si ritrovò a sorridere brevemente nel vederlo volare via. Era il suo guardiano personale, lo avrebbe protetto come quando era bambino. Come sua madre e come il Manor, lo faceva sentire al sicuro, a casa.

Poi per uno scherzo della mente, gli venne in mente Hogwarts e un altro guardiano bianco che, senza rendersene conto, lo aveva protetto e fatto in qualche modo sentire a casa per sei anni. Le parole di Silente risuonarono nuovamente nella sua mente.

«Passa dalla parte giusta, Draco. Possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare.»

Per una frazione di secondo fu catapultato nuovamente nel sogno.

«Ti prego, lascia che ti aiuti.»

«Draco? Tutto bene?»

La voce di sua madre lo riportò alla realtà. Lo guardava preoccupata, fissandolo intensamente con i suoi occhi azzurri.  

“Assomigliano a quelli del vecchio”: il pensiero fu per lui automatico in maniera preoccupante. Una singola lacrima sfuggì dal suo occhio senza che lui potesse fermarla.

Annuì senza dire una parola, passandosi il dito sulla guancia per rimuovere quell’affronto al suo autocontrollo.

Era furente.

Quella notte avrebbe tagliato la testa al toro: approfittando dell’assenza del Signore Oscuro e del Manor praticamente deserto, avrebbe preparato la Pozione del Sonno Senza Sogni, in quantità sufficiente per mettere a tacere definitivamente Silente e gli altri incubi che lo tormentavano.

Tutte cazzate, vecchio. Non hai mai potuto aiutare nessuno, e ora sei morto. Lasciami in pace.” pensò mesto, mentre seguiva la madre all’interno della villa verso la sala da pranzo e la cena che li aspettava.

 

Glazed eyes, empty hearts
Buying happy from shopping carts
Nothing but time to kill
Sipping life from bottles
Tight skin, bodyguards
Gucci down the boulevard
Cocaine, dollar bills
And...

My happy little pill
Take me away
Dry my eyes
Bring colour to my skies
My sweet little pill
Tame my hunger
Light within
Numb my skin

 

Note dell'Autore/2: Grazie infinite a chiunque sia arrivato a leggere fin qui. Se vi va, lasciate una recensione: mi aiuterà a capire come migliorare dopo anni di inattività e aiutera il povero Draco a dormire meglio stanotte!

   
 
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