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Autore: hirondelle_    02/05/2020    1 recensioni
Haizaki e Hiroto litigano per cazzate ma tutto sommato sono buoni compagni di stanza.
That's it.
That's the plot.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haizaki Ryouhei, Kira Hiroto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Non scherziamo”
A quelle parole, Haizaki rispose alzando lo sguardo dal Nintendo e puntandolo sull’espressione scocciata di Hiroto. “Che c’è?” borbottò laconico, rispondendo con un’occhiataccia sprezzante.
Da quando erano finiti in stanza insieme, Hiroto non aveva mai smesso di lamentarsi. Era come se si impegnasse costantemente per dargli sui nervi, trovando pretesti di varia natura e occasione.
“Sei ridicolo con i capelli raccolti”.
Haizaki aggrottò le sopracciglia e sbuffò, infastidito. Non capiva cosa c’entrasse ora lo chignon sfatto che aveva improvvisato per evitare che i capelli gli andassero davanti agli occhi: in mancanza di altro, era chiaro che Hiroto si fosse buttato sugli argomenti più stravaganti. “Ma che problemi hai?”
Hiroto rispose con un’altra smorfia: la loro comunicazione poteva considerarsi basata principalmente su quelle, ormai. Si sedette sul letto, strofinandosi energicamente i riccioli ribelli: non avrebbe avuto troppo da lamentarsi quando più tardi avrebbe provato a pettinarli, Haizaki glielo aveva ripetuto mille volte.
“Beh, spero che tu non mi abbia finito l’acqua calda… campione.” Si assicurò che il sarcasmo delle sue ultime parole fosse ben percepito, alzando il tono di un’ottava buona.
“Non sono stato così tanto!” replicò Hiroto, e si girò dall’altra parte con l’ovvia intenzione di ignorarlo.
Haizaki fece per entrare a sua volta in bagno, portandosi dietro tutto il necessario. Si rifiutava categoricamente di lasciare in giro qualsiasi suo oggetto personale. Quando il capitano lo aveva scoperto, non aveva potuto far altro che fargli notare quanto fosse diventato possessivo di un balsamo. Inutile puntualizzare che quello non era un semplice balsamo: era letteralmente una delle cose che lo facevano andare avanti nella convivenza forzata con quel ragazzino viziato. Il pensiero che dovesse condividere con lui pure l’attacco, gli era ancora inammissibile.
Tuttavia, quando uscì dalla doccia pulito e profumato di violetta, quasi si era dimenticato della presenza di Hiroto. Almeno finché questi non urlò spazientito qualcosa come: “Ma insomma! Basta!”
“Si può sapere che vuoi?!” perse le staffe Haizaki, il suo precario autocontrollo svanito a velocità imbarazzante. L’asciugamano nel quale aveva avvolto i capelli bagnati quasi non gli scivolò da un lato. “Stavolta mi sono vestito prima di uscire, non rompere le scatole!”
La voce di Hiroto si fece acuta e insofferente. “Parlo dei capelli, fenomeno!”
“Porca puttana, sono solo capelli!” abbaiò l’altro di rimando.
La protesta di Hiroto si fece ancora più assurda: “Ti si vede il collo!”
Haizaki, ormai rassegnato ai suoi capricci assurdi, non si soffermò nemmeno ad analizzare un’idea così stupida: “Che problema ti dà il mio collo?!” gridò.
Fu a quel punto che a mitigare il loro battibecco intervenne un segnale chiaro ed esplicativo dalla stanza di fianco, dove dormivano Kidou e Gouenji. Qualcuno aveva iniziato a far sbattere un pallone contro il muro come monito.
Nonostante occupassero quella stanza da appena una settimana, non era la prima volta che litigavano e Kidou non si era risparmiato nel puntualizzare quanto la cosa gli desse estremo fastidio. “Vi ricordo che Shuuya ha un’ottima mira,” aveva sibilato tra i denti quando li aveva incrociati una mattina dopo una nottata particolarmente funesta.
Rimasero per diversi secondi in silenzio, aspettando che la furia omicida di Gouenji si placasse. Poi Haizaki sibilò tra i denti, buttandosi a letto: “Tu sei tutto scemo”.
Hiroto sembrò accettarlo perché anche quella volta sembrò zittirsi. Sbuffò e prese dalla sua borsa da allenamento un pettine sdentato: presto per Haizaki si sarebbe presentata una visione ben più pietosa.
“Non ci pensare neanche, vieni qua!” borbottò Haizaki indirizzandogli ampie e rozze bracciate, “Ci tieni proprio a diventare calvo!”
“Non ho bisogno del tuo aiuto!” rimbeccò Hiroto, prima che il pettine si incastrasse sulla prima ciocca su cui ebbe il malaugurato destino di appoggiarsi. Il ragazzo grugnì, e con quel verso parve ammettere la sua sconfitta, perché lasciò che Haizaki gli si avvicinasse con in mano uno dei suoi prodotti per capelli. “È un orsetto quello che vedo?” lo punzecchiò, adocchiando incuriosito l’etichetta.
“Taci una buona volta,” gli rispose Haizaki prendendo posto accanto a lui e scacciando bruscamente la mano di Hiroto ancora appesa al pettine. “Non è possibile che tu sia arrivato a quindici anni in queste condizioni”.
“Ehi, di solito se ne occupava mia sorella… ahi!” mugugnò l’altro, “Tu piuttosto, non ti leghi mai i capelli in partita, ce li hai sempre davanti agli occhi. Ahi! Vacci piano!”.
Haizaki ignorò le proteste e finalmente riuscì a districare il pettine da quell’intreccio infernale. I capelli di Hiroto ricordavano più un nido di rondini e se ci avesse messo le mani probabilmente ne sarebbe stato invischiato anche lui. Doveva essere quello l’effetto che Hiroto faceva alle persone, in generale. “E allora?” gli rispose, “Mi piace la sensazione. Non capisco che problemi ti dia”.
Hiroto non rispose subito, concentrato sul movimento delle dita di Haizaki tra i suoi capelli, brusco e deciso, decisamente diverso dal trattamento che sua sorella o Tatsuya gli riservavano. Di certo non poteva aspettarsi altro da uno come Haizaki. Quando lo sentì aprire finalmente la boccetta dell’olio, quasi tirò un sospiro di sollievo: gli sarebbero bastati pochi istanti ancora e si sarebbe girato per menarlo.
Haizaki parlò di nuovo: “E allora?”
“Cosa?”
“Si può sapere che hai?”
Hiroto sbuffò piano e inclinò la testa all’indietro per guardare in faccia il ragazzo. Haizaki, incuriosito, sporse a sua volta il viso verso di lui, quasi facendo cadere il ridicolo turbante di spugna che si era avvolto attorno ai capelli grigi e setosi.
“Quando ti leghi i capelli, un collo come il tuo se le sognano pure le oche!” ghignò molesto Hiroto.
Ad Haizaki ci vollero un paio di secondi per capire appieno l’intricato insulto che gli era appena stato rivolto, ma quando lo stupore lasciò lo spazio all’indignazione gli scoccò un’altra occhiata torva e gonfiò il petto, pronto a scoppiargli in faccia come un palloncino d’elio.
Il giorno seguente, Kidou si sarebbe preso la sua rivincita, ma non gli importava.
   
 
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