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Autore: Miharu_phos    29/04/2020    0 recensioni
Caleb è deciso a confessare a suo marito della la propria relazione con Nathan; le cose però andranno diversamente da come le aveva immaginate.
Genere: Angst, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Nathan/Ichirouta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Stasera glielo dico- 

 

La voce di Caleb era uscita in un sussurro, colpendo delicatamente la bocca del ragazzo dai lunghi capelli turchesi, steso accanto a lui.

 

Nathan allungò una mano per accarezzare il bel viso del castano, il quale a quel contatto chiuse gli occhi con un sospiro estasiato.

 

-Amo quando mi tocchi- sussurrò.

 

Nathan si avvicinò alle labbra di Caleb per baciarle delicatamente; l'altro ricambiò subito, intensificando il bacio.

 

-Non voglio che tu lo faccia se non ti senti ancora pronto, okay?-

 

Il turchese si era staccato dalla sua bocca per porgli quella domanda, e Caleb aveva mugolato contrariato da quella separazione.

 

-Sono stanco di nascondermi. È te che amo. Mi fai sentire amato, lui no- mormorò con voce rauca.

 

L'altro si leccò le labbra ed appoggiò una guancia sul cuscino.

 

Caleb aveva appena ammesso di non amarlo in realtà; ma non se n'era reso conto.

 

Lo amava per come lo faceva sentire; lo amava per il modo in cui veniva considerato da lui, lo stesso modo in cui aveva sempre voluto essere considerato dal proprio marito, dal quale però otteneva soltanto freddezza.

 

Ma amava troppo Caleb per illuminarlo. Preferiva che lui continuasse a credere di amare lui, così da tenerlo tutto per sé.

 

-Ti tratterei come un re se tu fossi mio marito- sussurrò dolcemente.

 

-Lo so- rispose con un sorriso il castano.

 

Le loro labbra si incontrarono ancora, prima di separarsi a causa dell'ora fatta ormai troppo tarda.

 

-Potrei metterci un po', potrebbe fare un po' di resistenza. Tu aspettati di vedermi arrivare con le valige da un momento all'altro, va bene?-

 

-Non vedo l'ora amore mio- aveva risposto Nathan con il suo solito tono caloroso.

 

Aveva poi osservato il suo amante mentre si rivestiva, lo aveva baciato per salutarlo ed aveva osservato la sua macchina abbandonare il vialetto.

 

Poi aveva sospirato ed era tornato in camera per sistemare; se tutto andava come aveva sperato quella sera avrebbero dormito in due nel suo lettone.

 

 

 

 

 

 

Caleb raggiunse la casa in cui viveva ormai da due anni con Jude, suo marito.

 

Parcheggiò l'auto, fece un lungo respiro.

 

Entrò in casa e raggiunse subito la cucina, dove il rasta aveva apparecchiato per due.

 

-Bentornato amore. Ti stavo aspettando, buon anniversario- aveva detto Jude porgendogli una bellissima rosa rossa dal lungo stelo.

 

Poi si era sporto su di lui e lo aveva baciato delicatamente, avvertendo uno strano sapore sulle sue labbra; decise di non farci caso e si staccò, sorridendo al proprio marito.

 

Caleb deglutì, sentendosi un verme.

 

-Jude...io...mi dispiace, l'avevo proprio dimenticato-

 

Una punta di delusione guizzò negli occhi vermigli del rasta che si sforzò di non dar peso alla cosa, nonostante quella dimenticanza lo avesse ferito.

 

-Non fa niente. Da stasera voglio ricominciare, ultimamente ci siamo un po' trascurati, non trovi? Eppure sono già due anni. Sembra che sia stato solo ieri quando mi hai detto di sì. Mi dispiace per non essere stato molto presente in questi ultimi mesi- 

 

Caleb non sapeva esattamente come reagire; con quale forza avrebbe potuto spiegare a quel ragazzo traboccante d'amore davanti a lui che voleva il divorzio?

 

-Non dici niente? Ti senti bene?-

 

-Si...ma non ho molta fame stasera, scusami...-

 

-Non c'è problema. Passiamo direttamente alla fase due allora- ridacchiò il rasta accarezzando una guancia del castano.

 

Caleb provò una pena infinta per Jude. Non poteva farlo, non ci riusciva proprio.

 

Perché aveva deciso di diventare adorabile tutto d'un colpo?

 

Dov'era quell'uomo freddo e apatico che a malapena gli dava un bacio prima di dormire?

 

Tutto d'un tratto voleva addirittura fare l'amore con lui.

 

-E va bene, vada per la fase due- mormorò sforzando un sorriso.

 

Jude ricambiò, afferrando la mano del marito e cominciando a camminare verso la camera da letto dopo avergli baciato una guancia.

 

Caleb si accomodò sulla trapunta e guardò il marito dal basso con gli occhi pieni di angoscia.

 

Jude gli sorrise e si accomodò a cavalcioni sui suoi fianchi, cominciando a lasciargli dei caldi baci su tutto il viso.

 

Caleb però era rigido, era strano; si muoveva in modo insolito e lasciava fare tutto a Jude, senza ricambiare i suoi gesti.

 

-Va tutto bene?- sussurrò il rasta staccandosi dalle sue labbra con un ansimo.

 

-Certo- mormorò Caleb sperando di rassicurarlo.

 

"Non posso farlo. Mi dispiace troppo" pensava.

 

Jude lo spinse di schiena contro il letto e Caleb si sforzò di collaborare, prendendo il volto del marito nelle mani, così da intensificare i suoi baci.

 

Ma Jude si staccò poco dopo, leccandosi le labbra.

 

-Hai...hai un sapore diverso- mormorò leggermente divertito.

 

-Ho bevuto qualcosa con un amico mentre ero fuori- si giustificò il castano.

 

-La tua pelle- mormorò poi Jude lasciando un bacio sul collo del marito, che si stava dando mentalmente dello stupido per non aver fatto nemmeno una doccia.

 

-La tua pelle sa di strano. Hai un profumo diverso- spiegò.

 

Caleb lo guardò dispiaciuto.

 

-Non ce la faccio- mormorò deglutendo.

 

Jude non fece caso alle sue parole e continuò a baciare la gola del castano con desiderio, nonostante quel dubbio rivoltante gli stesse martellando nella testa.

 

-Jude- lo chiamò.

 

"Ti prego. Fa che io mi stia sbagliando" pensò il rasta allarmato.

 

Mantenne il proprio sorriso e guardò teneramente il ragazzo sotto di lui.

 

-Dimmi amore- rispose con un ansimo -vuoi stare sopra?-

 

Senza aspettare una risposta scese dai fianchi di Caleb e si stese di fianco a lui, per poi attirarlo su di se con forza.

 

"Ti prego non parlare. Non dirlo Caleb"

 

Il castano si sistemò a sua volta sopra i fianchi del rasta e lo guardò impietosito.

 

-Amore?- 

 

Jude gli accarezzava il viso amorevolmente, aspettando che il proprio compagno riprendesse a baciarlo.

 

"Possiamo entrambi fare finta di nulla"

 

-Non ti va?-

 

Jude sperava con tutto se stesso che Caleb tenesse la bocca chiusa, che non dicesse quello che temeva, ma che si ostinava a voler ignorare.

 

-Jude- 

 

Stavolta la voce di Caleb era uscita fuori strozzata; era impossibile ignorarla.

 

Jude si era tirato leggermente su, aggrottando le sopracciglia mentre si sosteneva con i gomiti piantati contro il materasso.

 

Lo aveva capito subito che qualcosa non andava; aveva tirato troppo la corda. E ormai era troppo tardi.

 

-Cal?-

 

Il castano scese dai fianchi del marito e si mise a sedere sul letto, prendendosi la fronte fra le mani.

 

Jude lo aveva osservato per un po', rimanendo nella stessa posizione di prima, poi si era alzato per avvicinarsi all'altro ed abbracciarlo da dietro con un sospiro.

 

-Possiamo rimandare- lo tranquillizzò lasciandogli un bacio fra i capelli.

 

Ma quell'odore, quello strano odore, gli penetrò nuovamente nelle narici.

 

-Mi dispiace- mormorò tremante Caleb.

 

Gli sarebbe veramente piaciuto continuare a fare il finto tonto; dopotutto era più facile convincersi che non fosse vero, era più facile sperare e continuare a nutrirsi di una convinzione che si sa essere falsa; falsa ma piacevole.

 

Si ostinava a fingere di non sospettare nulla, nonostante dentro di se avesse già capito tutto; era più facile fare l'ingenuo, forse Caleb avrebbe avuto un po' di pietà. Forse non lo avrebbe lasciato.

 

Si allontanò lentamente dall'altro con braccia e ginocchia tremanti; crollò sul letto, sostenendosi a sedere a malapena.

 

Sperava solo di sbagliarsi.

 

Fino all'ultimo secondo pensò a miriadi di spiegazioni plausibili, approfittando del prolungato silenzio dell'altro.

 

-Caleb- lo chiamò terrorizzato.

 

-Amo un altro, Jude-

 

 

La testa cominciò a bruciargli.

 

Aveva sentito male, si, doveva essere sicuramente così.

 

-Si chiama Nathan. Voglio andare a stare da lui-

 

Jude era immobile mentre delle goccioline calde gli percorrevano il viso, sbiancato per lo shock.

 

Nathan.

 

Non aveva nemmeno il coraggio di voltarsi per guardarlo, Caleb. Si rimise in piedi, era estremamente doloroso anche per lui. 

 

-Se vuoi- disse bloccandosi un momento per un piccolo fremito -se vuoi chiedere un risarcimento sono d'accordo. Ne avresti tutti i motivi. Ora io vado.-

 

Avrebbe voluto avere la forza di scusarsi, di spiegargli quanto gli dispiacesse, ma non ci riusciva; lo trovava ipocrita come completamento, nonostante avesse il cuore in pezzi per la consapevolezza del dolore nel quale aveva scaraventato violentemente il ragazzo al quale aveva promesso amore eterno solo due anni prima.

 

-Caleb- lo chiamò Jude con un filo di voce.

 

Il castano sussultò.

 

"Non posso lasciarlo così. Si ammazzerà diamine. Non posso"

 

-Hai bisogno di qualcosa?-

 

-V-vieni- lo supplicò piangendo.

 

Caleb stava tremando. Non aveva mai visto Jude in quelle condizioni. Gli piangeva il cuore, ma cosa avrebbe potuto fare?

 

-Dimmi pure- gli disse inginocchiandosi davanti a lui senza sfiorarlo.

 

Jude lo guardò con gli occhi socchiusi, respirava a fatica, il naso gli colava per il pianto ed il suo viso era diventato cadaverico.

 

-Resta con me. Non lasciarmi-

 

Quella supplica era uscita fuori in un soffio.

 

-Mi vuoi ancora? Dopo questo?- domandò Caleb impietosito.

 

Sembrava un altro; sempre così sicuro si se, forte, impassibile, eppure in quel momento Jude stava andando in pezzi sotto i suoi occhi.

 

-Posso rimanere con te per stanotte se vuoi- 

 

-Si per favore- lo supplicò con un singhiozzo il rasta.

 

Caleb lo abbracciò intenerito. Si sentiva estremamente in colpa, soprattutto per la mancata reazione del marito, dal quale invece si sarebbe aspettato almeno qualche insulto, una sfuriata, un qualcosa che avrebbe comunque potuto aiutarlo un po' a sfogarsi.

 

Jude invece riusciva solo a piangere, senza avere neanche la forza di parlare; ed era in quel momento che Caleb avrebbe dovuto allarmarsi; perché una reazione del genere da parte di Jude era estremamente insolita.

 

Non si pose domande, non gli sorse alcun sospetto; consolò il rasta per tutta la notte, provando a spiegargli che era meglio così, che infondo loro due non erano mai riusciti a far funzionare le cose come avrebbero dovuto; che restare insieme avrebbe solamente portato infelicità ad entrambi.

 

Jude ascoltava tutto con gli occhi vuoti e approfittava del calore di quelle braccia che avrebbe potuto godersi ancora per poco.

 

Caleb voleva solamente assicurarsi che lui non si facesse del male; si preoccupò quindi quando al mattino trovò l'altra metà del letto vuota e fredda.

 

Si tirò su e si guardò attorno preoccupato.

 

-Jude?- 

 

Sospirò tentando di mantenere la calma e mise i piedi sul pavimento gelato, notando che le scarpe del marito erano ancora di fianco al letto.

 

-Jude?- lo chiamò ancora.

 

Trovò il suo cellulare sul bancone della cucina, ma del rasta nessuna traccia.

 

Uno strano timore cominciò ad impossessarsi di lui.

 

Quella reazione, quel pianto. Jude si era spezzato dall'interno in modo irreparabile, e Caleb ne era consapevole.

 

-Jude! Cazzo Jude dove sei! Ti prego!- cominciò a gridare ormai quasi sul punto di piangere.

 

Prese il proprio cellulare avvicinandosi alla grande finestra del salotto per guardare in giardino.

 

Dopo pochi secondi la voce assonnata di Nathan rispose dall'altro capo del telefono.

 

-Amore...non sei più venuto ieri, è successo qualcosa?-

 

-Nath- mormorò Caleb in preda al panico -Nath Jude è scomparso. Non lo trovo in casa e tutte le sue cose sono qui. La sua macchina è fuori, le sue chiavi sono qui. Nathan ho paura- mormorò trattenendo il pianto.

 

-Gliel'hai detto?- domandò preoccupato il turchese.

 

La voce di Nathan gli sembrò tutto ad un tratto diversa; sembrava particolarmente allarmata, forse troppo. 

 

-Si, ieri sera. Ho cercato di consolarlo durante la notte ma quando mi sono svegliato lui non c'era più. Nath e se lui...- mormorò senza riuscire a trattenere un singhiozzo.

 

-Oddio- mormorò il turchese coprendosi la bocca inorridito, mentre già nella sua testa milioni di scenari diversi cominciavano a susseguirsi uno dopo l'altro.

 

"Impossibile" pensava Nathan.

 

-Ti mando un'ambulanza se vuoi tesoro. Mi dispiace tanto, spero che tu ti stia sbagliand-

 

Qualcosa, o meglio qualcuno, allontanò il cellulare dall'orecchio di Caleb interrompendo così la conversazione.

 

-Ciao Nathan. Non sono morto, sta tranquillo, sono sano come un pesce. Piuttosto tu, guardati le spalle d'ora in poi, okay? Avrai presto il tuo compenso.-

 

Caleb aveva sbarrato gli occhi incredulo.

 

-Jude...cosa...-

 

Il rasta si infilò in tasca il cellulare del marito, guardandolo con una strana calma dipinta sul viso.

 

-Dobbiamo andare a lavoro amore, su, facciamo tardi. Ti preparo la colazione?-

 

-Jude- lo chiamò nuovamente il castano, seriamente spaventato.

 

Il rasta piantò i suoi inquietanti occhi in quelli del marito.

 

-Sbrigati o facciamo tardi- ribadì.

 

Caleb deglutì.

 

-Per favore ridammi il cellulare, adesso devo andare via- spiegò tentando di mantenere la calma.

 

Jude si lasciò sfuggire un risolino.

 

-Jude sono serio. Devo andarmene. È finita, te l'ho detto ieri. Non voglio più stare qui-

 

Jude lo ignorò, continuando a sistemare i propri documenti nella cartella.

 

-Okay- mormorò stufo Caleb, andando a prendere le chiavi della propria auto e dirigendosi verso la porta principale, ma Jude lo seguì e richiuse la porta con uno scatto prima che lui potesse uscire.

 

Il ragazzo cominciò a respirare pesantemente, con il cuore che gli batteva nel petto all'impazzata.

 

-Jude ti prego fammi uscire- 

 

Lo sguardo del rasta era terrificante.

 

-Tu sei mio marito e resti con me. Adesso va a vestirti ho detto perché non voglio fare tardi-

 

Detto ciò strappò le chiavi dalle mani di Caleb e le strinse nella propria mano, cominciando ad allontanarsi.

 

-Non disturbarti a chiamare la polizia; li ho già avvisati io. Rassegnati-

 

Caleb si prese la testa appoggiandosi di spalle al muro e provando a regolarizzare il respiro.

 

-Tu sei un fottuto psicopatico- mormorò sconvolto.

 

Jude si voltò verso di lui e cominciò a camminare nella sua direzione.

 

Caleb si guardò velocemente attorno per difendersi ed afferrò la prima cosa che gli capitò a tiro, una lampada.

 

-Non ti farò del male, bastardo. O almeno, non finché tu non ne farai a me. Semplicemente non hai scelta, tu resti con me perché mi hai sposato. Spero di essere stato abbastanza chiaro e di non doverlo ripetere ancora, detesto dover ripetere le cose. Adesso, per la terza volta, vai a prepararti per andare a lavoro.-

 

-Jude non puoi fare così. Mi stai sequestrando-

 

-Non sei così importante. Non sono ossessionato da te o cose simili, non montarti la testa. Per me puoi amare chi cazzo ti pare, brutto schifoso, quello che mi interessa è che tu non macchi il mio nome e quello di mio padre con i tuoi vizi disgustosi.-

 

Caleb schiuse le labbra sbalordito.

 

-Io ho tutto il diritto di divorziare da te se non ti amo più-

 

Jude si voltò verso di lui ancora una volta, lo prese per i capelli stringendoli con tutta la propria forza e lo guardò dritto negli occhi, avvicinando minacciosamente il suo volto al proprio.

 

-Stammi a sentire brutto pezzente, sporco miserabile  incapace di tenersi il cazzo nei pantaloni. Non hai sposato una persona qualsiasi, hai sposato Jude Sharp. Ho rinunciato a tutto per te, sono andato contro mio padre, per te. Sai quante prese per il culo ha dovuto subire perché suo figlio è un frocio? Lo sai? No, non lo sai, perché sei un ignorante ingrato che non ha mai compreso a pieno in quale famiglia stava entrando. Beh te lo dico io, ora fai parte degli Sharp, e non umilierai la mia famiglia con il suo culo sudicio, non mi esporrai alla vergogna pubblica solo perché "non mi ami più"- mormorò virgolettando le ultime parole con la mano libera.

 

Spinse via la testa del marito violentemente, liberando i suoi capelli, mentre lui lo guardava con gli occhi lucidi, sconvolto ed incapace di reagire.

 

-Quindi adesso ti prepari e vieni a lavoro con me, perché oggi annuncerò il lancio della mia nuova linea. Verrai con me e ti comporterai da marito perfetto, fedele, rispettabile. Non meriti niente di tutto quello che hai, mi hai capito? Dovresti stare in mezzo ad una strada e baciarmi i piedi solamente per averti sposato. Tu non sei niente.- 

 

Il castano dovette sedersi a causa delle forze che lentamente lo stavano abbandonando.

 

Non sapeva cosa rispondere, era come congelato, non riusciva a reagire.

 

La paura, accompagnata dalla delusione e dall'umiliazione, era troppa.

 

Guardava fisso nel vuoto con gli occhi spenti, così come aveva fatto Jude la sera prima.

 

Era davvero quello davanti a lui l'uomo che aveva sposato? Lo stesso che la sera prima gli aveva preparato quell'adorabile cenetta al lume di candela, lo stesso che aveva pianto fra le sue braccia per tutta la notte dicendogli quanto lo amasse?

 

Jude sistemò un completo elegante sullo schienale di una sedia, pronto per essere indossato.

 

-Legati quei capelli che sembri un delinquente. E stai al tuo posto durante il mio discorso, non voglio vederti andare in giro come fai sempre, mi fai innervosire-

 

Caleb prese a fissare il completo.

 

Nathan, doveva chiedere aiuto a Nathan.

 

Se anche la polizia era dalla parte di Jude allora era completamente fottuto; ma almeno c'era Nathan, lui lo amava, lo avrebbe aiutato lui.

 

Doveva solo recuperare il proprio cellulare e riuscire a contattarlo.

 

Decise di assecondare il marito e partecipò passivamente a quell'importante giornata nell'azienda della famiglia Sharp.

 

Restò al proprio posto, di fianco a Jude, esattamente come lui gli aveva comandato.

 

Dare di matto e ribellarsi sarebbe stato inutile; avrebbe soltanto finito per peggiorare la situazione. 

 

L'unica persona che poteva aiutarlo era Nathan, appunto; ma per riuscire ad incontrarlo, a contattarlo, avrebbe dovuto ottenere un minimo di libertà da parte di Jude, il che al momento sembrava altamente difficile.

 

Ritornarono a casa assieme a fine giornata; Jude stringeva possessivamente la mano di Caleb nella propria mentre guidava, lanciandogli di tanto in tanto delle veloci occhiate; il castano guardava fuori dal finestrino, disgustato e terrorizzato allo stesso tempo.

 

-Ti va di cenare fuori stasera?-

 

Caleb tacque per svariati secondi, poi parlò.

 

-Lasciami andare- mormorò molto lentamente.

 

Jude sospirò infastidito, riportando lo sguardo sulla strada.

 

-Che volevi dire quando hai detto a Nathan che avrebbe avuto il suo compenso? Vuoi fargli del male?-

 

-Ti stai preoccupando per lui?-

 

-Mi preoccupo che tu non faccia fuori nessuno.-

 

-Per ora preoccupati che io non faccia fuori te, mh?-

 

Un brivido percorse la spina dorsale di Caleb.

 

-Perché mi stai facendo questo?- soffiò con un filo di voce.

 

Jude inchiodò, facendo sobbalzare l'intera auto, compresi i due passeggeri.

 

Erano solo arrivati a casa, per fortuna; per un secondo Caleb aveva temuto che Jude si fosse fermato nel bel mezzo della strada per fargli chissà cosa.

 

Jude prese Caleb per il polso, aiutandolo a venir fuori dall'auto.

 

Il castano lo seguì senza opporre resistenza, fino all'entrata di casa.

 

-Cos'hai intenzione di fare? Non puoi obbligarmi a restare con te- 

 

-Evidentemente non hai mai capito a pieno chi hai sposato, se parli così. Ora dimmi, ordiniamo d'asporto? Voglio cenare-

 

La calma glaciale con cui Jude diceva quelle cose terrificanti era sorprendente.

 

Caleb si sentiva del tutto intrappolato, senza vie di fuga; suo marito si stava rivelando uno psicopatico, e la cosa che più di tutte lo feriva era la sua indifferenza verso i sentimenti del castano.

 

Non voleva tenerlo con lui perché lo amava; voleva solo assicurarsi che non macchiasse il buon nome degli Sharp.

 

Eppure lo aveva sposato, aveva rischiato tutto per lui solo due anni prima; quand'era stato che Jude era cambiato in quella maniera? Gli sembrava tutto così assurdo.

 

Era come se fino a quel giorno avesse vissuto con un estraneo, un estraneo che si era rivelato solo in quel momento come un mostro.

 

Allora si chiese il motivo della reazione avuta la sera prima.

 

Perché aveva pianto così? Perché lo aveva supplicato in quel modo? Magari voleva soltanto convincerlo a non lasciarlo, così da salvare il matrimonio e le apparenze.

 

Solo di quello gli importava.

 

-Io- disse schiarendosi la voce subito dopo -io vado a letto se non ti dispiace. Non ho fame-

 

-Come vuoi- aveva risposto il rasta fissando il proprio cellulare.

 

Lo stomaco di Caleb stava per rivoltarsi dalla rabbia.

 

Gli venivano in mente solo insulti.

 

E pensare che si era persino dispiaciuto mentre faceva l'amore con Nathan, progettando di andare a stare da lui.

 

Nathan.

 

Chissà come stava, chissà se si era spaventato per quella minaccia, chissà se Jude era riuscito a scovarlo grazie ai suoi infiniti contatti.

 

Sperava solo che almeno Nathan fosse al sicuro.

 

Doveva contattarlo al più presto e dirgli di stare attento, di tenere gli occhi aperti, perché Jude era una persona molto potente.

 

Restò a riflettere steso sul letto per almeno un'ora, prima che Jude lo raggiungesse.

 

Si stese di fianco a lui, mantenendo la dovuta distanza, finché Caleb non ruppe il silenzio con una domanda.

 

-Dimmi una cosa Jude, mi hai mai amato?-

 

-Dovrei essere io a chiederlo a te.- rispose freddo il rasta, voltandosi per dargli le spalle.

 

-Voglio saperlo. Dimmelo-

 

-Tu non sai quanto ho rischiato, sposandoti. Non sai a cosa ho dovuto rinunciare, non sai quanto ho dovuto sopportare pur di mettere te al primo posto. E tu- mormorò Jude con la voce leggermente incrinata -tu hai avuto il coraggio di-

 

Si fermò, incapace di continuare.

 

Caleb ascoltava in silenzio, sentendosi inevitabilmente in colpa per quelle accuse che non riusciva neanche a rivolgergli.

 

-È stata tutta colpa mia. Sono stato io a spingerti fra le sue braccia, sono stato uno stupido. Volevo controllarti...e tu invece-

 

-Che vuoi dire...?- domandò il castano confuso.

 

-Nathan lavorava per me- ammise Jude.

 

Caleb si mise a sedere, deglutì spaesato e cominciò a sentire il respiro affannarsi.

 

-Gli avevo chiesto- mormorò bloccandosi un secondo -gli avevo chiesto di provarci con te, per metterti alla prova. Doveva solo provarci. Doveva solo assicurarmi che tu fossi fedele. Ti stavi allontanando, e lui avrebbe dovuto tenerti d'occhio, per assicurarmi che non mi stessi tradendo. Ti amavo troppo. E adesso ti ho perso.-

 

-Non ti credo- biascicò Caleb.

 

La testa gli andava a fuoco per lo shock.

 

Non era vero, Nathan lo amava, loro si erano conosciuti per caso, erano diventati amici e piano piano si erano innamorati. Jude stava mentendo.

 

-Sono stato tradito due volte- realizzò.

 

-Smettila! Non ti credo cazzo non ti credo! Sei un dannato bugiardo, tu non sai proprio niente di Nathan!-

 

Si alzò di scatto dal letto, deciso a lasciare quella casa, ma Jude ancora una volta non glielo permise.

 

Lo inseguì, bloccandolo contro la porta della camera da letto, nonostante Caleb stesse opponendo resistenza con tutte le proprie forze.

 

Gli tirò uno schiaffo in pieno volto facendogli sanguinare le labbra, e finalmente il castano smise di dimenarsi.

 

Teneva la testa bassa, senza fiatare.

 

Jude lo afferrò prepotentemente per un braccio e lo spinse in direzione del letto, dove Caleb andò a rannicchiarsi spaventato.

 

I capelli sciolti e disordinati gli ricoprivano il viso, nascondendo così il terrore dipinto nei suoi occhi.

 

Jude lo raggiunse e lo strinse a se, Caleb non si oppose più.

 

Lo baciò fra i capelli, poi gli liberò il viso dai ciuffi ondulati e gli ripulì il labbro dal sangue, per lasciarci un piccolo bacio.

 

-Certo che ti amo. Ti ho amato da impazzire dal primo giorno, ma tu non l'hai mai apprezzato. Non l'hai mai meritato. Sei tu quello cattivo dei due, sei tu il mostro, Caleb-

 

Il castano non parlò più.

 

Non sarebbe servito a nulla, avrebbe solo finito per mettersi in pericolo.

 

Jude cominciò a baciargli la gola, poi senza incontrare opposizione iniziò a spogliare il marito.

 

Caleb era come un fantoccio privo di volontà.

 

Gli lasciò fare tutto, sentendo una voragine che gli scavava lo stomaco secondo dopo secondo, spinta dopo spinta.

 

Quando ebbe finito gli si addormentò di fianco, stringendolo prepotentemente a sé.

 

Caleb pianse almeno per un ora; poi realizzò.

 

Poteva fuggire, se riusciva a giocarsela bene.

 

Scivolò dalle braccia di Jude con il naso ancora colante, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto un sussulto dovuto al pianto appena cessato.

 

Tremava mentre frugava nelle sue tasche in cerca delle chiavi della propria auto.

 

Infilò le ciabatte per non fare rumore e si diresse silenziosamente in salotto, dove cominciò a frugare in tutti i cassetti in cerca del proprio telefono.

 

Quando lo trovò non esitò neanche un secondo a cercare il numero di Nathan.

 

Avviò la chiamata, chiuse lentamente la porta d'ingresso alle proprie spalle.

 

Ma uno squillo proveniente dall'interno della casa lo fece sobbalzare.

 

Si bloccò.

 

Chiuse immediatamente la chiamata, anche lo squillo terminò.

 

Non era possibile che...

 

No. 

 

Sospirò sforzandosi di mantenere la calma e si affrettò a raggiungere l'auto, partì di colpo e cominciò a macinare metri uno dopo l'altro finché non fu abbastanza lontano da quella casa.

 

Il cuore stava per uscirgli fuori dal petto per l'agitazione ma lui continuò a guidare per svariati minuti, finché finalmente dopo aver percorso circa sei chilometri si trovò di fronte alla casa di Nathan.

 

Decise di non chiamarlo più al cellulare per non rischiare; se davvero quello che aveva squillato in casa sua era il telefono di Nathan si sarebbe fatto beccare all'istante.

 

Le affermazioni di Jude riguardo al turchese si facevano sempre più credibili, ma Caleb decise di sperare fino all'ultimo, e così si diresse verso la porta di quella casa avvolta nelle tenebre.

 

Quando la trovò socchiusa però, non poté trattenere il panico.

 

La casa era sottosopra, molti oggetti erano spariti, sembrava quasi che fosse avvenuto un furto in quella stessa casa in cui era stato così tante volte per consumare il proprio amore assieme a Nathan.

 

-Nath...?- domandò con la voce che gli tremava incontrollata.

 

Salì al piano di sopra, diretto verso la camera da letto.

 

Il terrore era troppo, così come quell'orribile presentimento che stava mettendo radice nel suo stomaco fin da quando aveva sentito lo squillo in casa propria.

 

-Nathan?- lo chiamò ancora.

 

Tutto era al buio, la corrente elettrica era staccata e la casa sembrava totalmente deserta.

 

Sul letto disfatto c'erano due fascicoli abbandonati, uno dei quali aperti; era pieno di fotografie di Caleb.

 

Non poté controllare il tremolio delle dita mentre illuminava con la torcia del cellulare le immagini che lo riprendevano, catturando vari momenti delle sue giornate.

 

"Non ci credo, non è possibile" si ripeteva, sperando di riuscire a convincersi che no, Nathan non lavorava per Jude, Nathan non lo aveva preso in giro così, loro si erano amati.

 

Non era stata tutta una farsa giostrata da Jude.

 

Non poteva esserlo.

 

Aprì l'altro fascicolo, contenente i termini del contratto.

 

Nathan avrebbe ricevuto un paio di milioni di yen in cambio della sua prestazione.

 

Quando però trovò all'interno alcuni degli assegni promessi, il mondo gli crollò addosso.

 

Nathan non c'era, la sua casa era a soqquadro; ed il compenso stabilito per il "lavoro" era lì.

 

Si prese la testa fra le mani, strinse gli occhi e si trattenne dal liberare un grosso urlo.

 

Che cosa aveva fatto a Nathan quel bastardo? Perché era sparito lasciando lì il suo denaro, perché la sua casa era in quelle condizioni, dov'era finito?

 

Continuò a tormentarsi con quelle domande finché il proprio cellulare non cominciò a squillare.

 

Gli cadde dalle mani, era saltato in aria per lo spavento.

 

Lo fissò mentre vibrava, con lo schermo contro il pavimento.

 

Aspettò qualche secondo prima di avere il coraggio di prenderlo e ruotarlo verso di sé.

 

Il nome di Nathan lampeggiava sullo schermo.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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