Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: Miharu_phos    30/04/2020    0 recensioni
[Fudoukidou]
-Sono come gli altri, dici?-
La sua voce si era fatta sensuale mentre guardava il compagno di squadra con occhi languidi, giocherellando con la pelle della sua schiena nuda.
Caleb percepì dei brividi al contatto con quelle dita fredde e sottili e sospirò, mentre se ne restava seduto in ginocchio sul letto.
-È stata tutta colpa di questa stanza. Perché ci hanno messi insieme io proprio non capisco-
-Ovvio no? Per farci andare d'accordo. Mica credevano che avremmo utilizzato la stanza per fare altre cose-
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Jude?-

 

-mh?-

 

-Perché io?-

 

-In che senso?-

 

-Perché hai scelto me? Perché ti piaccio...proprio io?-

 

-Chi dice che mi piaci scusa?-

 

-Fanculo.-

 

Caleb fece per alzarsi ma Jude lo trattenne per un braccio, riempiendo l'aria con la sua risata.

 

-Dai scemo...scherzo, ovvio che mi piaci. Sennò perché ti avrei permesso di farmi quello che hai fatto?-

 

-E io che ne so, sei tutto strano tu. Magari mi hai solo usato, cosa ne posso sapere-

 

La voce di Caleb era allegra, scherzosa, ma la frase che aveva pronunciato era esattamente quello che si domandava da quando avevano cominciato quello strano gioco che si era ben presto trasformato in qualcosa di serio, di cui nessuno dei due era più riuscito a fare a meno.

 

-Guarda che sono serio, comunque. Perché io?-

 

-Credi di non essere all'altezza?-

 

Il tono di Jude era quasi derisorio, mentre lo guardava con un sopracciglio alzato ed uno stupido sorriso sulle labbra.

 

-No- ridacchiò il castano mentendo.

 

-Stupido arrogante che non sei altro guarda che per me sei come gli altri, non me ne frega niente se il resto della squadra pende dalle tue labbra-

 

Jude curvò la bocca in un ghigno, percependo la bugia enunciata dall'altro.

 

-Sono come gli altri, dici?-

 

La sua voce si era fatta sensuale mentre guardava il compagno di squadra con occhi languidi, giocherellando con la pelle della sua schiena nuda.

 

Caleb percepì dei brividi al contatto con quelle dita fredde e sottili e sospirò, mentre se ne restava seduto in ginocchio sul letto.

 

-È stata tutta colpa di questa stanza. Perché ci hanno messi insieme io proprio non capisco-

 

-Ovvio no? Per farci andare d'accordo. Mica credevano che avremmo utilizzato la stanza per fare altre cose-

 

-Altre cose che non accadranno più- mormorò il castano, alzandosi definitivamente, trattenuto ancora dal rasta che lo tirò a se con forza.

 

-E se io non fossi d'accordo?-

 

-E se tu non comandassi proprio nulla per quel che riguarda quello che ho io nelle mutande?-

 

Jude roteò gli occhi scocciato dall'astio che il castano si ostinava a mantenere nei suoi confronti.

 

-Un giorno dovrai spiegarmi perché mi odi-

 

-Non ti odio. Non sei così importante. Tu piuttosto, devi ancora spiegarmi perché hai scelto di farti sfondare da me e non da qualcun altro-

 

-Non l'ho mica scelto, e poi sai, la squadra non è un catalogo dal quale puoi scegliere i tuoi partner sessuali-

 

-Se lo fosse chi avresti scelto? Di certo non me-

 

-E perché allora non ti ho rifiutato?-

 

-Forse volevi toglierti qualcun altro dalla mente, io cosa ne so. So solo che ti ho provocato e tu ci sei stato subito. Mi è sembrato strano.-

 

Jude ignorò la prima frase, fingendo di non averci fatto caso.

 

-Stai dicendo che è stato troppo facile?-

 

-Troppo facile per uno come te.-

 

Jude si compiacque delle parole di Caleb e sorrise, soddisfatto.

 

-Beh cosa ne sai, magari non aspettavo altro- ipotizzò il rasta tirandosi addosso il castano, che gli ricadde sopra con un tonfo, petto contro petto e fianchi contro fianchi.

 

-Mi da fastidio quando fai così. Qui non hai il controllo, non ne hai più una volta che siamo fuori dal campo.-

 

La voce di Caleb si era fatta seria, sembrava quasi che si fosse offeso.

 

Jude avvertì un leggerissimo senso di colpa ma tentò di mantenere il suo ghigno nel tentativo di sdrammatizzare.

 

Capovolse le posizioni facendo ritrovare il castano sotto di sé, mentre quello lo guardava con sguardo ferito.

 

Mosse i fianchi sull'amico facendo sfregare insieme le loro intimità scoperte, ma questo non bastò a mascherare la consapevolezza che entrambi si ostinavano a celare.

 

-Basta. Levati-

 

-Si può sapere che ti prende?-

 

Jude era rimasto scaraventato sul letto e guardava il castano che, sfuggito alla sua presa, aveva cominciato ad aggirarsi per la stanza in cerca dei propri vestiti.

 

-Non avrei dovuto, è stata una cazzata. Vado a fare un giro.-

 

Jude non riuscì ad opporsi alle intenzioni del compagno di squadra ed era rimasto a fissarlo mentre il suo testone rasato si allontanava, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Si stese sul proprio letto prendendo a guardare il soffitto.

 

Era stato così contento quando finalmente Caleb lo aveva baciato, quando aveva cominciato a toccarlo spingendosi sempre più in là, finché non si erano ritrovati nudi, insicuri e spaventati.

 

Erano soltanto dei ragazzini, quanta esperienza potevano aver avuto? 

 

Ma solo per uno dei due quella era stata la prima volta, e, incredibilmente, non si era trattato di Jude.

 

Caleb era insicuro ma aveva tentato di mascherarlo, dimostrando una certa intraprendenza che aveva stupito Jude, e che gli aveva fatto anche una certa tenerezza.

 

Ma per quale motivo se l'era presa in quel modo? 

 

Jude pensava di saperlo in fondo ma non voleva illudersi di essere così importante per il castano; inoltre neanche lui avrebbe saputo spiegare che cosa ci fosse fra lui ed David e neanche che cosa provasse nei suoi confronti.

 

Ma una cosa era certa, Caleb aveva intuito l'intimità che c'era fra i due e in qualche modo gli dava fastidio.

 

Ma perché? Sarebbe stato stupido credere che Caleb tenesse a Jude, che fosse geloso di lui, che lo volesse tutto per sé.

 

Eppure quella sera senza motivo gli si era avvicinato, avevano cominciato a parlare e non appena Caleb si era sporto sulle sue labbra Jude gli si era avvinghiato, come se non aspettasse altro da chissà quanto tempo. 

 

Aveva visto un'occasione e l'aveva colta, si sarebbe potuto dire così; inoltre Caleb era indubbiamente un bel ragazzo e qualche pensierino su di lui lo aveva fatto tante volte, soprattutto quando in campo non faceva che stuzzicarlo, dimostrandogli indirettamente di desiderare le sue attenzioni.

 

Tutto ciò non era passato inosservato agli occhi di David però, che aveva mostrato al riguardo la più ostentata indifferenza.

 

Non gli non importava di lui, ci aveva soltanto giocato qualche volta, nella sua stanza, o nella stanza che il rasta condivideva con Caleb, il quale più volte aveva dovuto aspettare che la sua camera fosse libera.

 

Non aveva mai chiesto a Jude perché il loro compagno di squadra si trovasse nella loro stanza alle undici di sera ma aveva tentato di mascherare il fastidio che la cosa gli provocava e si era messo a letto, fingendo di essere interessato al proprio cellulare, senza fare domande.

 

E si, Caleb aveva ragione quando diceva che Jude aveva cercato in lui una distrazione; David sembrava non aver più bisogno del suo fondoschiena e il rasta si sentiva solo, aveva bisogno di qualcuno che gli desse ancora attenzioni, e chi meglio di Caleb che non faceva altro che tentare di attirarle in tutti i modi?

 

Ma Caleb non poteva sul serio essersi offeso per questo.

 

Non avevano mai avuto atteggiamenti intimi o lascivi, il reciproco interesse fisico era stato da entrambi dissimulato sapientemente e quel che era successo in quella stanza pochi minuti prima beh, era stata forse solo un'esplosione di tensione, accumulata dall'astinenza del rasta e dalla curiosità del castano nei confronti delle abitudini degli altri due compagni di squadra.

 

Era così, no? Caleb aveva voluto soltanto provare, e lo aveva fatto con Jude, perché no, tanto non erano nemmeno amici.

 

Eppure il suo atteggiamento ferito la diceva lunga sul reale significato che aveva attribuito a quel suo primo rapporto sessuale.

 

Forse aveva soltanto bisogno di farsi le ossa con un po' di esperienza, poi sarebbe diventato più insensibile al riguardo, come Jude.

 

Peccato che nemmeno Jude fosse così insensibile come riusciva benissimo a far credere.

 

Caleb stava passeggiando da diversi minuti, faceva avanti e indietro nel quartiere giapponese di quella strana isola, sbuffando e roteando gli occhi ogni volta in cui riceveva un saluto o una gratificazione; essere uscito con la divisa della squadra non era stata una buona idea.

 

Gli facevano male i fianchi, le cosce e beh, anche l'aggeggio che aveva fra le gambe.

 

Non credeva che fare sesso con un'altra persona sarebbe stato così faticoso; per tanti anni ci aveva fantasticato su, credeva di non vedere l'ora che il momento arrivasse; eppure, a pochi minuti dall'accaduto, lui si sentiva solo dannatamente stupido.

 

Si sentiva usato. Jude ad un certo punto aveva anche voluto ricominciare e Caleb si sentiva talmente stanco e distrutto che per lui sarebbe stato impensabile riuscire a fare un secondo round.

 

Per questo era andato via: Jude lo stava palesemente usando.

 

In quel momento non aveva più avuto dubbi su quale fosse il genere di attività che il rasta svolgeva spesso con David, quando Caleb tentava di illudersi che rimanessero insieme così tardi solo per chiacchierare.

 

Si sentiva così patetico, così scemo.

 

Per Jude non aveva significato assolutamente nulla.

 

"Certo che mi piaci"

 

Quelle parole gli risuonavano nella testa.

 

Ma cosa aveva voluto intendere precisamente? In che senso Caleb gli piaceva?

 

Gli piaceva esteticamente, gli piaceva a letto...?

 

O gli piaceva nel senso che provava qualcosa per lui?

 

Scosse la testa, illudersi con tali stupidate era a dir poco ridicolo e penoso.

 

Jude aveva bisogno di farsi prendere da qualcuno, e visto che David non sembrava più volersi prestare ai suoi bisogni a lui era andato bene il primo che ci aveva provato.

 

Peccato che Caleb ci avesse provato spinto da un sentimento sincero, ovvero il puro e semplice desiderio di baciare il ragazzo di cui era perdutamente innamorato.

 

Aveva ottenuto quello che voleva ed anche di più: aveva perso la verginità con il ragazzo che amava, non era mica poco.

 

Eppure non riusciva a sentirsi felice neanche un po'.

 

Se avesse potuto tornare indietro sarebbe andato dritto a letto ed avrebbe continuato a fantasticare sul rasta mentre chiudeva i suoi occhi umidi contro il proprio cuscino.

 

Ma aveva deciso di provarci, al limite avrebbe ricevuto un'altro ceffone accompagnato da un insulto, nulla di nuovo.

 

Ed invece lui c'era stato eccome; esserne felice però, date le circostanze, sarebbe stato impossibile.

 

Chiederò a Travis di cambiarmi di stanza. Si, farò così.

 

Una voce fin troppo familiare lo fece sobbalzare, mentre appoggiato sul ponticello fissava l'acqua scorrere nel canale.

 

-Ah, sei qui. È tardi, non torni in dormitorio?-

 

-Torno fra un po'.-

 

-Se vuoi qualche volta comunque lo possiamo rifare. Per me non ci sono problemi-

 

Caleb si sentì pervadere dal ribrezzo.

 

-Vaffanculo Jude. Non hai capito proprio un cazzo.-

 

Davanti agli occhi increduli del rasta aveva cominciato ad allontanarsi, mentre cominciava a sentire gli occhi pizzicargli.

 

-Mi spieghi cosa c'è che non va? Cosa dovevo fare? Caleb dannazione mi rispondi?-

 

-Lascia stare. Hai fatto bene tutto quanto, anzi anche fin troppo bene-

 

La voce di Caleb era acida.

 

Continuava a camminare a passo spedito verso il dormitorio ma il rasta manteneva il passo, troppo curioso e intrigato per lasciarlo andare.

 

Tanto condividevano la stanza, dove sperava di scappare?

 

-Fermati! Spiegami dove ho sbagliato scusa!-

 

-Tu e David scopate, non è vero?-

 

Jude guardò l'altro con le sopracciglia arcuate, infastidito dalla domanda.

 

-Adesso cosa c'entra?-

 

-Vuoi che io diventi come lui, non è vero? Uno con cui divertirti quando ti annoi. Mi disgusti Sharp-

 

Jude non riusciva a pensare, per la prima volta.

 

Tutte le sue supposizioni su Caleb sembravano farsi sempre più fattibili, ma non voleva sperarci troppo, d'altronde nessuno gli aveva mai mostrato un interesse che andasse oltre quello di letto ed il suo scetticismo di certo non aiutava.

 

-Non ho mai detto questo! E tieni fuori David per favore-

 

Caleb non era riuscito a trattenere un singhiozzo, ma aveva subito tentato di soffocarlo coprendosi la bocca con una mano.

 

Jude era dietro di lui e gli fissava la schiena, illuminata dalla forte luce del lampione sopra di loro.

 

-Caleb...-

 

-Non toccarmi- aveva biascicato il castano prima che l'altro potesse sfiorarlo.

 

-Mi sono innamorato di te, okay? Ecco, ora lo sai. Potrai nutrire il tuo ego ancora di più, ora che mi sono dichiarato. Ma non ce la faccio più a fare finta di niente, soprattutto quando vedo a cosa sei disposto pur di avere attenzioni. Quindi adesso torna pure da David e vai a vantarti della tua ennesima conquista. Immagino che sappiate come divertirvi voi due.-

 

Jude restò in silenzio per un po', aspettando che l'altro si fosse calmato.

 

L'ultima cosa che si aspettava era di ricevere una simile dichiarazione, proprio dal ragazzo che sembrava sopportarlo meno di tutti.

 

Gli si avvicinò lentamente, fino ad accarezzargli un fianco, percependo il tremolio che quel contatto aveva provocato nell'altro.

 

Caleb era restio a sciogliersi, nonostante il tocco gentile del rasta, ma quest'ultimo non si arrese e gli si mise di fronte, dove con un unico e semplice gesto lo strinse in un abbraccio.

 

Il castano spalancò gli occhi bagnati dalle lacrime e portò lo sguardo sui capelli di Jude che gli solleticavano il viso.

 

-Guarda che sono innamorato anch'io, testone. Sono venuto a cercarti apposta, volevo che tornassi in camera con me-

 

Caleb si scostò di poco, il giusto che serviva per guardare l'altro negli occhi.

 

Jude gli sorrise leggermente imbarazzato, poi si sporse contro le sue labbra per lasciarvi un bacetto leggero.

 

-Andiamo?- domandò, prendendo il castano per mano.

 

Caleb era ancora incredulo, ma strinse quella mano a sua volta e camminò in silenzio al fianco del compagno, senza riuscir più a spiccicare parola.

 

Quella notte si addormentarono insieme, l'uno nelle braccia dell'altro, senza il bisogno di aggiungere ulteriori parole a quelle già pronunciate.

 

E tutto rimase fra quelle quattro mura, nelle quali per tutta la notte non fecero che risuonare dei sonori e dolci baci.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Miharu_phos