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Autore: mrsstilinski__    01/05/2020    1 recensioni
La storia d'amore tra Rose e Scorpius narrata dal punto di vista della micetta Sissi, sullo sfondo di Hogwarts e della luna che riflette sul Lago Nero.
[...]
Lo scopo principale della vita di Sissi era di vedere Rose felice: certo, era stato più facile quando era lei la sua unica fonte di spensieratezza, quando la coccolava o le ripeteva quanto fosse speciale; adesso doveva condividere l’amore della sua padroncina con un’altra persona che le voleva bene, ma Scorpius le piaceva.
Aveva un sorriso rassicurante e degli occhi belli, verdi e furbi, e Rose non faceva che raccontarle di quanto fosse innamorata di lui.
E Sissi, che era una micetta vivace e attenta, l’aveva capito subito, da come Scorpius guardava la sua padroncina, che anche lui era tanto innamorato di lei.
Genere: Fluff, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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 La luna e la gatta
Cantare nella testa
Questo motivo che mi fa
Stare come una gatta che guarda dalla finestra
La luna che cade in un lago dipinto di blu
Sissi era una piccola gatta bianca con grandi occhi azzurri e una fedeltà incontrastata per la sua padroncina, la giovane strega diciassettenne Rose Weasley, che qualche anno prima l’aveva trovata abbandonata dentro ad una scatola nella Londra babbana e aveva deciso di adottarla; le aveva dato una casa calda e accogliente, una famiglia rumorosa ma sempre allegra, ogni giorno le regalava il suo amore e le sue coccole, e Sissi poteva definirsi una micetta felice.
Voleva bene alla sua padroncina, le piaceva farle le fusa, farsi fare i grattini, giocherellare con i suoi capelli e con la sua sciarpa rosso-oro e accoccolarsi a lei mentre leggeva i suoi libri.
Avevano un legame speciale, Rose glielo ripeteva sempre.
«Ti voglio bene piccolina, sei la mia micetta del cuore» le diceva.
E Sissi si sentiva orgogliosa, sapeva di meritare il suo affetto e Rose era la padroncina più buona e dolce che potesse mai desiderare.
Il suo periodo preferito dell’anno erano i nove mesi ad Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria dove studiava Rose, nella casa di Grifondoro; gironzolava libera per il castello, in giro per il grande parco che lo circondava, ma alla fine tornava sempre da lei.
 
Quel pomeriggio di novembre faceva freddo e pioveva, così Sissi convenne che era meglio starsene accucciata nel piccolo cesto in vimini che Rose aveva sistemato per lei nella stanza, proprio sotto la finestra, così che la notte potesse guardare la luna riflessa sul Lago Nero che si vedeva dalla torre di Grifondoro, dove vivevano; era una sistemazione confortevole, nel cesto c’era un morbido cuscino blu e una coperta di lana che nonna Molly aveva cucito per lei, così aspettava che Rose tornasse dalle lezioni o dall’allenamento di quidditch, beandosi del calore del suo lettino.
«Ciao Sissi» la salutò Rose, ridestandola dal suo momento di tranquillità «sei stata tutto il giorno qui, eh pigrona?» ridacchiò, accarezzandola.
Si slacciò la coda di cavallo e posò la scopa da quidditch, disseminando fango per tutta la stanza «Grazie a Godric sono caposcuola e ho la camera singola, così non devo sentire le urla delle ragazze perché sporco il pavimento» commentò, entrando poi nel bagno per farsi la doccia, non prima di aver pulito la stanza con un colpo di bacchetta.
Sissi non l’ascoltò più di tanto, sapeva che quando Rose tornava dall’allenamento era sempre stanca e spesso irascibile, specie da quando era diventata capitano, quindi preferiva farsi i fatti suoi e aspettare che fosse lei a chiamarla per farle le coccole.
«Oggi sono davvero distrutta» esordì, uscendo dal bagno con la divisa scolastica di Grifondoro indossata e si distese sul letto, passandosi una mano sul viso «ma la partita contro i Tassorosso si avvicina e già l’anno scorso ci hanno soffiato la coppa delle case» ridacchiò «povero Jamie, ci teneva a vincerla il suo ultimo anno.»
Sissi miagolò, saltando sul letto e accoccolandosi al petto di Rose, che prese ad accarezzarla dolcemente «sono sicura che vinceremo, quest’anno» disse poi, pensierosa «sarà divertente.»
Rose parlava, parlava tanto e di qualsiasi argomento; Sissi si era abituata e le piaceva ascoltarla mentre le raccontava le sue giornate, le sue sensazioni, esternava i suoi pensieri: era il loro rapporto, ed era speciale.
«Sai, Sissi» disse ad un certo punto. La micia drizzò le orecchie, perché quando la chiamava significava che doveva dirle qualcosa di importante «l’altra sera c’è stata la festa di compleanno di Al, giù nei sotterranei di Serpeverde…»
Al, al secolo Albus Severus Potter, era il cugino preferito di Rose, il suo confidente e il suo migliore amico; Sissi gli voleva bene, perché le portava sempre gli avanzi della cena e le faceva i massaggi al pancino, era più buono di quanto non fosse Hugo, il fratello di Rose – nonché, in teoria, il suo padroncino, ma non si erano mai piaciuti più di tanto, in effetti.
«… e così ho baciato Scorpius. Sarà che mi ha chiesto di ballare, poi era da un po’ che ci pensavo, così ho tirato fuori il mio coraggio Grifondoro ed è stato bello, sì» rifletté, arrossendo improvvisamente «il giorno dopo a lezione di pozioni abbiamo parlato e in effetti non saprei come definire la nostra “relazione”» continuò, mimando la parola con le dita.
Sissi la ascoltò, beandosi delle sue coccole: Rose si era persa in uno dei suoi infiniti soliloqui, parlava e parlava ininterrottamente, faceva le domande e si dava le risposte, poi cambiava idea, e ancora iniziava a fare liste e disegnini strani, per capire meglio – un’abitudine che Sissi aveva sempre trovato bizzarra.
«Al dice che sono paranoica, tu che ne pensi?» chiese, poi ridacchiò «ma tu sarai una rubacuori Sissi, chissà quanti gatti fanno la fila per farti la corte, sei così carina» concluse, continuando a coccolarla e farle i grattini.
Se solo Sissi fosse stata dotata di parola, le avrebbe detto che sì, in effetti lei era la micetta più bella che ci fosse ad Hogwarts ed era sicura che Fiocco di Neve, il gatto persiano dall’aria aristocratica di sua cugina Dominique, sarebbe prima o poi capitolato alle sue zampe, e contemporaneamente avrebbe dato ragione ad Albus, perché Rose aveva tantissimi pregi ma si faceva prendere troppo facilmente dal panico, per ogni situazione, e poi stava a lei sentire i suoi monologhi deliranti.
«Comunque, ho un saggio di storia della magia da fare per lunedì e mi tocca approfittare di quest’oretta libera prima di cena.»
Quando Rose interrompeva i suoi flussi di coscienza per iniziare a fare qualcos’altro, stava a significare che era preoccupata ed era qui che, in quanto sua confidente, Sissi doveva starle vicino e non farla sentire sola, così le si avvicinò, facendole le fusa e miagolando, sperando in qualche modo di distrarla e farla smettere di avere pensieri negativi.
La sua Rose era coraggiosa, intelligente, buona; ma era anche testarda, cinica – a volte - e spesso sottovalutava quanto fosse forte d’animo e intraprendente.
Quando era più piccola era molto più facile, gli unici suoi interessi erano lo studio e il quidditch, poi erano arrivati i ragazzi, le delusioni amorose, le amicizie, e toccava sempre a lei la parte più difficile: consolarla, tirarla su di morale, distrarla.
«Micetta, scendo giù a mangiare» le disse ad un certo punto, alzandosi dalla sua scrivania. L’orologio della stanza scoccava le 7 p.m. spaccate. «Vuoi portato un po’ di pollo?» poi parve rifletterci su «no, meglio un po’ di lattuga, stai diventando una pallina cicciotta.»
Sissi, infastidita, miagolò nella sua direzione, dandole poi le spalle e accucciandosi nel suo lettino.
Rose ridacchiò, chinandosi poi a darle un bacio sulla testolina bianca «sei permalosa tale e quale a papà.»
Ma dimmi
Come si può stare bene anche quando si è lontani
E non sento la tua voce ormai da troppe settimane
Dimmi come si può stare vivi
Anche senza respirare
Era passato qualche mese da quando Rose le aveva raccontato di aver baciato Scorpius Malfoy, finalmente poi si erano messi insieme, avevano trascorso il Natale lontani, scambiandosi lettere, poi erano tornati a scuola e ogni volta che Sissi passeggiava per i corridoi li vedeva camminare mano nella mano, ridere, baciarsi, battibeccare.
Lo scopo principale della vita di Sissi era di vedere Rose felice: certo, era stato più facile quando era lei la sua unica fonte di spensieratezza, quando la coccolava o le ripeteva quanto fosse speciale; adesso doveva condividere l’amore della sua padroncina con un’altra persona che le voleva bene, ma Scorpius le piaceva.
Aveva un sorriso rassicurante e degli occhi belli, verdi e furbi, e Rose non faceva che raccontarle di quanto fosse innamorata di lui.
E Sissi, che era una micetta vivace e attenta, l’aveva capito subito, da come Scorpius guardava la sua padroncina, che anche lui era tanto innamorato di lei.
«Sei sicura che posso salire?» una voce maschile – ma che Sissi ormai aveva imparato a conoscere bene – la svegliò dal suo sonnellino, mentre la risata di Rose interrompeva la quiete della stanza.
«Che qualcuno si azzardi a togliere punti alla caposcuola Weasley» ridacchiò, invitandolo ad entrare. «Ciao micetta» le disse poi quando entrò, dandole un bacio sulla testa «come stai? Ti sono mancata?»
Sissi si strusciò sulle gambe di Scorpius, reclamando le sue coccole; se voleva stare insieme alla sua Rose, prima di ogni altra cosa doveva essere affettuoso con lei e non era una regola opinabile, ma aveva capito che il ragazzo della sua padroncina non era molto avvezzo alla compagnia dei gatti, era sempre piuttosto impacciato quando lei gli si avvicinava cercando le sue attenzioni.
«Dormi qui, stanotte?» gli chiese Rose, distendendosi sul letto e reclamando la vicinanza di Scorpius, che le si avvicinò e si distese accanto a lei, dandole un bacio in fronte.
«Weasley, da quando stai con me sei poco avvezza al rispetto delle regole» ridacchiò, abbracciandola stretta «ma penso sia una buona idea.»
Sissi osservò quella scena da lontano. Perché Rose gli aveva chiesto di dormire con lei? Non era mica sola! Bastava che glielo chiedesse e le si sarebbe accoccolata accanto tutte le volte che voleva, come avevano sempre fatto.
Scorpius giocava con una ciocca di capelli di Rose, arricciandola col dito e poi lasciandola andare, mentre lei gli raccontava come era andata la gita ad Hogsmeade con le cugine.
Una volta era Sissi la destinataria dei suoi racconti, la ascoltava pazientemente senza mai fare un miagolio infastidito, anche quando Rose ciarlava senza sosta e senza neanche respirare tra una parola e l’altra.
«… E così Lily è uscita con Nick McLaggen. Ci puoi credere?»
«Tua cugina è sveglia, mica come te che hai aspettato sette anni» la rimbeccò divertito Scorpius, facendola arrossire.
«Beh, anche tu potevi farti avanti, se proprio ti interessavo!»
«È vero» confermò «ma è stato più bello quando mi hai baciato a novembre.»
Rose gli diede un bacio, sorridendogli sulle labbra «già, ma non pensare che solo per questo alla prossima partita non ti straccerò!»
Scorpius rise ancora, baciandola di nuovo, accarezzandole la pelle sotto la camicetta, mentre lei ridacchiava e si stringeva a lui.
«Rose Weasley» disse ad un certo punto «che sortilegio mi hai fatto? Sono pazzo di te.»
«Sai che in pozioni sono negata, quindi è da escludere una pozione d’amore» rispose, divertita, poi prese a giocare con la cravatta verde-argento, arrotolandosela nell’indice «Malfoy, penso proprio che ti amo.»
Sissi era stata presente in ogni fase dell’adolescenza di Rose: l’acne, l’apparecchio ai denti, il primo bigliettino “ti vuoi fidanzare con me?”, la prima litigata con la sua migliore amica, una serie di compleanni, la prima festa clandestina di Halloween, il primo fidanzato.
Ma era la prima volta che Rose pronunciava quelle due parole che, Sissi aveva capito in tanti anni a stare con lei e sentirla leggere quei romanzi babbani, erano importanti. E Rose non diceva mai niente per caso.
«Ti amo anche io, Weasley.»
Sissi passò tutta la notte a guardare la luna e a sentirli ridere, chiacchierare, baciarsi. Nel buio non poteva vederli, ma era certa che gli occhi di Rose brillassero come quando li aveva visti entrare, perché era questo l’effetto che Scorpius aveva su di lei. E a Sissi piaceva, anche se non era la diretta responsabile della felicità di Rose.
Nel cielo la notte è romantica
Venere bacia Orione
Senza sapere dove
Senza sapere come
Vorrei tu facessi lo stesso
Chiamandomi col mio nome
L’amore attraversa lo spazio
I chilometri anni luce
Quando lei e Scorpius litigavano – cosa che accadeva non di rado – mentre Albus, giù nei sotterranei di Serpeverde, sentiva la campana del ragazzo, a Sissi toccavano gli sfoghi di Rose, che tendeva ad arrabbiarsi e lanciare incantesimi per tutta la stanza.
«È così sciocco!» disse una sera, massaggiandosi le tempie «come fa ad essere così geloso di Gilbert? Abbiamo solo dovuto fare un compito di rune antiche insieme!»
Sissi odiava vedere Rose arrabbiata: le diventavano le orecchie rosse – e questo era buffo, ma perdeva tutta la luce negli occhi che aveva invece quando era contenta; e poi, nessuno avrebbe mai potuto spodestare Scorpius dal cuore di Rose, se solo Sissi avesse potuto gliel’avrebbe detto, a quel testardo! Se non fosse che entrambi erano così orgogliosi, alle volte le loro litigate duravano per giorni interi, così tanto che Sissi desiderava prendersi una vacanza per non sentirli.
«Gilbert mi piaceva due anni fa! Ma tra noi non è neanche mai successo nulla» continuò a piagnucolare, mentre Sissi si stiracchiava sul suo letto, approfittando del fatto che Rose fosse seduta sullo stipite della finestra.
Sperava solo che quei due non si lasciassero mai, perché ormai a Scorpius si era affezionata ed era sicura che nessuno potesse trattare bene e rispettare la sua padroncina come faceva lui, era il suo sesto senso da gatta, non sbagliava mai.
Un lieve bussare interruppe i piagnistei di Rose da un lato e i pensieri di Sissi dall’altro e la testa bionda di Scorpius fece capolino. «Posso?»
Rose annuì, puntando poi la bacchetta alla porta e pronunciando l’incantesimo per chiuderla a chiave.
«Al vorrebbe che ti dicessi che sono un cretino» esordì, sedendosi sul letto «ma sono troppo egocentrico per ammetterlo.»
Rose non riuscì a nascondere un sorriso, davanti a quelle scuse deliranti.
Sissi aveva ormai capito l’humor di Scorpius Malfoy, ben diverso a quello a cui era abituata con Rose e la sua famiglia, ma nonostante questo la divertiva.
«Posso dirtelo io, che sei un cretino?»
Scorpius annuì, allargando le braccia così che Rose si rifugiasse lì in mezzo, beandosi della stretta del suo ragazzo.
Sissi osservò quella scena, leccandosi distrattamente la zampa e balzando giù dalla scrivania, dove si era appollaiata per guardare e sentire meglio.
Miagolò, sedendosi poi vicino a Rose, che ridacchiò e le fece un grattino dietro l’orecchio, continuando intanto a chiacchierare con Scorpius di quello che avevano fatto in quei due giorni senza rivolgersi la parola se non frecciatine durante le lezioni.
A Sissi piaceva quello scenario così familiare: lei, Scorpius e Rose; erano dei bei momenti, in cui sentiva che condividere l’amore della sua padroncina con quel ragazzo andava bene, perché ce n’era abbastanza per tutti e due.
Ciò che aveva imparato, negli anni con Rose e con la sua famiglia, era che l’amore non era misurabile, bensì era una condizione di libertà, come la libertà di passeggiare per il quartiere, quando erano a casa, o per il castello di Hogwarts; amava Rose perché non aveva preteso da lei totale fedeltà o accondiscendenza, ma le aveva dato il suo amore e Sissi l’aveva soltanto accolto, ricambiandolo nei limiti del suo essere una gattina e non un essere umano.
Ma l’aveva lasciata libera di affezionarsi, di volerle bene, e il loro legame non sarebbe mai stato interrotto da niente, di questo Sissi ne aveva l’assoluta certezza, ed era bello così.
Perché Rose era passione e allegria, mentre lei era dolcezza con una buona dose di indipendenza, e questo bastava affinché il loro rapporto gattina/padroncina fosse unico.
Ma non le sarebbe mai stata grata abbastanza per esserle stata amica, per averla scelta come confidente – più che come semplice animale domestico, quindi sì, era ben felice che nel suo cuore ci fosse spazio anche per Scorpius.
Se Sissi avesse avuto capacità di parola, avrebbe detto che voleva loro molto bene e che era felice che fossero tutti e tre assieme lì, nella stanza di Rose sulla torre di Grifondoro, mentre la luna era alta nel cielo e rifletteva sul lago nero.
 
 
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oneshot che si ispira alla canzone "La luna e la gatta" di Takagi e Ketra, Tommaso Paradiso, Jovanotti e Calcutta.
Mi è capitata nella riproduzione casuale di spotify e mi è venuta l'idea; la coppia Rose/Scorpius è una delle mie preferite e ho voluto raccontarla da un punto di vista inedito, mi sono divertita tanto a scrivere "da parte" di Sissi, sebbene sia stato anche difficile, in certi momenti.
Spero sia piaciuta anche a voi, magari fatemi sapere cosa ve ne pare con una recensione, se vi va!:)
Vi ringrazio per averla letta, un bacio!

 
  
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