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Autore: Ellie_Lella98    23/04/2020    0 recensioni
Può l'amore avvicinare due cuori solitari?
Può l'amore vincere contro l'oscurità?
Può l'amore riscaldare un cuore gelido?
Un'alunna sospetta. Un professore di pozioni.
Vicini e distanti allo stesso tempo. Uniti nell'amore. Divisi nella sofferenza.
Non è ne sarà la classica storia d'amore!
Storia pubblicata anche su Wattpad
Genere: Azione, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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La finestra del dormitorio si spalancò. L'aria densa dell'odore della pioggia si fece spazio nella stanza, face svolazzare alcuni fogli di pergamena scrupolosamente riposti in una pila. I capelli della ragazza iniziarono a muoversi come presi dai convulsi. Aprì pigramente gli occhi respirando a pieni polmoni il primo vento invernale. Odore di pino, di abete le invase le narici. Dopo alcuni minuti si alzò e si affacciò alla finestra. Le nuvole grigie minacciavano una tempesta che da li a poco sarebbe scoppiata. Nuvole nefaste, nuvole traditrici. Portò le mani alle braccia. Il vento continuava a soffiare imperterrito ed il freddo le entrava nella pelle, dentro le ossa. Dentro l'anima.

 

Respirò a pieni polmoni poi spostò lo sguardo al letto dove ancora dormiva Dorothy. La gatta miagolò tristemente e si rifugiò sotto le coperte cercando un po' di tepore.

Dormiva sola, lei. Nessun altro studente con cui condividere la camera. Così volle lui. Sola tra quelle quattro mura pensava ad un modo per affrontare la giornata e quella dopo ancora. Aveva ventidue anni ormai. Il suo periodo in quella scuola era finito già da molto tempo. Ma dove andare? Quella era la sua casa.

Un'ulteriore folata di vento la colse impreparata, socchiuse di poco gli occhi cercando di resistere al gelo di quella mattina. I lunghi capelli corvini svolazzarono sotto al tocco furente del vento.

 

Scese velocemente le scale trovandosi nella grande sala comune dei Serpeverde. Vi era ancora qualche studente che sonnecchiava tra le grandi poltrone davanti al camino acceso. Le lezioni sarebbero iniziate dopo poco tempo. Uscì. Senza degnarsi della presenza dei componenti delle altre case che come ogni giorno le rivolgevano sguardi investigatori si affrettò a raggiungere l'aula di pozioni.
 

-Sei in ritardo!- la rimproverò l'uomo voltato di spalle.
-Scusa... non succederà più-
-Me lo auguro- aggiunse serio.
 

La ragazza roteò gli occhi. Le aspettava un'altra orrenda giornata. Non si sbagliava affatto, in effetti.

 

Qualche ora più tardi

 

Percorse velocemente le polverose scale a chiocciola, il respiro era irregolare, riusciva a sentire il suo cuore pulsarle nelle orecchie. Rischiò di cadere più volte, la corsa era talmente frenetica che saltò un paio di scalini per tutta la discesa. Più volte si voltò a guardare indietro: non vi era anima viva. Bene!

La mano appoggiata al muro di pietra percorreva velocemente ogni singola scanalatura della roccia mentre l'altra seguiva con costanza il corrimano pronta ad afferrarlo se avesse perso il ritmo.

Arrivò davanti ad una piccola porta in legno dall'arco rotondo. Senza pensarci più volte prese a bussare a mano aperta in modo insistente, non se ne sarebbe andata finché lui non avesse aperto la porta

 

-Apri! Dannazione apri!- Disse quasi urlando, la voce tremava ed il respiro corto ed affannoso non migliorava le cose. Prese a dare calci e pugni mentre un timido rigolo di lacrime le bagnava le guance arrossate per la corsa.

 

-Che succede?- Improvvisamente la porta si aprì e davanti a lei comparve l'uomo della sua premura. Non disse una parola, semplicemente i suoi occhi affogarono in quelli dell'uomo, la sovrastava di almeno una ventina di centimetri e non le era mai importato ma solo all'ora si rese conto di quanto fosse piccola.

Il professore capì all'istante che qualcosa non andava, aggrottò la fronte tenendo gli occhi incollati alla ragazza

-Entra, svelta!- Le afferrò una spalla e la spinse dentro la stanza con violenza poi, prima di chiudere la porta, si accertò che là fuori non vi fosse nessuno.

-Ti hanno seguita?- Disse non appena rimasero soli. Si voltò di scatto e incrociando le braccia osservò la ragazza ancora affannata.

Lei si limitò ad un leggero movimento di capo, poi deglutì la saliva per ammorbidire la gola

-Nessuno- farfugliò, raccolse l'ultimo briciolo di coraggio -Piton lei lo sa!-

-Lo sa?- ruggì lui avvicinandosi velocemente alla grande scrivania in mogano sbattendone le mani così da sostenere il peso del suo corpo

-No o meglio non l'ha detto in maniera esplicita... lei ha solo... credo che sospetti qualcosa- tagliò corto la ragazza.

-Cosa le hai detto?- Il timbro di voce si fece profondo

- Che sono qui per affiancarti e un giorno prenderò il tuo posto come insegnante di pozioni...-

-Prendere il mio posto?-

-Che avrei dovuto dire?- La ragazza alzò le braccia esasperata -Avrei dovuto dire che....-

-NO!- Sbottò il professore

Piton fece ciondolare la testa poi con un respiro profondo si diresse verso le scale. Mise la mano sulla maniglia in ottone e prima di far scattare la serratura si voltò nuovamente verso la ragazza

 

-Molto bene, rimani qui finché non torno... non muoverti!- Aggiunse serio

-Probabilmente mi incontrerai... per il castello-

Piton aggrottò la fronte -Sai no? L'incantesimo dello sdoppiamento... dovevo essere certa che lei non mi seguisse-

Un bagliore di soddisfazione trapassò gli occhi dell'uomo poi, senza proferire parola, se ne andò lasciandola sola.

Per quanto tempo rimase in quella stanza non seppe dirlo, la ragazza iniziò a camminare su e giù in un piccolo cerchio immaginario, le mani fra i capelli a stringere la testa. Non doveva pensare. Niente pensieri aveva detto. Doveva controllare le sue emozioni. D'un tratto sentì qualcosa di freddo toccarle le dita, alzò di poco lo sguardo. Neve! Nevicava nella stanza di Piton.

-Meraviglioso... ora chi pulisce più?- disse esausta. Si sedette nel piccolo divano a due posti appoggiato al muro, davanti la scrivania. Si rannicchiò e tese l'udito pronta a scattare appena avesse sentito alcun tipo di rumore.

La neve poco a poco smise di scendere copiosa e scomparve tra i mobili.

Dopo un tempo relativamente lungo che alla ragazza sembrò un'eternità Piton fece il suo ingresso nello studio.

-Allora?- Disse appena lo vide, alzandosi velocemente dal piccolo divano foderato da un tessuto rosso scolorito e ruvido

-Non devi preoccuparti- Disse pacato. Si sedette alla scrivania iniziando a scrivere su una pergamena -Puoi andare ora- finì la frase senza rivolgerle alcuno sguardo – Ho molto da fare-

-Puoi andare? Piton maledizione ti rendi conto che se lo scopre...- 

-Non deve farlo!- tuonò -Devi controllarti Luce! Non posso proteggerti sempre-

-Bhe dovresti... dopotutto...-

-Cosa? Con te ho finito, vattene!- Scandì l'ultima parola serrando i denti

La ragazza che fino ad allora cercò di rimanere calma perse il controllo e in un momento di rabbia fece cadere la piccola boccetta d'inchiostro macchiando il tavolo

-No! Ora tu mi devi stare ad ascoltare Piton!- Sbatté le mani sul tavolo e guardò fisso quell'uomo che ora era furioso

-Dovrei stare tranquilla? Con quella che interroga ogni studente del castello, per di più con il tuo aiuto? No! Non riesco a farlo! Cosa dovrei dire? Piton è mio padre e....-

-BASTA!- Piton l'afferrò per un lembo per la giacca e la condusse fuori in malo modo

-Non pronunciare più quella parola! Sciocca ed incosciente ragazza!- Sbatté la porta dietro di lei lasciandola sola ancora una volta.

Luce si asciugò con il palmo della mano le lacrime che cadevano copiose dai suoi occhi. Corse per le scale fino ad arrivare al corridoio che portava alla sala comune dei Serpeverde. Entrò nel grande atrio e senza degnarsi della presenza di alcuno si diresse verso il proprio dormitorio. Chiuse la porta e fece scivolare la schiena contro il legno liberandosi in un pianto soffocato. Sentì un miagolio.

-Dorothy- disse accennando un sorriso -Vieni- allungò la mano verso la gatta. L'animale strusciò la testolina tra le dita di Luce. Si avvicinò alla padrona e si accovacciò tra le sue gambe socchiudendo gli occhi. La ragazza iniziò ad accarezzarla, la mano sprofondavano nel folto pelo corvino dell'animale.

-Ce ne andremo un giorno... tutto questo finirà-

Nel mentre l'incantesimo dello sdoppiamento terminò la sua durata e Luce scomparve come un fantasma tra i corridoi del castello.

   
 
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