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Autore: Rosette_Carillon    24/04/2020    4 recensioni
Corsa alle 12 case. Quinta casa.
La mente del cavaliere d'oro del leone è controllata dal Gran Sacerdote, solo la vista del corpo di un nemico ai suoi piedi potrà farlo tornare in sé. Per salvare Pegasus, Cassios si sacrifica al posto suo.
E se alla quinta casa fosse giunta Castalia, e non Cassios?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia, Pegasus Seiya
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                        L’inganno dell’aquila
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Steso sul freddo pavimento della quinta casa, la mente annebbiata dal dolore alla gamba, che non gli permetteva di rimettersi in piedi e continuare a combattere, osservava impotente lo scontro che stava avvenendo davanti a lui.
Ioria, accecato da un odio che non gli apparteneva, costretto a combattere contro la sua volontà, non si era dimenticato di lui e si accaniva con violenza contro il nuovo avversario cercando di sbarazzarsene il più in fretta possibile per poi tornare al suo compito principale: ucciderlo.
Facendo forza sulle braccia, Pegasus provò ad alzarsi. Avvicinò le braccia al corpo e si sollevò per metà, mosse una gamba, poi l’altra, e fu in quel momento che il dolore tornò a pulsare e un’ondata di nausea lo stordì.
Poco distante da lui lo scontro continuava e Ioria non accennava a fermarsi. Non aveva riconosciuto lui, e non sembrava nemmeno riconoscere Castalia.
Perché Ioria si comportava in quel modo? Cosa stava facendo? Aveva giurato fedeltà ad Atena, sarebbero dovuti essere dalla stessa parte. Perché voleva ucciderlo? Perché voleva uccidere Castalia?
Da bambino aveva sempre pensato che il cavaliere nutrisse un particolare interesse verso la sua maestra, era la spiegazione che si era dato alle sue frequenti visite.
Certo, la sua presenza gli aveva sempre fatto piacere, l’aveva confortato in numerose occasioni, e aveva sempre visto il cavaliere come un fratello maggiore, ma gli sguardi che rivolgeva a Castalia non gli erano sfuggiti.
<< Per il Sacro Leo! >>
<< Ioria, no! >> vide Castalia, appena rialzatasi e indebolita, subire il colpo senza nemmeno avere il tempo di reagire e scansarsi.
Provò ad alzarsi, ma la sua gamba fratturata non voleva saperne di dargli retta.
Vide il corpo della donna venire sbalzato via per poi rovinare violentemente a terra. La vide immobile, riversa sulla fredda pietra.
Castalia non si alzava, non cercava nemmeno di farlo.
No.
<< Castalia!!! >>
No. No!
Quello doveva essere il suo scontro. Passare la quinta casa e tutte quelle rimaste per arrivare da Arles era sua responsabilità, suo dovere in quando cavaliere di Atena, e non si era dimostrato all’altezza di quel compito.
Non era nemmeno riuscito a trarre vantaggio dall’aiuto della sua maestra, che si era offerta di lottare al posto suo, per permettergli di proseguire, ma con quale coraggio avrebbe potuto abbandonare la donna in uno scontro contro il cavaliere dorato, e proseguire vero la sesta casa?
Castalia era morta per colpa sua, ed era morta in vano. Cercò di avvicinarsi a lei strisciando sul pavimento, aiutandosi con le braccia.
Ignorò Ioria che, dopo essere rimasto in piedi, immobile per un lungo momento a guardare la donna che aveva appena colpito, aveva cominciato a camminare verso di lei con passi lenti e misurati.
La rabbia gli diede la forza per rimettersi in piedi. Quello che non era riuscito a fare per la sua dea, rialzarsi e continuare a lottare, lo stava facendo per la donna che l’aveva reso cavaliere, la donna che forse era sua sorella. << L’hai uccisa, maledetto! >> urlò << maledetto! Come hai potuto? Non osare avvicinarti a lei! Non osare! >> quelle parole gridate con dolore da una voce rotta dal pianto fermarono il cavaliere d’oro.
Ioria fissava la scena davanti a lui confuso, interdetto, come se fosse capitato lì per caso e non avesse la minima idea di cosa fosse accaduto nella sua Casa.
Il fulmine di Pegasus lo colpì con violenza, non cercò nemmeno di evitarlo, non se ne rese conto.
L’impatto contro la colonna, una delle fortunate rimaste in piedi durante lo scontro, fu duro, e lo stordì lasciandolo con la mente annebbiata per alcuni istanti, il mondo attorno a lui divenne nero.
Un nome comparve chiaro nella sua mente, poi un volto che non aveva mai visto perché sempre celato da una maschera inespressiva.
Castalia.
Aprì gli occhi. Cos’aveva fatto? 
Castalia.
Pegasus era in ginocchio accanto al corpo della donna.
Si alzò, barcollante, e fece alcuni passi in avanti. Il cavaliere di bronzo si voltò verso di lui, le guance rigate di lacrime. Ioria non l’aveva mai visto così smarrito nemmeno durante gli anni dell’addestramento. Aveva ucciso la sua maestra.
La donna stesa a terra mosse un braccio.
Era un’allucinazione? Il senso di colpa l’aveva reso folle? Se lo meritava, era una giusta punizione. Aveva dubitato di suo fratello, poi della stessa dea Atena. Aveva cercato di uccidere Pegasus, e aveva ucciso << C-Castalia? >>
La sacerdotessa si mise in ginocchio sotto lo sguardo sconvolto dei due cavalieri.
<< S-sei forse tornata dall’Ade? >>
<< Non essere sciocco, Pegasus! Non ci sono mai arrivata, >> si alzò e andò dritta verso il cavaliere d’oro.
Il pugno arrivò, preciso e violento, colpendo il cavaliere in pieno volto.
<< …me lo sono meritato. >>
<< Senza dubbio. >>
Si scambiarono un lungo sguardo, e fu intimo nonostante non potessero veramente guardarsi negli occhi. La sacerdotessa voleva assicurarsi che il cavaliere fosse realmente tornato in sé, lui voleva assicurarsi di non averla ferita gravemente.
<< Hai… finto? Hai solo finto la tua morte? >>
<< Non ti saresti fermato prima di vedere il cadavere di un nemico ai tuoi piedi, era l’unico modo per farti tornare in te. Per fortuna sembra che ingannarti sia piuttosto facile, cavaliere. >>
Fu il tonfo di Pegasus, che ricadde a terra con un gemito, a farla voltare verso colui che era stato suo allievo. Lo vide inginocchio che si teneva una gamba con entrambe le mani, e subito si chinò su di lui. << Fammi vedere. >>
<< No, non ho tempo: devo correre alla sesta casa. >>
<< Fammi vedere, non discutere. Non sei in condizioni di affrontare Virgo. >>
Ioria si inginocchiò davanti al cavaliere di bronzo << ci penso io, >> mormorò allungando una mano verso la gamba fratturata << è il minimo che possa fare. >> Una calda luce dorata, il cosmo del Leone, avvolse la gamba del cavaliere di bronzo, << questo lenirà il dolore finché la frattura sarà guarita. >>
 
                                                                                                                  §
 
Ioria si abbandonò contro una colonna per poi lasciarsi scivolare in ginocchio per terra. Si tolse l’elmo e lo posò in terra, chiuse gli occhi coprendoli con una mano.
Cos’era diventato? Quanti errori aveva commesso.
Castalia si sedette silenziosamente al suo fianco, ne avvertì la presenza, ma non osò sollevare lo sguardo su di lei. La sacerdotessa stava ancora recuperando il fiato dopo lo scontro.
Pensare che avrebbe potuto ucciderla!
Abbassò la mano, voltò la testa. Castalia lo stava guardando.
<< Recupera le forze, cavaliere, >> mormorò << questa guerra non è ancora terminata. >>

 
 
 
 
 
 
 
 

NOTE: breve ff nata da una conversazione avuta con una mia amica che adora la coppia Ioria x Castalia. Probabilmente non ha molto senso, dubito che ingannare un cavaliere sia così semplice, soprattutto un cavaliere d’oro, però mi è piaciuto scriverla, e spero che a qualcuno sia piaciuto leggerla.
Chiedo scusa se ho usato i nomi dell’adattamento italiano, ma ci sono molto affezionata e ho preferito usare quelli invece dei nomi originali.






 
  
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