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Autore: Gian94    25/04/2020    0 recensioni
La notte aveva lasciato il posto al mattino e Kegan aveva fissato per tutto il tempo le fiamme ormai placate dalle tormente di sabbia durante la prima aurora. Tuttavia, pensò lui, il fuoco è vivo; è ingordo e famelico. Ha una fame sua, le sue voglie e, come il destino, un suo crudele senso dell'umorismo.
Ambientato dopo il racconto "Dalle ceneri".
Genere: Avventura, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brand
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA NASCITA DI BRAND


Dopo settimane di viaggio, Ryze e Kegan arrivarono nel cuore di Shurima.

Il giovane freljordiano notò che il suo maestro non aveva fatto parola sul suo addestramento o sulla magia. Era taciturno, e tutto ciò che diceva era riferito al viaggio, alle provviste e al cercare riparo per la notte o per le intemperie.

Una volta arrivati, i due uomini notarono una distesa infinita di sabbia che ricopriva un impero perduto da secoli. Era la capitale di Shurima, sparita sotto la cruda sabbia desertica del luogo, bruciata dal fuoco della vendetta. Un tempo, un impero del sole sorgeva solenne per dare speranza ai mortali contro i Darkin e il Vuoto, ma dopo la caduta di Azir, l'imperatore, gli stessi Ascesi diventarono i Darkin che dicevano di voler distruggere. Come nel Freljord, le grida degli Iceborn ancora echeggiavano tra le gelide pareti dell'abisso ululante, anche lì, in quel luogo, le anime perdute dei Sunborn urlavano redenzione e pietà.

Ryze avvertiva il suo profondo legame con quel luogo, Kegan invece fissava il suo maestro senza emozioni.

- Maestro! - esordì il giovane: - Perché siamo qui? -

- Perché una Runa si è rivelata tra queste sabbie. Questo posto è potente nella magia. - spiegò Ryze.

- E che cosa rende potente un posto? -

- La sua storia. Il ruolo che ha avuto e che segni ha lasciato nella psiche degli uomini. Ma scoprirai presto che ogni luogo può lasciare una traccia indelebile dentro di te. Chiudi gli occhi, e ascolta... -

Kegan chiuse gli occhi e fede silenzio. Ma non sentiva nulla. Solo il respiro del suo maestro mescolato al rumore di un vento umido e caldo. Dopo qualche minuto, egli riaprì gli occhi e guardò il suo insegnante.

- Cosa dovrei sentire? - chiese il barbaro.

Ryze sospirò paziente:

- La magia. Questo luogo è ricolmo dell'antica magia che sgorgava dal grande disco solare e che donava il potere di semidivinità ai mortali... trasformandoli in Ascesi! -

- E questo che cosa ha a che fare con la nostra missione? - domandò ancora Kegan.

- Ascoltare la magia ovunque dispersa fa parte dell'addestramento di un mago. Inoltre, si può persino percepire l'elemento che la Runa racchiude... in questo caso, si tratta della Runa del Sole! - spiegò Ryze.

- E che poteri ha questa gemma? -

- Si dice che incanalasse il potere di un potente Dio celeste e che trasformasse valorosi mortali in guerrieri Ascesi, i leggendari difensori di Shurima ai tempi dell'impero del sole. Più il sole era alto e splendente, più il loro potere aumentava... si diceva che a mezzogiorno fossero potenti come Dèi! -

- E tu come sai tutto questo? -

- Ho letto i libri e le pergamene di Soraka. E anche se non lo avessi fatto non avrebbe avuto importanza... è il vento a sussurrarti queste storie. Se fossi sensibile alla magia questo luogo ti racconterebbe la sua storia senza bisogno di ricorrere alla lettura. -

Kegan si irritò.

- Vuoi dire che sono un buono a nulla? -

- Ti ho portato qui perché speravo che un luogo così diverso da casa tua ti potesse ampliare la mente, affinché ti rendessi conto che non tutti i luoghi sono come il Freljord. -

- Ma tu sei qui per la Runa del Sole. -

- Sì. E anche per insegnare a te l'arte della meditazione in un posto silenzioso e deserto. Devi disimparare ciò che hai imparato... devi vedere con gli occhi della psiche, ascoltare con il cuore, ragionare con lucidità... questo è il motivo per cui sei qui. -

Kegan si spazientì ancora di più, e disse:

- Se non riesco a fare nulla, forse è perché non mi hai risposto alla domanda che ti ho fatto prima di partire!...

Ryze abbassò il capo. Una parte di lui, quella più paterna, voleva rivelare la verità a colui che in fondo amava e stimava; ma l'altra parte più severa e rigorosa glielo impediva: diventare un Lightborn voleva dire anche intuizione... vedere attraverso le cose. Non poteva rivelare tutto, poiché per certe cose era necessario farle maturare con il tempo... era troppo presto per spiegargli la teoria dell'unione degli opposti.

- La tua domanda era del tutto legittima, ma prima di risponderti mi devi dimostrare che almeno riesci a trattenere la magia dentro di te. Questo è il primo passo per diventare un mago! -

- Forse non sei capace tu di insegnarmi!! - alla fine urlò Kegan.

I due si fissarono negli occhi nel silenzio del deserto.

Ryze capì che il suo ruolo di maestro era sempre più messo in discussione e che forse il giovane non aveva tutti i torti... forse voleva imitare Tyrus senza esserne ancora capace, nonostante secoli di avventure.

- Forse hai ragione, Kegan. - ammise Ryze: - Sono stato troppo orgoglioso nel credermi Tyrus. Ma ciò non giustifica la tua poca propensione alla magia... anche con un cattivo maestro, un allievo può essere sensibile alla magia... e tu non lo sei. -

Quel discorso fece infuriare il giovane:

- Mia madre mi ha sempre detto che la magia è di tutti, e che può essere controllata! -

- Tua madre si sbagliava!! - esclamò esasperato Ryze: - C'è chi nasce con un talento naturale, come tua madre, perciò un certo tipo di magia sembra talmente facile che all'apparenza pare che venga controllata. In realtà, la magia va fluita dentro di noi ed accettata come parte della natura che ci circonda!... Ma vedo che sei rimasto lo stesso bambino che viveva con sua madre al freddo di una grotta! -

Quelle parole riempirono Kegan Rodhe di odio profondo verso il suo maestro: nessuno poteva toccare la sua povera madre e passarla liscia. Così, facendo appello a tutta la sua rabbia, le sue mani si infuocarono e si preparò ad attaccare Ryze, quando...

- Fermati, Kegan! - urlò il mago dalla pelle viola.

Il barbaro si arrestò e vide incredibilmente che le sue mani erano diventate ardenti, senza tuttavia bruciarsi. Ryze allora spiegò:

- Sì, è proprio come pensavo... a volte è necessario esporsi alla rabbia per capire che tipo di magia si padroneggi... a quanto pare l'elemento che riesci meglio a sfruttare è il fuoco. Forse perché associ ad esso una parte di te. -

- Credo di sì... è l'elemento che ho usato per incendiare quel villaggio... -

- Mi riferisco proprio a questo. Probabilmente, nel farti arrabbiare, hai ricordato quella terribile senzazione di vuoto che hai apparentemente colmato usando il fuoco, radendo al suolo il tuo villaggio... perciò sembra che ogni volta che ti arrabbi tu riesca ad evocare un fuoco elementale... in sostanza, sei un Fireborn. Un Figlio del Fuoco. -

- Allora ce l'ho fatta?... Ora controllo un elemento... quindi, sono un mago? - chiese il giovane.

- Hai fatto i tuoi primi passi. Tuttavia, devi stare in guardia. Tu hai usato la rabbia e la vendetta per scoprire il tuo elemento... e ciò ti rende a rischio di diventare un seguace dei Darkin. Il fatto che io ti dica di pazientare è perché voglio che tu diventi un Lightborn completo, in modo che tu sappia usare fuoco, acqua terra e tutti gli altri elementi allo stesso livello, e con cosapevolezza. -

- Perché un Darkin non li padroneggia? -

- Sì, ma per distruggere. Tu sei un Fireborn, è vero, ma per diventare un Lightborn hai ancora molta strada da fare. Se ti importa di controllare un elemento e niente di più ci possiamo salutare qui; ma se vuoi conoscere fino in fondo il grande mistero dell'eterna magia, allora dovrai pazientare ancora per diventere un Figlio della Luce. -

Kegan si irritò nuovamente.

Aveva finalmente dato prova di saper controllare un tipo di magia e il suo maestro gli aveva fatto subito abbassare la cresta. Questo era per lui inaccettabile, la prova tangibile che l'uomo di cui si era fidato non era altro che un arrogante.

E poi... chi lo assicurava, pensò Kegan, che Ryze non lo stesse sfruttando solo per recuperare le Rune. Una volta raccolte tutte, non avrebbe più avuto bisogno di lui. E così, questo pensiero oscuro si insinuò lentamente nella mente di Kegan Rodhe mentre il viaggio dei due riprese.

Effettivamente, l'addestramento di Kegan veniva dopo la missione di Ryze, questo il mago lo sapeva bene, ma egli aveva preso a cuore il giovane barbaro, e non se la sentì di lasciarlo così con l'amaro in bocca.

- Ascolta, Kegan, non voglio illuderti. Il percorso per diventare Lightborn non è facile, ma... -

In quel momento, il giovane barbaro si arrestò.

- Sento qualcosa!... - disse Kegan interrompendo il suo maestro.

Ryze aguzzò i suoi sensi:

- La Runa del Sole. Siamo vicini. Da questa parte. -

- No, maestro. Non è la Runa del Sole. C'è qualcos'altro... verso sud-est! - disse Kegan.

Ryze, stupito, chiuse gli occhi e ascoltò nel vento la sensazione che aveva avvertito il suo allievo. Dopo qualche secondo, esordì:

- Hai ragione! Questa Forza deriva dalla Runa del Fuoco! - confermò lo stregone: - Vedo che stai cominciando ad entrare in contatto con questo elemento sempre di più. -

Kegan si voltò di spalle. Da una parte voleva ringraziare il suo maestro, ma dall'altra non riusciva a perdonarlo per ciò che aveva detto di sua madre. Fu Ryze a stupirlo, allora:

- Kegan, voglio affidarti un compito importante: voglio che tu segua il tuo istinto e vada alla ricerca della Runa del Fuoco. Da solo. Io cercherò intanto quella del Sole, tra le sabbie dell'antica Shurima. -

Kegan Rodhe si voltò stupefatto verso il mago dalla pelle viola:

- Davvero... maestro... vuoi che vada da solo alla ricerca di un oggetto così prezioso e potente...? - balbettò.

- Sì. Sei mio allievo e perciò dovrai dimostrarmi di essere degno di aiutarmi in questa pericolosa missione. Ma ricorda: appena ti avvicinerai alla Runa essa ti tenterà! Non devi cedere alle lusinghe del potere! Le Rune hanno anche un potere naturale risanatore che sarà liberato solo quando saranno tutte e dodici riunite e riassemblate insieme. -

- Che cosa troverò quando sarò dinnanzi alla Runa? - chiese Kegan, lanciando un'occhiata insicura al suo maestro.

- Solo ciò che porterai con te. - rispose Ryze: - Ora va'... ci rivedremo qui alla prossima alba. -



Dopo un giorno di ricerche, Kegan si ritrovò solo in mezzo ad una distesa di dune nel cuore della notte.

Il deserto di notte era arido e freddo, ma abituato al gelo della sua terra natia, non ne diede particolare peso; sapeva di essere vicino alla meta. Era certo che la Runa del Fuoco era vicina. Doveva solo trovarla!

Chiudendo gli occhi, ricordò gli insegnamenti del suo maestro: guardare con gli occhi della psiche, per individuare la fonte di quell'energia. E alla fine, guidato dall'istinto e dal richiamo del fuoco, la trovò. Ma non era dentro un mausoleo, dentro un tempio, o chiusa in uno scrigno, bensì sotto la sabbia!

Kegan Rodhe ne era certo: in quel momento stava camminando sopra la Runa del Fuoco!

Scavò con foga e furia assieme sotto le fitte sabbie di Shurima per diverso tempo, finché non trovò una tomba. Era un sarcofago semplice, senza ornamenti e molto rovinato, probabilmente era rimasto lì da secoli, forse da millenni. Era dello stesso colore della sabbia, tant'è che nella notte Kegan non avrebbe distino l'una dall'altro. Spinto dalla curiosità e dalla voglia di dimostrare il suo valore, Kegan tentò di aprire il sarcofago ma inutilmente; uno strano bagliore proteggeva il coperchio dell'antica tomba... forse era una maledizione di qualche faraone o imperatore, pensò il freljordiano. Dalle fessure, notò che l'interno della bara brillava di un fuoco acceso, che irradiava calore e luce. Allora, Kegan pensò bene di sfruttare l'energia infuocata che gli era sgorgata dalle mani quando voleva colpire il suo maestro.

Da vero Fireborn, lanciò un incantesimo di fuoco talmente potente che scoperchiò il sarcofago: facendosi luce con il bagliore delle sue mani ancora incandescenti notò che all'interno della tomba stava un cumulo di cenere putrefatta, protetta da un alone magico. Probabilmente, pensò il giovane, doveva essere un Asceso da quanto era grande la bara. Sopra il cumulo di cenere, non protetto da quella barriera, stava un'arma cruciforme interamente dorata; al centro delle quattro lame stava la Runa del Fuoco.

Kegan era inebriato da quel potere... era come se una parte di sé fosse sempre stata rinchiusa là, in quel sarcofago. Non gli importava chi fosse l'uomo o la donna defunta, lui voleva solo la Runa del Fuoco. Così, ormai convinto di essere riuscito nel suo intento, allungò una mano per estrarre la gemma dall'arma. Appena la punta delle sue dita toccò la Runa, subito si materializzarono quattro golem infuocati attorno a lui, per proteggere l'artefatto e la tomba.

Sarebbe stato troppo facile, pensò Kegan. Quel luogo era ovviamente maledetto.

Senza riuscire ad estrarre la Runa, Kegan balzò all'indietro per evitare una scia di fuoco a lui rivolta da uno dei quattro guardiani. Prontamente, estrasse la sua ascia dal fodero e si preparò a rispondere all'attacco come un vero vichingo. Con agilità, riuscì ad evitare le scariche di fuoco, riuscendo a colpire un golem ad una gamba. Tuttavia, nonostante il profondo solco lasciato dall'ascia del giovane freljordiano, la ferita del mostro rimarginò all'istante; stupito, Kegan provò a riattaccare, ma venne fermato da un colpo di clava allo stomaco. L'impatto fu violento, e il barbaro crollò stremato vicino alla tomba che aveva aperto poco prima. Appena aprì gli occhi vide i quattro guardiani di pietra e fuoco caricare un possente attacco... ma Kegan udì qualcosa in quel momento! Era la Runa del Fuoco che sembrava lo chiamasse. Attraverso glifi impressi nel vento stava lentamente sussurrando alla psiche di Kegan di afferrarla per difendersi.

Allora, il giovane allungò una mano per estrarre la Runa, ma venne scaraventato via da una scia di fuoco magico che lo sbatté a terra brutalmente.

Kegan si rialzò mezzo ustionato e assiderato dal calore delle fiamme. Sanguinava, ma nei suoi occhi si leggeva la determinazione di affrontare e sconfiggere quei mostri che stavano intralciando il suo cammino verso il potere. Così, chiuse gli occhi e sfruttò la magia che conosceva.

Allungò una mano, e subito una scia di fuoco sgorgò dalle sue mani, facendo arretrare i quattro golem. Immediatamente, egli si fiondò verso la tomba e, senza esitare, afferrò l'arma cruciforme, mentre si preparava all'attacco. Con un colpo violento, lanciò la quadruplice lama contro i golem: quell'arma, con effetto boomerang, colpì i quattro guardiani con una scia di fuoco magico tanto potente da sciogliere persino la pietra di cui erano fatti. Travolti dal fuoco, Kegan li colpì uno ad uno dritto alla testa, facendoli così crollare definitivamente.

La croce d'oro tornò quindi nelle mani di Kegan come un boomerang.

Kegan ammirò con aria superba il massacro che aveva appena compiuto, mentre estraeva la Runa dall'arma. Appena la gemma del fuoco fu nelle sua mani, separata dall'arma, subito ricordò dell'incendio che aveva causato al suo villaggio. L'energia che emanava la Runa del Fuoco era penetrata nella sua psiche... quel massacro era uno spettacolo che lo faceva gioire... amava il fuoco... amava il panorama che offriva in quella notte buia e umida. Le lingue di Vero Fuoco divampavano fino al cielo, bruciando persino la pietra e la sabbia sottostante! Il sarcofago era ormai ridotto ad un cumulo di cenere fumante e con esso ciò che rimaneva del corpo del guerriero Asceso.

Quello spettacolo lo faceva stare bene. Il potere del Vero Fuoco era inebriante.

Per tutta la notte, Kegan Rodhe pensò a quando bruciò il suo vecchio villaggio, e a sua madre, e di quanto fosse simile quella scena che aveva appena vissuto. I suoi ricordi si mescolarono, lasciando spazio solo al calore del fuoco.



La notte aveva lasciato il posto al mattino e Kegan aveva fissato per tutto il tempo le fiamme ormai placate dalle tormente di sabbia durante la prima aurora. Tuttavia, pensò lui, il fuoco è vivo; è ingordo e famelico. Ha una fame sua, le sue voglie e, come il destino, un suo crudele senso dell'umorismo.


Kegan capì allora l'importanza del suo destino. Era destinato a grandi cose... voleva diventare un giustiziere! Ora che la Runa del Fuoco era in suo possesso nessuno avrebbe più osato sfidarlo. I suoi vecchi compagni del villaggio erano dei mostri tali e quali a quei golem di pietra e magma... meritavano di morire, per sua mano.


Verso mezzogiorno, Kegan ritornò alla vecchia Shurima riunendosi con il suo maestro, che stava seduto su un giaciglio roccioso.

- Ryze. - esordì il giovane.

- Kegan. - rispose lo stregone con aria interrogativa: - Sei ferito... che cosa è successo? Hai compiuto la missione? - chiese Ryze dopo che notò le pesanti bruciature per tutto il corpo di Kegan.

- Dimmi di te, prima. - disse evasivamente il giovane: - Sei riuscito a trovarla? -

- No, non ce l'ho fatta. Non c'è alcun modo per penetrare nelle profondità di Shurima. L'intera città caduta è protetta da una magia che deriva dalla Runa del Sole. Credo che l'unico modo per rompere l'incantesimo sia convincere Nasus, l'ultimo Sunborn, a usare la sua stessa magia. -

- Potrebbe esserci un altro modo. - disse Kegan, mentre nella sua mente si stava già vantando con il suo maestro per essere riuscito nell'impresa di ritrovare la Runa del Fuoco.

- E quale? - chiese il mago.

Kegan provò ad aprire bocca, ma poi rifletté... se avesse detto a Ryze che aveva trovato la Runa, forse il suo maestro lo avrebbe costretto a cedergliela... ed egli non voleva che qualcun altro sfruttasse il suo potere. La Runa del Fuoco era soltanto sua!

- Kegan, allora? - lo incalzò Ryze.

- Uhm... no, niente. - disse lui voltandosi.

- Che mi stai nascondendo?... Hai trovato la Runa del Fuoco? -

- No. Solo quest'arma. - disse lui mentendo.

Dalla sua sacca, estrasse l'arma a quattro lame dorate che aveva trovato nel sarcofago del deserto. Appena la vide, Ryze trasalì:

- Ma questa è Chalicar! L'arma di Setaka, la prima guerriera Ascesa dell'impero di Shurima! -

- E tu come lo sai? - chiese Kegan.

- Soraka mi narrò la storia degli antichi Sunborn. Solo Nasus ora sopravvive di quella stirpe. L'arma di Setaka è leggendaria... nelle mani dei mortali, il Chalicar sconfisse i Darkin durante l'ultima guerra! - spiegò Ryze.

- Beh, avevo notato che il suo potere era molto forte. - disse il freljordiano: - Ho ucciso con esso alcuni golem delle sabbie. -

Ryze scrutò il suo volto:

- Tu non sai chi era Setaka, immagino. -

Kegan non disse nulla, come a dire che non sapeva.

- Bene. Setaka era una Figlia del Fuoco, proprio come te. I Fireborn traggono il loro potere da Ornn, il semdio del fuoco, e il suo potere da spirito elementale sta rinchiuso nella sua relativa Runa. Setaka, la prima Fireborn, possedeva quell'arma leggendaria e indistruttibile, forgiata nientemeno che da Ornn stesso. E al centro dei bracci del Chalicar stava la Runa del Fuoco, consegnata alla guerriera da Ornn medesimo. -

- Ma non hai detto che Setaka era un'Ascesa?... Quindi una Sunborn? -

- Sì, ma dopo essersi scoperta Figlia del Fuoco. Non è che un Fireborn non può essere un Sunbron, così come non è detto che possa essere anche un Iceborn e così via. Un Lightborn, un Figlio della Luce, è colui che sa padroneggiare tutti e dodici gli elementi delle relative dodici Rune: fuoco, ghiaccio, acqua, aria, terra, tuono, roccia, stelle, foresta, acciaio, sole e luna. Essere un Fireborn non è che un dodicesimo della strada per diventare un Lightborn. -

Dopo la spiegazione, la mente di Kegan si avvelenò ancora di più. Dunque, più Rune si possedeva più elementi si padroneggiava, realizzò il giovane barbaro. E la Runa del Fuoco, in quel momento si fece scottante nella sua borsa di cuoio... ma appena lo sguardo di Kegan fu rivolto alla gemma nascosta, Ryze gli lesse nella mente:

- Ovviamente, credo che tu non sappia cosa successe a Setaka?... - chiese ironico il mago.

Kegan scosse la testa, subito dopo essersi ripreso dai suoi pensieri di potere che la Runa gli stava promettendo in quel momento.

- Bene. Setaka rimase uccisa durante uno scontro con il Vuoto a Icathia, oltre la grande faglia a sud di Shurima. Nasus seppellì il suo corpo e il Chalicar tra le sabbie del deserto, proteggendo il sarcofago con un incantesimo... quell'arma venne poi usata per sconfiggere i Darkin durante la guerra, e una volta conclusa, Nasus ripose l'arma nella tomba di Setaka. Il Chalicar e la Runa del Fuoco sono poi rimaste lì per secoli. Ora, devo presumere che tu abbia trovato il feretro, dato che possiedi l'arma della grande campionessa degli Ascesi. - commentò Ryze.

- Io... sì. - esclamò timidamente Kegan.

- E siccome non mi risulta che la Runa del Fuoco sia mai stata separata dalla sua arma, mi spieghi perché il Chalicar che tu impugni ne è sprovvisto? - domandò il mago con aria inquisitoria.

Kegan indietreggiò, senza ovviamente darlo a vedere; era spaventato poiché già intuiva dove il suo maestro sarebbe andato a parare. Ma egli avrebbe negato. Nessuno avrebbe potuto portargli via il suo trionfo personale!

- Io l'ho... l'ho trovata da sola. - provò a mentire.

- Sei sempre stato un pessimo bugiardo, Kegan. Avanti, dov'è? -

- Che cosa? -

- La Runa del Fuoco, insomma! - disse spazientito.

- Se anche ce l'avessi con me non te la consegnerei mai! - ribatté ringhiando Kegan.

Ma quella frase così arrogante e irritata era a suo modo sincera, nella sua barbarie. Ryze allora non ebbe più dubbi:

- Infatti io non ti ho chiesto di consegnarmela. Volevo che tu la trovassi e la riponessi nel santuario dove risiedono le Rune finora trovate. -

Kegan indietreggiò ancora. I poteri telepatici di Ryze lo stavano incastrando.

- Avanti, Kegan. So con certezza che l'hai trovata e che ora la stai nascondendo da me. C'è un motivo per cui ti ho inviato a recuperare la Runa... a volte la follia, che nel tuo caso ti affligge, può essere una cura contro il potere e l'odio del mondo; perciò volevo metterti alla prova, in modo che tu riuscissi a rinunciare al potere, pur essendo ancora un novellino della magia. Purtroppo, ora che tu hai detto espressamente di non volermela consegnare, sono costretto a chiederti la Runa del Fuoco! -

A quel punto, la mente di Kegan Rodhe venne avvelenata del tutto... nessuno poteva dargli del novellino e del folle! Aveva rischiato la vita per prendere quella Runa... la sua Runa! Il fuoco era l'elemento che lo aveva fatto stare bene anche quando tutto gli sembrava perduto. Con il fuoco lui si era sempre vendicato dei torti subiti, e non avrebbe permesso a nessuno di privarlo di una parte di sé. Con quel potere inebriante, sarebbe potuto diventare un mago ancora più potente della madre, anche più di Ryze!

Ma il vecchio mago dalla pelle viola aveva già letto tutti i suoi pensieri negativi:

- Non costringermi ad usare la forza, Kegan. Per il tuo bene e la tua salvezza, consegnami la Runa! -

- MAI! - ruggì Kegan balzando all'indietro e brandendo il Chalicar contro il suo maestro.

Ryze non si mosse e si preparò a difendersi.

Ormai il giovane freljordiano vedeva lo stregone come il suo acerrimo nemico; come colui che gli diceva sempre che niente andava bene, che anche nei suoi successi non era mai abbastanza. La differenza di cultura, di carattere, di indole e di modi di fare tra i due era abissale, come si rese conto in quel momento anche lo stesso Ryze.

Kegan Rodhe scattò colmo di rabbia, frustrazione e vendetta insieme contro il suo maestro, brandendo il Chalicar. I colpi da lui sferrati erano potenti, ma Ryze, con maestria degna di un vero guerriero, evitò tutti i colpi, fino a far indietreggiare di nuovo il suo apprendista.

Kegan ansimò mentre il sudore di quel caldo mattutino gli colava dalle tempie fin sulle labbra. Digrignava i denti tanto da sgretolarseli sulla superficie. Nel vedere gli occhi delusi di Ryze, ricordò ciò che gli disse un tempo sua madre: "Saresti un bel ragazzo, Kegan, se non guardassi il mondo come a volerti vendicare di esso."

Ma come si poteva ignorare tanta malvagità? Il pensiero del barbaro arrivò diretto a Ryze, che replicò:

- La malvagità che vuoi combattere è quella che ti pervaderà, se ora non lasci la Runa! - lo avvertì.

- Ti ho già risposto, stregone! Questa Runa non la cederò mai! - ringhiò battendosi le mani sul petto in segno di sfida.

- E sia. - disse Ryze, abbassando il capo.

Con un'esplosione di energia, Ryze, con le lacrime agli occhi al solo pensiero di dover combattere colui che considerava come un figlio, attaccò Kegan con una tale potenza, da farlo crollare a terra quasi privo di forze; dalla forza dell'impatto, il Chalicar roteò alle spalle di entrambi.

Avrebbe potuto ucciderlo, ma non voleva. Ryze non poteva in alcun modo umiliare ulteriormente il suo ormai ex-apprendista. Voleva solo che capisse la dura lezione della vita... a Runeterra non si vive. Si sopravvive. Spinto da un momento di passione paterna, il mago si chinò ad accarezzare il volto del giovane, ma appena un lieve tocco, e il barbaro riprese i sensi, scacciando la mano di Ryze e retrocedendo ancora.

- Non sapevo che fossi anche un guerriero oltre che un mago... -

- Io sono molte cose, Kegan. Un vero Lightborn è mago e guerriero. Uomo e Dio. E queste quattro istanze devono essere in perfetto equilibrio con gli elementi padroneggiati. -

Kegan Rodhe si rialzò dolorante; anche se le intenzioni di Ryze erano buone verso di lui, non notò alcun affetto da parte del suo maestro: nei suoi occhi non leggeva altro che i continui scherni e minacce che subiva quando veniva chiamato "il bastardo del predatore". Ryze cercò di avvicinarsi con fare pacato, sperando che il giovane avesse finalmente capito i suoi errori, tuttavia, Kegan non demordeva e continuò a difendersi.

- Dovrai uccidermi se la vuoi! - urlò con tutto l'odio che aveva in corpo.

- Non voglio doverlo fare. Tu confondi la mia severità come insegnante con il disprezzo... forse avrei dovuto essere più delicato con te, ma puoi ancora redimerti. Avanti, consegnami la Runa: te lo chiedo per l'ultima volta, Kegan! - disse Ryze allungando una mano in segno di pace.

Ma il barbaro rifiutò ancora, così, colmo d'ira, prese la Runa da dentro la bisaccia e la afferrò con forza, mostrandola con orgoglio al suo maestro e rivale:

- Ormai non so che farmene dei tuoi stupidi insegnamenti e di quel maledetto nome, che non ha fatto altro che recarmi sventure e dispiaceri!... D'ora in poi la mia forza e il mio nuovo nome saranno riconosciuti da tutti a Runeterra! -

- Non farlo... no!... - balbettò Ryze, mentre cercava di avvicinarsi per fermarlo.

- La mia vendetta brucerà coloro che mi hanno fatto soffrire; e i loro tormenti saranno la mia gioia! Il mio fuoco raderò al suolo l'intero pianeta, pioché è stato esso con la sua ingiustizia a crearmi! -

- No! -

- E poi ucciderò anche te, inutile vecchio! Poiché una volta eliminato te, tutte le Rune saranno mie, e con esse dominerò il mondo! -

- NOOOO!! -

- Kegan Rodhe è morto. Io sono la vendetta ardente! IO SONO BRAND! - gridò alla fine, liberando il potere della Runa Terrena.

Il giovane scatenò su di esso il potere della Runa del Fuoco: quell'energia, avvolse il suo corpo, bruciandogli la pelle e i capelli: le fiamme magiche della gemma divampavano per tutto il suo corpo, conferendogli energie mistiche inimmaginabili. Fu un attimo, e colui che era conosciuto come Kegan Rodhe scomparve per sempre. Al suo posto, ora stava un demone interamente fatto di fuoco e fiamme, e il suo nome era Brand... la vendetta ardente.

- FERMOOOOOO!!!! - gridò Ryze lanciandosi contro di lui.

Ma Brand, maledicendo il suo ex maestro e ogni altro essere vivente che si fosse messo tra sé e le Rune, lanciò un attacco di fiamme magiche al quale Ryze riuscì a sfuggire per il rotto della cuffia.

Ryze batté la testa a terra, perdendo i sensi.

Quando rinvenne, Brand era sparito.

- Sono stato debole e orgoglioso... è tutta colpa mia... - mormorò sentendosi in colpa.

Quel giorno, Ryze aveva perso un figlio, un allievo e un amico. Al suo posto, ora aveva un nuovo nemico. Un nemico che avrebbe potuto ribaltare gli esiti della guerra delle Rune in suo favore.

Ma non poteva riposarsi. Doveva fermare Brand e strappargli la Runa del Fuoco. Così non perse tempo, e si mise in marcia con un pesante fardello nel cuore.




   
 
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