Il trionfo della morte
“Non potrei
sopportare di perderti.”
“Hermione, parli come se la morte avesse tutto ’sto gran
potere!”
“Non ho voglia di
scherzare, Fred.”
*
Prepara
il caffè.
Ti alzi dall’ennesima
notte insonne con i brividi a danzarti sulla pelle e la fronte segnata dalle
impronte del tavolo della cucina. Accendi i fornelli, un’imprecazione
incastrata tra i denti perché anche questa mattina ci vuole la magia per farli
funzionare, e metti su la moka.
Amaro,
come piace a te, e tre cucchiaini di zucchero per Rose.
Sorridi a tua figlia.
Il
destino ha deciso di tenderti uno scherzo crudele, la volta in cui ti ha fatto
partorire la figlia di un padre assegnandole gli occhi e le movenze di un
altro. Rose afferra la tazza sbeccata, lo sguardo vispo screziato di cielo e il
sorriso sghembo di chi è avido di vita.
“Buongiorno,
mamma!”
Ci sono giorni in cui fatichi a guardarla
e preferisci serrare le palpebre quando poggi la bocca sui suoi capelli di rame.
Lavora
fino a tardi.
Il Ministero
pullula di maghi impettiti anche d’estate, tutti che fanno avanti e indietro
con gran frenesia, nessuno che si scorda il saluto reverenziale al tuo
passaggio.
Un numero
spropositato di faldoni piove sulla scrivania. Li sfogli diligente, ignorando la
sfacciata consapevolezza che faresti qualsiasi
cosa, per smettere d’essere chiamata Ministro e tornare un semplice
Prefetto – prima che lui odorasse di
sangue e di morte, prima che il fuoco
si spegnesse nel buio.
Fai
finta che non t’importi.
“Mamma, zio George
è proprio un genio, tu lo conoscevi il Cannocchiale Tirapugni?”
“Dai, Rose,
mettilo via e finisci i compiti.”
Assottiglia le
iridi luminose – così candide, così ignare – e arriccia il naso in segno di
antipatia. Leggi il suo sdegno
orgoglioso nel tuo stesso modo di
irrigidirti in una posa altezzosa, ma smetti di rivederti in lei quando,
d’improvviso, s’abbandona a una risata malandrina e ti schiocca un bacio sulla
guancia.
“Sei la mamma più
noiosa di tutte, ma ti voglio bene!”
È solo quando
s’allontana per studiare, che ti azzardi a sfiorare con delicatezza quel Tiro
Vispo – puoi ancora sentire lo spettro della sua risata, la premura con cui
t’aveva allungato la pomata per guarirti l’occhio livido.
Quel maledetto
giocattolo sa di sangue rappreso e sogni infranti
– schegge di vetro ti raschiano la gola
mentre lo getti nella pattumiera, gli
occhi sporchi di un’indifferenza artificiosa.
Non
pensarci.
*
“Non sto
scherzando, le cose hanno il potere che decidi di dar loro!”
“La morte è un
dato di fatto, ha potere anche se tu non glielo dai.”
“Se la metti su
questo piano, Hermione, pensa al potere della vita! Cento galeoni che a un duello batterebbe la
morte.”
“Sei impossibile.”
“Adesso ti bacio e
mi dici se ha più potere questo o un paio di ossa lasciate marcire!”
“Fred…! È l’ultima
volta che ti lascio vincere.”
Forse, la vita trionfava sulla morte solo
se la vivevi come Fred.
Il titolo “Il trionfo della morte” vuole alludere al fatto
che Hermione ha lasciato vincere la morte nel
“duello” contro la vita. Non è mai scritto apertamente, ho provato a lasciarlo
intendere, ma preferisco spiegarlo nelle note: uno come Fred, che vive la vita
come un esperimento, godendosi ogni attimo, non lascia vincere la morte; Hermione, invece, si è lasciata consumare dalla morte di
Fred al punto di ridursi a un automa svuotato, che deve imporsi degli
imperativi per andare avanti (quelli allineati a destra). Imperativi che sono
uno sprone a se stessa, ma anche una specie di manuale
di sopravvivenza. Quindi, lui è morto ma ha vissuto veramente, lei continua a
vivere ma è come se fosse morta dentro.
In più, l’indifferenza che finge nell’ultima parte ha una
duplice ragione: da un lato, si sforza di non pensare a Fred nel vano tentativo
di non soffrire; dall’altro, mi sono immaginata che la relazione tra i due,
precedente a quella tra Hermione e Ron, fosse un segreto e non volesse quindi mostrare a Rose
il significato che aveva per lei quel Tiro Vispo.
Il dialogo, all’inizio e alla fine della flashfic,
è ovviamente appartenente al passato.
Rose ricorda tantissimo Fred per un mero scherzo del
destino, è veramente figlia di Ron. Quando ho scritto
la flashfic ho immaginato che Hermione
e Ron avessero divorziato, e che lei si fosse
trasferita in un appartamento con la figlia (per questo i fornelli non si
accendono e impreca, mi immagino che la loro sia una situazione improvvisa e precaria,
quindi che siano andate nel primo appartamento sgangherato disponibile).
Ultima cosa: il riferimento al Cannocchiale Tirapugni non è
casuale. In Harry Potter e Il Principe
Mezzosangue Hermione viene colpita all’occhio
proprio da questo Tiro Vispo, e quando va a vedere per la prima volta, insieme
agli altri, il nuovo negozio dei gemelli, Fred le porge una pomata perché
guarisca.
Mi scuso per le note chilometriche, come sempre mi manca il
dono della sintesi!
Un bacio,
Giulia