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Autore: Rebychan    09/08/2009    1 recensioni
Lavi non avrebbe mai creduto di poter provare tutta quell’irritazione per un motivo così futile.
Anche se non sapeva, a dirla tutta, se quello era veramente un motivo così futile oppure no. Per lui, dopotutto, anche prima che il loro rapporto subisse una svolta inaspettata e, per molti se avessero saputo sorprendente, il discorso sul nome da usare era sempre stato importante.
La prima delle quattro storie (se deciderò di scriverle) ispirate all'anime-manga Junjou Romantica.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Parte 1

Ecco come promesso la prima parte (di tre) di questa fic.

La prima delle quattro storie (se deciderò di scriverle) ispirate all'anime-manga Junjou Romantica.

E con questa diamo anche inizio ai festeggiamenti per il compleanno di Lavi.

Domani mattina e sera poi posterò la seconda e la terza parte di questa storia, mentre nel pomeriggio la seconda e ultima one shot che compone la raccolta Cosa ne pensate di...

Dopo riprenderò spero abbastanza regolarmente le mie serie lunghe.

Ringrazio Kuroi (o Bulma90) di aver letto la storia in anteprima e avermi dato il "fiat" al postaggio.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Come al solito chi vuole contattarmi può farlo o per email o nel forum BlackOrder.

Un bacione

Rebychan

 

Junjou Romantica – L’importanza del nome giusto – 1° parte

 

Lavi non avrebbe mai creduto di poter provare tutta quell’irritazione per un motivo così futile.

Anche se non sapeva, a dirla tutta, se quello era veramente un motivo così futile oppure no. Per lui, dopotutto, anche prima che il loro rapporto subisse una svolta inaspettata e, per molti se avessero saputo sorprendente, il discorso sul nome da usare era sempre stato importante.

L’aveva, infatti, sempre chiamato per nome, anche a costo di scatenare la sua ira, anzi forse proprio per quello.

Aveva sempre amato scatenare un qualche tipo di reazione nell’altro, che se no l’avrebbe solamente guardato freddamente, che se no gli avrebbe rivolto le stesse attenzioni che si danno ad uno scarafaggio, o meglio ad un coniglio.

Sospirò mentre guardava fuori dalla finestra della camera in cui si trovava.

Yu Kanda nel giardino interno alla costruzione, parlottava con Zhu, il nonno di Bak Chan, il responsabile della Sezione Asia dell’Ordine Oscuro.

L’esorcista giapponese era stato richiamato alla sede Asia perché il vecchietto doveva dirgli qualcosa, e l’indomani sarebbe partito direttamente da lì con Allen e Linalee per una nuova missione.

Lavi, invece, era lì da qualche giorno. Doveva fare delle ricerche per conto di Bookman.

Quel pomeriggio, quando aveva saputo dell’arrivo di Yu aveva abbandonato la biblioteca in cui si era rifugiato per andarlo a salutare.

Era arrivato giusto quando Zhu e Kanda si erano incontrati.

C’erano anche Allen e Linalee, lì sopraggiunti per avvertire l’esorcista orientale della nuova missione, ma quello non era importante.

Certo, il fatto che dopo essere appena tornato, Kanda partisse immediatamente un’altra volta, indispettiva Lavi, dato che tra il suo lavoro e quello dell’altro avevano poco tempo per stare insieme, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine. Fino a quando ci fosse stata la guerra, non potevano fare altrimenti, dovevano accettarlo. E una volta finita, non si sapeva cosa poteva accadere. Yu e Lavi non avevano mai parlato di cosa sarebbe successo se fossero sopravissuti entrambi, una volta conclusa la lotta contro il Conte del Millennio. Probabilmente Lavi sarebbe stato costretto a seguire Bookman in un’altra guerra, e Yu sarebbe andato con lui?

Fissò con maggiore intensità il giovane dai lunghi capelli neri in giardino per sincerarsi che sarebbe stato così, anche se era difficile dirlo, visto lo spirito indomito dell’altro, visto che nemmeno sapeva se era davvero innamorato di lui, se davvero lui per l’altro era importante.

Non gli permetteva, infatti, nemmeno di chiamarlo per nome, eppure si era informato, dopo essere diventati intimi, anche gli orientali così poco avvezzi al nome proprio, permettono al compagno di chiamarli così, ma con Yu quello non era successo.

Ormai erano sei mesi che facevano del sesso davvero appagante ogni volta potevano, eppure l’altro non gli permetteva di chiamarlo per nome neanche morto.

Ci aveva provato in tutti i modi possibili, ma non c’era stato verso di farglielo accettare.

Ci aveva provato con tutti i vezzeggiativi possibili, ma era stato un buco nell’acqua.

Ci aveva provato anche in tutte le situazioni possibili, mentre si stavano coccolando, mentre gli parlava di cose frivole o interessanti che fossero, o addirittura mentre era dentro di lui pronto a portarlo all’estasi, ma niente.

In ogni occasione, anche la più intima, se lui provava a chiamarlo “Yu”, “Yu-chan”, “Yu-kun”,  o addirittura “Yu-san” o "Yu-sama", l’altro se era fortunato gli rimbrottava con qualche minaccia di non osare farlo mai più; se era sfortunato un pugno in testa o nello stomaco non glielo levava nessuno.

Era per quello che alla fine, facendosi forza, dicendosi che Kanda faceva così con tutti, anche con Tiedoll che gli aveva fatto un po’ da padre, anche se lui non era tutti ma il suo amante, aveva optato per un compromesso.

Quando erano soli nell’intimità, Lavi, infatti, aveva preso l’abitudine di chiamare il compagno con un vezzeggiativo del suo cognome, e l’altro all’inizio era sembrato sorpreso, ma poi l’aveva accettato.

Lavi ne era stato contento perché era pur sempre un modo tutto loro per chiamarsi.

Poi, però, quel pomeriggio era capitato quello.

Da Zhu, Kanda si era fatto chiamare “Yu-kun”, per ben due volte, senza insultarlo.

Ora probabilmente Yu era davvero affezionato a quel vecchietto, visto che, da quel che aveva capito, era stato proprio quell’uomo ad allevarlo fin da quando era molto piccolo, dopo che era stato portato via ai suoi genitori, una volta diventato esorcista, ma di lui l’orientale doveva essere innamorato, allora perché non gli consentiva quel grado di confidenza che nasce solamente quando due persone si chiamano per nome?

Lavi non riusciva a darsi una risposta convincente e la cosa lo irritava più di quanto avesse mai immaginato.

Abbandonò la finestra e si sedette sul letto, afferrando uno dei libri adagiati lì sopra per studiarlo.

Forse nell’adempiere ai suoi doveri di Bookman avrebbe dimenticato quel disagio interiore che provava nel non capire cosa Yu provava per lui.

Kanda, infatti, non gli aveva mai detto direttamente di amarlo, e ora quella storia del nome, gli faceva pensare che forse l’altro stesse solo giocando con lui, o che, per lo meno, nonostante il fare l’amore e il resto, stesse mantenendo una certa distanza tra loro.

E quello era un distacco che angosciava Lavi.

Lui, infatti, a discapito del suo essere Bookman, amava l’altro con tutto il cuore che nemmeno doveva avere, e non riusciva ad accettare che anche per l’altro non fosse così.

Scacciò via quei pensieri e si concentrò sull’analisi del testo che teneva in mano.

In quel modo riuscì a far trascorrere diverso tempo, senza impazzire del tutto.

Un’ora dopo, però, un bussare alla porta lo riscosse da quell’occupazione che doveva tenergli la mente concentrata in pensieri che non l’avrebbero angustiato.

Distolse lo sguardo dal libro  per fissarlo sulla porta.

“Chi è?”, chiese, anche se non sarebbe stato necessario farlo, visto che sapeva già di chi si trattava.

Di fatti, non rispondendo nemmeno a quella domanda, e nemmeno aspettando un qualche permesso di entrare, la porta che come d’abitudine del ragazzo dai capelli rossi, non era chiusa a chiave, si aprì rivelando la persona che era la causa principale dell’irritazione di Lavi.

“Yu.”, lo chiamò nel suo pensiero, mentre nello scorgerlo il cuore iniziò a battergli allegramente nel petto, felice di vederlo.

In quei battiti, però, stavolta c’era nascosta anche un po’ di amarezza.

Amarezza che  si concretizzò quando Lavi, stavolta non provò a chiamare con il suo nome proprio il giapponese, non avrebbe, infatti, sopportato di sentirgli dire ancora una volta di non chiamarlo così, non dopo che aveva sentito Zhu farlo senza che l’altro glielo proibisse.

Non lo chiamò nemmeno con il vezzeggiativo del cognome che fino a qualche ora prima gli era sembrato una grande conquista, né gli andò incontro con il solito sorriso radioso che gli rivolgeva ogni volta che lo vedeva.

Si limitò a stare seduto e a dire semplicemente, con un tono di voce lievemente dimesso: “Kanda.”

 

Fine 1° parte

 

Allora cosa ne pensate? Un pò vi ha incuriosito? Fatemi sapere.

 

   
 
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