Ecco
come promesso la prima parte (di tre) di questa fic.
La
prima delle quattro storie (se deciderò di scriverle) ispirate all'anime-manga
Junjou Romantica.
E con
questa diamo anche inizio ai festeggiamenti per il compleanno di Lavi.
Domani
mattina e sera poi posterò la seconda e la terza parte di questa storia, mentre
nel pomeriggio la seconda e ultima one shot che compone la raccolta Cosa ne
pensate di...
Dopo
riprenderò spero abbastanza regolarmente le mie serie lunghe.
Ringrazio
Kuroi (o Bulma90) di aver letto la
storia in anteprima e avermi dato il "fiat" al postaggio.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Come
al solito chi vuole contattarmi può farlo o per email o nel forum BlackOrder.
Un
bacione
Rebychan
Junjou Romantica – L’importanza
del nome giusto – 1° parte
Lavi
non avrebbe mai creduto di poter provare tutta quell’irritazione per un motivo
così futile.
Anche
se non sapeva, a dirla tutta, se quello era veramente un motivo così futile
oppure no. Per lui, dopotutto, anche prima che il loro rapporto subisse una
svolta inaspettata e, per molti se avessero saputo sorprendente, il discorso
sul nome da usare era sempre stato importante.
L’aveva,
infatti, sempre chiamato per nome, anche a costo di scatenare la sua ira, anzi
forse proprio per quello.
Aveva
sempre amato scatenare un qualche tipo di reazione nell’altro, che se no
l’avrebbe solamente guardato freddamente, che se no gli avrebbe rivolto le
stesse attenzioni che si danno ad uno scarafaggio, o meglio ad un coniglio.
Sospirò
mentre guardava fuori dalla finestra della camera in cui si trovava.
Yu
Kanda nel giardino interno alla costruzione, parlottava con Zhu, il nonno di
Bak Chan, il responsabile della Sezione Asia dell’Ordine Oscuro.
L’esorcista
giapponese era stato richiamato alla sede Asia perché il vecchietto doveva
dirgli qualcosa, e l’indomani sarebbe partito direttamente da lì con Allen e
Linalee per una nuova missione.
Lavi,
invece, era lì da qualche giorno. Doveva fare delle ricerche per conto di
Bookman.
Quel
pomeriggio, quando aveva saputo dell’arrivo di Yu aveva abbandonato la
biblioteca in cui si era rifugiato per andarlo a salutare.
Era
arrivato giusto quando Zhu e Kanda si erano incontrati.
C’erano
anche Allen e Linalee, lì sopraggiunti per avvertire l’esorcista orientale
della nuova missione, ma quello non era importante.
Certo,
il fatto che dopo essere appena tornato, Kanda partisse immediatamente un’altra
volta, indispettiva Lavi, dato che tra il suo lavoro e quello dell’altro avevano
poco tempo per stare insieme, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine. Fino a
quando ci fosse stata la guerra, non potevano fare altrimenti, dovevano
accettarlo. E una volta finita, non si sapeva cosa poteva accadere. Yu e Lavi
non avevano mai parlato di cosa sarebbe successo se fossero sopravissuti
entrambi, una volta conclusa la lotta contro il Conte del Millennio.
Probabilmente Lavi sarebbe stato costretto a seguire Bookman in un’altra
guerra, e Yu sarebbe andato con lui?
Fissò
con maggiore intensità il giovane dai lunghi capelli neri in giardino per
sincerarsi che sarebbe stato così, anche se era difficile dirlo, visto lo
spirito indomito dell’altro, visto che nemmeno sapeva se era davvero innamorato
di lui, se davvero lui per l’altro era importante.
Non
gli permetteva, infatti, nemmeno di chiamarlo per nome, eppure si era
informato, dopo essere diventati intimi, anche gli orientali così poco avvezzi
al nome proprio, permettono al compagno di chiamarli così, ma con Yu quello non
era successo.
Ormai
erano sei mesi che facevano del sesso davvero appagante ogni volta potevano,
eppure l’altro non gli permetteva di chiamarlo per nome neanche morto.
Ci
aveva provato in tutti i modi possibili, ma non c’era stato verso di farglielo
accettare.
Ci
aveva provato con tutti i vezzeggiativi possibili, ma era stato un buco
nell’acqua.
Ci
aveva provato anche in tutte le situazioni possibili, mentre si stavano
coccolando, mentre gli parlava di cose frivole o interessanti che fossero, o
addirittura mentre era dentro di lui pronto a portarlo all’estasi, ma niente.
In
ogni occasione, anche la più intima, se lui provava a chiamarlo “Yu”,
“Yu-chan”, “Yu-kun”, o addirittura
“Yu-san” o "Yu-sama", l’altro se era fortunato gli rimbrottava con
qualche minaccia di non osare farlo mai più; se era sfortunato un pugno in
testa o nello stomaco non glielo levava nessuno.
Era
per quello che alla fine, facendosi forza, dicendosi che Kanda faceva così con
tutti, anche con Tiedoll che gli aveva fatto un po’ da padre, anche se lui non
era tutti ma il suo amante, aveva optato per un compromesso.
Quando
erano soli nell’intimità, Lavi, infatti, aveva preso l’abitudine di chiamare il
compagno con un vezzeggiativo del suo cognome, e l’altro all’inizio era
sembrato sorpreso, ma poi l’aveva accettato.
Lavi
ne era stato contento perché era pur sempre un modo tutto loro per chiamarsi.
Poi,
però, quel pomeriggio era capitato quello.
Da
Zhu, Kanda si era fatto chiamare “Yu-kun”, per ben due volte, senza insultarlo.
Ora
probabilmente Yu era davvero affezionato a quel vecchietto, visto che, da quel
che aveva capito, era stato proprio quell’uomo ad allevarlo fin da quando era
molto piccolo, dopo che era stato portato via ai suoi genitori, una volta
diventato esorcista, ma di lui l’orientale doveva essere innamorato, allora
perché non gli consentiva quel grado di confidenza che nasce solamente quando
due persone si chiamano per nome?
Lavi
non riusciva a darsi una risposta convincente e la cosa lo irritava più di
quanto avesse mai immaginato.
Abbandonò
la finestra e si sedette sul letto, afferrando uno dei libri adagiati lì sopra
per studiarlo.
Forse
nell’adempiere ai suoi doveri di Bookman avrebbe dimenticato quel disagio
interiore che provava nel non capire cosa Yu provava per lui.
Kanda,
infatti, non gli aveva mai detto direttamente di amarlo, e ora quella storia
del nome, gli faceva pensare che forse l’altro stesse solo giocando con lui, o
che, per lo meno, nonostante il fare l’amore e il resto, stesse mantenendo una
certa distanza tra loro.
E
quello era un distacco che angosciava Lavi.
Lui,
infatti, a discapito del suo essere Bookman, amava l’altro con tutto il cuore
che nemmeno doveva avere, e non riusciva ad accettare che anche per l’altro non
fosse così.
Scacciò
via quei pensieri e si concentrò sull’analisi del testo che teneva in mano.
In
quel modo riuscì a far trascorrere diverso tempo, senza impazzire del tutto.
Un’ora
dopo, però, un bussare alla porta lo riscosse da quell’occupazione che doveva
tenergli la mente concentrata in pensieri che non l’avrebbero angustiato.
Distolse
lo sguardo dal libro per fissarlo sulla
porta.
“Chi
è?”, chiese, anche se non sarebbe stato necessario farlo, visto che sapeva già
di chi si trattava.
Di
fatti, non rispondendo nemmeno a quella domanda, e nemmeno aspettando un
qualche permesso di entrare, la porta che come d’abitudine del ragazzo dai
capelli rossi, non era chiusa a chiave, si aprì rivelando la persona che era la
causa principale dell’irritazione di Lavi.
“Yu.”,
lo chiamò nel suo pensiero, mentre nello scorgerlo il cuore iniziò a battergli
allegramente nel petto, felice di vederlo.
In
quei battiti, però, stavolta c’era nascosta anche un po’ di amarezza.
Amarezza
che si concretizzò quando Lavi, stavolta
non provò a chiamare con il suo nome proprio il giapponese, non avrebbe,
infatti, sopportato di sentirgli dire ancora una volta di non chiamarlo così,
non dopo che aveva sentito Zhu farlo senza che l’altro glielo proibisse.
Non
lo chiamò nemmeno con il vezzeggiativo del cognome che fino a qualche ora prima
gli era sembrato una grande conquista, né gli andò incontro con il solito
sorriso radioso che gli rivolgeva ogni volta che lo vedeva.
Si
limitò a stare seduto e a dire semplicemente, con un tono di voce lievemente
dimesso: “Kanda.”
Fine 1° parte
Allora
cosa ne pensate? Un pò vi ha incuriosito? Fatemi sapere.