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Autore: paige95    24/04/2020    11 recensioni
Colui che genera un figlio non è ancora un padre, un padre è colui che genera un figlio e se ne rende degno.
- Fëdor Dostoevskij -
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Regali di troppo


 

 
Rose, ogni volta che suo padre rincasava, riscopriva una grande gioia. Era ancora troppo piccola per beneficiare della compagnia di un suo gruppo di coetanei e non era ancora abbastanza grande per infastidirsi delle coccole dei suoi genitori; per questa ragione trascorreva le sue giornate tenendosi impegnata nei giochi più svariati e poi giunta la sera attendeva le dovute attenzioni. Quel giorno si ritenne particolarmente fortunata, Ron sarebbe tornato dalla sua famiglia per l’ora di cena, un evento più unico che raro, anche se effettivamente Rose, che aveva appena sette anni di vita, non sapeva con precisione quali impegni suo padre avesse al Ministero. L’unico dettaglio - non tanto irrilevante -, che la bambina notava di consuetudine, era la giacca che l’uomo indossava per lavoro; Rose ogni tanto provava per curiosità a chiedere spiegazioni alla madre, le rispondeva sempre che era una semplice divisa indossata da qualunque Auror e anche se lei stessa prestava servizio al Ministero, si occupava di altre questioni. La piccola, per quanto iniziasse già a sfoggiare parecchia razionalità, non era mai troppo convinta di quelle risposte, se le faceva solo bastare e le conservava in un cassettino della memoria, ci sarebbe stato modo e tempo per tornare a parlarne.
Ron aveva mantenuto davvero la promessa, affatto scontata per i suoi turni irregolari; non appena ebbe messo piede a casa, non si premurò nemmeno di togliere quella divisa tanto misteriosa per Rose, aveva salutato sua moglie e i suoi figli e si era accomodato alla tavola affamato in attesa che Hermione terminasse di preparare la cena. Aveva acconsentito a Rose di salire sulle sue gambe per riscoprire l’affetto dei suoi cari dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro. Le intenzioni di Ron erano quelle di farsi aggiornare dalla figlioletta sulla giornata che lei aveva appena trascorso, come si era trovata dai nonni mentre i suoi genitori erano al Ministero, se avesse litigato con il fratello o con i cugini e quale nuovo manufatto babbano le avesse mostrato con entusiasmo nonno Arthur. Il padre l’aveva riempita di domande, mentre la bambina si era persa a giocare con i fili d’argento con cui era stato cucito lo stemma del Ministero sul petto dell’uomo.
«Rosie, mi stai ascoltando?»
La figlia annuì sempre meno convinta delle spiegazioni vaghe della madre e curiosa di scoprire cosa i genitori non le volessero dire.
«Cos’è?»
Ron abbassò lo sguardo sulla sua divisa, cercando di capire a cosa la piccola si stesse riferendo.
«Rappresenta il Ministero della Magia, per cui io lavoro»
«E cosa fai al Ministero?»
L’uomo gettò uno sguardo verso Hermione in cerca di aiuto, temeva di dire qualche parola fuori luogo in presenza di una bambina così piccola.
«Tesoro, racconta a papà i regali che hai ricevuto oggi»
Fu grato alla moglie, anzi lo incuriosì; colse volentieri l’occasione per distrarre la mente dal lavoro e dalla fame, il profumo che proveniva dai fornelli faceva brontolare il suo stomaco, imbarazzandolo davanti alla sua famiglia.
«Fammi indovinare, nonno Arthur ti ha riempito di regali»
«No, papà, i regali sono arrivati da lontano»
«Quanto lontano?»
Il sorriso spensierato di Ron affievolì; si voltò di nuovo verso la moglie in cerca di una spiegazione. La trovò a pochi centimetri da lui, intenta a posizionare i piatti sulla tavola.
«Dalla Bulgaria. Victor ha avuto un piccolo pensiero per Rose»
Rivelò quel dettaglio al marito con leggerezza e un sorriso che lo infastidì parecchio.
«Papà, Victor mi ha regalato una scopa piccolina, dopo ci giochi con me? Mi ha promesso che quando sarò più grande mi regalerà una scopa vera, come quella che usa lui durante la partita»
Gli occhi di Rose brillarono, nelle sue iridi azzurre si leggeva tutta la sua giovane passione per quello sport. Ron si rivedeva in lei, la sua vasta collezione di articoli di Quidditch era famosa, dedusse che quella bambina avesse ereditato la medesima tifoseria. Accidenti a lui, si era tirato addosso una serie di bolidi, ne sarebbe uscito distrutto, quale chance poteva avere lui in confronto al grande cercatore bulgaro Victor Krum? Ron era stato solo un semplice portiere all’interno dei territori di Hogwarts, nulla di più. Sua figlia aveva desiderato l’autografo di Krum, non certo il suo. L’uomo non sapeva se arrabbiarsi o rattristarsi, il suo cuore era combattuto persino su ciò che quella notizia gli aveva ispirato.
«Papà?»
Ron per tutta risposta la invitò a scendere dalle sue gambe, afferrandola di peso sotto le ascelle.
«Adesso è ora di cenare, va’ al tuo posto»
Hermione rimase perplessa alla reazione del marito, l’atmosfera intorno a loro era diventata pesante ed anche la figlia non fu particolarmente entusiasta. La donna si avvicinò a lui, posò entrambi i palmi sulla tovaglia e sporgendosi cercò di catturare lo sguardo di Ron.
«Veramente sarebbe anche ora di togliere le scarpe e la divisa, ogni volta prima di farlo sporchi il pavimento ovunque»
La donna gettò un’occhiata alla bambina, mentre con qualche fatica tentava di salire sulla sedia troppo alta per lei; Rose era sempre stata ubbidiente, aveva perciò ascoltato subito il padre, ma ciò non toglieva il fatto che non riuscisse ad ingannare la madre sui suoi reali sentimenti. Hermione si rivolse a Ron con un sussurro, era talmente vicina al suo orecchio che l’avrebbe sentita forte e chiaro.
«Ronald, dille qualcosa di carino, vuole solo giocare con te, non ha pensato nemmeno un momento di ferirti e nemmeno io»
«Sto cercando di astenermi dal commentare. Gioca tu con la scopa di Victor, se ti piace tanto»
Aveva risposto anch’egli con un sussurro, ignorando i rimproveri della moglie e adagiando irritato il tovagliolo sulle gambe. L’aveva fulminata, Hermione non rispose all’arroganza dell’uomo con un ceffone solo perché era presente la bambina; decise di raggiungere il piano superiore dove il piccolo Hugo stava riposando dopo una notte in bianco, nelle sue intenzioni c’era anche quella di lasciare qualche minuto padre e figlia da soli, sperando che ciò invogliasse suo marito a dimostrare la maturità della sua età. Uscendo dalla cucina, Hermione porse una carezza sulla testa della bambina cercando di consolarla, aveva gli occhi lucidi e nelle pupille una tristezza che solo a Ron sarebbe potuta sfuggire; lui era proprio lì davanti alla piccola e aveva assistito alla scena, ma aveva difficoltà ad assecondare le richieste della figlia, il disprezzo per quel bulgaro era sempre vivo in lui.
«Rosie … ti piacerebbe giocare a Quidditch da grande?»
«Sì, papà, ma io voglio giocare sempre con te»
«Non con Victor?»
«No, con il mio papà»
Hermione era tornata con passo felpato, per non disturbare la conversazione, e teneva stretto al petto il secondogenito; era rimasta qualche secondo sulla porta, apprezzando ed ammirando lo stupore che si dipinse sul viso del marito in seguito alle dichiarazioni della bambina; la piccola di casa Granger-Weasley era persino riuscita ad ammutolirlo e ad attorcigliare la sua lingua biforcuta.
«Rose, tesoro, ci vuole ancora qualche minuto prima che la cena sia pronta, vai a prendere il regalo di Victor, così lo fai vedere a papà»
Nemmeno quando rimasero soli, Ron seppe come commentare ciò che aveva appena udito dalla bocca della figlia; ci pensò Hermione a colmare quel vuoto.
«Appena Rose ha visto il regalo, il primo pensiero è volato a te, non a Victor, probabilmente ti saranno fischiate le orecchie per quante volte oggi ti ha nominato. Era talmente entusiasta che mi sono occupata da sola della lettera per ringraziarlo. Ti lascio immaginare la gioia quando ci hai detto che saresti tornato prima dal lavoro, nostra figlia non vedeva l’ora che arrivasse stasera per giocare con te a Quidditch con il nuovo regalo»
«Mi vuoi far credere che mi ritiene più bravo di lui?»
«No, Ron, non sei bravo quanto Victor, ma ti sto dicendo che per lei sei molto più importante di lui e sinceramente lo sei anche per me. Questo vale molto di più del vostro stupido Quidditch»
Aveva interpretato la gelosia e l’invidia del marito, l’aveva colta prima ancora che lui la esplicitasse. Hermione era riuscita a placare i tormenti di Ron, era più calmo, meno agitato e lo capì quando per alzarsi dalla sedia si premurò di spostare il tovagliolo dalle sue gambe. Quando si avvicinò a lei, la donna notò che le lusinghe lo avevano colpito, forse non aveva nemmeno colto gli insulti al suo adorato Quidditch, le sue guance si erano colorate di vermiglio dietro il velato strato di barba in linea con i capelli disordinati sulle orecchie; diede un bacio tra la chioma folta del figlio, accoccolato e ancora assonnato sul petto della madre. Non aveva esplicitato alla moglie quale fosse la sua destinazione, lei dava per scontato fosse anche intenzionato ad indossare abiti più comodi prima di cena. Hermione non gli consentì un altro passo, gli afferrò la mano e lo attirò a sé per porgergli un delicato bacio sulle labbra.
«Ora puoi andare da tua figlia, vi chiamo io quando è pronto»
 
 
Ciao, cari lettori e care lettrici!

Di questi tempi mi vengono idee radom su spaccati di vita quotidiana, probabilmente senza senso, non so. In ogni caso mi fa piacere condividerle con voi.
Ringrazio come sempre tutti coloro che sono giunti fin qui! <3
 
Un abbraccio grande
-Vale
 
   
 
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